La filosofia del pessimismo di Schopenhauer rappresenta una delle visioni più cupe e critiche della realtà e dell'esistenza umana nella storia del pensiero filosofico.
Schopenhauer sviluppa la sua filosofia partendo dal principio di ragion sufficiente, secondo cui nulla accade senza una ragione che ne determini l'esistenza. Questo principio si applica a quattro ambiti fondamentali: il divenire (causa-effetto), la conoscenza (principio logico), l'essere (spazio e tempo) e l'agire (motivazione). Al centro della sua visione c'è la Volontà, una forza cieca e irrazionale che determina ogni aspetto della realtà e spinge gli esseri viventi a perpetuare la propria esistenza attraverso un ciclo infinito di desideri e sofferenze.
Le critiche a Hegel da Schopenhauer sono particolarmente aspre e si concentrano sul rifiuto dell'idealismo hegeliano e della sua visione razionale della realtà. Mentre Hegel vedeva la storia come un processo razionale guidato dallo Spirito verso il progresso, Schopenhauer la considera un ciclo insensato di sofferenza. Il filosofo sostiene che l'unica via per sfuggire al dolore dell'esistenza sia attraverso la contemplazione estetica dell'arte, che permette di liberarsi temporaneamente dal dominio della Volontà, e attraverso l'ascesi, che rappresenta la negazione definitiva della volontà di vivere. La sua visione pessimistica influenzerà profondamente il pensiero successivo, in particolare Nietzsche e la filosofia esistenzialista del XX secolo.
La sua filosofia si distingue per la chiarezza espositiva e per l'uso di esempi tratti dalla vita quotidiana, caratteristiche che la rendono accessibile anche ai non specialisti. Nonostante il suo pessimismo radicale, Schopenhauer offre anche una via di salvezza attraverso l'arte, la compassione e la rinuncia ascetica, elementi che hanno contribuito a rendere il suo pensiero non solo una critica dell'esistenza ma anche una proposta etica e esistenziale.