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La filosofia di Hegel

10/9/2022

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Hegel
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Gigante della filosofia moderna, Georg Wilhelm Friedrich Hegel
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Hegel Víta Gigante della filosofia moderna, Georg Wilhelm Friedrich Hegel viene considerato uno dei principali filosofi di tutti i tempi. Nasce a Stoccarda (in Germania) il 27 agosto del 1770. Ha una vita abbastanza lineare senza tanti stravolgimenti già a partire dai suoi studi perché sin da subito si appassiona di filosofia e si laurea in filosofia e teologia all'Università di Tubinga, dove fece amicizia con altri due filosofi del tempo ossia Schelling e Holderlin. Ma ci fu un evento che lo colpì particolarmente e che traccio in modo indelebile la sua vita ed il suo pensiero, la Rivoluzione francese con i suoi principi fondanti cioè la libertà e l'uguaglianza: Hegel sposa completamente tali principi a tal punto che ne diviene un oratore; fece il precettore (educatore dei giovani aristocratici) a Berna e a Francoforte. In questo periodo scrive le sue prime opere che rimasero inedite e furono pubblicate dopo la sua morte: La vita di Gesù, La positività della religione cristiana. Alla morte del padre, Hegel eredità un buon patrimonio e si trasferì a Jena dove pubblicò il suo primo scritto, Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling, saggio filosofico seguito da De orbitis planetarium; collabora con Schelling presso il Giornale critici della filosofia. Nel 1805 diventa professore di filosofia a Jena e anche redattore capo di un giornale...

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che si ispirava alla politica napoleonica. Nel 1807 scrive la sua opera principale, La fenomenologia dello Spirito, in Baviera a Norimberga diventa il direttore del ginnasio della città per poi essere chiamato all'Università di Berlino. In questo periodo fu molto amato e apprezzato tanto che l'aula in cui insegnava era gremita di studenti che andavano ad ascoltare le sue lezioni: in questi anni scrive altre opere come Scienza della logica, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio e Lineamenti di filosofia del diritto. Muore a Berlino probabilmente di colera il 14 novembre 1831. Nella sua filosofia vi è anche un forte interesse per la Storia e la Politica. È stato un grande professore universitario decantato, amato e ricercato in tantissimi atenei della Germania che se lo contendevano. Gli scritti giovanili In queste opere l'argomento dominante è quello teologico ma anche un tema profondamente connesso con la Rivoluzione francese ossia quello della rigenerazione morale e politica dell'uomo: secondo Hegel per giungere ad una rivoluzione politica è necessaria prima una rivoluzione del cuore, una rigenerazione della persona nella sua vita interiore e del popolo nella sua cultura, rivoluzione interiore prima del singolo uomo e poi dell'intero popolo espandendosi a macchia d'olio; si crea così un legame inscindibile tra Religione e Politica anche dovuto al contesto socio-culturale della Germania di fine 1700 che già die secoli prima era il centro del movimento della Riforma protestante di Lutero dividendo il paese in due (tra cattolici e protestanti). Inevitabilmente la religione aveva influenzato la politica: la riforma necessaria per il filosofo deve cancellare l'impianto sociale precedente basato sulla supremazia della nobiltà e sulla stabilità di diverse classe sociali. Questa rivoluzione è data dalla rucerca naturale della libertà e dell'uguaglianza da parte dell'uomo: la maturazione culturale giunge attraverso una nuova concezione della religione libera di esprimersi ma soprattutto caratterizzata dalla comunanza dei cuori che si uniscono in un popolo, in questo modo una persona può trovare il riflesso di Dio in un'altra persona. La vita di Gesù e La positività della religione cristiana. Si giunge ad una visione post-kantiana. Lo spirito del cristianesimo e il suo destino. In quest'opera si ripercorre a livello filosofico la storia del popolo ebraico contenuta nella Bibbia dal diluvio universale fino ad arricare alla diaspora: per Hegel il diluvio universale segna una scissione tra gli ebrei e la natura che si ribella ed uccide, questo evento drammatico porta il popolo a rifugiarsi nella fede a credere in Dio e a trovare rifugio in lui. Il popolo ebreo ha scelto di focalizzare la sua attenzi à Dio che alloste tempo è molto geloso e vuole che gli Ebrei si dedichino a lui in modo totale allontanandosi anche dagli altri popoli: si crea così un divario tra il popolo eletto da Dio e tutti gli altri popoli, nemici quindi degli ebrei. Il destino designato agli Ebrei, per Hegel, è stato scelto da loro stessi con le loro decisioni. Natura (cattiva) Vs Dio (buono a cui è sottomesso l'uomo e la Natura) Con l'arrivo di Gesù però giunge un messaggio di amore e fratellanza di tutti gli esseri umani che sono uguali davanti a Dio a prescindere dalla loro religione. Si contrappongono due mentalità: da un lato quella chiusa e ovattata deh gli ebrei; dall'altro quella greca e di Gesù che è aperta e libera dove il rapporto con la natura è armonioso e rispettoso (spirito di bellezza). Ebraismo scissione, divisione e infelicità Grecità armonia tra gli uomini, tra uomo e Dio, tra uomo e Natura Ma sia i greci, dall'età moderna, sia Gesù, dal suo popolo eletto che lo ha crocifisso perché non ha compreso il suo messaggio d'amore, sono stati sconfitti. Hegel è ottimista nella possibilità che nell'età moderna si possa ritrovare lo spirito di bellezza: per fare ciò però è necessaria una rivoluzione che crei una nuova religione che si basi sulla Figura di Gesù collante di tutto (tra uomo e Dio, tra il dovere razionale e la natura sensibile) Nella maturità il filosofo propone una nuova soluzione, espressa nell'opera Fede e sapere, che corrisponde alla filosofia (l'unica che può conciliare e unire gli uomini e l'uomo con Dio). Ricerca filosofica = pensiero più scientifico e rigoroso rispetto alla religione Le tesi di fondo del sistema La risoluzione del finito nell'infinito (prima tesi) La realtà non è costituita da un insieme di sostanze autonome tra di loro bensì è un unico organismo dove le sostanze dentro contenute ne sono una manifestazione (organismo di cui tutto ciò che esiste è parte e quindi anche manifestazione): questo organismo non avendo nulla al di fuori di sé e rappresentando l'intera realtà coincide con l'Assoluto e con l'infinito; proprio per questo motivo il finito che è una manifestazione parziale e necessaria dell'infinito non può esistere se non in connessione il tutto perciò coincide con l'infinito. Il finito si risolve nell'infinito perché parte costituente ed in se non esiste Questo pensiero hegeliano è una forma di monismo panteistico, cioè una teoria che vede nel mondo (nel finito) la manifestazione o la realizzazione di Dio (dell'infinito). Questo sitema sembra simile a quello di Spinoza ma in realtà si ha tra i due una grande differenza: mentre per Spinoza l'Assoluto è una sostanza statica che coincide con la natura, per Hegel si identifica come una sostanza in divenire di cui tutto ciò che esiste è un monemto di un processo di realizzazione. Un soggetto spirituale non immutabile che solo alla fine, nell'uomo e nelle sue attività più alte acquista piena coscienza di sé. L'identità tra ragione e realtà (seconda tesi) Il soggetto spirituale infinito che sta alla base della realtà viene denominato da Hegel idea o ragione, da ciò il noto aforisma: "Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale" - La razionalità non è pura astrazione ma l'unica forma che può esistere nella realtà che governa e gestisce il mondo; - La realtà non è caotica e disordinata ma ha un ordine razionale e preciso che nella natura si manifesta in modo inconsapevole ma nell'uomo in modo consapevole. Tale corrispondenza implica anche l'identità tra essere e dover essere perché ciò che è risulta anche ciò che razionalmente deve essere. PU U U U U U U U Se ad esempio tutto il copro umano fosse l'infinito, una parte del tutto (il fegato così come qualsiasi altro organo) da sola non esisterebbe Non si esprime la semplice possibilità che la realtà venga intesa dalla ragione ma anche la necessaria identità di realtà e razionalità. Per Hegel quindi la realtà, secondo uno schema tipico romantico, è un insieme necessario di momenti i quali rappresentano il risultato di quelli precedenti e il presupposto di quelli successivi. La funzione giustificatrice della filosofia (terza tesi) Il compito della filosofia consiste nel prendere atto della realtà e nel comprendere le strutture razionali che la costituiscono. A dire come deve essere il mondo la filosofia arriva sempre troppo tardi giungendo nel momento in cui la realtà ha compiuto il suo processo di formazione così come la nottola di Minerva che inizia il suo volo sul far del crepuscolo quando la realtà è già bell'e fatta. eeee La filosofia serve a giustificare in modo razionale ciò che esiste. La nottola può solo guardare la natura, osservarla, comprenderla ma non può determinarla ne influenzarla: questo è il compito della filosofia cioè non guidare o determinare la realtà ma quello di accettare la realtà per quello che è, studiandola, organizzando il pensiero in modo razionale sulla base delle esperienze che si fanno con la realtà e dimostrando così che intrinsecamente la realtà è razionale come sostiene la seconda tesi. La triade dialettica Il processo dinamico dell'Assoluto si realizza attraverso tre diversi momenti dell'idea idea in sé e per sé (o idea pura) L'idea in quanto tale, pura, vergine, svincolata dalla sua concreta realizzazione nel mondo (nel paragone hegeliano l'idea pura di Dio che è il mondo corrisponde al programma logico-razionale della realtà). 1. Tesi: = 2. Antítesi = idea fuori di sé L'idea nel suo essere altro che è rappresentata dalla natura la quale non è altro che la manifestazione spazio-temporale della realtà che ci circonda (quindi corrisponde all'alienazione dell'idea nella natura) 3. Sintesi idea che ritorna in sé Corrisponde allo spirito cioè l'idea che, dopo essersi fatta natura, torna presso di sé e quindi acquisisce coscienza di sé nell'uomo. A questi tre momenti strutturali dell'Assoluto Hegel fa corrispondere le tre sezioni in cui si divide il sapere filosofico: Logica = Scienza dell'idea in sé e per sé ತತತತತತತತತ೮೮೮| La dialettica è la legge che regola il divenire dell'Assoluto. Questa triade non rappresenta un ordine cronologico ma deve essere vista come uno schema ideale dove ciò che esiste concretamente nella realtà è lo spirito: la condizione della sua esistenza è la natura mentre il presupposto di tutto (e quindi anche il suo) è la tesi (Dio). Dottrina dell'essere, dell'essenza e del concetto: la logica è una scienza che prescinde dal mondo esterno, parte dall'implicito per poi esplicarsi ma sempre al suo interno. Filosofia della natura = Scienza dell'idea fuori di sé (Meccanica, fisica e fisica organica) Filosofia dello spirito Scienza dell'idea che torna in sé Spirito che può essere: soggettivo che si focalizza sull'individuo (con antropologia, fenomenologia e psicologia); oggettivo (con diritto, moralità ed eticità) e assoluto(con l'arte, la religione e la filosofia). La dialettica La dialettica oggi viene intesa come l'arte del dialogare e di far trionfare il proprio punto di vista, quindi inevitabilmente implica quello che è un pensiero: per Hegel è la legge ontologica di sviluppo della realtà e quella logica di comprensione della realtà. Hegel distingue tre momenti o aspetti del pensiero: 1. Momento astratto o intellettuale Si concepisce ciò che è esistente in modo statico e con una molteplicità di aspetti separati tra loro: il momento intellettuale, che corrisponde al grado più basso della ragione, è quello per cui il pensiero si ferma in modo rigido a ciò che vede nella realtà limitandosi a concentrarsi solo sulle uguaglianze e sulle differenze (Principi di identità e non contraddizione secondo cui ogni cosa è se stessa ed è assolutamente diversa dalle altre). 2. Momento dialettico o negativo-razionale Le determinazioni statiche e rigide del momento astratto vengono messe in discussione ed in movimento relazionandole con altre determinazioni: si basa sul principio di contraddizione ossia mettere in rapporto degli opposti negando la precedente determinazione (ogni affermazione rimanda ad una negazione in quanto per specificare ciò che una cosa è bisogna chiarire ciò che questa non è, come il bene ed il male, l'uguale ed il disuguale). 3. Momento speculativo o positivo-razionale I due opposti si uniscono insieme in una sintesi in cui si afferma in modo più potente il concetto iniziale rendendoci conto che la realtà è fatta da entrambe le determinazioni, un concetto non può esistere nella realtà se non perché esiste il suo contrario. Intelletto modo di pensare statico che immobilizza l'oggetto in se stesso. Organo del finito Vs Ragione modo di pensare dinamico che non si ferma a valutare gli enti secondo una logica di esclusione ma riesce a definire gli opposti (dialettica) facendone una sintesi. (speculativa). Organo dell'infinito tramite cui il finito viene risolto nell'infinito Momento della sintesi perché unisce le precedenti determinazioni riaffermando in modo più potente il positivo per mezzo del negativo: Hegel la denomina Aufhebung che abolisce e nello stesso tempi conserva la tesi, l'antitesi e la loro lotta. La dialettica corrisponde alla totalità di questi tre momenti a al processo mediante il quale le varie parti della realtà perdono la loro rigidezza, si fluidificano e diventano momenti di un'idea unica e infinita: ha un significato globalmente ottimistico perché concilia le opposizioni e quindi il negativo sussiste solo come momento del farsi del positivo. Tesi in cui si afferma un concetto astratto e limitato. eeeeeeeeee Antitesi perché nega questo concetto come finuto nel passaggio ad un suo opposto. Hegel da vita a una dialettica a sintesi finale chiusa che ha un ben preciso punto di arrivo e non aperta come si potrebbe pensare (visto che la sintesi rappresenta la tesi di un'ulteriore antitesi): processo che nin avendo una meta da raggiungere per il filosofo toglierebbe allo spirito la piena coscienza di La crítica alle filosofie precedenti In che modo Hegel si contrappone alle diverse correnti filosofiche del tempo? Illuminismo Hegel rifiuta la maniera illuministica di rapportarsi al mondo: gli illuministi esaltavano la ragione come giudice della storia perciò erano costretti a sostenere che il reale non fosse razionale: in questo senso l'intelletto assume un connotato astratto e parziale attraverso il quale pretende di dare lezione alla realtà e alla storia stabilendo come dovrebbero essere mentre la realtà è sempre necessariamente ciò che deve essere. Kant Kant aveva edificato una filosofia del finito basandosi sull'antitesi tra l'essere e il dover essere, ovvero tra la realtà e la ragione: se in Kant l'essere (la realtà) non si adegua mai al dover essere (alla razionalità), per Hegel queste coincidono. Inoltre Hegel critica aspramente la pretesa kantiana di voler indagare la facoltà del conoscere a priori ossia prima di procedere a conoscere: fare teoria senza fare pratica. Romanticismo Hegel si triva in contrasto con i filosofi romantici per due diversi motivi: -Hegel contesta il primato del sentimento, dell'arte e della fede sostenendo che l'Assoluto può essere solamente oggetto di una forma di sapere razionale quale la filosofia; -si oppone all'atteggiamento individualista di alcuni Romantici affermando che l'intellettuale non deve sempre ripiegare sul proprio io, ma anche tenero d'occhio il corso oggettivo del mondo integrandosi nelle istituzioni socio- politiche del suo tempo. [JU U 5 5 5 5 5 5 5 555 In realtà pur non rientrando nella scuola romantica in senso stretto la filosofia di Hegel risulta profondamente partecipe al clima culturale del Romanticismo per il concetto di spirito, sviluppo provvidenziale della storia, tema dell'infinito. La fenomenología dello spirito Il termine fenomenologia deriva dal greco e indica il discorso sul fenomeno ossia la scienza di ciò che appare: siccome per Hegel l'intera realtà è spirito, la fenomenologia hegeliana indica l'apparire progressivo dellomspirito a se stesso (l'essere consapevole del fatto che corrisponde a tutta la realtà), cioè l'Assoluto come identità tra finito e infinito. Il principio della risoluzione del finito nell'infinito viene illustrato attraverso una specifica prospettiva: Prospettiva diacronica o fenomenologica pro Analisi della coscienza umana ripercorrendo la lunga vicenda storica che dall'alba della civiltà greca fino alla modernità ha condotto alla consapevolezza di tale identità attraverso una serie di figure ossia tappe ideali progressive nella conquista della verità da parte dell'uomo. In questo senso la Fenomenologia risulta essere la storia romanzata della ragione, di quelle vicissitudini che hanno portato l'uomo verso la verità non solo attraverso successi ma soprattutto attraverso un percorso tortuoso, difficile e di dolore. Per Hegel la Fenomenologia si suddivide in due parti: Prima parte momento della coscienza (tesi); momento dell'autocoscienza (antitesi); Vs momento della ragione (sintesi). Seconda parte sezione dello spirito; sezione della religione; sezione del sapere assoluto. 1. Coscienza Consiste nel rapportarsi con un "oggetto" ossia un qualcosa che viene percepito come esterno e al di fuori di sé. Questa si articola a sua volta in tre diversi momenti: Certezza sensibile Sapere immediato che arriva attraverso i nostri sensi: potrebbe apparire come la forma di conoscienza più ricca e sicura che possediamo, in realtà però è la più povera perché rende certi di una indeterminata e generica cosa singola e non della cosa in sé. Questa rende certi della relazione tra il soggetto e l'oggetto in modo molto generico e non dell'idea di quella cosa: ad esempio ho la certezza che questo albero si trovi dinanzi a me in questo momento e non dell'albero in quanto tale, questa certezza non dipende dall'albero ma da me che lo considero perché quello stesso albero in un altro luogo, momento e per un altro soggetto potrebbe essere un'altra cosa. La Fenomenologia ha una funzione pedagogica: siccome non c'è alcun modo di elevarsi alla filosofia come scienza se non attraverso il suo divenire, la fenomenologia essendo il divenire della filosofia introduce il singolo alla filosofia (facendo si che si risconosca e risolva nello Prima parte Percezione Rappresenta il passaggio tra il sapere immediato e quello mediato: questa esplicita la distinzione tra il soggetto che percepisce e l'oggetto percepito, le sensazioni vengono percepite in modo tale da individuare le qualità di tale oggetto che non può più essere percepito come uno bensì nella sua molteplicità. Intelletto Consiste nella capacità di cogliere gli oggetti non come tali, ovvero non in base alle loro qualità sensibili che sembrano costituirli, ma come fenomeni: l'oggetto viene visto come una forza che agisce sul soggetti secondo una determinata legge. 2. Autocoscienza Con l'autocoscienza si sposta l'attenzione dall'oggetto al soggetto considerandolo nei suoi rapporti con gli altri: l'uomo è autocoscienza solo se riesce a farsi riconoscere da un'altra autocoscienza, ovvero da un altro essere libero e pensante, proprio per questo motivo l'uomo non può limitarsi a cercare negli oggetti l'appagamento dei propri desideri ma ha anche bisogno degli altri uomini. Lo strumento che può permettere questo reciproco riconoscimento nel giovane Hegel, influenzato dai Romantici, era l'amore poi, dopo aver cambiato idea, il filosofo afferma che: siccome all'amore manca la serietà, il dolore, la pazienza e il travaglio del negativo questo riconoscimento non può che passare attraverso un conflitto delle autocoscienze detto Rapporto servo-signore Il signore è colui che ha vinto con forza e ha mantenuto la propria indipendenza mentre il servo perdendo la lotta e pur di salvare la propria vita ha preferito la sua dipendenza. Questa dinamica è tipica delle epoche antiche che però alla lunga, per il filosofo sfocia in un circolo vizioso che comprende una paradossale inversione dei ruoli: il signore diventa servo del servo perché limitandosi a godere dei suoi servizi diviene dipendente del servo mentre il servo diventa signore del signore perché padroneggiando le cose da cui il signore riceve il proprio sostentamento finisce per rendersi indipendente. Il servo riesce ad acquisire la propria indipendenza in modo progressivo attraverso tre diversi momenti che comprendono una paura: Momento di lotta e di sfida in cui ognuno tenta di affermare la propria indipendenza anche a costo della vita senza però la morte (che vanificherebbe la teoria hegeliana) bensì con un rapporto di subordinazione. Hegel concorda con Kant sul fatto che la vera essenza dell'oggetto non si può cogliere attraverso l'intelleto perché l'essenza è ultrasensibile: il fenomeno risulta essere nella coscienza e siccome tutto ciò che è al di fuori di esso o è qualcosa per la coscienza oppure è nulla allora la coscienza risolve l'intero oggetto in se stessa, divenendo autocoscienza. • della morte, infatti questa ha determinato la sua condizione nella lotta iniziale ma la paura di perdere la propria essenza dona una spinta verso la propria indipendenza (vivendo il più possibile); • del servizio, cercando di autodisciplinarsi e vincere i propri impulsi naturali; • del lavoro, formando e coltivando le cose il servo imprime alle cose una forma dando luogo a un'opera che ha una sua indipendenza o autonomia (l'opera prodotta rappresenta il riflesso dell'indipendenza del servo rispetto agli oggetti). 555555 Il processo di indipendenza nasce dalle tre cose per cui il servo è legato al suo signore. Il raggiungimento dell'indipendenza dell'io nei confronti delle cose trova la sua manifestazione filosofica nello stoicismo che celebra l'autosufficienza e la libertà del saggio nei confronti di ciò che lo circonda: l'autocoscienza riesce a liberarsi almeno a livello astratto dai vincoli della realtà in quanto i condizionamenti esterni non posso essere affatto negati (quali le passioni, gli affetti, le ricchezze...). Lo scetticismo invece pretende di non considerare reale, vero quel mondo esterno da cui lo stoicismo si sente indipendente assumendo così un atteggiamento negativo verso l'alterità: crea così una situazione contraddittoria che si manifesta nella scissione tra una coscienza che vorrebbe innalzarsi sulla realtà ma che dipende proprio da essa. Coscienza infelice La contraddizione iniziale diventa esplicita, assume la forma di una separazione radicale tra l'uomo e Dio, tra finito e infinito che produce nella coscienza una lacerazione che genera infelicità. Questa è la condizione dell'ebraismo nel quale l'Assoluto è sentito come una realtà lontana dalla coscienza individuale e assume le sembianze di un signore inaccessibile, padrone assoluto della vita così come della morte in cui ci si trova in un totale stato di dipendenza. Successivamente questo Assoluto assume la figura di un Dio incarnato, di una realtà che può essere raggiunta attraverso Gesù Cristo: la pretesa di cogliere l'Assoluto è destinata al fallimento nel medioevo per mezzo delle crociate. La coscienza nel cristianesimo continua ad essere infelice a causa di tre sotto-figure: -devozione che è quel pensiero a sfondo sentimentale e religioso che non si è ancora elevato a cogliere l'unità tra finito e infinito; -operare al fine di salvarsi (l'ora et labora benedettino); -mortificazione di sé che corrisponde alla più completa negazione del proprio io a favore di Dio (pratiche di umiliazione della carne). 3. Ragione Se nei momenti precedenti la realtà appariva come un qualcosa di diverso e opposto ora invece può essere sopportata perché la coscienza sa che nessuna realtà può essere diversa da se stessa: la ragione è la certezza di essere ogni realtà. La negazione della verità e l'affermazione di una verità (quella appunto che afferma che non c'è niente. di vero) trasforma la coscienza scettica in La coscienza infelice non rappresenta altro che la traduzione in chiave religiosa della situazione sociale espressa dal rapporto servo-signore. Il punto più basso che il singolo possa toccare è rappresentato da un forte scollamento con Dio; il rinascimento dello spirito è la ragione che porta fuori il singolo dal Medioevo verso la comprensione del fatto che la coscienza non può unificarsi a Dio in quanto l'uomo è Dio stesso, il soggetto assoluto (liberazione dell'autocoscienza). Ragione osservatíva Per arrivare a questa certezza la ragione deve prima giustificare se stessa che su trova nel periodo del naturalismo rinascimentale e dell'empirismo: attraverso l'osservazione della natura la ragione non è finalizzata alla ricerca delle cose ma alla ricerca di se stessa. Ragione attiva Si attua nel momento in cui vi è la consapevolezza che l'unità di io e mondo non è un qualcosa di dato ma qualcosa che deve essere realizzato: tuttavia siccome questa iniziativa scaturisce dalla singola coscienza anche questa è destinata a fallire come testimoniano le tre di diverse figure. Questa ricerca spasmodica va in crisi riconoscendo di nuovo la ragione come un qualcosa di distinto dal mondo. 1 -Piacere e necessità: l'individuo deluso dalla scienza e dalla ricerca naturalistica si getta nella vita e va alla ricerca del piacere per soddisfare i propri bisogni; l'autocoscienza si va a scontrare con il destino che incurante delle sue personali esigenze di felicità la travolge inesorabilmente. 2-La legge del cuore e il delirio della presunzione: l'autocoscienza cerca allora di lottare contro i mali del mondo entrando in conflitto con altri presunti portatori del vero progetto di miglioramento della realtà (che a loro volta lottano conto i mali del mondo). 3-La virtù e il corso del mondo: a ciò l'individuo contrappone la virtù che corrisponde all'azione in grado di procedere oltre l'immediatezza del sentimento e delle inclinazioni soggettive; contrastandosi però con la realtà concreta tale lotta non può che concludersi con la sconfitta del cavaliere della virtù. L'individualità in sé e per sé Ultima sezione della ragione in cui si mostra come l'individualità pure potendo raggiungere la propria realizzazione rimane in quanto tale astratta e inadeguata. Ritroviamo tre diverse figure 1 -Il regno animale dello spirito: gli sforzi e le ambizioni della virtù vengono sostituiti dall'onesta dedizione ai propri compiti particolari (familiari, professionali ecc..) innescando però un inganno in quanto l'individuo tende a spacciare la propria opera come il dovere morale stesso mentre esprime solamente il proprio interesse. 2-La ragione legislatrice: la ragione accorgendosi dell'inganno precedente cerca in se stessa delle leggi che valgano per tutti, queste leggi universali in virtù della loro natura soggettiva si rivelano però autocontraddittorie (come se fossero delle massime kantiane). 3-La ragione esaminatrice: queste contraddizioni spingono la ragione a cercare delle leggi assolutamente valide però nella misura illuministica in cui la ragiome affronta il proprio esame (come un vero giudice) le leggi perdono la loro validità e Hegel tende a sottolineare come se ci si pone dal punto di vista dell'individuo si è inevitabilmente condannati a non raggiungere mai l'universalità che si trova solamente nella fase dello "spirito" intendendo la ragione che si è realizzata concretamente nelle istituzioni storico- politiche di un popolo cioè il suo Stato: le leggi anche quelle più indubitabili (come dire la verità) sono purea astrazione se non vi è uno Stato a determinarne il contenuto. L'individuo risulta fondato dalla realtà storico-sociale e non viceversa.. 1. Spirito Hegel intende l'individuo nei suoi rapporti con la comunità sociale di cui è parte. Questa sezione comprende tre tappe fenomenologiche. 1-Lo spirito vero, l'eticità: corrisponde alla fase della polis greca caratterizzata da una fusione armonica tra l'individuo e la comunità in virtù della quale il singolo appare profondamente immerso nella vita del proprio popolo. 2-Lo spirito che si è reso estrane a sé, la cultura: corrisponde alla fase della frattura tra l'io e la società ossia ad una situazione di aliena azione che già iniziato nel mondo antico e con l'Impero romano trova il proprio culmine nel mondo moderno (cultura corrosiva dell'Illuminismo che tendendo a criticare tutto finisce per rivolgersi contro se stessa). 3-Lo spirito certo di se stesso, la moralità: corrisponde alla riconquistata eticità e armonia tra individuo e comunità in cui lo spirito si riconosce nella sostanza etica dello Stato. 2. Religione 3. Sapere Assoluto (filosofia) Seconda parte UUUUUUUUUUU Attraverso la religione, ma soprattutto la filosofia, l'individuo acquista la piena, totale ed esplicita coscienza di sé come spirito. Questo è il punto in cui la fenomenologia si esaurisce proprio perché lo spirito ha trovato la sua massima espressione e la sua verità nella filosofia. La logica Hegel si occupa della logica nella prima parte dell'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio: prende in considerazione la struttura programmatica o l'impalcatura originaria, logico-razionale del mondo. Il pensiero Considera la struttura astratta degli oggetti concreti specificata in un organismi di concetti e categorie: il pensiero (che è l'oggetto della logica) non è una facoltà dell'individuo ma un qualcosa di oggettivo e universale, come intendeva lo stesso Kant, che esprime la realtà stessa nella sua essenza. La logica presuppone il lungo cammino della cultura umana e le sue categorie non sono assimilabili a quelle: -aristoteliche predicanti dell'essere perché non hanno origine nell'oggetto ma in modo spontaneo e libero dal pensiero; -kantiane come forme mentali legate al fenomeno perché determinazioni del pensiero e della realtà in sé nello stesso tempo. [ĮU U U U U U U U U U Il pensiero assume come sua materia le rappresentazioni delle cose innalzandole a livello superiore di purezza del concetto; perciò in Hegel più di parlare dei concetti puri di Kant si parla di concetti purificati perché vengono allontanati da qualsiasi tipo di esperienza. La logica supera la distinzione tra oggetto e soggetto e pur non avendo alcun oggetto di fronte a sé non è assolutamente una forma vuota che si muove fra astratte tautologie: in quanto capace di produrre dentro di sé e da sé la ricchezza dei suoi contenuti il pensiero logico è il modello stesso della libertà che si definisce come autoderminazione. Per mettere in luce il suo nuovo modo di intendere il rapporto pensiero-essere Hegel illustra quelle che erano state fino ad allora le principali posizioni del pensiero logico rispetto all'oggettività: 1 Vecchia metafisica dogmatica Posizione del procedere ingenuo secondo cui da una parte c'è il pensiero e dall'altra le cose che mediante la riflessione possono essere realmente conosciute dal pensiero. 2 Empirismo La norma della misura del mondo corrisponde al contenuto della percezione ma il pensiero non può penetrare nella realtà vera delle cose; da qui si sviluppa il kantismo che pur avendo reso l'io penso un legislatore della natura lascia da parte il mistero del noumeno. 3 Filosofia della fede Mostra l'esigenza di raggiungere l'essere attraverso il pensiero sfruttando però solamente il sentimento o la fede. Hegel invece fa valere l'esigenza di un pensiero che non sia astrattamente separato dalle cose ma che si identifichi con l'essenza stessa del reale divenendo oggetto di un sapere razionale e speculativo; perciò la logica (studio del pensiero) si identifica con la metafisica (studio dell'essere). La logica hegeliana si divide in logica dell'essere, dell'essenza e del concetto: questa mostra come partendo da concetti più poveri e astratti (essere, nulla e divenire) si giunge grazie all'aiuto di una ragione dialettica concetti via via più ricchi e concreti fino ad arrivare al concetto dei concetti o alla categoria delle categorie, ossia l'idea. 1. Logica dell'essere Questa si suddivide a sua volta in logica della qualità (che è la categoria più immediata attraverso cui si colgono le cose), della quantità (che consiste nel superare la determinazione qualitativa mediante la numerazione) e della misura (che della qualità e della quantità rappresenta la sintesi. La categoria della qualità si articola in oltre in essere indeterminato, essere determinato ed essere per sé. Pensare attività capace di cogliere le relazioni tra concetti Il punto di partenza della logica hegeliana è il concetto di essere puro o indeterminato, il concetto più vuoto e astratto che ci sia perché privo di ogni possibile contenuto; l'essere pensato in questa totale astrazione genera un vero e proprio movimento, scaturito dal divenire, che da inizio al pensiero. Triade essere-nulla-divenire rappresenta una sorta di alba del pensiero che cerca la sua luce ed il divenire rappresenta il movimento ancora indeterminato del pensiero che non ha un oggetto propriamente detto. In tale condizione l'essere è identico al nulla, ma lo stesso nulla rimanda all'essere (così come Parmenide aveva intuito il pensiero è sempre pensiero di qualcosa che è): il concetto di questa unità dialettica tra essere e nulla è il divenire ossia il passaggio dall'uno all'altro che li tiene in relazione. Passaggio all'essere determinato Se pensiamo l'essere come assolutamente indeterminato mettiamo comunque in atto una qualche determinazione dal momento che lo definiamo come indeterminato distinguendolo dal suo opposto: questo passaggio costituisce un momento importante perché esprime il trasformarsi del pensiero come possibilità in un pensiero specifico (ossia rappreso attorno a un oggetto). Tuttavia la determinazione di qualcosa, così come Platone aveva chiarito nel Sofista, coincide sempre con la negazione di qualcos'altro poiché l'essere è ma nello stesso tempo l'essere non è (esempio: il cane è grande, quindi non è piccolo nello stesso momento). Nello sdoppiamento dell'essere in quello che è e in quello che non è ha origine un processo denominato cattiva infinità: ogni infinito è determinato perché ha un limite ma contemporaneamente è indeterminato perché deve cedere il posto all'altro e questo all'altro ancoro in un processo infinito. Il cuore stesso dell'idealismo è la consapevolezza di questa insufficienza del finito che produce in sé la sua negazione. Dalla qualità alla quantità e alla misura Il tentativo del pensiero di concepire determinazioni è destinato a fallire perché determinare un oggetti con la sua supposta qualità non implica differenziarlo dagli oggetti che vengono determinati con la stessa qualità. Interviene a questo punto la categoria della quantità che distingue gli oggetti numerandoli: tale differenziazione nasce da un'operazione aritmetica che non ha alcuna ragione nella natura dell'oggetto, perciò bisogna rintracciare nella misurazione quantitativa delle differenze che qualifichino gli oggetti in sé. Questa sintesi è la misura o quantità. Non esiste però una misurazione assoluta capace di cogliere l'essenza delle cose. Si giunge così ad una conclusione negativa: la logica dell'essere mostra. come l'oggetto non può mai essere definito mediante le sue proprietà puramente oggettive cioè immediate; perciò l'attenzione si sposta verso l'essenza e la verità. 2. Logica dell'essenza Le categorie della logica dell'essere consideravano l'essere nel suo isolamento, fuori da ogni relazione mentre quelle della logica dell'essenza esprimono una sorta di approfondimento mediante il quale l'essere riflettendo su di sé scopre le proprie radici: vi è così un vero e proprio sdoppiamento tra l'esistenza immediata dell'oggetto e una sua sfera soggettiva data dalla contemplazione dall'esterno dove si svela la sua natura. Dualismo tra oggetto esterno e la sua verità come per Platone vi erano le idee da un lato e dall'altro le loro manifestazioni imperfette. Indaga i diversi modi in cui l'oggetto di pone come fenomeno ossia come manifestazione non essenziale di una verità che è altrove (dietro o dentro l'oggetto stesso). 3. Logica del concetto Precedentemente il pensiero riflette su un oggetto ma nella logica della riflessione il pensiero sta riflettendo sull'essenza dell'oggetto: la riflessione prende il posto dell'oggetto essendo essa stessa pensiero soggetto e oggetto si identificano: il pensiero scopre se stesso come proprio vero oggetto. L'oggettività del mondo diventa la coerenza di tutte le determinazioni del pensiero. Questo può essere: Hegel mostra come la verità non risieda né nell'essere né nell'essenza ma nella relazione che li unisce ossia la processualità dialettica: i due termini della riflessione sono ricondotti ad un terzo elemento che li comprende come suoi momenti ossia il concetto che non è quello dell'intelletto ma quello della ragione cioè lo spirito vivente della realtà. soggettivo Si determina negli aspetti di universalità, particolarità e individualità, poi si esprime e si articola nel giudizio e si organizza nel sillogismo (nel quale si manifesta dal punto di vista formale la razionalità del tutto che si concretizza e si attua solo passando nel concetto oggettivo). oggettivo Comprende le categorie fondamentali della natura: meccanismo, chimismo e teologia (categoria fondamentale della natura organica). [JU U U U U U U JU JUT Logica della riflessione a cui tutte le filosofie sono riconducibili per Hegel e che si istaura tra due elementi contemporaneamente identici e diversi: -platonismo in cui l'essenza è l'idea; -empirismo in cui le strutture del mondo oggettivo derivano da quelle soggettive; idea Unità dell'oggettivo e del soggettivo che nella sua forma immediata è vita (cioè anima realizzata in un corpo), nella sua forma mediata e finita è il conoscere la cui finalità è data dal contrasto tra soggettivo e oggettivo. Come unità della vita e del conoscere vi è l'idea assoluta che i riconosce nel sistema totale della logica, è la logica stessa di Hegel nella totalità e nell' unità delle sue determinazioni. -Kant riconosce come principio dell'oggettività le leggi del pensiero del soggetto. Il concetto hegeliano può essere paragonato al soggetto trascendentale di kant ma non come semplice facoltà conoscitiva bensì come un processo in cui il pensiero determina se stesso ponendosi come spontaneità creatrice. Hegel non fornisce solamente una formulazione del tutto astratta della logica ma individua precise corrispondenze tra le tappe dell'idea nella sua attuazione logica e la storia del pensiero (del suo sviluppo in Occidente). Essere La logica dell'essere in un certo senso ancora inconsapevole delle determinazioni trova la sua attuazione nella filosofia dei presocratici: questi secondo Hegel identificano il principio del Tutto (l'arché) senza soffermarsi sul significati di termini quali "principio"; il pensiero greco si po e come scopo quello di spiegare i fenomeni fisici senza soffermarsi sulla matura delle spiegazioni. In questa fase ancora immatura la filosofia non è capace di riflettere su se stessa ma si limita a mettere a fuoco solo il mondo esterno. Essenza Con l'iperuranio di Platone e la sostanza di Aristotele ha inizio un procedimento di reduplicazione in cui le entità mondane richiamano entità poste in una dimensione diversa che fungono da loro chiave esplicativa, non inizia ad affermarsi la posizione delle entità ma la riflessione sul loro fondamento. Questo procedimento lo si riscontra anche nella filosofia moderna come per esempio in Cartesio i corpi sono ricondotti all'estensione: la necessità di spiegare la dimensione apparente del mondo porta a postulare l'esistenza di entità che invece non appaiono e che quindi non possono essere spiegate (come per Kant il noumeno spiega il fenomeno ma questo d'altro canto non può essere conosciuto); l'essenza costituisce un mondo parallelo a quello dell'essere privo di alcun tipo fi collegamento e antitetico. Concetto La filosofia idealistica ricompone quanto va spiegato con ciò che spiega per trasformarli in complementari e non opposti: riesce a mettere in relazione l'essere con l'essenza; il mondo soggettivo si configura come verità di quello oggettivo e la logica del concetto coincide con la tesi fondamentale dell'idealismo secondo cui tutto è idea e non esiste una realtà indipendente dal pensiero. La filosofia della natura Hegel ammette che la filosofia della natura deve avere come presupposto la fisica empirica che deve fornirle il materiale per mostrare come le determinazioni naturali si concatenano in un organismo concettuale: considerata in sé la natura appare come un'idea divina ma nel mondo concreto il suo essere non corrisponde al concetto e quindi è una contraddizione insoluta. Il passaggio dall'idea alla filosofia della natura costituisce un vero e proprio rompicapo poiché da un lato Hegel lo presenta come una sorte di caduta dell'idea e dall'altro lato, come un suo potenziamento: sembra che nella natura ci sia qualcosa dimeno o di più rispetto all'idea anche se non sia chiaro che cosa. Pattumiera del sistema Il principio di identità di realtà e ragione pone l'obbligo di giustificare e risolvere nella ragione tutti gli aspetti della realtà; ciò che è fuori dalla realtà e dall'apparenza trova appunto giustificazione nella natura nel sistema hegeliano. Le divisioni fondamentali della filosofia della natura sono: Meccanica Considera l'esteriorità che è l'essenza propria della natura o nella sua astrazione (spazio e tempo) o nel suo isolamento (materia e movimento) o nella sua libertà di movimento (meccanica assoluta). Física Comprende la fisica dell'individualità universale (elementi della materia), dell' individualità particolare (proprietà fondamentali della materia (come il peso specifico, il suono, il calore...) e dell'individualità totale (proprietà magnetiche, elettriche e chimiche della materia). Fisica organica Comprende la natura geologica, la natura vegetale e l'organismo animale. La filosofia dello spirito La filosofia dello spirito per Hegel è la più alta e più difficile delle conoscenze che ha a che fare con lo spirito considerato come libertà: consiste nello studio dell'idea che dopo essersi estraniata da sé sparisce come natura per farsi soggettività e libertà (auto-creazione e auto-produzione). Come la natura anche lo spirito procede il suo cammino per gradi ma a differenza della natura nella quale i gradi sussistono uno accanto all'altro (come ad esempio il mondo vegetale e quello animale), nello spirito ciascun grado è compreso e risolto nel grado superiore che a sua volta è presente nel grado inferiore: l'individuo non esiste accanto alla società ma è compreso in essa la quale a sua volta è presente nell'individuo. La filosofia dello spirito avviene tramite tre momenti principali: -spirito soggettivo = spirito individuale nell'insieme delle sue facoltà; -spirito oggettivo = spirito sovra-individuale o sociale; -spirito assoluto = spirito che sa e conosce sé stesso nelle forme dell'arte, della religione e della filosofia. 1. Spirito soggettivo Lo spirito soggettivo è lo spirito individuale considerato nel suo lento e progressivo emergere dalla natura attraverso un processo che va dalle forme più elementari di vita psichica alle più elevate attività conoscitive e pratiche fino al suo porsi come libertà. Lo spirito soggettivo si divide in tre parti: Antropología Studia lo spirito come anima la quale si identifica con quella fase aurorale della vita cosciente che rappresenta una sorte di dormiveglia dello spirito. Fenomenología Studia lo spirito in quanto coscienza, autocoscienza e ragione. Psicología Studia lo spirito in senso stretto cioè nelle sue manifestazioni universali che sono il conoscere teoretico, l'attività pratica e il volere libero. Per Hegel le diverse fasi della vita possiedono un vero e proprio significato filosofico: -infanzia (tesi) è il momento in cui l'individuo si trova in armonia con il mondo circostante; -giovinezza (antitesi) è il momento il cui l'individuo con i sui ideali e le sue speranze entra in contrasto con il proprio ambiente; -maturità (sintesi) è il momento in cui l'individuo si riconcilia con il mondo dopo l'urto adolescenziale, riconciliazione che nell'estrema fase della maturità cioè la vecchiaia trapassa nell'abitudine. Il conoscere per Hegel è la totalità di quelle determinazioni (intuizione, rappresentazione e pensiero) che costituiscono il processo concreto attraverso il quale la ragione trova sé stessa nel suo contenuto: -azione attività pratica intesa come unità di tutte quelle manifestazioni (come gli impulsi o la felicità) attraverso i quali lo spirito entra in possesso di sé e diventa libero; -spirito libero = la volontà di libertà divenuta essenziale e costitutiva per lo spirito stesso che trova la sua realizzazione nella sfera dello spirito oggettivo. 2. Spirito oggettivo Lo spirito oggettivo è lo spirito fattosi "mondo" a livello sociale, di manifesta nelle istituzioni sociali concrete ossia in quell'insieme di determinazioni sovra- individuali che Hegel raccoglie sotto il concetto di diritto in senso lato. I momenti dello spirito oggettivo sono: Diritto astratto o formale (tesi) Il volere libero si manifesta innanzitutto come volere del singolo individuo considerato secondo l'antica giurisprudenza romana come persona fornita di capacità giuridiche: il diritto astratto riguarda la manifestazione esterna delle persone concepite come puri soggetti astratti di diritto cioè indipendentemente dai caratteri specifici e le condizioni concrete che diversificano tra loro i vari individui; coincide quindi con il diritto privato e una parte di quello penale. Si articola nei momenti di: -proprietà dove la persona trova il suo primo compimento come se fosse una sfera esterna del libero volere; -contratto che permette a quella proprietà di diventare effettivamente di quello specifico individuo attraverso il riconoscimento tra le persone; -torto che nasce come contrario del diritto e nella sua forma più grave può sfociare nel delitto che richiede, dialetticamente, una pena per ripristinare il diritto violato (che appare così come una necessità oggettiva del nostro razionale e giuridico vivere insieme per Hegel). Affinché la pena sia punitiva e formativa (e non vendicativa) occorre che sia riconosciuta interiormente dal colpevole; un esigenza che oltrepassando l'ambito del diritto richiede la sfera della moralità. Moralità (antitesi) La moralità è la sfera della volontà soggettiva che si manifesta nell'azione: l'azione ha una portata morale quando nasce da un proponimento (infatti l'uomo riconosce come proprie quelle azione che nascono da uno suo proposito) da cui deriva l'intenzione, che se si solleva all'universalità il fine assoluto della volontà diventa il bene in sé e per sé che ancora non si è concretizzato in una vera e propria opera. Il dominio della moralità si trova nella separazione tra il dover realizzare il bene e il bene che deve essere realizzato, insolubile contraddizione tra essere e dover essere: per un verso la moral esige la realizzazione di un dovere che implica però dall'altro lato uno sforzo senza fine, un limite da superare: condizione altrettanto tipica della morale kantiana che però viene fortemente criticata per la sua formalità e astrattezza; infatti se l'imperativo categorico non prescrive alcun tipo di comportamento può diventare esso stesso fonte di immoralità in quanto ogni azione illecita può essere giustificata (nell'ottica di Kant) con il criterio di un'intenzione morale. La contraddizione tra la soggettività e il bene si estremizza nella "morale del cuore" che fa coesistere il bene nelle inclinazioni o nei desideri del soggetto ma rischia di far cadere nell'ironia romantica cioè trovarsi dinanzi alle presunzioni dell'io soggetto e il reale effettivo: il soggetto diviene padrone del male e del bene, rischiando di spacciare il bene per il male. Il culmine tra soggettivismo romantico e individualismo confluisce nell "anima bella" che sprofonda nella propria interiorità compiacendosi in maniera narcisistica della propria coscienza ed è incapace di agire in maniera concreta. Eticità (sintesi) La separazione tra soggettività e bene viene annullata nell'eticità nella quale il bene si attuta concretamente e diviene esistente: moralità sociale ovvero la realizzazione concreta del bene in quelle dorme istituzionali che sono la famiglia, la società civile e lo Stato; per Hegel ogni individuo nascendo si trova collocato in un orizzonte storico-culturale che orienterà le sue scelte e perciò la coscienza individuale non può operare in modo autonomo perché calata in dei valori che deve rispettare attraverso delle regole che si acquisiscono istintivamente. L'eticità è in grado di superare le opposte unilateralità del diritto e della morale perché si configura come una sintesi tra il diritto astratto (esteriorità) e la moralità (il perseguimento di un bene astratto). È anche vero però che oltre all'oggettivarsi della soggettività, la contraddizione tra le aspirazioni interiore la realtà esteriore costituisca la molla per il progresso dello spirito. [U5UJU U U U U U U L'unità immediata e naturale tra individuo e Stato propria dell' eticità greca (vita dell'uomo indissolubilmente legata a quella della polis) si è tragicamente spezzata nel mondo cristiano e moderno con l'individualismo liberale. borghese (cioè la rivendicazione dei diritti naturali dell'uomo prima e indipendentemente dallo Stato). Questo passaggio ha un risvolto positivo perché l'unità individuo-comunità greca era vissuta in modo ingenuo e inconsapevole ma anche negativo perché porta ad una costante scissione. tra individuo e Stato, particolare e universale: tale eticità per Hegel deve essere ri-compresa nella libertà e non nella forma dell'immediatezza e della naturalità. Le tre diverse forme istituzionali: -Famiglia Il rapporto immediato e naturale tra i sessi assume la forma di un'unità spirituale basata sull'amore e sulla fiducia: la famiglia si articola nel matrimonio, patrimonio e l'educazione dei figli (seconda rinascita); una volta cresciuti e divenuti autonomi i figli escono dalla famiglia originaria per dare origine a nuove famiglie aventi ognuna i propri interessi. -Società civile Con la formazione di nuovi nuclei familiari il sistema unitario e concorde della famiglia si frantuma nel sistema atomistico e conflittuale della società civile che si identifica sostanzialmente con al sfera economico-sociale e giuridico-amministrativa del vivere insieme, ovvero luogo di incontro e scontro di interessi particolari e indipendenti che si trovano a dover coesistere tra loro. La società civile si articola in tre momenti: -Stato Lo Stato rappresenta il momento culminante dell'eticità ossia la ri-affermazione dell'unità della famiglia al di là della dispersione della società civile: una sorta di grande famiglia nella quale il popolo esprime consapevolmente se stesso nel rispetto dell'eticità, non implica la soppressione della società civile ma uno sforzo di indirizzare i particolarismi verso un bene collettivo ma una congiunzione dell'organicità (l'individuo nello Stato non vive contrapposto agli altri come nel sistema atomistico della società civile, ma opera come momento di un corpo) con la consapevolezza soggettiva (il cittadino è consapevole di essere parte tutto). 1 Sistema dei bisogni Nasce dal fatto che gli individui dovendo soddisfare le proprie necessità mediante la produzione della ricchezza e la divisione del lavoro danno origine a differenti classi: -classe sostanziale o naturale degli agricoltori che ha il suo patrimonio nei prodotti naturali del terreno; -classe formale degli artigiani, dei fabbricanti e dei commercianti che ha come occupazione quella di dare forma al prodotto naturale; -classe universale dei pubblici funzionari che si occupa degli interessi universali della situazione sociale. 2 Amministrazione della giustizia Concerne la sfera delle leggi e della loro tutela giuridica e si identifica sostanzialmente con il diritto pubblico. 3 Polizia e corporazioni Provvedono alla sicurezza sociale: le corporazioni di mestiere rivestono un ruolo particolare in quanto fontan una sorta di la volontà del singolo e la categoria lavorativa a cui il singolo appartiene (cerniera dialettica tra la società civile e lo Stato). Sostanza etica consapevole di sé, lo Stato è il vero soggetto del bene e del male perché sostiene le scelte del singolo orientandole e condizionandole: le sue is e istituzioni educando il cittadino conferiscono un contenuto effettivo agli astratti obblighi della morale. La teoria di Hegel rifiuta alcuni modelli che fino ad allora nel pensiero filosofico erano stati proposti: -modello liberale dello Stato (Kant e Locke) che garantisce la sicurezza e i diritti degli individui che porterebbe però ad una confusione tra società civile e Stato ovvero una sorta di riduzione dello Stato a semplice tutore dei particolarismi della società civile; -modello democratico dello Stato (Rousseau) basato sulla sovranità popolare che appartiene per Hegel a confusi pensieri in quanto il popolo al di fuori dello Stato è soltanto una moltitudine informe; -modello contrattualistico (Hobbes) nel quale la vista dipende da un contratto scaturito dalla volontà arbitraria individui attentando così, secondo Hegel, al diritto supremo che lo Stato possiede nei confronti dei cittadini. Quella di Hegel è una concezione organicistica dello Stato: secondo questa prospettiva non sono gli individui a fondare lo Stato, ma è lo Stato a fondare gli individui e a fondarsi sul concetto di un bene universale; ciò vale sia dal punto di vista storico-temporale (in quanto lo Stato è cronologicamente prima degli individui che nascono nel suo ambiente) sia dal punto di vista ideale (in quanto lo Stato è superiore agli individui esattamente come il tutto è superiore alle parti che lo compongono). Stato di diritto fondato sul rispetto delle leggi e sulla salvaguardia della libertà formale dell'individuo e della sua proprietà: lo Stato di Hegel pur essendo assolutamente sovrano non è per questo dispotici ma anzi deve operare soltanto attraverso le leggi e nella forma delle leggi secondo il principio che a governare non devono essere gli uomini ma le leggi. La costituzione, cioè l'organizzazione dello Stato (l'insieme delle leggi che governano un popolo), deve essere strettamente legata alla vita collettiva e storica di un popolo a quindi alle sue esigenze: tant'è vero che se si vuole imporre a priori una costituzione a un popolo (come fece Napoleone con gli spagnoli) inevitabilmente si fallisce anche se la costituzione proposta è senz'altro migliore di quella esistente. La costituzione razionale si identifica con la monarchia costituzionale moderna ossia un organismo politico che prevede una serie di poteri distinti, ma non divisi, tra loro: i tre poteri sono quello legislativo, governativo e principesco mentre quello giudiziario appartiene alla società civile con l'amministrazione della giustizia. 1 Potere legislativo Consiste nel potere di determinare e di stabilire l'universale e concerne le leggi come tali: a questo potere concorre l'assemblea delle rappresentanze di classi (che trova la sua massima espressione in una camera alta e in una Camera bassa). Pur svolgendo un ruolo da intermediario tra lo Stato ed il popolo, i ceti per loro natura sono inclini a far valere gli interessi privati a spese dell'interesse generale: proprio per questo ceti legislativo poiché a quest'ultimo concorrono anche gli altri due poteri. 2 Potere governativo Comprende in sé i poteri giudiziari e di polizia operanti a livello di società civile e consiste nello sforzo di tradurre in atto, in riferimento ai casi specifici, l'universalità delle leggi; questo compito è esercitato dai funzionari dello Stato. 3 Potere principesco Rappresenta l'incarnazione stessa dell'unità dello Stato cioè il momento in cui la sovranità di quest'ultimo si concretizza in un'individualità reale, cui spetta la decisione definitiva circa gli affari della collettività: ma il vero potere politico nel sistema hegeliano non è quello del monarca bensì quello del governo con i suoi ministri e pubblici funzionari. Per Hegel la monarchia costituzionale: -rappresenta la costituzione della ragione sviluppata rispetto alla quale tutte le altre appartengono a gradi più bassi; -risolve organicamente in se stessa le forme classiche di governo monarca è uno, nel potere governativo intervengono alcuni e con il potere legislativo interviene la pluralità in genere); -in essa esistono l'arte, la religione e la filosofia che permettono l'entrata concreta e visibile di Dio (dello spirito assoluto) nel mondo e come vita divina che si realizza nel mondo lo Stato non può dipendere dai principi morali di un individuo che pongono un limite alle sue leggi. Hegel afferma che non esiste un organismo superiore in grado di regolare i rapporti inter-statali e di risolvere i loro conflitti perché non esiste un giudice che possa esaminare le singole pretese degli Stati: l'unico arbitro è la storia che ha come suo momento strutturale la guerra, contrapposto al pensiero illuminista e kantiano la guerra oltre che assumere un carattere di necessità e di inevitabilità (sopraggiunge quando non si riescano ad accomodare le controversie di Stati) assume anche un valore morale. Infatti così come il movimento dei venti preserva il mare da una quiete durevole, così la guerra preserva i popoli dalla fossilizzazione generata da una pace perpetua. Filosofia della storia La storia può apparire un insieme di fatti insignificanti e mutevoli, privi di qualsiasi tipo di ordine e dominati dalla distruzione e dal male. In questo modo appare dal punto di vista dell'intelletto finito, con gli occhi di un individuo che misura a storia alla luce dei suoi personali ideali a non dal punto di vista della ragione assoluta: il grande contenuto della storia del mondo è razionale dipendente dalla provvidenza che ne determina i fini e i mezzi. -Il fine della storia è la realizzazione dello spirito universale che si concretizza in modo diverso nelle diverse fasi della vita di un determinato popolo, in ogni epoca solo un popolo con al sua cultura (ed istituzioni e la sua dimensione etico-politica) incarna adeguatamente lo "spirito del mondo" o lo spirito universale in quel preciso momento storico; lo spirito che si manifesta e si realizza nelle sue potenzialità e nella realtà storica è lo spirito del mondo che s'incarna negli spiriti dei popoli che si succedono. -I mezzi della storia del mondo sono gli individui con le loro passioni che possono condurre a dei fini diversi rispetto a quelli a cui miravano. Così come esistono individui conservatori esistono anche degli eroi che portano al progresso della storia del mondo: questi esprimono ciò di cui è giunta l'ora avendo il diritto di avversare lo stato di cose presente e di lavorare per l'avvenire; uomini contro cui nessuno può resistere. Il fine ultimo della storia del mondo è la realizzazione della libertà dello spirito che si concretizza nello Stato (fine supremo): storia del mondo è la successione di forme statali che costituiscono momenti di un divenire assoluto e i suoi tre momenti corrispondono al mondo orientale (in cui uno solo è libero), mondo greco-romano (in cui alcuni sono liberi) e il mondo cristiano- germanico (in cui tutti gli uomini sanno di essere liberi); questa libertà si realizza soltanto nello Stato stico dove gli individui sono accomunati dal riconoscimento della loro dignità comune. Gli eroi (come Alessandro, Cesare of Napoleone) sembrano seguire le proprie passioni e la propria ambizione ma non è altro che un'astuzia della ragione che si serve degli individui e delle loro passioni come mezzi per attuare i propri fini: l'eroe a un certo punto muore o è condotto alla rovina. dal suo stesso successo perché l'idea universale ha già raggiunto il proprio fine. 3. Spirito assoluto Lo spirito assoluto è il momento in cui l'idea giunge alla piena coscienza della propria infinità o assolutezza (cioè alla coscienza del fatto che tutto è spirito e che non vi è nulla al di fuori di esso): tale auto-sapersi dell'Assoluto non è un qualcosa di immediato bensì è il frutto di un lungo processo dialettico rappresentato dall'arte, dalla religione e dalla filosofia. Queste attività si differenziano per la forma attraverso la quale presentano lo stesso contenuto, cioè l'Assoluto o Dio: -arte conosce l'Assoluto nella forma dell'intuizione sensibile; -religione nella forma della rappresentazione; -filosofia nella forma del puro concetto. Arte Rappresenta il primo gradino attraverso cui lo spirito acquis coscienza di sé medesimo in quanto l'uomo, tramite essa, assume la consapevolezza di sé o di situazioni che lo riguardano mediante forme sensibili (figure, parole, musica ecc.): inoltre nell'arte lo spirito vive in modo immediato e intuitivo la fusione tra soggetto e oggetto che viene teorizzata dalla filosofia idealistica perché la natura non è altro che manifestazione dello spirito. Nell'esperienza del bello artistico, ad esempio di fronte a una statua greca, spirito e natura vengono recepiti come un tutt'uno perché nella statuta l'oggetto (il marmo) è già la manifestazione sensibile di un messaggio spirituale e il soggetto (l'idea artistica) è il concetto incarnato e reso visibile cioè spirito naturalizzato. Per Hegel la storia dell'arte si dialettizza in tre momenti: 1 Arte simbolica Tipica delle grandi civiltà orientali e pre-elleniche, è caratterizzata dallo squilibrio tra contenuto e forme ossia dall'incapacità di esprimere un messaggio spirituale mediante forme sensibili adeguate (come il ricorso al simbolo e la tendenza allo sfarzoso e al bizzarro); la sua forma privilegiata è l'architettura in cui la materia è fortemente presente nelle enorme proporzioni delle costruzioni. 2 Arte classica Caratterizzata da un armonico equilibrio tra contenuto spirituale e forma sensibile attuato mediante la figura umana che è la sola forma sensibile in cui l'arte riesce a rappresentarsi e manifestarsi compiutamente (perciò rappresenta il culmine della perfezione artistica); questa privilegia la scultura. 3 Arte romantica Propria dell'Europa cristiana medievale e moderna, è caratterizzata da un nuovo squilibrio tra contenuto spirituale e forma sensibile in quanto lo spirito capisce che ogni forma sensibile è insufficiente ad esprimere l'interiorità spirituale e per questo preferisce rivolgersi alla filose oppure fare ll'arte stessa una sorta un elemento spirituale non più contenibile nella tridimensionalità delle costruzioni e delle sculture ci si rivolge non più alle arti visive ma a quelle uditive come la musica e la poesia (oltre che la pittura). [ U U U U U U U U 5555 Questa progressiva smaterializzazione dell'arte determina la crisi moderna dell'arte perché nessuno vede più nelle opere l'espressione più elevata dell'idea sottoponendole solo all'analisi del pensiero per riconoscere le loro funzioni e la loro collocazione: inadeguatezza a esprimere la profonda spiritualità moderna rimanendo così solamente una categoria dello spirito assoluto. Religione La sua forma della rappresentazione si trova a metà strada tra l'intuizione sensibile dell'arte e il concetto razionale della filosofia: la religione è speculazione teologica e certamente pensiero ancora effetto però da un elemento sensibile infatti esprime il divino in una dorma materia mo non pensa in termini concettuali puri come fa la filosofia. La teologia è pensiero di Dio ma Dio è l'oggetto del pensare che la mente umana si rappresenta come se fosse un qualcosa di separata dal mondo e dall'uomo; non essendo in grado di pensare adeguatamente Dio, la religione finisce per arenarsi di fronte ad un presunto mistero dell'Assoluto perché non è in grado di cogliere il movimento logico e atemporale del concetto e l'Assoluto è rappresentato in forma storica cioè come un evento la cui verità è accettata sulla base dell'autorità di una rivelazione (mentre la filosofia attinge la verità non come fatto storico ma come concetto eterno e necessario). La filosofia della religione non deve creare la religione ma deve semplicemente riconoscere la religione che c'è già: l'oggetto della religione è Dio, il suo soggetto la coscienza umana e il suo fine l'unificazione di Dio e della coscienza mediante innzanzitutto dal sentimento (che sebbene dia la certezza dell'esistenza di Dio non è in grado di giustificare questa certezza e di trasformarla in verità oggettivamente valida) e successivamente dall'intuizione. ↑ Lo sviluppo della religione segue diversi stadi: 1 Religione naturale Dio appare come sepolto ancora nella natura: la sua forma più bassa comprende la stregoneria o il feticismo delle tribù primitive dell'Asia e dell'Africa mentre la sua forma più alta compre quelle religioni in cui Dio appare come la potenza o la sostanza assoluta dei fenomeni (religioni panteistiche dell'Estemo Oriente). 2 Religioni della libertà Religioni che già preludono alla visione di Dio come spirito libero ma che si muovono ancora in un orizzonte naturalistico (come la religione persiana, siriaca ed egiziana). 3 Religioni dell'individualità spirituale Dio appare in forma spirituale o con sembianze umane (religione greca, romana, giudaica). 4 Religione assoluta Religione cristiana in cui Dio si rivela per quello che è cioè puro spirito infinito. La religione cristiana è la più vicina alle verità della filosofia ma come ogni altra religione possiede dei limiti perché inadeguata attraverso la sua forma della rappresentazione e non del concetto della filosofia. Per Hegel solo la filosofia ci parla di Dio nella forma adeguata del concetto, ma la religione svolge una funzione educativa e preparatoria ad una vita condotta secondo ragione poiché è lo strumento attraverso cui tutti gli uomini (anche quelli non inclini alla filosofia) possono in qualche modo entrare in rapporto con la verità a apprendere che tutto è spirito. Filosofia Nella Filosofia l'idea giunge alla piena e concettuale coscienza di se medesima: rivelazione totale di Dio, la sua trasparente manifestazione nella forma chiara del concetto, è la "ragione di Dio" cioè la comprensione che Dio ha di sé stesso mentre la religione era semplicemente "pensiero di Dio". Così come la realtà anche la filosofia ha una formazione storico ossia una totalità processuale che si è sviluppato attraverso una serie di gradi o momenti che si concludono nell'idealismo: la filosofia non altro che l'intera storia della filosofia giunta finalmente a compimento con Hegel, questo implica che i vari sistemi filosofici che si sono susseguiti nel tempo non devono essere considerati come un insieme disordinato e accidentali di opinioni che si escludono e contraddicono a vicenda ma ognuno di essi costituisce una tappa necessaria per raggiungere la verità.