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20/10/2022
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1 Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling (1775-1854) Chiamato a insegnare a Jena sviluppa il suo pensiero collaborando con Hegel ma poi concepisce una filosofia in senso mistico di mitologia e rivelazione. Le sue riflessioni sulla libertà umana, sull'Arte come massima realizzazione dell'Assoluto, sulla mitologia e sulla rivelazione si sviluppano fino alla costruzione di una filosofia positiva, cioè un empirismo filosofico, concepita in chiave antihegheliana: Schelling è un filosofo romantico. Partito dal tentativo di approfondire l'Idealismo di Fichte, Schelling se ne distacca e giunge a elaborare una filosofia in cui non più solo il soggetto ma la natura, l’arte, la religione e la storia diventano luoghi per la manifestazione di un Assoluto che è fondamento dell'intera realtà. La natura non appare più come una forza contrapposta all'Io (il non-Io di Fichte), ma ha una sua vitalità e una organizzazione interna che la rende del tutto simile all'Io. Ne deriva quindi che la Natura è nello stesso tempo soggetto (Io) e oggetto (non- Io). Non solo, ma Schelling integra ancora questo principio di identità tra soggetto e natura in un principio ancora superiore: l'Assoluto da cui discende sia il mondo naturale che quello dell'Io. Fichte sosteneva che il mondo della natura (non -Io) si può comprendere solo se rapportata ai modi di agire dell'Io. Solo così l'uomo - con la conoscenza sensibile...
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e il superamento degli ostacoli e la libertà morale che ne deriva - può avere accesso all'Io. Diversamente Schelling afferma che la natura non può essere ridotta al solo non- Io, cioè solo a un momento necessario per la manifestazione dell'Io, ma riconosce nella natura la fusione tra Io e non-Io: cioè identità tra soggetto e oggetto. Una filosofia autentica dice Schelling - deve unificare l'infinità soggettiva (che equivale anche all'intelligenza) con l'infinità oggettiva (che equivale anche all'agire concreto) anche in un principio superiore capace di pensarle entrambe: l'assoluto. In questa visione metafisica (Assoluto) di Schelling che integra Io e Natura in un'unità assoluta (appunto l'Assoluto), l'organicità, cioè la struttura della natura è espressione del suo graduale potenziamento cioè i diversi gradi in cui si articola il dinamismo della natura. La natura viene così distinta in due sfere: • Inorganica, cioè i processi magnetici, chimici ed elettrici. ● Organica, caratterizzata da sensibilità (capacità di recepire uno stimolo), irritabilità (capacità di reagire allo stimolo) e riproduzione. Ogni grado di ciascuna sfera della natura indica una sua potenza cioè una possibilità di sviluppo secondo un processo che si attua attraversando i momenti della polarità (attrazione e repulsione delle forze naturali), della coesione (riequilibrio delle forze naturali), della metamorfosi (trasformazione degli elementi naturali gli uni negli altri) e dell'analogia (relazione tra i vari processi che si attuano dello sviluppo naturale). L'intera natura è dunque un grande organismo unitario con una propria razionalità che non è un soggetto altro ad attribuirle ma che è la natura a possedere in se stessa, governata da - secondo Schelling - 'un'anima del mondo'. Per Schelling lo sviluppo dell'autocoscienza dell'uomo si articola secondo un processo che corrisponde esattamente a quello della succitata formazione della natura che va dalla sensibilità, all'intuizione immediata del sé, alla riflessione, alla determinazione della volontà. L'unica differenza sta nel fatto che mentre la natura ha una forza inconsapevole, l'Io invece diventa autocosciente. Insomma Schelling definirà Natura, spirito visibile; e lo spirito natura invisibile. 2 Questa identità tra Io e non-Io, tra soggetto e oggetto, tra Spirito e Natura, tra soggetto e oggetto nell'Assoluto può essere colta dallo spirito umano, oltre il mondo sensibile, attraverso una intuizione intellettuale, una sorta di dialogo interiore. L'intuizione intellettuale è un atto interiore e per questo è comunicabile solo attraverso l'Arte e nell'attività del genio artistico. L'arte infatti, secondo Schelling, nasce da due momenti: ● Conscio è costituito dall'intenzione dell'artista di dare forma alla materia. ● Inconscio che Schelling chiama poesia è invece la genialità pura (l'ispirazione) che permette all'artista di esprimere contenuti che lui stesso non è in grado di definire. Pertanto l'Arte costituisce l'accesso all'Assoluto. In base al mezzo di produzione, le arti possono essere distinte in: arti figurative (musica, pittura, scultura). • arti della parola (lirica, epica, drammatica). Ancora, secondo Schelling nella Storia si attua un disegno provvidenziale attraverso il quale il finito torma all'Assoluto. Con Storia Schelling intende un susseguirsi di avvenimenti che in parte è casuale e privo di leggi e in parte può essere ricondotto a una regola generale. Come nella Tragedia in cui l'eroe tragico sfida il destino ma allo stesso tempo la battaglia che deve combattere è per la sua stessa libertà. Schelling distingue tre grandi epoche storiche: ● il periodo tragico, dove domina il destino, ossia la necessità; il periodo in cui il destino si rivela legge di natura, lasciando agli uomini la libertà di agire; ● • il periodo in cui destino e natura si rivelano espressioni di una provvidenza, cioè di un disegno che è nello stesso tempo libero e necessario. 3 Nella Storia si ricompongono Reale e Ideale e, secondo Schelling, reale e ideale sono incarnati negli Dei. La mitologia diventa così scissa in • Religione naturale o mitologia, in cui un politeismo antico riflette un Dio necessario e naturale; • religione rivelata, in cui nel cristianesimo Dio è un essere libero e personale. Ma come nasce il finito dall'Assoluto? Schelling comprende l'Assoluto come il principio che, scindendosi e corrompendosi, genera il finito attraverso la caduta. La caduta provoca un allontanamento dall'assoluto la cui unità potrà essere rispristinata solo nel corso della storia. Dio - Schelling chiamerà così l'Assoluto in una sua successiva e matura fase mistica - va concepito come un'attività con un lato oscuro, la brama, il desiderio cioè di Dio che lo spinge a cercare una ragione della sua esistenza. Questo lo rende simile all'uomo che però, a differenza di Dio, sceglie sempre il male al Bene. Il Male in cui il finito incorre non è un non-essere ma è voluto da Dio stesso affinché Dio stesso possa manifestarsi come vita e amore.