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Piragora e i pitagorici

13/9/2022

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Pitagora e i pitagorici
La figura di Pitagora è avvolta da un mito, in quanto egli veniva ritenuto un profeta mago,
un operatore di miracoli

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Pitagora e i pitagorici La figura di Pitagora è avvolta da un mito, in quanto egli veniva ritenuto un profeta mago, un operatore di miracoli dalla sapienza nascosta, che egli avrebbe riservato soltanto ai membri della sua scuola e che avrebbe appreso dal Dio Apollo, il suo protettore. Quello che sappiamo di Pitagora, in realtà, è ben poco: il suo corpo non fu mai stato ritrovato e probabilmente gli storici pensavano che ci fossero più persone chiamate Pitagora. Egli nacque a Samo nel 570 avanti Cristo e si trasferì in Magna Grecia, dove morì attorno al 490. In Italia fondò a Crotone la scuola pitagorica, una vera e propria setta politica e religiosa, prettamente maschile e che non era aperta a tutti, in quanto era una scuola misterica destinata ai figli degli aristocratici, che venivano ammessi soltanto superando determinate prove (sia fisiche, come la resistenza al freddo, alla fame, al digiuno, alla sede, il saper mantenere l'equilibrio e la concentrazione; ma anche culturali, in quanto per accedere alla scuola bisognava avere un determinato livello di apprendimento). La scuola pitagorica durò per quasi due secoli e tutto ciò che si conosceva al suo interno non doveva essere diffuso. Nella scuola, tra l'altro, si seguivano delle regole ascetiche molto dure e coloro che non riuscivano a sopportarle...

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Didascalia alternativa:

venivano uccisi. Per mantenere la concentrazione gli allievi si sedevano a terra e il maestro era nascosto dietro una tenda: con voce modulata doveva essere sentito da tutti, ma gli altri non dovevano guardare il suo labiale e rimanere in assoluto silenzio, comprendendo tutto ciò che egli diceva. Nella scuola si entrava da bambini e si rimaneva fino ai 20 anni circa; la conoscenza era suddivisa in tre livelli: Pitagora e i pitagorici 1 1. Il primo, paragonabile alla scuola media 2. Il secondo, di specializzazione in un determinato campo 3. Ed il terzo, definibile come un navigare, un viaggio nella mente e nella conoscenza, per apprendere le scienze matematiche al massimo livello Molto probabilmente Pitagora non scrisse alcuna opera. L'unica dottrina filosofica che con certezza gli possiamo attribuire è quella della metempsicosi, anche conosciuta come reincarnazione o immortalità dell'anima, cioè la trasmigrazione delle anime dopo la morte in corpi di altri uomini o di animali, in base agli errori compiuti in vita. In quale corpo e il momento in cui si rinasceva dipendeva da quanti errori si erano compiuti in vita: per i Greci, infatti, non esiste concetto di peccato, ma solo di errore. La dottrina del karma, cultura indoeuropea, arriva nella Grecia arcaica, secondo cui l'anima si evolve di volta in volta per imparare una lezione. ● ● Coloro che avevano compiuto del bene, uscivano dal ciclo delle rinascite e soggiornavano in un mondo spirituale e perfetto, chiamato iperuranio, dove c'è la conoscenza della verità. Purtroppo le anime non vivevano per sempre, ma soltanto per un determinato periodo di tempo e solo in rarissimi casi per l'eternità. Quelli che avevano compiuto del male venivano sottoposti nuovamente alla stessa situazione in cui avevano compiuto l'errore, oppure una situazione contrapposta, per capire se l'anima aveva imparato la lezione oppure no. → Per esempio, nel caso di un omicidio, le anime della vittima e del carnefice si sarebbero incontrate nella nuova vita per vedere se ricommettevano lo stesso errore oppure no. Pitagora considerava il corpo come una prigione per l'anima e la vita corporea come una punizione per una colpa originaria. L'unica via per liberare l'anima dal corpo è la filosofia, considerata come un mezzo per condurre l'anima alla salvezza. Pitagora veniva considerato un uomo dalla sapienza di divina, e perciò nessuno poteva modificare la sua dottrina, in quanto veniva trasmessa da lui (principio dell'ipse dixit → egli lo disse). • La scuola pitagorica termina nel momento in cui si instaura la democrazia in Grecia: i pitagorici difendevano l'aristocrazia e perciò vengono cacciati dal popolo e le loro scuole chiuse e incendiate. Pitagora e i pitagorici 2 La nascita della matematica e la dottrina del numero • Ai pitagorici si deve della nascita della matematica come disciplina scientifica, da cui Pitagora imparò le conoscenze rudimentali dai popoli orientali e dagli Egizi, presso i quali si intrattenne durante i suoi numerosi viaggi. • I pitagorici, però furono i primi a trattare la matematica come una vera e propria scienza, elaborandone concettualmente tutti gli enti fondamentali e le sue applicazioni pratiche. • Essi inventarono anche la dimostrazione, che divenne la base di tutte le materie scientifiche. • La tesi pitagorica fondamentale è che la sostanza di tutte le cose è il numero, considerato come archè. • Dai pitagorici il numero è concepito come un insieme di unità e il numero 1 viene indicato con un punto geometrico, ed è anche detto numero parimpari, in quanto è quello da cui si comincia a contare (i pitagorici contavano in unità di decine!). • Il numero 10 era considerato il numero perfetto ed era rappresentato graficamente da un triangolo equilatero con un lato di 4 puntini, la figura sacra della tetraktys. • L'aritmetica e la geometria venivano considerate identiche, in quanto si fondevano in un'unica disciplina, chiamata aritmo-geometria: ogni numero veniva rappresentato da una figura geometrica e ogni figura geometrica era un numero. • Secondo i pitagorici tutto il mondo segue un ordinamento geometrico, dunque tutto è misurabile, grazie al numero, con cui possiamo spiegare tutti i fenomeni naturali. L'opposizione cosmica tra il limite e l'illimitato I pitagorici facevano una distinzione tra numeri pari e numeri dispari. • Quelli dispari rappresentavano tutto ciò che era completo e circoscritto, e perciò erano tutti positivi ● Quelli pari rappresentavano tutto ciò che non aveva una fine, era illimitato, e perciò erano tutti negativi Ai concetti opposti del limite è limitato, della forma sul caos, e cioè tra pari e dispari, i pitagorici creano altre 10 coppie di opposti, tutte riconducibili alla prima: il bene, la perfezione si ricondurranno al dispari, mentre il male, l'imperfezione all'illimitato. 1. Limitato e illimitato 2. Pari e dispari Pitagora e i pitagorici 3 3. Destra e sinistra 4. Maschio e femmina 5. Bene e male 6. Luce e tenebre, cioè il giorno e la notte, la vita e la morte 7. Unità e molteplicità 8. Quadrato e rettangolo 9. Retta e curva 10. Quiete e movimento Perciò la dottrina pitagorica seguiva una filosofia dualistica, poiché spiega la realtà sulla contrapposizione fondamentale di due principi opposti, il pari e il dispari, che si concretizza nella lotta del limite contro l'illimitato, del bene e del male. La musica, l'armonia cosmica e l'universo ordinato dei pitagorici Sul numero ebbe una grande importanza la musica: sia l'armonia che la melodia erano piacevoli da ascoltare soltanto se le note venivano seguite in un determinato ordine, che poteva essere tradotto in rapporti matematici. Secondo i pitagorici la musica influenzava anche la teoria cosmologica: infatti credevano che le sfere celesti, muovendosi, producessero una splendida melodia, la più bella che si possa immaginare, un'armonia che genera la vita di tutti i pianeti. Purtroppo gli uomini non possono ascoltare questa armonia cosmica perché non raggiungeranno mai l'assoluto silenzio. L'universo dei pitagorici, armonico è organizzato, è un cosmo, dal greco kosmos, termine che significava ordine. La crisi dell'aritmo-geometria Quando i pitagorici scoprirono i numeri irrazionali, cioè i numeri che non sono esprimibili mediante frazioni, ed in particolare si imbatterono nella radice quadrata di due, scoprirono delle grandezze incommensurabili, e perciò la loro scoperta fu considerata talmente drammatica e scandalosa da essere tenuta nascosta per molto tempo, fin quando essa non fu svelata da Ippaso di Metaponto, che una volta scoperto fu cacciato dalla scuola. Da quel momento si scatenò la vera e propria crisi della aritmogeometria, in seguito alla quale l'aritmetica si sarebbe separata dalla geometria. Il pensiero greco si era imbattuto nei problemi dell'infinito matematico, ripreso nel V secolo a.C. da Zenone di Elea che con i suoi Pitagora e i pitagorici 4 paradossi avrebbe messo in evidenza altre difficoltà logiche connesse alla geometria e aritmetica, al finito e all'infinito. Le dottrine astronomiche • I pitagorici pensavano che la Terra fosse sferica, e la consideravano la più perfetta delle figure solide perché aveva tutti i punti equidistanti dal centro, e perciò rappresentava l'armonia. • I pitagorici ebbero delle geniali intuizioni per il loro tempo, tra cui il fatto che la Terra e tutti gli altri corpi celesti si muovessero attorno a un fuoco centrale, chiamato hestia, una luce bianca da cui tutto aveva origine. Colui che elaborò questo pensiero fu Filolao, ma egli si dedicò anche ai pianeti. • Filolao e i pitagorici credevano che l'universo (chiuso, finito e perfetto) fosse fatto da 10 corpi celesti, di cui riuscivano a vedere ad occhio nudo solo 7 (Saturno, Giove, Marte, Mercurio e Venere), più il Sole (che raccoglieva intorno a sè tutti i raggi del fuoco centrale, cioè l'hessia) e la Luna. Il decimo pianeta, ipotizzato per raggiungere il 10, numero perfetto, era chiamato Antiterra, ed era il gemello spirituale della Terra, un mondo fatto di spirito, quasi un pianeta fantasma, dove soggiornavano le anime dopo la morte. • Nel movimento dei corpi celesti intorno alla luce prodotta dal fuoco centrale i pitagorici individuavano la causa dell'alternarsi del giorno e della notte. • Inoltre tutti i pianeti sono in relazione geometrica tra di loro e girano in orbita su se stessi, tutti nello stesso momento ma a velocità diverse e producono ognuno un suono, un fruscio. Ognuno aveva la propria orbita, in relazione a grandezze numeriche, così i pianeti più grandi non schiacciavano quelli più piccoli. • Il pitagorico Ecfanto di Siracusa fu il primo a ipotizzare che la Terra ruotasse attorno al proprio asse. ● • La vera e propria ipotesi eliocentrica, poi, si ebbe quando Aristarco di Samo affermò che il sole era il vero fuoco centrale (ma i pitagorici non gli diedero mai ascolto). L'antropologia e la morale 1. Secondo i pitagorici, l'anima umana era considerata come armonia, in quanto risultante della composizione armonica degli elementi che costituiscono il corpo, così Pitagora e i pitagorici 5 come l'armonia musicale risulta dalla composizione armonica degli elementi che costituiscono lo strumento musicale. 2. Accanto a questa teoria, che non è confermata da tutti i filosofi (infatti Aristotele, per esempio, non la accenna proprio) se ne affianca un'altra, secondo cui il corpo era la tomba dell'anima, una prigione, in cui lo spirito era stato rinchiuso per punizione a causa di una colpa originaria. La visione antropologica, perciò, è sempre dualistica, perché l'uomo risulta diviso in una parte nobile, cioè l'anima, è un vile, ovvero il corpo. Dal punto di vista morale, anche in questo campo i pitagorici usufruiranno della dottrina dell'armonia: essi associarono il numero 4 o il 9, due numeri quadrati, alla giustizia, poiché questa consiste nel premiare meriti uguali con uguali ricompense e colpe uguali con uguali pene. Pitagora e i pitagorici 6