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Kant

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KANT (sofia) Kant è uno dei filosofi più importanti, tanto da influenzare i filosofi successivi, che non possono essere capiti se non si conosce dapprima la sua filosofia. DESCRIZIONE DELLA VITA Nasce il 22 aprile 1724 a konigsberg in Prussia, tutta la sua vita la trascorrerà qui. Nonostante ciò sorprese un inglese descrivendogli alla perfezione un ponte di Londra, così un suo commensale chiese quanti anni avesse trascorso a Londra e lui rispose di non aver mai viaggiato. La sua cultura è molto vasta, conosceva il mondo dal punto di vista geografica e architettonica. Quarto di una famiglia molto numerosa, apparteneva a una famiglia modesta, il padre era un sellaio e la madre avrà un ruolo molto importante nella sua educazione. Il padre si chiamava Giovanni Giorgio, la madre Anna regina Routers. Lei era di religione pietista ossia una confessione interna al luteranesimo, quindi protestante che si sviluppa in Germania nel 17esimo secolo, critica il razionalismo e il formalismo del luteranesimo, e afferma che la religione abbia bisogno di un sentimento di pietas molto forte, fervore religioso che deve caratterizzare la fede, che si traduce in forma di vita austera. Il pietismo ha delle similitudini con il puritanesimo inglese. La madre vuole che il figlio si iscriva al collegio federiciano della sua città, in quel periodo dominato dalla...

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Didascalia alternativa:

figura di Frank Albert Schultz uno dei più prestigiosi esponenti del pietismo della prima metà 1700. Resterà al collegio federiciano dal 1732 fino al 1740, anni della sua formazione, e uscito da questo collegio che era una delle scuole più severe ma anche prestigiose si iscrive all'università di konigsberg. Questa città oggi è nota come Kaliningrad e fa parte della Russia, (fu fondata dai cavalieri teutonici). Kant studia teologia, filosofia, scienze naturali, matematica, letteratura latina, e terminerà gli studi nel 1747. Perde la madre nel 1737 a 13 anni, e il padre nel 1746, dunque ha difficoltà economiche ed è costretto a fare il precettore nelle case private dei nobili dal 1747 al 1754, fino a quando non riesce a vincere un premio con l'opera "nuova delucidazione dei principi primi della metafisica" con la quale riesce ad avere la libera docenza all'università. Nel 1755 pubblica altre opere importanti che riguardano le scienze naturali. L'opera più importante è "storia naturale universale e teoria dei cieli" in cui prospetta la creazione dell'universo in maniera meccanicistica da una nebulosa, questa teoria sarà poi espressa da un altro scienziato, Laplace e per questo oggi è conosciuta come teoria Kant-Laplace. Inoltre pubblica nello stesso anno l'opera sul fuoco. Lui sarà solo libero docente a Konigsberg, dunque è pagato in base al numero di alunni che ha e il numero dei corsi che tiene, perciò non ha ancora raggiunto una tranquillità economica. Si presenta a un concorso che non vince, il vincitore di tale concorso è una persona che non avrà alcuna importanza nella storia della filosofia. Questo accade perché fa parte del suo carattere non cercare appoggi e aiuti da nessuno, sarà sempre lontano da qualsiasi forma di piaggeria. Diventa per questo professore orinario di logica e metafisica a 46 anni molto tardi con l'opera "dissertazione sulle forme e i principi del mondo sensibile e intellegibile". Non si sposta dalla sua città neanche quando gli viene offerto un posto in un'altra università dove avrebbe guadagnato di più, in cambio, diviene rettore dell'università di Konigsberg. Muore il 12 febbraio 1804 a quasi 80 anni, negli ultimi anni ha una demenza senile, le ultime parole sono state va bene, quindi accetta la morte. Nella sua tomba c'è un'iscrizione, il cielo stellato sopra di me è la legge morale dentro di me ed è la sintesi della sua filosofia, citazione tratta dalla conclusione della critica della ragion pratica. GIORNATA TIPO DI KANT La vita di Kant è priva di eventi esterni perché ha dedicato la sua vita ad accrescere GIORNATA TIPO DI KANT La vita di Kant è priva di eventi esterni perché ha dedicato la sua vita ad accrescere la conoscenza. La sua vita è caratterizzata da una consuetudine che non cambia mai. Ogni mattina si faceva svegliare alle 4.45, si alzava alle 5, faceva colazione e iniziava le sue attività, alle 13 si fermava per bere un bicchiere di vino per prepararsi al pranzo che durava dalle 13 alle 15 e aveva sempre ospiti commensali e il I pranzo si apriva con "signori avanti", oltre che consumare il pranzo si discuteva degli argomenti più vari. Si dice che un giorno non aveva ospiti a pranzo e decise di invitare il primo uomo che incontrò per strada. Ogni giorno alle 15.30 faceva una passeggiata da solo, percorreva lo stesso viale che oggi si chiama viale del filosofo, era cosi puntuale che quando i cittadini lo vedevano passare regolavano l'orologio, il pomeriggio andava a trovare un amico inglese che dormiva e si metteva a dormire fino alle 16 con lui, poi un terzo amico li raggiungeva per dormire con loro fino a quando arrivava un quarto amico cheli svegliava. Ogni sera andava a letto alle 22 e prima di dormire cercava di scacciare tutti i pensieri molesti. Condusse quindi una vita un po' particolare, pur avendo avuto un momento di vita mondana non si sposò mai. Era curato e ben vestito un po' basso e curvo. OPERE Le sue opere sono divise in periodo precritico e periodo critico. PERIODO PRE CRITICO: Fino al 1760 prevale interesse scienze naturali: storia naturale universale e teoria del cielo. Dal 17690 comincia a prevalere l'interesse filosofico avvicinandosi all'empirismo inglese fondandosi sulla filosofia di Leibnitz, conosce molto bene quindi razionalismo e empirismo, correnti fondamentali della filosofia moderna. Nel 1763 scrive "unico argomento possibile per una dimostrazione dell'esistenza di dio". Nel 1764 scrive "osservazione sul sentimento del bello e del sublime". E del 66 ricordiamo "sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica". Durante questi anni si fa sempre più forte il suo approccio antimetafisico, in questa opera la metafisica è paragonata ai sogni di un visionario Swedenborg che diceva di essere a contatto con gli spiriti. Nel 1769 legge Hume e lo sveglia dal sonno dogmatico dandogli l'arma della grande luce, grazie alla quale cambia completamente la sua impostazione filosofica. Nel 1770 sulla base della nuova luce scrive la dissertazione sulla forma e i principi del mondo sensibile e intellegibile (vista prima). Questa opera è importante perché segna il passaggio da periodo precritico a critico. Le opere più importanti di Kant sono: -critica della ragion pura, riguardante il problema gnoseologico, risponde alla domanda: COSA POSSO SAPERE? Nel 1781, dopo ben 11 anni di pensieri, scrive in 5 mesi e pubblica "la critica della ragion pura", l'opera che esprime la sua nuova impostazione filosofica ed è considerata un capolavoro della filosofia. Segue una seconda edizione nel 1787 dove ci sono delle precisazioni. L'opera risulta difficile da leggere in quanto curò il contenuto ma non la forma. -critica della ragion pratica, 1788, riguardante la morale, risponde alla domanda: COSA DEVO FARE? -critica del giudizio, 1790, risponde alla domanda: COSA POSSO SPERARE? Nel 1783 pubblica una versione più semplificata e divulgativa della critica della ragion pura chiamata: "prolegomeni ad ogni metafisica futura che voglia presentarsi come scienza" (prolegomeni significa parlare prima, introduzione). Nel 1784 scrive "risposta alla domanda cos'è l'illuminismo". Nel 1785 scrive "fondazione della metafisica e dei costumi" si occupa di morale. Nel 1793 "religione entro i limiti della sua ragione", parla di guai politici ma il Nel 1785 scrive "fondazione della metafisica e dei costumi" si occupa di morale. Nel 1793 "religione entro i limiti della sua ragione", parla di guai politici ma il Sovrano Federico Guglielmo 2 impone a Kant di tacere sugli argomenti di religione e lui obbedisce. Nel 1795 "pace perpetua", opera politica. Nel 1797 "metafisica dei costumi" Con il criticismo Kant cerca di stabilire i limiti e le possibilità della facoltà umane, intese in ambito conoscitivo, di morale e di esperienza estetica. Criticismo significa soppesare, valutare. La filosofia di Kant si chiama criticismo e viene fuori da una sintesi fra empirismo e razionalismo. Va oltre empirismo e illuminismo. Kant si propone di portare al tribunale della ragione la ragione stessa, e stabilire quali sono i termini entro i quali la ragione umana agisce validamente. Così la ragione si configura contemporaneamente come giudice e giudicato. Pur andando oltre l'illuminismo, è pur sempre un'illuminista, perché la ragione giudica sé stessa. LA PRIMA OPERA DI KANT-CRITICA DELLA RAGION PURA LA SCIENZA E LA METAFISICA La prima opera di Kant si occupa del problema gnoseologico (conoscenza) e risponde alla seconda domanda (che cosa posso sapere?). Ai tempi di Kant la conoscenza di suddivideva in: - SCIENZA. Grazie al contributo di Newton, Galilei, la scienza veniva considerata come un sapere fondato e valido in continuo progresso. Quindi il problema che si pone Kant è quello di capire COME FOSSE POSSIBILE LA SCIENZA COME SCIENZA. - METAFISICA. Questa si occupa dei problemi dell'uomo, quelli che vanno oltre l'esperienza. La metafisica nella storia ha visto un susseguirsi di pensieri opposti di filosofi. A differenza della scienza, questa conoscenza proseguiva a tentoni. Quindi NON BASTAVA capire COME FOSSE POSSIBILE COME SCIENZA ma anche SE FOSSE POSSIBILE COME SCIENZA. In Kant c'è una sintesi tra RAZIONALISMO ed EMPIROSMO. Grazie alla lettura delle opere di Hume, ebbe l'illuminazione nel 1769 che lo portarono ad indirizzarsi verso il CRITICISMO. Kant aveva un debito nei confronti di Hume, il quale aveva risvegliato Kant dal sonno dogmatico. Hume aveva detto che la conoscenza si fondava sul principio di causalità (riguarda l'esperienza), aveva avuto uno sbocco scettico, probabilistico e questo riguardava sia la scienza che la metafisica. Kant accetta da Hume solo lo scetticismo metafisico mentre non condivide lo scetticismo della scienza poiché lo considerava come un sapere fondato e valido. Si trattava solo di capire come fosse possibile come scienza. LE DOMANDE DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA Alla luce di questo scrive la CRITICA DELLA RAGION PURA. Questa opera risponde a sua volta a 4 domande: 1.Com'è POSSIBILE LA MATEMATICA (PURA) COME SCIENZA? 2.Com'è POSSIBILE LA FISICA (PURA) COME SCIENZA? 3. Com'è POSSBILE LA METAFISICA COME DISPOSIZIONE NATURALE? 4.COM'è POSSIBILE LA METAFISICA COME SCIENZA? LA STRUTTURA DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA Kant usa il termine RAGIONE sia nel titolo della sua opera, sia nella sua dottrina. Per quanto riguarda il termine RAGIONE nel titolo, s'intendono le facoltà conoscitive dell'uomo. Mentre per quanto riguarda la RAGIONE come concetto della sua dottrina, s'intende la ragione in senso stretto, l'intelletto che va oltre l'esperienza. La critica della ragion pura ai suddivide in dottrina trascendentale degli elementi cioè l'isolamento e la scomposizione degli elementi della conoscenza e dottrina trascendentale del metodo cioè l'uso possibile degli elementi della conoscenza. trascendentale del metodo cioè l'uso possibile degli elementi della conoscenza. La dottrina degli elementi a sua volta si suddivide in: - ESTETICA TRASCENDENTALE -> si occupa dello studio della sensibilità e delle sue forme a priori (spazio e tempo). L'estetica risponde alla domanda "Com'è possibile la matematica pura?". Il termine estetica non ha lo stesso significato che noi attribuiamo oggi, ma per Kant riguardava la sensibilità. - LOGICA TRASCENDENTALE -> si suddivide a sua volta in due parti: • Analitica trascendentale, la quale studia la facoltà dell'intelletto e delle sue forme a priori (cioè le 12 categorie), risponde alla domanda "Com'è possibile la fisica pura?". L'analitica è definita la logica della verità. • Dialettica trascendentale, la quale studia la ragione e le sue forme a priori (cioè le tre idee di anima, mondo e Dio). La dialettica studia la ragione, una facoltà dell'uomo che cercando di dare una spiegazione onnicomprensiva globale della realtà, non riesce a farlo, quindi ha un accezione negativa della dialettica. Risponde alle domande "Com'è possibile la metafisica come scienza?" e "com'è possibile la metafisica come disposizione naturale?". I GIUDIZI DI KANT E LA RISPOSTA ALLA DOMANDA "COM'è POSSIBILE LA SCIENZA PURA?" Per Kant la scienza e la metafisica sono dei saperi fondati, l'unica domanda che si pone è come siano possibili come scienza entrambe. Secondo lui la conoscenza scientifica si basa sui GIUDIZI SINTETICI A PRIORI. Per capire bene cosa sono, li confrontiamo con altri giudizi cioè I GIUDIZI ANALITICI A PRIORI e GIUDIZI SINTETICI A POSTERIORI. Il termine "giudizio" per Kant consiste nella connessione di due concetti di cui uno funge da soggetto e l'altro da predicato. Il predicato dice qualcosa riguardo al soggetto. I giudizi possono essere: - Analitici, quando il predicato esplicita ciò che è implicito nel soggetto. - Sintetici, quando il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto. I giudizi possono essere: - A posteriori, significa "a partire da ciò che viene dopo" quindi ciò che si basa sull'esperienza. - A priori, significa "a partire da ciò che viene prima" quindi propria del soggetto. A priori è qualcosa di universale (significa ovunque) e necessaria (significa sempre). CLASSIFICAZIONE DEI GIUDIZI - GIUDIZI ANALITICI A PRIORI -> Sono tipici del razionalismo e si fondano sul principio d'identità e non contraddizione, sono come le verità di ragione di Leibnitz, sono validi in maniera universale e necessaria. Il loro limite è che sono analitici perché il predicato esprime qualcosa che già c'è nel soggetto. Non arricchiscono la nostra conoscenza. Es. I CORPI SONO ESTESI (come le tautologie, il triangolo ha tre lati). - GIUDIZI SINTETICI A POSTERIORI -> Arricchiscono la conoscenza poiché il predicato aggiunge qualcosa che non è espresso nel soggetto, però si basano sull'esperienza. Sono tipici dell'empirismo. ES. I CORPI SONO PESANTI (per saperlo abbiamo bisogno dell'esperienza) - GIUDIZI SINTETICI A PRIORI -> sono i giudizi su cui si fonda la scienza. Sono universali e necessari, valgono sempre e ovunque, arricchiscono la nostra conoscenza perché il predicato aggiunge informazioni che non ci sono nel soggetto. Es. 2+1=3 LA RIVOLUZIONE COPERNICANA DI KANT LA RIVOLUZIONE COPERNICANA DI KANT Gli empiristi criticano l'uomo e l'esperienza. Loro pensavano <<l'uomo nel momento in cui fonde le sue conoscenze sull'esperienza, queste ultime non possono pretendere di valere sempre e ovunque. L'esperienza non può garantire che ciò che è stato valido in passato, possa ripresentarsi in maniera necessaria e certa anche in futuro.>> Kant, per risolvere questo problema, effettua una rivoluzione copernicana (da qui poi scaturisce il criticismo, la sua filosofia). Lui dimostra la scienza pura attraverso i giudizi sintetici a priori però questi giudizi, su cosa si fondano? Si fondano su forme che sono proprie del soggetto (a priori, pure). Secondo Kant, la matematica ha cominciato il suo progresso con Talete quando l'uomo ha smesso di osservare la realtà e ha cominciato a imporre leggi sulla realtà. Stessa cosa per quanto riguarda la fisica, Galileo Galilei aveva fatto un esperimento sul piano inclinato, lui ha smesso di osservare l'oggetto e ha iniziato a porre domande alla natura, egli è partito da ipotesi e poi le ha verificate. NON È PIÙ IL SOGGETTO CHE SI ADEGUA ALLA NATURA MA È LA NATURA A RISPONDERE ALLE DOMANDE CHE IL SOGGETTO STESSO PONE. Kant cerca di fondere l'empirismo con il razionalismo. L'empirismo diceva che tutta la nostra conoscenza deriva dall'esperienza. Il razionalismo diceva che l'intelletto possiede delle idee innate, le quali sono proprie del soggetto. Kant dice che la nostra conoscenza inizia con l'esperienza ma non è detto che derivi TUTTA da lì. Questo significa che il soggetto ha delle strutture mentali, delle forme innate che sono proprie del soggetto, non derivano dall'esperienza e sono ciò che consentono al soggetto di fare l'esperienza. Attraverso queste strutture mentali, l'uomo può conoscere. Kant voleva dimostrare in che modo noi conosciamo. Secondo lui la strada che si era percorsa finora riguardo la conoscenza era sbagliata come per la teoria Tolemaica: tenendo ferma la terra e facendo ruotare intono gli astri, non si riuscivano a spiegare tanti fenomeni. Copernico per risolvere questo problema, aveva invertito il rapporto tra la terra e il sole quindi aveva applicato la rivoluzione copernicana. Stessa cosa voleva fare Kant con la conoscenza, quando noi conosciamo bisogna ribaltare il rapporto tra soggetto e oggetto; quado noi conosciamo è l'oggetto cioè la realtà che si adegua alle nostre strutture mentali, le nostre facoltà conoscitive. Questa è la rivoluzione copernicana di Kant. Lui distingue tra materia e forma: - La materia è ciò che ci deriva dai sensi, il DETERMINABILE; più precisamente è la molteplicità caotica e mutevole delle impressioni sensibili. - La forma è LA DETERMINAZIONE DEL DETERMINABILE; più precisamente la forma rappresenta i quadri mentali, le modalità fisse mediante le quali la mente umana ordina la materia. Noi per fare esperienza abbiamo bisogno sia della materia (ciò che ci deriva dalla realtà) ma anche della forma (ciò che ci consente di ordinare la realtà). L'uomo per conoscere ha bisogno delle strutture che non derivano dall'esperienza. In base a com'è fatta la struttura noi vediamo la realtà, la quale non coincide però con la VERA realtà. Non è più il soggetto che si adegua all'oggetto ma l'oggetto che si adegua alla struttura dell'uomo. ESEMPIO DELLE LENTI PER COMPRENDERE È come se noi avessimo delle lenti, senza lenti non possiamo vedere e conoscere nulla. Le lenti rappresentano le forme a priori innate del soggetto. Se le lenti sono blu, noi vediamo il mondo blu. Quindi noi non vediamo la realtà com'è realmente. La vera realtà esiste ed è multicolore. Quindi noi non conosciamo la realtà così com'è ma solo come ci appare, questo lui lo chiama FENOMENO. La conoscenza dell'uomo è limitata al fenomeno. Noi non possiamo conoscere la vera realtà, IL NOUMENO. Se noi cerchiamo di non possiamo conoscere la vera realtà, IL NOUMENO. Se noi cerchiamo di andare oltre la nostra esperienza, cadiamo in errore. Il noumeno segna il limite della conoscenza umana, è un concetto limite. All'interno del fenomeno però la nostra conoscenza è valida, quindi vale in maniera universale e necessaria perché tutti abbiamo la stessa struttura mentale. CRITICA TRASCENDENTALE-TERMINOLOGIA Nella terminologia medievale, la filosofia, indicava delle proprietà che andavano oltre le categorie di Aristotele. Quest'ultimo influenza maggiormente la filosofia medievale in particolare la scolastica che cerca di conciliare il cristianesimo con la filosofia cartesiana. Nel medioevo per trascendentale si intendeva quelle proprietà che erano ancora più generali rispetto a quelle di Aristotele. IL TERMINE TRASCENDENTALE PER KANT Per Kant il trascendentale indica lo studio filosofico degli elementi apriori, e quindi riguardano solo quelle sezioni che studiano questi elementi, in cui si divide la critica della ragion pura. Kant non è sempre coerente con il significato di questo termine, infatti usa questo termine anche per indicare gli stessi elementi a priori. Esempio: io penso lo chiama anche autocoscienza trascendentale. Molte volte lo usa anche come sinonimo di trascendente. Trascendentale è molto vicino al significato di PURO (si intende l'apriori in generale o ciò che non è mescolato con nulla di empirico). LO SPAZIO ED IL TEMPO Lo spazio ed il tempo sono delle intuizioni però pure quindi proprie del soggetto. Le intuizioni empiriche sono diverse dalle intuizioni pure perché le intuizioni empiriche sono date dalle sensazioni più la forma che sarebbero lo spazio e il tempo, mentre le intuizioni pure sono le forme apriori. Lo spazio è la forma del senso esterno mentre il tempo è la rappresentazione apriori che ha fondamento negli strati interni. Mediante la sensibilità riusciamo ad acquisire i dati sensibili (intuizioni empiriche) LO SPAZIO Lo spazio è la forma del senso esterno, quindi tutti gli oggetti che si trovano al di fuori del soggetto. Questi vengono ordinati mettendoli una affianco all'altro. IL TEMPO Il tempo è la forma del senso interno, la rappresentazione a priori ha fondamento negli stati interni e del loro succedersi uno dopo l'altro. Però esso si configura essere anche indirettamente la forma nel senso esterno perché affinché un oggetto lo diventi per noi deve passare dal senso interno, quindi anche ciò che si trova nello spazio poi vengono ordinati nel tempo. IL TEMPO E LO SPAZIO SECONDO EMPIRISMO, NEWTON E RAZIONALISMO Kant si misura con empirismo, con Newton e con il razionalismo: • Secondo l'empirismo spazio e tempo derivano dall'esperienza; • Secondo l'oggettivismo, che era proprio di Newton, spazio e tempo sono delle entità assestanti, dei recipienti vuoti dentro i quali troviamo i singoli oggetti; • Secondo il razionalismo spazio e tempo sono dei concetti, hanno cioè una natura discorsiva. IL TEMPO E LO SPAZIO SECONDO KANT In confronto con la concezione empiristica Kant afferma che spazio e tempo non derivino dall'esperienza ma sono ciò che ci consente di fare esperienza. In confronto con Newton, Kant pensa che spazio e tempo non siano dei contenitori ma sono dei quadri mentali nei quali connettiamo i dati fenomenici. In confronto con il relazionismo, secondo Kant spazio e tempo non sono dei concetti, non derivano quindi dall'astrazione. ESPOSIZIONE TRASCENDENTALE Kant risponde alla domanda "com'è possibile la matematica pura?", come ESPOSIZIONE TRASCENDENTALE Kant risponde alla domanda "com'è possibile la matematica pura?", come ricordiamo le domande a cui risponde Kant sono 4. Per lui la matematica, aritmetica e geometria, sono delle conoscenze sintetiche quindi arricchiscono la nostra conoscenza. Nell'aritmetica abbiamo la successione numerica che arricchiscono la nostra conoscenza soprattutto quando i numeri sono molto grandi o troppo complicati. La geometria si basa sullo spazio come ad esempio le varie proprietà genetiche ce vengono dimostrate mediante l'intuizione pura di spazio. La realtà ha una struttura matematica quindi ubbidisce alle leggi della matematica, però secondo Kant quest'ultime hanno un valore gnoseologico e trascendentale e non oggettivo antologico. Galileo Galilei diceva che la realtà ha una struttura matematica perché Dio ha creato il mondo secondo il linguaggio matematico. Per Kant invece noi non conosciamo la realtà così com'è. Le leggi matematiche valgono quindi per la realtà come appare. Siccome spazio e tempo sono alla base della matematica quando ordiniamo la realtà seguiamo un ordine matematico. Se confrontiamo la realtà che vediamo noi con quella che vedono gli animali notiamo che è diverso per esempio noi non sentiamo degli odori che loro li sentono. La realtà è diversa da come la immaginiamo, quindi noi conosciamo solo il fenomeno cioè solo ciò che appare. Tutti gli uomini hanno la stessa struttura mentale, ciò vuol dire che tutti gli uomini vedono la realtà allo stesso modo. L'INTELLETTO Finché stiamo nell'ambito dell'estetica noi non stiamo ancora conoscendo perché mediante la sensibilità acquisiamo dati sensibili, ma per conoscere abbiamo bisogno della facoltà dell'intelletto. Kant dice che "nessun oggetto ci sarebbe dato e senza l'intelletto nessun oggetto sarebbe pensato". L'intelletto viene studiato da Kant in un'altra sezione della critica della ragion pura che è l'analitica trascendentale. Essa è una delle due parti della logica, infatti quest'ultima si divide in: • Analitica trascendentale; • Dialettica trascendentale. L'analitica trascendentale si occupa dello studio della facoltà dell'intelletto e delle sue forme apriori che sono le 12 categorie. Analitica significa scomporre l'intelletto nei suoi elementi. La logica tradizionale studia le leggi e i meccanismi formali del pensiero a prescindere dai suoi contenuti. Lui chiama analitica anche logica della verità, mentre poi chiamerà dialettica logica della parvenza. (1) Sussumere: ricondurre un soggetto a qualcosa di più generale. LE CATEGORIE Le categorie o concetti puri sono le forme apriori dell'intelletto. Per Kant le categorie sono le supreme funzioni unificatrici dell'intelletto. Esse, infatti, unificano i dati sensibili perché le categorie sono i predicati primi. Per Kant le categorie sono 12, mentre per Aristotele erano 10 (8+2). Per Kant le categorie hanno solo valore gnoseologico-trascendentale, altrimenti viene meno la rivoluzione Copernicana. Le 12 categorie si suddividono in 4 gruppi: 1) quantità: abbiamo l'unità, la pluralità e la totalità; 2) qualità: abbiamo la realtà, l'irrealtà e la limitazione (non essere reale in quel contesto); 3) relazione: abbiamo il rapporto sostanza-accidente (una proprietà appartiene al soggetto) e causa-effetto 4) modalità: un essere può essere possibile o impossibile, esistere o non esistere, essere necessario o contingente. Ciascun gruppo è composto da 3 categorie. Kant ha elaborato questa tavola delle categorie sulla base dei giudizi, ha fatto poi Kant ha elaborato questa tavola delle categorie sulla base dei giudizi, ha fatto poi corrispondere ad ogni giudizio una categoria. Kant ha rimproverato Aristotele per aver proceduto in maniera rapsodica, cioè frammentaria, discontinua. COSA VUOL DIRE CONOSCERE PER KANT Conoscere significa ricondurre i dati sensibili in una delle categorie. Significa, quindi, sintetizzare, semplificare. La conoscenza, per Kant, avviene con i dati sensibili che vengono sussunti (1) nelle categorie. Per conoscere abbiamo bisogno delle categorie e dei dati sensibili. E questi due insieme formano i concetti empirici. COME AVVIENE LA CONOSCENZA? Per capirlo partiamo da un esempio: facciamo finta di vivere in una città dove ci sono 12 vie, le lettere che arrivano in questo comune sono indirizzate ad una delle 12 vie e non possono arrivare lettere che non appartengono a una di queste 12 vie. Quindi tutti i dati sensibili vengono riportati nella casella giusta. Però, chi è che mette le lettere al posto giusto? Il postino. IL POSTINO Per Kant il postino è chiamato 'io penso 'o 'autocoscienza' o anche 'appercezione trascendentale'. DEDUZIONE TRASCENDENTALE Kant, inoltre, deve dimostrare la validità conoscitiva delle categorie cioè ha bisogno di dimostrare che le categorie pur essendo forme apriori del soggetto siano valide per conoscere la realtà che è qualcosa di esterno. Questo problema non c'era per l'estetica trascendentale per i dati sensibili o erano ordinati nello spazio e nel tempo oppure non erano dei dati per noi. Noi usiamo le categorie per conoscere la realtà, ma siamo legittimati a farlo? No. Per esempio se stiamo guidando una macchina non vuol dire che siamo legittimati a farlo per il semplice fatto che la macchina potrebbe essere rubata o che non abbiamo la patente, dobbiamo quindi dimostrare di poterlo fare. Questo problema lo chiama deduzione trascendentale. Praticamente la deduzione non è quella che si intende in ambito logico-matematico, ma per Kant significa dimostrare la legittimità di diritto di una pretesa di fatto. DIMOSTRAZIONE La conoscenza è unificazione, ma questa non avviene da sé stessa, c'è qualcuno che deve unificare i vari dati. Quello che unifica sarebbe il centro mentale unificatore questo lo chiama 'io penso' (sarebbe il postino che avevamo visto prima) però non è da confondere con la psiche di una persona inquanto stiamo parlando di una struttura mentale. Kant lo chiama anche 'autocoscienza' oppure 'appercezione trascendentale'. -autocoscienza: coscienza di sé -appercezione trascendentale: è un termine che mutua da Leibnitz. Per quest'ultimo l'appercezione sarebbe la percezione di percepire, percezione cosciente. FUNZIONI DELL'IO PENSO Senza l'io penso le singole rappresentazioni sarebbero impossibili o nulle. Noi non potremmo percepire le rappresentazioni come nostre. Quindi l'io penso ci consente di percepire le rappresentazioni come nostre. L'io penso svolge anche la funzione di applicare le categorie ai dati sensibili. Tutti i nostri pensieri presuppongono l'io penso. L'io penso, però, per poter pensare ha bisogno della categorie di conseguenza tutti gli oggetti pensati presuppongono le categorie quindi le categorie sono valide per conoscere la realtà. In questo modo Kant ha dimostrato che le categorie sono valide per conoscere e quindi ha risolto il problema della deduzione trascendentale. In quanto ha dimostrato che senza le categorie non potremmo pensare nulla. Io penso per svolgere la funzione ha bisogno della materia, dei dati sensibili che derivano dall'esterno. (pag.490) APPLICARE LE CATEGORIE AI DATI SENSIBILI: GLI SCHEMI TRASCENDENTALI Le categorie hanno un valore universale e necessario ed è quindi valida la conoscenza che noi abbiamo tramite esse. Tutti abbiamo infatti lo stesso intelletto e le stesse strutture a priori, per cui percepiamo la stessa cosa, ovvero il fenomeno, e le stesse strutture a priori, per cui percepiamo la stessa cosa, ovvero il fenomeno, ciò che ci appare. Kant si preoccupa di dimostrare concretamente come avviene la conoscenza e l'applicazione delle categorie ai dati sensibili: la sensibilità e l'intelletto sono infatti due facoltà eterogenee fra di loro ed è quindi necessario capire come si possa applicare l'uno all'altra. Per far ciò egli elabora la dottrina dello schematismo, ovvero introduce i cosiddetti schemi trascendentali. Secondo Kant è necessario un medium, un intermediario che unisca le categorie e i dati sensibili, che viene individuato dal tempo (la forma di tutti gli stati interni e del loro disporsi uno dopo l'altro). Essendo però gli oggetti esterni soggetti a quelli interni, il tempo finisce per configurarsi sia come la forma dei dati esterni, che di quelli interni. Senza il tempo, che è comune a tutti i dati sensibili, questi ultimi non sarebbero che semplici rappresentazioni. Se l'intelletto agisce sui dati sensibili mediante il tempo, noi riusciamo ad agire sul tempo solo tramite una facoltà, l'immaginazione produttiva. Essa è un'attività spontanea capace di determinare a priori le intuizioni sensibili, in conformità alle categorie, che quindi rende i dati sensibili categorizzati. Questa immaginazione produttiva produce poi gli schemi trascendentali. Essi non sono che le categorie calate nel tempo, temporalizzate, ovvero delle rappresentazioni mediante le quali l'intelletto concettualizza le categorie. Gli schemi trascendentali sono un terzo termine tra le intuizioni sensibili e le categorie (ovvero i concetti puri). Ad esempio per quanto riguarda la categoria della relazione, lo schema trascendentale della sostanza è il permanere nel tempo; oppure la categoria della causalità viene temporizzata e diventa la successione nel tempo; o ancora la categoria dell'azione reciproca è la simultaneità nel tempo. Prendendo per esempio un cane, lo schema del cane non è che una rappresentazione generale di tutti i possibili cani, non di un singolo. I PRINCIPI DELL'INTELLETTO PURO Nei principi dell'intelletto puro Kant evidenzia la portata enorme della sua rivoluzione copernicana, riuscendo a superare lo scetticismo di Hume, dimostrando inoltre che la fisica è possibile come scienza. Secondo lui infatti la fisica si fonda su principi fisici, detti principi puri, formulati sulla base delle categorie (forme a priori dell'intelletto) e che prescindono dall'esperienza. Avendo tutti la stessa mente, i principi puri sono validi universalmente e necessariamente, rendendo così la fisica, che si basa su di essi, possibile come scienza. Le categorie si dividono in 4 gruppi sulla base dei principi, che si distinguono a loro volta in generali e particolari. I principi generali delle 4 categorie sono per: 1. QUANTITA': principio generale secondo cui tutti i fenomeni hanno un'estensione (se non l'avessero non esisterebbero); 2. QUALITA': principio generale secondo cui tutti i fenomeni hanno un grado/un'intensità. 3. RELAZIONE: principio generale secondo cui tutti i fenomeni avvengono simultaneamente oppure successivamente (in successione). 4. MODALITA': principio generale per cui tutti i fenomeni avvengono o perché possibili o perché necessari. I principi particolari riguardando invece la categoria della relazione e quella della modalità: 1. RELAZIONE: 2 principi particolari. Sulla base del rapporto sostanza- accidente, si ha il principio fisico per cui in tutti i cambiamenti fisici la sostanza permane (la materia non aumenta né diminuisce). Sulla base invece del rapporto causa-effetto, si ha il principio secondo il quale tutti i fenomeni (mutamenti) avvengono per una causa. Per questo, se due fenomeni si trovano nello stesso spazio o tempo, esercitano azione reciproca l'uno sull'altro. 2. MODALITA': 3 principi particolari. Il primo dice che ciò che è in accordo formale con l'esperienza è possibile; il secondo per cui ciò che è in accordo materiale con l'esperienza è reale e il terzo secondo cui ciò che è in accordo con formale con l'esperienza è possibile; il secondo per cui ciò che è in accordo materiale con l'esperienza è reale; e il terzo secondo cui ciò che è in accordo con l'esperienza universale è necessario (non può non esistere). L'IO LEGISLATORE DELLA NATURA E LA FILOSOFIA DEL LIMITE I principi puri sono principi fisici perciò riguardano la natura o la realtà. Siccome questi principi non derivano dall'esperienza, bensì dalle categorie, si può dire che l'io che impone le sue leggi alla natura: si parla perciò di io legislatore della natura. Avendo tutti la stessa struttura mentale, è evidente che questi principi puri valgono in maniera universale e necessaria per tutti. Il fatto che le categorie e i principi siano validi per tutti non implica che la realtà sia come ci appare: le categorie hanno solo un valore gnoseologico e trascendentale, che ci permette di conoscere solo i principi e le leggi che noi imponiamo alla natura. Se è vero che le categorie possono essere applicate alla realtà come ci appare, al fenomeno, è anche vero che non possono valere anche per qualcosa che non possiamo percepire e conoscere, ovvero il noumeno, la realtà oltre il fenomeno. Usare le categorie in qualcosa che non siano i dati sensibili ordinati in spazio e tempo, è un uso improprio delle categorie. Non possiamo conoscere oltre il fenomeno, è un nostro limite. La particolarità della filosofia di Kant sta proprio nel fatto che si fonda sul limite: la conoscenza umana vale solo per il fenomeno, il noumeno è qualcosa che noi non possiamo conoscere. Il noumeno è il limite della conoscenza umana e in senso negativo rappresenta un promemoria critico delle nostre limitate capacità conoscitive. Il noumeno ha un senso negativo, ma anche uno positivo: in maniera positiva è visto come l'oggetto di un'intuizione non sensibile, che non è propria dell'uomo ma di Dio (che può vedere tutto contemporaneamente al contrario di noi uomini). Nell'ambito dell'uomo ha però solo valore negativo. LA REALTA' VALIDA SOLO SE LIMITATA AL FENOMENO: L'ISOLA E LA COLOMBA Per Kant la conoscenza è valida perciò solo se limitata all'esperienza e al fenomeno (la realtà che possiamo percepire). Egli paragona il fenomeno ad un'isola, circondata da un vasto e tempestoso oceano (che rappresenta la metafisica). Dall'isola deserta l'uomo cercherà sempre di volgersi al mare, che non gli consentirà però di giungere ad alcun posto. L'isola è circoscritta, e finché l'uomo si trova su di essa è al sicuro: l'isola è il fenomeno, e finché ci si limita ad esso la conoscenza rimarrà valida. Nel momento in cui decidiamo di abbandonare il fenomeno e prendere il mare (imboccando la strada metafisica) finiremo illusi da banchi di nebbia e ghiacciai, che ci daranno la speranza di poter giungere a qualcosa, ma che non ci faranno approdare mai da nessuna parte, in nessun punto fermo. Kant dice che volendo abbandonare l'isola ci comportiamo come la colomba, che sentendo l'opposizione dell'aria al suo volo, vorrebbe sfuggirle, ma non si rende conto che senza aria non volerebbe. Senza il fenomeno, ovvero l'aria, faremmo come Platone, che ha creato un mondo metafisico dell'aldilà, senza riuscire a risolvere i suoi problemi. LA DIALETTICA TRASCENDENTALE Si può definire come la logica della parvenza che si trova a metà tra apparenza e illusione. Il significato di dialettica per Kant era l'arte sofistica di dare alle proprie volute illusioni l'aspetto della verità contradicendo il metodo del pensare fondato, possiamo dire che la sua concezione di dialettica è negativa. La dialettica sarebbe lo smascheramento dei ragionamenti destinati al fallimento della metafisica, in questa dialettica Kant si occupa della metafisica cercando di rispondere alle domande della critica "della ragion pura ". Ci sono 4 domande fondamentali che sono alla base della critica " della ragion pura" a cui lui risponde nelle varie sezioni, ad esempio: -nell' estetica trascendentale risponde alla domanda "come è possibile la matematica pura" - nell'analitica risponde alla domanda " come è possibile la fisica " Rimangono 2 domande a cui Kant risponde nella dialettica trascendentale cioè: - "come è possibile la metafisica come disposizione naturale" -" come è possibile la metafisica come scienza" In Kant risponde nella dialettica trascendentale cioè: - "come è possibile la metafisica come disposizione naturale" -" come è possibile la metafisica come scienza" In pratica la dialettica si occupa della metafisica, quest'ultima sappiamo che non è possibile come scienza e viene paragonata all'oceano vasto e tempestoso che ci fa apparire in ogni istante ghiacci o banchi di nebbia che danno l'impressione di poter giungere a qualche parte ma che in realtà si dissolvono. Nonostante ciò l'uomo è irrimediabilmente attratto dalla metafisica, non riesce a non porsi le domande riguardanti la metafisica. La metafisica risponde al nostro desiderio dell'incondizionato, dell'infinito, l'uomo non riesce ad accontentarsi del finito e ha bisogno di comprendere la realtà in maniera totale. Kant. DI COSA SI OCCUPA Secondo Kant la dialettica si occupa dello studio della ragione e delle sue forme priori che sono 3: -idea di anima, rappresenta la totalità assoluta di tutti i fenomeni interni -idea di mondo, rappresenta l'insieme di tutti i fenomeni esterni -idea di Dio, rappresenta la totalità di tutte le totalità cioè sia fenomeni interni che esterni in questo caso la ragione è intesa come senso stretto, cioè l'intelletto vuole andare oltre l'esperienza e spiegare la realtà nella sua totalità quando in realtà non potremmo mai avere la percezione di tutto il mondo. Queste 3 idee vengono studiate da 3 pseudo-scienze cioè: -psicologia razionale che studia l'idea di anima - cosmologia razionale che studia l'idea di mondo -teologia razionale che studia Dio Queste idee in pratica sono i concetti puri della ragione, cioè l'intelletto che vuole spiegare la realtà in termini globali e derivano da tre sillogismi. La definizione tecnica è che le idee sono un concetto necessario della ragione al quale non è dato trovare un oggetto adeguato nei sensi. Per esempio, non abbiamo mai avuto la percezione di tutti i nostri fenomeni interni contemporaneamente, abbiamo la percezione di un fenomeno alla volta, cioè una volta siamo tristi, una volta siamo felici cioè abbiamo uno stato diverso. Le idee possiamo definirle anche esigenze strutturali e non si può non averle. Esse sono paragonate a delle illusioni che anche se vengono svelate continuiamo a cadere vittima di queste illusioni perché sono strutturate. Per esempio quando ci troviamo sulla spiaggia e non possiamo fare a meno di credere che il mare sia più alto dell'orizzonte, è un'illusione strutturale che anche se viene scoperta continuiamo a caderci. LA CRITICA ALL'IDEA DI ANIMA L'idea di anima si fonda su un paralogismo, cioè su un ragionamento errato. Il sillogismo come abbiamo detto è fatto da 3 proposizione e 3 termini (maggiore, minore, medio). Nel paralogismo Kant dice che il termine medio ha 2 significati diversi e i termini diventano quindi 4. Questo ragionamento errato si fonda sulla pretesa di voler applicare all' "io penso" la categoria della sostanza, trasformando l' "io penso" in un “io" che diventa spirituale, personale, immortale. Questo però non è possibile perché non si può applicare a qualcosa di cui non abbiamo percezione. L' "io penso" è il centro mentale ed è il soggetto delle categorie, quindi non può essere l'oggetto delle categorie. L'errore su cui si fonda è quindi il pretendere di applicare all' "io penso" la categoria della sostanza rendendolo come una realtà permanente. LA CRITICA ALL'IDEA DI MONDO Rappresenta la totalità dei fenomeni esterni, quando noi pretendiamo di spiegare la realtà nella sua totalità noi cadiamo in contraddizioni, in antinomie, cioè conflitti di leggi in cui c'è una tesi che conferma ed una antitesi che nega, noi non siamo in condizioni di scegliere quale sia vera e quale sia falsa. Ci sono 4 antinomie, le prime 2 sono matematica e le altre 2 sono dinamiche. - la prima antinomia si fonda sulle categorie della quantità, la tesi dice che il mondo ha un inizio ed è limitato nel tempo e nello spazio, cioè il mondo è finito. L'antitesi dice il contrario, cioè il mondo non ha limiti ed è infinito. -la seconda antinomia si fonda sulle categorie della qualità, tutto ciò che esiste è semplice. L'antitesi dice che non esiste nulla di semplice ma tutto è composto -la terza antinomia si fonda sulle categorie della relazione, la tesi dice che non tutto ciò che avviene nel mondo avviene per una legge della natura e non si obbedisce al rapporto causa effetto ed è più libero. L'antitesi dice che non c'è nessuna libertà nel mondo e avviene tutto secondo le leggi della natura secondo le leggi della natura. -la quarta antinomia si fonda sulle categorie della modalità, la tesi dice non tutto ciò che esiste è contingente ma esiste anche un essere necessario. L'antitesi dice che non esiste nulla di necessario ma tutto è contingente. Noi cadiamo in queste antinomie e nonostante ciò continuiamo a pensare che il mondo sia l'insieme di tutti questi fenomeni e che esiste l'idea di mondo ed è una illusione strutturale. CRITICA DELLE PROVE SULL'ESISTENZA DI DIO La tradizione filosofica che ha preceduto Kant ha voluto dimostrare l'esistenza di Dio. Dio era visto come un supremo modello di perfezione che è fondamento di tutte le cose, è la totalità di tutti i fenomeni interni e esterni. I filosofi dimostrano la sua esistenza elaborando delle prove raggruppate in 3 tipi differenti, e che vengono criticate da Kant. PRIMA PROVA: prova ontologica che risale a sant'Anselmo. La maggioranza dei filosofi respinse questa prova, anche contemporanei di sant'Anselmo. E' una prova apriori, ossia parte dallo stesso concetto di Dio per poi affermarne l'esistenza. Questa prova era stata rielaborata e fatta propria da Cartesio che quindi accettò questa prova. Cartesio non fu l'unico filosofo moderno ad accettarla, come lui anche Leibniz e Spinoza per esempio, mentre dopo Kant ci sarà Hegel ad accettarla. La prova sostiene che: Dio essendo ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore, non può non esistere, perché se Dio esistesse solo nell'intelletto e non anche nella realtà, si potrebbe pensare a qualcosa che oltre ad esistere nell'intelletto esisterebbe anche nella realtà, dunque Dio sarebbe contemporaneamente ciò di cui non si può pensare qualcosa di maggiore e ciò di cui si può pensare qualcosa di maggiore, ciò non è dunque possibile perché si cadrebbe in contraddizione. Questa prova era stata già criticata in precedenza. San Tommaso afferma che l'esistenza non è un predicato, non aggiunge o toglie niente al concetto di qualcosa, ma semplicemente determina se una cosa esiste e l'altra no. Per esempio: se c'è un quadro d'oro nel Partenone di Atene è chiaro che avrà 4 lati ma il problema è sapere della sua esistenza, ossia se sta o no all'interno del Partenone. Io posso descrivere perfettamente una banconota di 50 euro che ammetto si trovi sulla sua scrivania ma il mio amico deve controllare se si trovano davvero sulla scrivania, bisogna quindi avere esperienza perché il concetto di una cosa tutti la possono avere. Questa prova o è impossibile, se si pretende di derivare da un'idea la realtà, o è contraddittoria perché si sottintende ciò che invece si dovrebbe dimostrare, cioè l'esistenza di dio. SECONDA PROVA: la prova cosmologica, non è apriori quindi non prescinde dall'esperienza ma è aposteriori. La prova sostiene che se qualcosa esiste deve esistere anche un essere necessario e perfetto da cui tutto deriva. Se tutto è contingente, casuale, potrebbe anche non esserci nulla e dal nulla non può derivare nulla. Dato che nessuno è la causa di se stesso, e la causa deve avvenire prima dell'effetto, andando a ritroso deve per forza esserci una causa prima. Kant critica questa prova per due motivi: Questa prova si basa sul principio di causa-effetto, ossia una categoria che utilizziamo per spiegare i fenomeni che quindi riguardano l'esperienza, c'è quindi un uso illegittimo del causalismo applicato a qualcosa trans fenomenico, (oltre il fenomeno). La seconda critica ricade sulla prova ontologica, si presuppone che la causa prima debba essere necessaria e perfetta senza però dimostrarla. TERZA PROVA: è la fisico-teleologica, (teologica significa ricerca dei fini). Prova che Kant ritiene essere la più antica e che nemmeno gli illuministi hanno osato contraddire. Se la natura dimostra di avere un ordine una bellezza, tale ordine non può derivare dalla natura stessa. La natura è ordinata in maniera finalistica è ciò significa che la materia non può derivare dalla stessa materia. Esempio se c'è una freccia che colpisce il bersaglio significa che c'è l'arciere che l'ha tirata. Prima critica: Kant dice che l'ordine della natura potrebbe dimostrare l'esistenza di un shitett realta, si potrebbe pensare a qualcosa che oltre ad esistere nell'intellettő esis anche nella realtà, dunque Dio sarebbe contemporaneamente ciò di cui non si può pensare qualcosa di maggiore e ciò di cui si può pensare qualcosa di maggiore, ciò non è dunque possibile perché si cadrebbe in contraddizione. Questa prova era stata già criticata in precedenza. San Tommaso afferma che l'esistenza non è un predicato, non aggiunge o toglie niente al concetto di qualcosa, ma semplicemente determina se una cosa esiste e l'altra no. Per esempio: se c'è un quadro d'oro nel Partenone di Atene è chiaro che avrà 4 lati ma il problema è sapere della sua esistenza, ossia se sta o no all'interno del Partenone. Io posso descrivere perfettamente una banconota di 50 euro che ammetto si trovi sulla sua scrivania ma il mio amico deve controllare se si trovano davvero sulla scrivania, bisogna quindi avere esperienza perché il concetto di una cosa tutti la possono avere. Questa prova o è impossibile, se si pretende di derivare da un'idea la realtà, o è contraddittoria perché si sottintende ciò che invece si dovrebbe dimostrare, cioè l'esistenza di dio. SECONDA PROVA: la prova cosmologica, non è apriori quindi non prescinde dall'esperienza ma è aposteriori. La prova sostiene che se qualcosa esiste deve esistere anche un essere necessario e perfetto da cui tutto deriva. Se tutto è contingente, casuale, potrebbe anche non esserci nulla e dal nulla non può derivare nulla. Dato che nessuno è la causa di se stesso, e la causa deve avvenire prima dell'effetto, andando a ritroso deve per forza esserci una causa prima. Kant critica questa prova per due motivi: Questa prova si basa sul principio di causa-effetto, ossia una categoria che utilizziamo per spiegare i fenomeni che quindi riguardano l'esperienza, c'è quindi un uso illegittimo del causalismo applicato a qualcosa trans fenomenico, (oltre il fenomeno). La seconda critica ricade sulla prova ontologica, si presuppone che la causa prima debba essere necessaria e perfetta senza però dimostrarla. TERZA PROVA: è la fisico-teleologica, (teologica significa ricerca dei fini). Prova che Kant ritiene essere la più antica e che nemmeno gli illuministi hanno osato contraddire. Se la natura dimostra di avere un ordine una bellezza, tale ordine non può derivare dalla natura stessa. La natura è ordinata in maniera finalistica è ciò significa che la materia non può derivare dalla stessa materia. Esempio se c'è una freccia che colpisce il bersaglio significa che c'è l'arciere che l'ha tirata. Prima critica: Kant dice che l'ordine della natura potrebbe dimostrare l'esistenza di un architetto ma non di un creatore, dato che ha messo ordine a qualcosa che già esisteva, o ancora cosa ci impedisce pensare che la natura possa essersi ordinata da sola? Potrebbe infatti esserci un ordine che scaturisce dalla natura stessa. La seconda critica: il mondo è pieno di bellezze ma non è perfetto, infatti ha anche i suoi difetti e quindi è finito, e da qualcosa di finito non si può desumere l'esistenza di qualcosa di infinito, (se l'effetto è imperfetto, perché la causa deve essere perfetta?). Infine ricade nella prova cosmologica che a sua volta ricade in quella ontologica, per cui si presuppone che ci sia una causa creatrice da cui tutto deriva. Dunque Kant ha dimostrato che le prove sull'esistenza di Dio non sono valide. L'idea di dio l'uomo non può dire se Dio esiste o non esiste dal punto di vista conoscitivo, siamo in una posizione di agnosticismo conoscitivo. Le tre idee per Kant non hanno valore costitutivo di conoscenza, ma non sono del tutto inutili. Dal punto di vista strettamente conoscitivo hanno un valore regolativo e non costitutivo, cioè hanno un valore euristico, di ricerca, perché aiutano la ricerca, danno un'unità sistematica ai fenomeni, ossia ordina le idee. In conclusione secondo Kant la metafisica non è possibile come scienza. Kant respinge la metafisica tradizionale, la sua metafisica è critica o scientifica perché si occupa dello studio dei principi apriori della conoscenza o dell'agire.

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Kant è uno dei filosofi più importanti, tanto da influenzare i filosofi successivi, che
non possono essere capiti se non si con
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Didascalia alternativa:

figura di Frank Albert Schultz uno dei più prestigiosi esponenti del pietismo della prima metà 1700. Resterà al collegio federiciano dal 1732 fino al 1740, anni della sua formazione, e uscito da questo collegio che era una delle scuole più severe ma anche prestigiose si iscrive all'università di konigsberg. Questa città oggi è nota come Kaliningrad e fa parte della Russia, (fu fondata dai cavalieri teutonici). Kant studia teologia, filosofia, scienze naturali, matematica, letteratura latina, e terminerà gli studi nel 1747. Perde la madre nel 1737 a 13 anni, e il padre nel 1746, dunque ha difficoltà economiche ed è costretto a fare il precettore nelle case private dei nobili dal 1747 al 1754, fino a quando non riesce a vincere un premio con l'opera "nuova delucidazione dei principi primi della metafisica" con la quale riesce ad avere la libera docenza all'università. Nel 1755 pubblica altre opere importanti che riguardano le scienze naturali. L'opera più importante è "storia naturale universale e teoria dei cieli" in cui prospetta la creazione dell'universo in maniera meccanicistica da una nebulosa, questa teoria sarà poi espressa da un altro scienziato, Laplace e per questo oggi è conosciuta come teoria Kant-Laplace. Inoltre pubblica nello stesso anno l'opera sul fuoco. Lui sarà solo libero docente a Konigsberg, dunque è pagato in base al numero di alunni che ha e il numero dei corsi che tiene, perciò non ha ancora raggiunto una tranquillità economica. Si presenta a un concorso che non vince, il vincitore di tale concorso è una persona che non avrà alcuna importanza nella storia della filosofia. Questo accade perché fa parte del suo carattere non cercare appoggi e aiuti da nessuno, sarà sempre lontano da qualsiasi forma di piaggeria. Diventa per questo professore orinario di logica e metafisica a 46 anni molto tardi con l'opera "dissertazione sulle forme e i principi del mondo sensibile e intellegibile". Non si sposta dalla sua città neanche quando gli viene offerto un posto in un'altra università dove avrebbe guadagnato di più, in cambio, diviene rettore dell'università di Konigsberg. Muore il 12 febbraio 1804 a quasi 80 anni, negli ultimi anni ha una demenza senile, le ultime parole sono state va bene, quindi accetta la morte. Nella sua tomba c'è un'iscrizione, il cielo stellato sopra di me è la legge morale dentro di me ed è la sintesi della sua filosofia, citazione tratta dalla conclusione della critica della ragion pratica. GIORNATA TIPO DI KANT La vita di Kant è priva di eventi esterni perché ha dedicato la sua vita ad accrescere GIORNATA TIPO DI KANT La vita di Kant è priva di eventi esterni perché ha dedicato la sua vita ad accrescere la conoscenza. La sua vita è caratterizzata da una consuetudine che non cambia mai. Ogni mattina si faceva svegliare alle 4.45, si alzava alle 5, faceva colazione e iniziava le sue attività, alle 13 si fermava per bere un bicchiere di vino per prepararsi al pranzo che durava dalle 13 alle 15 e aveva sempre ospiti commensali e il I pranzo si apriva con "signori avanti", oltre che consumare il pranzo si discuteva degli argomenti più vari. Si dice che un giorno non aveva ospiti a pranzo e decise di invitare il primo uomo che incontrò per strada. Ogni giorno alle 15.30 faceva una passeggiata da solo, percorreva lo stesso viale che oggi si chiama viale del filosofo, era cosi puntuale che quando i cittadini lo vedevano passare regolavano l'orologio, il pomeriggio andava a trovare un amico inglese che dormiva e si metteva a dormire fino alle 16 con lui, poi un terzo amico li raggiungeva per dormire con loro fino a quando arrivava un quarto amico cheli svegliava. Ogni sera andava a letto alle 22 e prima di dormire cercava di scacciare tutti i pensieri molesti. Condusse quindi una vita un po' particolare, pur avendo avuto un momento di vita mondana non si sposò mai. Era curato e ben vestito un po' basso e curvo. OPERE Le sue opere sono divise in periodo precritico e periodo critico. PERIODO PRE CRITICO: Fino al 1760 prevale interesse scienze naturali: storia naturale universale e teoria del cielo. Dal 17690 comincia a prevalere l'interesse filosofico avvicinandosi all'empirismo inglese fondandosi sulla filosofia di Leibnitz, conosce molto bene quindi razionalismo e empirismo, correnti fondamentali della filosofia moderna. Nel 1763 scrive "unico argomento possibile per una dimostrazione dell'esistenza di dio". Nel 1764 scrive "osservazione sul sentimento del bello e del sublime". E del 66 ricordiamo "sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica". Durante questi anni si fa sempre più forte il suo approccio antimetafisico, in questa opera la metafisica è paragonata ai sogni di un visionario Swedenborg che diceva di essere a contatto con gli spiriti. Nel 1769 legge Hume e lo sveglia dal sonno dogmatico dandogli l'arma della grande luce, grazie alla quale cambia completamente la sua impostazione filosofica. Nel 1770 sulla base della nuova luce scrive la dissertazione sulla forma e i principi del mondo sensibile e intellegibile (vista prima). Questa opera è importante perché segna il passaggio da periodo precritico a critico. Le opere più importanti di Kant sono: -critica della ragion pura, riguardante il problema gnoseologico, risponde alla domanda: COSA POSSO SAPERE? Nel 1781, dopo ben 11 anni di pensieri, scrive in 5 mesi e pubblica "la critica della ragion pura", l'opera che esprime la sua nuova impostazione filosofica ed è considerata un capolavoro della filosofia. Segue una seconda edizione nel 1787 dove ci sono delle precisazioni. L'opera risulta difficile da leggere in quanto curò il contenuto ma non la forma. -critica della ragion pratica, 1788, riguardante la morale, risponde alla domanda: COSA DEVO FARE? -critica del giudizio, 1790, risponde alla domanda: COSA POSSO SPERARE? Nel 1783 pubblica una versione più semplificata e divulgativa della critica della ragion pura chiamata: "prolegomeni ad ogni metafisica futura che voglia presentarsi come scienza" (prolegomeni significa parlare prima, introduzione). Nel 1784 scrive "risposta alla domanda cos'è l'illuminismo". Nel 1785 scrive "fondazione della metafisica e dei costumi" si occupa di morale. Nel 1793 "religione entro i limiti della sua ragione", parla di guai politici ma il Nel 1785 scrive "fondazione della metafisica e dei costumi" si occupa di morale. Nel 1793 "religione entro i limiti della sua ragione", parla di guai politici ma il Sovrano Federico Guglielmo 2 impone a Kant di tacere sugli argomenti di religione e lui obbedisce. Nel 1795 "pace perpetua", opera politica. Nel 1797 "metafisica dei costumi" Con il criticismo Kant cerca di stabilire i limiti e le possibilità della facoltà umane, intese in ambito conoscitivo, di morale e di esperienza estetica. Criticismo significa soppesare, valutare. La filosofia di Kant si chiama criticismo e viene fuori da una sintesi fra empirismo e razionalismo. Va oltre empirismo e illuminismo. Kant si propone di portare al tribunale della ragione la ragione stessa, e stabilire quali sono i termini entro i quali la ragione umana agisce validamente. Così la ragione si configura contemporaneamente come giudice e giudicato. Pur andando oltre l'illuminismo, è pur sempre un'illuminista, perché la ragione giudica sé stessa. LA PRIMA OPERA DI KANT-CRITICA DELLA RAGION PURA LA SCIENZA E LA METAFISICA La prima opera di Kant si occupa del problema gnoseologico (conoscenza) e risponde alla seconda domanda (che cosa posso sapere?). Ai tempi di Kant la conoscenza di suddivideva in: - SCIENZA. Grazie al contributo di Newton, Galilei, la scienza veniva considerata come un sapere fondato e valido in continuo progresso. Quindi il problema che si pone Kant è quello di capire COME FOSSE POSSIBILE LA SCIENZA COME SCIENZA. - METAFISICA. Questa si occupa dei problemi dell'uomo, quelli che vanno oltre l'esperienza. La metafisica nella storia ha visto un susseguirsi di pensieri opposti di filosofi. A differenza della scienza, questa conoscenza proseguiva a tentoni. Quindi NON BASTAVA capire COME FOSSE POSSIBILE COME SCIENZA ma anche SE FOSSE POSSIBILE COME SCIENZA. In Kant c'è una sintesi tra RAZIONALISMO ed EMPIROSMO. Grazie alla lettura delle opere di Hume, ebbe l'illuminazione nel 1769 che lo portarono ad indirizzarsi verso il CRITICISMO. Kant aveva un debito nei confronti di Hume, il quale aveva risvegliato Kant dal sonno dogmatico. Hume aveva detto che la conoscenza si fondava sul principio di causalità (riguarda l'esperienza), aveva avuto uno sbocco scettico, probabilistico e questo riguardava sia la scienza che la metafisica. Kant accetta da Hume solo lo scetticismo metafisico mentre non condivide lo scetticismo della scienza poiché lo considerava come un sapere fondato e valido. Si trattava solo di capire come fosse possibile come scienza. LE DOMANDE DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA Alla luce di questo scrive la CRITICA DELLA RAGION PURA. Questa opera risponde a sua volta a 4 domande: 1.Com'è POSSIBILE LA MATEMATICA (PURA) COME SCIENZA? 2.Com'è POSSIBILE LA FISICA (PURA) COME SCIENZA? 3. Com'è POSSBILE LA METAFISICA COME DISPOSIZIONE NATURALE? 4.COM'è POSSIBILE LA METAFISICA COME SCIENZA? LA STRUTTURA DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA Kant usa il termine RAGIONE sia nel titolo della sua opera, sia nella sua dottrina. Per quanto riguarda il termine RAGIONE nel titolo, s'intendono le facoltà conoscitive dell'uomo. Mentre per quanto riguarda la RAGIONE come concetto della sua dottrina, s'intende la ragione in senso stretto, l'intelletto che va oltre l'esperienza. La critica della ragion pura ai suddivide in dottrina trascendentale degli elementi cioè l'isolamento e la scomposizione degli elementi della conoscenza e dottrina trascendentale del metodo cioè l'uso possibile degli elementi della conoscenza. trascendentale del metodo cioè l'uso possibile degli elementi della conoscenza. La dottrina degli elementi a sua volta si suddivide in: - ESTETICA TRASCENDENTALE -> si occupa dello studio della sensibilità e delle sue forme a priori (spazio e tempo). L'estetica risponde alla domanda "Com'è possibile la matematica pura?". Il termine estetica non ha lo stesso significato che noi attribuiamo oggi, ma per Kant riguardava la sensibilità. - LOGICA TRASCENDENTALE -> si suddivide a sua volta in due parti: • Analitica trascendentale, la quale studia la facoltà dell'intelletto e delle sue forme a priori (cioè le 12 categorie), risponde alla domanda "Com'è possibile la fisica pura?". L'analitica è definita la logica della verità. • Dialettica trascendentale, la quale studia la ragione e le sue forme a priori (cioè le tre idee di anima, mondo e Dio). La dialettica studia la ragione, una facoltà dell'uomo che cercando di dare una spiegazione onnicomprensiva globale della realtà, non riesce a farlo, quindi ha un accezione negativa della dialettica. Risponde alle domande "Com'è possibile la metafisica come scienza?" e "com'è possibile la metafisica come disposizione naturale?". I GIUDIZI DI KANT E LA RISPOSTA ALLA DOMANDA "COM'è POSSIBILE LA SCIENZA PURA?" Per Kant la scienza e la metafisica sono dei saperi fondati, l'unica domanda che si pone è come siano possibili come scienza entrambe. Secondo lui la conoscenza scientifica si basa sui GIUDIZI SINTETICI A PRIORI. Per capire bene cosa sono, li confrontiamo con altri giudizi cioè I GIUDIZI ANALITICI A PRIORI e GIUDIZI SINTETICI A POSTERIORI. Il termine "giudizio" per Kant consiste nella connessione di due concetti di cui uno funge da soggetto e l'altro da predicato. Il predicato dice qualcosa riguardo al soggetto. I giudizi possono essere: - Analitici, quando il predicato esplicita ciò che è implicito nel soggetto. - Sintetici, quando il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto. I giudizi possono essere: - A posteriori, significa "a partire da ciò che viene dopo" quindi ciò che si basa sull'esperienza. - A priori, significa "a partire da ciò che viene prima" quindi propria del soggetto. A priori è qualcosa di universale (significa ovunque) e necessaria (significa sempre). CLASSIFICAZIONE DEI GIUDIZI - GIUDIZI ANALITICI A PRIORI -> Sono tipici del razionalismo e si fondano sul principio d'identità e non contraddizione, sono come le verità di ragione di Leibnitz, sono validi in maniera universale e necessaria. Il loro limite è che sono analitici perché il predicato esprime qualcosa che già c'è nel soggetto. Non arricchiscono la nostra conoscenza. Es. I CORPI SONO ESTESI (come le tautologie, il triangolo ha tre lati). - GIUDIZI SINTETICI A POSTERIORI -> Arricchiscono la conoscenza poiché il predicato aggiunge qualcosa che non è espresso nel soggetto, però si basano sull'esperienza. Sono tipici dell'empirismo. ES. I CORPI SONO PESANTI (per saperlo abbiamo bisogno dell'esperienza) - GIUDIZI SINTETICI A PRIORI -> sono i giudizi su cui si fonda la scienza. Sono universali e necessari, valgono sempre e ovunque, arricchiscono la nostra conoscenza perché il predicato aggiunge informazioni che non ci sono nel soggetto. Es. 2+1=3 LA RIVOLUZIONE COPERNICANA DI KANT LA RIVOLUZIONE COPERNICANA DI KANT Gli empiristi criticano l'uomo e l'esperienza. Loro pensavano <<l'uomo nel momento in cui fonde le sue conoscenze sull'esperienza, queste ultime non possono pretendere di valere sempre e ovunque. L'esperienza non può garantire che ciò che è stato valido in passato, possa ripresentarsi in maniera necessaria e certa anche in futuro.>> Kant, per risolvere questo problema, effettua una rivoluzione copernicana (da qui poi scaturisce il criticismo, la sua filosofia). Lui dimostra la scienza pura attraverso i giudizi sintetici a priori però questi giudizi, su cosa si fondano? Si fondano su forme che sono proprie del soggetto (a priori, pure). Secondo Kant, la matematica ha cominciato il suo progresso con Talete quando l'uomo ha smesso di osservare la realtà e ha cominciato a imporre leggi sulla realtà. Stessa cosa per quanto riguarda la fisica, Galileo Galilei aveva fatto un esperimento sul piano inclinato, lui ha smesso di osservare l'oggetto e ha iniziato a porre domande alla natura, egli è partito da ipotesi e poi le ha verificate. NON È PIÙ IL SOGGETTO CHE SI ADEGUA ALLA NATURA MA È LA NATURA A RISPONDERE ALLE DOMANDE CHE IL SOGGETTO STESSO PONE. Kant cerca di fondere l'empirismo con il razionalismo. L'empirismo diceva che tutta la nostra conoscenza deriva dall'esperienza. Il razionalismo diceva che l'intelletto possiede delle idee innate, le quali sono proprie del soggetto. Kant dice che la nostra conoscenza inizia con l'esperienza ma non è detto che derivi TUTTA da lì. Questo significa che il soggetto ha delle strutture mentali, delle forme innate che sono proprie del soggetto, non derivano dall'esperienza e sono ciò che consentono al soggetto di fare l'esperienza. Attraverso queste strutture mentali, l'uomo può conoscere. Kant voleva dimostrare in che modo noi conosciamo. Secondo lui la strada che si era percorsa finora riguardo la conoscenza era sbagliata come per la teoria Tolemaica: tenendo ferma la terra e facendo ruotare intono gli astri, non si riuscivano a spiegare tanti fenomeni. Copernico per risolvere questo problema, aveva invertito il rapporto tra la terra e il sole quindi aveva applicato la rivoluzione copernicana. Stessa cosa voleva fare Kant con la conoscenza, quando noi conosciamo bisogna ribaltare il rapporto tra soggetto e oggetto; quado noi conosciamo è l'oggetto cioè la realtà che si adegua alle nostre strutture mentali, le nostre facoltà conoscitive. Questa è la rivoluzione copernicana di Kant. Lui distingue tra materia e forma: - La materia è ciò che ci deriva dai sensi, il DETERMINABILE; più precisamente è la molteplicità caotica e mutevole delle impressioni sensibili. - La forma è LA DETERMINAZIONE DEL DETERMINABILE; più precisamente la forma rappresenta i quadri mentali, le modalità fisse mediante le quali la mente umana ordina la materia. Noi per fare esperienza abbiamo bisogno sia della materia (ciò che ci deriva dalla realtà) ma anche della forma (ciò che ci consente di ordinare la realtà). L'uomo per conoscere ha bisogno delle strutture che non derivano dall'esperienza. In base a com'è fatta la struttura noi vediamo la realtà, la quale non coincide però con la VERA realtà. Non è più il soggetto che si adegua all'oggetto ma l'oggetto che si adegua alla struttura dell'uomo. ESEMPIO DELLE LENTI PER COMPRENDERE È come se noi avessimo delle lenti, senza lenti non possiamo vedere e conoscere nulla. Le lenti rappresentano le forme a priori innate del soggetto. Se le lenti sono blu, noi vediamo il mondo blu. Quindi noi non vediamo la realtà com'è realmente. La vera realtà esiste ed è multicolore. Quindi noi non conosciamo la realtà così com'è ma solo come ci appare, questo lui lo chiama FENOMENO. La conoscenza dell'uomo è limitata al fenomeno. Noi non possiamo conoscere la vera realtà, IL NOUMENO. Se noi cerchiamo di non possiamo conoscere la vera realtà, IL NOUMENO. Se noi cerchiamo di andare oltre la nostra esperienza, cadiamo in errore. Il noumeno segna il limite della conoscenza umana, è un concetto limite. All'interno del fenomeno però la nostra conoscenza è valida, quindi vale in maniera universale e necessaria perché tutti abbiamo la stessa struttura mentale. CRITICA TRASCENDENTALE-TERMINOLOGIA Nella terminologia medievale, la filosofia, indicava delle proprietà che andavano oltre le categorie di Aristotele. Quest'ultimo influenza maggiormente la filosofia medievale in particolare la scolastica che cerca di conciliare il cristianesimo con la filosofia cartesiana. Nel medioevo per trascendentale si intendeva quelle proprietà che erano ancora più generali rispetto a quelle di Aristotele. IL TERMINE TRASCENDENTALE PER KANT Per Kant il trascendentale indica lo studio filosofico degli elementi apriori, e quindi riguardano solo quelle sezioni che studiano questi elementi, in cui si divide la critica della ragion pura. Kant non è sempre coerente con il significato di questo termine, infatti usa questo termine anche per indicare gli stessi elementi a priori. Esempio: io penso lo chiama anche autocoscienza trascendentale. Molte volte lo usa anche come sinonimo di trascendente. Trascendentale è molto vicino al significato di PURO (si intende l'apriori in generale o ciò che non è mescolato con nulla di empirico). LO SPAZIO ED IL TEMPO Lo spazio ed il tempo sono delle intuizioni però pure quindi proprie del soggetto. Le intuizioni empiriche sono diverse dalle intuizioni pure perché le intuizioni empiriche sono date dalle sensazioni più la forma che sarebbero lo spazio e il tempo, mentre le intuizioni pure sono le forme apriori. Lo spazio è la forma del senso esterno mentre il tempo è la rappresentazione apriori che ha fondamento negli strati interni. Mediante la sensibilità riusciamo ad acquisire i dati sensibili (intuizioni empiriche) LO SPAZIO Lo spazio è la forma del senso esterno, quindi tutti gli oggetti che si trovano al di fuori del soggetto. Questi vengono ordinati mettendoli una affianco all'altro. IL TEMPO Il tempo è la forma del senso interno, la rappresentazione a priori ha fondamento negli stati interni e del loro succedersi uno dopo l'altro. Però esso si configura essere anche indirettamente la forma nel senso esterno perché affinché un oggetto lo diventi per noi deve passare dal senso interno, quindi anche ciò che si trova nello spazio poi vengono ordinati nel tempo. IL TEMPO E LO SPAZIO SECONDO EMPIRISMO, NEWTON E RAZIONALISMO Kant si misura con empirismo, con Newton e con il razionalismo: • Secondo l'empirismo spazio e tempo derivano dall'esperienza; • Secondo l'oggettivismo, che era proprio di Newton, spazio e tempo sono delle entità assestanti, dei recipienti vuoti dentro i quali troviamo i singoli oggetti; • Secondo il razionalismo spazio e tempo sono dei concetti, hanno cioè una natura discorsiva. IL TEMPO E LO SPAZIO SECONDO KANT In confronto con la concezione empiristica Kant afferma che spazio e tempo non derivino dall'esperienza ma sono ciò che ci consente di fare esperienza. In confronto con Newton, Kant pensa che spazio e tempo non siano dei contenitori ma sono dei quadri mentali nei quali connettiamo i dati fenomenici. In confronto con il relazionismo, secondo Kant spazio e tempo non sono dei concetti, non derivano quindi dall'astrazione. ESPOSIZIONE TRASCENDENTALE Kant risponde alla domanda "com'è possibile la matematica pura?", come ESPOSIZIONE TRASCENDENTALE Kant risponde alla domanda "com'è possibile la matematica pura?", come ricordiamo le domande a cui risponde Kant sono 4. Per lui la matematica, aritmetica e geometria, sono delle conoscenze sintetiche quindi arricchiscono la nostra conoscenza. Nell'aritmetica abbiamo la successione numerica che arricchiscono la nostra conoscenza soprattutto quando i numeri sono molto grandi o troppo complicati. La geometria si basa sullo spazio come ad esempio le varie proprietà genetiche ce vengono dimostrate mediante l'intuizione pura di spazio. La realtà ha una struttura matematica quindi ubbidisce alle leggi della matematica, però secondo Kant quest'ultime hanno un valore gnoseologico e trascendentale e non oggettivo antologico. Galileo Galilei diceva che la realtà ha una struttura matematica perché Dio ha creato il mondo secondo il linguaggio matematico. Per Kant invece noi non conosciamo la realtà così com'è. Le leggi matematiche valgono quindi per la realtà come appare. Siccome spazio e tempo sono alla base della matematica quando ordiniamo la realtà seguiamo un ordine matematico. Se confrontiamo la realtà che vediamo noi con quella che vedono gli animali notiamo che è diverso per esempio noi non sentiamo degli odori che loro li sentono. La realtà è diversa da come la immaginiamo, quindi noi conosciamo solo il fenomeno cioè solo ciò che appare. Tutti gli uomini hanno la stessa struttura mentale, ciò vuol dire che tutti gli uomini vedono la realtà allo stesso modo. L'INTELLETTO Finché stiamo nell'ambito dell'estetica noi non stiamo ancora conoscendo perché mediante la sensibilità acquisiamo dati sensibili, ma per conoscere abbiamo bisogno della facoltà dell'intelletto. Kant dice che "nessun oggetto ci sarebbe dato e senza l'intelletto nessun oggetto sarebbe pensato". L'intelletto viene studiato da Kant in un'altra sezione della critica della ragion pura che è l'analitica trascendentale. Essa è una delle due parti della logica, infatti quest'ultima si divide in: • Analitica trascendentale; • Dialettica trascendentale. L'analitica trascendentale si occupa dello studio della facoltà dell'intelletto e delle sue forme apriori che sono le 12 categorie. Analitica significa scomporre l'intelletto nei suoi elementi. La logica tradizionale studia le leggi e i meccanismi formali del pensiero a prescindere dai suoi contenuti. Lui chiama analitica anche logica della verità, mentre poi chiamerà dialettica logica della parvenza. (1) Sussumere: ricondurre un soggetto a qualcosa di più generale. LE CATEGORIE Le categorie o concetti puri sono le forme apriori dell'intelletto. Per Kant le categorie sono le supreme funzioni unificatrici dell'intelletto. Esse, infatti, unificano i dati sensibili perché le categorie sono i predicati primi. Per Kant le categorie sono 12, mentre per Aristotele erano 10 (8+2). Per Kant le categorie hanno solo valore gnoseologico-trascendentale, altrimenti viene meno la rivoluzione Copernicana. Le 12 categorie si suddividono in 4 gruppi: 1) quantità: abbiamo l'unità, la pluralità e la totalità; 2) qualità: abbiamo la realtà, l'irrealtà e la limitazione (non essere reale in quel contesto); 3) relazione: abbiamo il rapporto sostanza-accidente (una proprietà appartiene al soggetto) e causa-effetto 4) modalità: un essere può essere possibile o impossibile, esistere o non esistere, essere necessario o contingente. Ciascun gruppo è composto da 3 categorie. Kant ha elaborato questa tavola delle categorie sulla base dei giudizi, ha fatto poi Kant ha elaborato questa tavola delle categorie sulla base dei giudizi, ha fatto poi corrispondere ad ogni giudizio una categoria. Kant ha rimproverato Aristotele per aver proceduto in maniera rapsodica, cioè frammentaria, discontinua. COSA VUOL DIRE CONOSCERE PER KANT Conoscere significa ricondurre i dati sensibili in una delle categorie. Significa, quindi, sintetizzare, semplificare. La conoscenza, per Kant, avviene con i dati sensibili che vengono sussunti (1) nelle categorie. Per conoscere abbiamo bisogno delle categorie e dei dati sensibili. E questi due insieme formano i concetti empirici. COME AVVIENE LA CONOSCENZA? Per capirlo partiamo da un esempio: facciamo finta di vivere in una città dove ci sono 12 vie, le lettere che arrivano in questo comune sono indirizzate ad una delle 12 vie e non possono arrivare lettere che non appartengono a una di queste 12 vie. Quindi tutti i dati sensibili vengono riportati nella casella giusta. Però, chi è che mette le lettere al posto giusto? Il postino. IL POSTINO Per Kant il postino è chiamato 'io penso 'o 'autocoscienza' o anche 'appercezione trascendentale'. DEDUZIONE TRASCENDENTALE Kant, inoltre, deve dimostrare la validità conoscitiva delle categorie cioè ha bisogno di dimostrare che le categorie pur essendo forme apriori del soggetto siano valide per conoscere la realtà che è qualcosa di esterno. Questo problema non c'era per l'estetica trascendentale per i dati sensibili o erano ordinati nello spazio e nel tempo oppure non erano dei dati per noi. Noi usiamo le categorie per conoscere la realtà, ma siamo legittimati a farlo? No. Per esempio se stiamo guidando una macchina non vuol dire che siamo legittimati a farlo per il semplice fatto che la macchina potrebbe essere rubata o che non abbiamo la patente, dobbiamo quindi dimostrare di poterlo fare. Questo problema lo chiama deduzione trascendentale. Praticamente la deduzione non è quella che si intende in ambito logico-matematico, ma per Kant significa dimostrare la legittimità di diritto di una pretesa di fatto. DIMOSTRAZIONE La conoscenza è unificazione, ma questa non avviene da sé stessa, c'è qualcuno che deve unificare i vari dati. Quello che unifica sarebbe il centro mentale unificatore questo lo chiama 'io penso' (sarebbe il postino che avevamo visto prima) però non è da confondere con la psiche di una persona inquanto stiamo parlando di una struttura mentale. Kant lo chiama anche 'autocoscienza' oppure 'appercezione trascendentale'. -autocoscienza: coscienza di sé -appercezione trascendentale: è un termine che mutua da Leibnitz. Per quest'ultimo l'appercezione sarebbe la percezione di percepire, percezione cosciente. FUNZIONI DELL'IO PENSO Senza l'io penso le singole rappresentazioni sarebbero impossibili o nulle. Noi non potremmo percepire le rappresentazioni come nostre. Quindi l'io penso ci consente di percepire le rappresentazioni come nostre. L'io penso svolge anche la funzione di applicare le categorie ai dati sensibili. Tutti i nostri pensieri presuppongono l'io penso. L'io penso, però, per poter pensare ha bisogno della categorie di conseguenza tutti gli oggetti pensati presuppongono le categorie quindi le categorie sono valide per conoscere la realtà. In questo modo Kant ha dimostrato che le categorie sono valide per conoscere e quindi ha risolto il problema della deduzione trascendentale. In quanto ha dimostrato che senza le categorie non potremmo pensare nulla. Io penso per svolgere la funzione ha bisogno della materia, dei dati sensibili che derivano dall'esterno. (pag.490) APPLICARE LE CATEGORIE AI DATI SENSIBILI: GLI SCHEMI TRASCENDENTALI Le categorie hanno un valore universale e necessario ed è quindi valida la conoscenza che noi abbiamo tramite esse. Tutti abbiamo infatti lo stesso intelletto e le stesse strutture a priori, per cui percepiamo la stessa cosa, ovvero il fenomeno, e le stesse strutture a priori, per cui percepiamo la stessa cosa, ovvero il fenomeno, ciò che ci appare. Kant si preoccupa di dimostrare concretamente come avviene la conoscenza e l'applicazione delle categorie ai dati sensibili: la sensibilità e l'intelletto sono infatti due facoltà eterogenee fra di loro ed è quindi necessario capire come si possa applicare l'uno all'altra. Per far ciò egli elabora la dottrina dello schematismo, ovvero introduce i cosiddetti schemi trascendentali. Secondo Kant è necessario un medium, un intermediario che unisca le categorie e i dati sensibili, che viene individuato dal tempo (la forma di tutti gli stati interni e del loro disporsi uno dopo l'altro). Essendo però gli oggetti esterni soggetti a quelli interni, il tempo finisce per configurarsi sia come la forma dei dati esterni, che di quelli interni. Senza il tempo, che è comune a tutti i dati sensibili, questi ultimi non sarebbero che semplici rappresentazioni. Se l'intelletto agisce sui dati sensibili mediante il tempo, noi riusciamo ad agire sul tempo solo tramite una facoltà, l'immaginazione produttiva. Essa è un'attività spontanea capace di determinare a priori le intuizioni sensibili, in conformità alle categorie, che quindi rende i dati sensibili categorizzati. Questa immaginazione produttiva produce poi gli schemi trascendentali. Essi non sono che le categorie calate nel tempo, temporalizzate, ovvero delle rappresentazioni mediante le quali l'intelletto concettualizza le categorie. Gli schemi trascendentali sono un terzo termine tra le intuizioni sensibili e le categorie (ovvero i concetti puri). Ad esempio per quanto riguarda la categoria della relazione, lo schema trascendentale della sostanza è il permanere nel tempo; oppure la categoria della causalità viene temporizzata e diventa la successione nel tempo; o ancora la categoria dell'azione reciproca è la simultaneità nel tempo. Prendendo per esempio un cane, lo schema del cane non è che una rappresentazione generale di tutti i possibili cani, non di un singolo. I PRINCIPI DELL'INTELLETTO PURO Nei principi dell'intelletto puro Kant evidenzia la portata enorme della sua rivoluzione copernicana, riuscendo a superare lo scetticismo di Hume, dimostrando inoltre che la fisica è possibile come scienza. Secondo lui infatti la fisica si fonda su principi fisici, detti principi puri, formulati sulla base delle categorie (forme a priori dell'intelletto) e che prescindono dall'esperienza. Avendo tutti la stessa mente, i principi puri sono validi universalmente e necessariamente, rendendo così la fisica, che si basa su di essi, possibile come scienza. Le categorie si dividono in 4 gruppi sulla base dei principi, che si distinguono a loro volta in generali e particolari. I principi generali delle 4 categorie sono per: 1. QUANTITA': principio generale secondo cui tutti i fenomeni hanno un'estensione (se non l'avessero non esisterebbero); 2. QUALITA': principio generale secondo cui tutti i fenomeni hanno un grado/un'intensità. 3. RELAZIONE: principio generale secondo cui tutti i fenomeni avvengono simultaneamente oppure successivamente (in successione). 4. MODALITA': principio generale per cui tutti i fenomeni avvengono o perché possibili o perché necessari. I principi particolari riguardando invece la categoria della relazione e quella della modalità: 1. RELAZIONE: 2 principi particolari. Sulla base del rapporto sostanza- accidente, si ha il principio fisico per cui in tutti i cambiamenti fisici la sostanza permane (la materia non aumenta né diminuisce). Sulla base invece del rapporto causa-effetto, si ha il principio secondo il quale tutti i fenomeni (mutamenti) avvengono per una causa. Per questo, se due fenomeni si trovano nello stesso spazio o tempo, esercitano azione reciproca l'uno sull'altro. 2. MODALITA': 3 principi particolari. Il primo dice che ciò che è in accordo formale con l'esperienza è possibile; il secondo per cui ciò che è in accordo materiale con l'esperienza è reale e il terzo secondo cui ciò che è in accordo con formale con l'esperienza è possibile; il secondo per cui ciò che è in accordo materiale con l'esperienza è reale; e il terzo secondo cui ciò che è in accordo con l'esperienza universale è necessario (non può non esistere). L'IO LEGISLATORE DELLA NATURA E LA FILOSOFIA DEL LIMITE I principi puri sono principi fisici perciò riguardano la natura o la realtà. Siccome questi principi non derivano dall'esperienza, bensì dalle categorie, si può dire che l'io che impone le sue leggi alla natura: si parla perciò di io legislatore della natura. Avendo tutti la stessa struttura mentale, è evidente che questi principi puri valgono in maniera universale e necessaria per tutti. Il fatto che le categorie e i principi siano validi per tutti non implica che la realtà sia come ci appare: le categorie hanno solo un valore gnoseologico e trascendentale, che ci permette di conoscere solo i principi e le leggi che noi imponiamo alla natura. Se è vero che le categorie possono essere applicate alla realtà come ci appare, al fenomeno, è anche vero che non possono valere anche per qualcosa che non possiamo percepire e conoscere, ovvero il noumeno, la realtà oltre il fenomeno. Usare le categorie in qualcosa che non siano i dati sensibili ordinati in spazio e tempo, è un uso improprio delle categorie. Non possiamo conoscere oltre il fenomeno, è un nostro limite. La particolarità della filosofia di Kant sta proprio nel fatto che si fonda sul limite: la conoscenza umana vale solo per il fenomeno, il noumeno è qualcosa che noi non possiamo conoscere. Il noumeno è il limite della conoscenza umana e in senso negativo rappresenta un promemoria critico delle nostre limitate capacità conoscitive. Il noumeno ha un senso negativo, ma anche uno positivo: in maniera positiva è visto come l'oggetto di un'intuizione non sensibile, che non è propria dell'uomo ma di Dio (che può vedere tutto contemporaneamente al contrario di noi uomini). Nell'ambito dell'uomo ha però solo valore negativo. LA REALTA' VALIDA SOLO SE LIMITATA AL FENOMENO: L'ISOLA E LA COLOMBA Per Kant la conoscenza è valida perciò solo se limitata all'esperienza e al fenomeno (la realtà che possiamo percepire). Egli paragona il fenomeno ad un'isola, circondata da un vasto e tempestoso oceano (che rappresenta la metafisica). Dall'isola deserta l'uomo cercherà sempre di volgersi al mare, che non gli consentirà però di giungere ad alcun posto. L'isola è circoscritta, e finché l'uomo si trova su di essa è al sicuro: l'isola è il fenomeno, e finché ci si limita ad esso la conoscenza rimarrà valida. Nel momento in cui decidiamo di abbandonare il fenomeno e prendere il mare (imboccando la strada metafisica) finiremo illusi da banchi di nebbia e ghiacciai, che ci daranno la speranza di poter giungere a qualcosa, ma che non ci faranno approdare mai da nessuna parte, in nessun punto fermo. Kant dice che volendo abbandonare l'isola ci comportiamo come la colomba, che sentendo l'opposizione dell'aria al suo volo, vorrebbe sfuggirle, ma non si rende conto che senza aria non volerebbe. Senza il fenomeno, ovvero l'aria, faremmo come Platone, che ha creato un mondo metafisico dell'aldilà, senza riuscire a risolvere i suoi problemi. LA DIALETTICA TRASCENDENTALE Si può definire come la logica della parvenza che si trova a metà tra apparenza e illusione. Il significato di dialettica per Kant era l'arte sofistica di dare alle proprie volute illusioni l'aspetto della verità contradicendo il metodo del pensare fondato, possiamo dire che la sua concezione di dialettica è negativa. La dialettica sarebbe lo smascheramento dei ragionamenti destinati al fallimento della metafisica, in questa dialettica Kant si occupa della metafisica cercando di rispondere alle domande della critica "della ragion pura ". Ci sono 4 domande fondamentali che sono alla base della critica " della ragion pura" a cui lui risponde nelle varie sezioni, ad esempio: -nell' estetica trascendentale risponde alla domanda "come è possibile la matematica pura" - nell'analitica risponde alla domanda " come è possibile la fisica " Rimangono 2 domande a cui Kant risponde nella dialettica trascendentale cioè: - "come è possibile la metafisica come disposizione naturale" -" come è possibile la metafisica come scienza" In Kant risponde nella dialettica trascendentale cioè: - "come è possibile la metafisica come disposizione naturale" -" come è possibile la metafisica come scienza" In pratica la dialettica si occupa della metafisica, quest'ultima sappiamo che non è possibile come scienza e viene paragonata all'oceano vasto e tempestoso che ci fa apparire in ogni istante ghiacci o banchi di nebbia che danno l'impressione di poter giungere a qualche parte ma che in realtà si dissolvono. Nonostante ciò l'uomo è irrimediabilmente attratto dalla metafisica, non riesce a non porsi le domande riguardanti la metafisica. La metafisica risponde al nostro desiderio dell'incondizionato, dell'infinito, l'uomo non riesce ad accontentarsi del finito e ha bisogno di comprendere la realtà in maniera totale. Kant. DI COSA SI OCCUPA Secondo Kant la dialettica si occupa dello studio della ragione e delle sue forme priori che sono 3: -idea di anima, rappresenta la totalità assoluta di tutti i fenomeni interni -idea di mondo, rappresenta l'insieme di tutti i fenomeni esterni -idea di Dio, rappresenta la totalità di tutte le totalità cioè sia fenomeni interni che esterni in questo caso la ragione è intesa come senso stretto, cioè l'intelletto vuole andare oltre l'esperienza e spiegare la realtà nella sua totalità quando in realtà non potremmo mai avere la percezione di tutto il mondo. Queste 3 idee vengono studiate da 3 pseudo-scienze cioè: -psicologia razionale che studia l'idea di anima - cosmologia razionale che studia l'idea di mondo -teologia razionale che studia Dio Queste idee in pratica sono i concetti puri della ragione, cioè l'intelletto che vuole spiegare la realtà in termini globali e derivano da tre sillogismi. La definizione tecnica è che le idee sono un concetto necessario della ragione al quale non è dato trovare un oggetto adeguato nei sensi. Per esempio, non abbiamo mai avuto la percezione di tutti i nostri fenomeni interni contemporaneamente, abbiamo la percezione di un fenomeno alla volta, cioè una volta siamo tristi, una volta siamo felici cioè abbiamo uno stato diverso. Le idee possiamo definirle anche esigenze strutturali e non si può non averle. Esse sono paragonate a delle illusioni che anche se vengono svelate continuiamo a cadere vittima di queste illusioni perché sono strutturate. Per esempio quando ci troviamo sulla spiaggia e non possiamo fare a meno di credere che il mare sia più alto dell'orizzonte, è un'illusione strutturale che anche se viene scoperta continuiamo a caderci. LA CRITICA ALL'IDEA DI ANIMA L'idea di anima si fonda su un paralogismo, cioè su un ragionamento errato. Il sillogismo come abbiamo detto è fatto da 3 proposizione e 3 termini (maggiore, minore, medio). Nel paralogismo Kant dice che il termine medio ha 2 significati diversi e i termini diventano quindi 4. Questo ragionamento errato si fonda sulla pretesa di voler applicare all' "io penso" la categoria della sostanza, trasformando l' "io penso" in un “io" che diventa spirituale, personale, immortale. Questo però non è possibile perché non si può applicare a qualcosa di cui non abbiamo percezione. L' "io penso" è il centro mentale ed è il soggetto delle categorie, quindi non può essere l'oggetto delle categorie. L'errore su cui si fonda è quindi il pretendere di applicare all' "io penso" la categoria della sostanza rendendolo come una realtà permanente. LA CRITICA ALL'IDEA DI MONDO Rappresenta la totalità dei fenomeni esterni, quando noi pretendiamo di spiegare la realtà nella sua totalità noi cadiamo in contraddizioni, in antinomie, cioè conflitti di leggi in cui c'è una tesi che conferma ed una antitesi che nega, noi non siamo in condizioni di scegliere quale sia vera e quale sia falsa. Ci sono 4 antinomie, le prime 2 sono matematica e le altre 2 sono dinamiche. - la prima antinomia si fonda sulle categorie della quantità, la tesi dice che il mondo ha un inizio ed è limitato nel tempo e nello spazio, cioè il mondo è finito. L'antitesi dice il contrario, cioè il mondo non ha limiti ed è infinito. -la seconda antinomia si fonda sulle categorie della qualità, tutto ciò che esiste è semplice. L'antitesi dice che non esiste nulla di semplice ma tutto è composto -la terza antinomia si fonda sulle categorie della relazione, la tesi dice che non tutto ciò che avviene nel mondo avviene per una legge della natura e non si obbedisce al rapporto causa effetto ed è più libero. L'antitesi dice che non c'è nessuna libertà nel mondo e avviene tutto secondo le leggi della natura secondo le leggi della natura. -la quarta antinomia si fonda sulle categorie della modalità, la tesi dice non tutto ciò che esiste è contingente ma esiste anche un essere necessario. L'antitesi dice che non esiste nulla di necessario ma tutto è contingente. Noi cadiamo in queste antinomie e nonostante ciò continuiamo a pensare che il mondo sia l'insieme di tutti questi fenomeni e che esiste l'idea di mondo ed è una illusione strutturale. CRITICA DELLE PROVE SULL'ESISTENZA DI DIO La tradizione filosofica che ha preceduto Kant ha voluto dimostrare l'esistenza di Dio. Dio era visto come un supremo modello di perfezione che è fondamento di tutte le cose, è la totalità di tutti i fenomeni interni e esterni. I filosofi dimostrano la sua esistenza elaborando delle prove raggruppate in 3 tipi differenti, e che vengono criticate da Kant. PRIMA PROVA: prova ontologica che risale a sant'Anselmo. La maggioranza dei filosofi respinse questa prova, anche contemporanei di sant'Anselmo. E' una prova apriori, ossia parte dallo stesso concetto di Dio per poi affermarne l'esistenza. Questa prova era stata rielaborata e fatta propria da Cartesio che quindi accettò questa prova. Cartesio non fu l'unico filosofo moderno ad accettarla, come lui anche Leibniz e Spinoza per esempio, mentre dopo Kant ci sarà Hegel ad accettarla. La prova sostiene che: Dio essendo ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore, non può non esistere, perché se Dio esistesse solo nell'intelletto e non anche nella realtà, si potrebbe pensare a qualcosa che oltre ad esistere nell'intelletto esisterebbe anche nella realtà, dunque Dio sarebbe contemporaneamente ciò di cui non si può pensare qualcosa di maggiore e ciò di cui si può pensare qualcosa di maggiore, ciò non è dunque possibile perché si cadrebbe in contraddizione. Questa prova era stata già criticata in precedenza. San Tommaso afferma che l'esistenza non è un predicato, non aggiunge o toglie niente al concetto di qualcosa, ma semplicemente determina se una cosa esiste e l'altra no. Per esempio: se c'è un quadro d'oro nel Partenone di Atene è chiaro che avrà 4 lati ma il problema è sapere della sua esistenza, ossia se sta o no all'interno del Partenone. Io posso descrivere perfettamente una banconota di 50 euro che ammetto si trovi sulla sua scrivania ma il mio amico deve controllare se si trovano davvero sulla scrivania, bisogna quindi avere esperienza perché il concetto di una cosa tutti la possono avere. Questa prova o è impossibile, se si pretende di derivare da un'idea la realtà, o è contraddittoria perché si sottintende ciò che invece si dovrebbe dimostrare, cioè l'esistenza di dio. SECONDA PROVA: la prova cosmologica, non è apriori quindi non prescinde dall'esperienza ma è aposteriori. La prova sostiene che se qualcosa esiste deve esistere anche un essere necessario e perfetto da cui tutto deriva. Se tutto è contingente, casuale, potrebbe anche non esserci nulla e dal nulla non può derivare nulla. Dato che nessuno è la causa di se stesso, e la causa deve avvenire prima dell'effetto, andando a ritroso deve per forza esserci una causa prima. Kant critica questa prova per due motivi: Questa prova si basa sul principio di causa-effetto, ossia una categoria che utilizziamo per spiegare i fenomeni che quindi riguardano l'esperienza, c'è quindi un uso illegittimo del causalismo applicato a qualcosa trans fenomenico, (oltre il fenomeno). La seconda critica ricade sulla prova ontologica, si presuppone che la causa prima debba essere necessaria e perfetta senza però dimostrarla. TERZA PROVA: è la fisico-teleologica, (teologica significa ricerca dei fini). Prova che Kant ritiene essere la più antica e che nemmeno gli illuministi hanno osato contraddire. Se la natura dimostra di avere un ordine una bellezza, tale ordine non può derivare dalla natura stessa. La natura è ordinata in maniera finalistica è ciò significa che la materia non può derivare dalla stessa materia. Esempio se c'è una freccia che colpisce il bersaglio significa che c'è l'arciere che l'ha tirata. Prima critica: Kant dice che l'ordine della natura potrebbe dimostrare l'esistenza di un shitett realta, si potrebbe pensare a qualcosa che oltre ad esistere nell'intellettő esis anche nella realtà, dunque Dio sarebbe contemporaneamente ciò di cui non si può pensare qualcosa di maggiore e ciò di cui si può pensare qualcosa di maggiore, ciò non è dunque possibile perché si cadrebbe in contraddizione. Questa prova era stata già criticata in precedenza. San Tommaso afferma che l'esistenza non è un predicato, non aggiunge o toglie niente al concetto di qualcosa, ma semplicemente determina se una cosa esiste e l'altra no. Per esempio: se c'è un quadro d'oro nel Partenone di Atene è chiaro che avrà 4 lati ma il problema è sapere della sua esistenza, ossia se sta o no all'interno del Partenone. Io posso descrivere perfettamente una banconota di 50 euro che ammetto si trovi sulla sua scrivania ma il mio amico deve controllare se si trovano davvero sulla scrivania, bisogna quindi avere esperienza perché il concetto di una cosa tutti la possono avere. Questa prova o è impossibile, se si pretende di derivare da un'idea la realtà, o è contraddittoria perché si sottintende ciò che invece si dovrebbe dimostrare, cioè l'esistenza di dio. SECONDA PROVA: la prova cosmologica, non è apriori quindi non prescinde dall'esperienza ma è aposteriori. La prova sostiene che se qualcosa esiste deve esistere anche un essere necessario e perfetto da cui tutto deriva. Se tutto è contingente, casuale, potrebbe anche non esserci nulla e dal nulla non può derivare nulla. Dato che nessuno è la causa di se stesso, e la causa deve avvenire prima dell'effetto, andando a ritroso deve per forza esserci una causa prima. Kant critica questa prova per due motivi: Questa prova si basa sul principio di causa-effetto, ossia una categoria che utilizziamo per spiegare i fenomeni che quindi riguardano l'esperienza, c'è quindi un uso illegittimo del causalismo applicato a qualcosa trans fenomenico, (oltre il fenomeno). La seconda critica ricade sulla prova ontologica, si presuppone che la causa prima debba essere necessaria e perfetta senza però dimostrarla. TERZA PROVA: è la fisico-teleologica, (teologica significa ricerca dei fini). Prova che Kant ritiene essere la più antica e che nemmeno gli illuministi hanno osato contraddire. Se la natura dimostra di avere un ordine una bellezza, tale ordine non può derivare dalla natura stessa. La natura è ordinata in maniera finalistica è ciò significa che la materia non può derivare dalla stessa materia. Esempio se c'è una freccia che colpisce il bersaglio significa che c'è l'arciere che l'ha tirata. Prima critica: Kant dice che l'ordine della natura potrebbe dimostrare l'esistenza di un architetto ma non di un creatore, dato che ha messo ordine a qualcosa che già esisteva, o ancora cosa ci impedisce pensare che la natura possa essersi ordinata da sola? Potrebbe infatti esserci un ordine che scaturisce dalla natura stessa. La seconda critica: il mondo è pieno di bellezze ma non è perfetto, infatti ha anche i suoi difetti e quindi è finito, e da qualcosa di finito non si può desumere l'esistenza di qualcosa di infinito, (se l'effetto è imperfetto, perché la causa deve essere perfetta?). Infine ricade nella prova cosmologica che a sua volta ricade in quella ontologica, per cui si presuppone che ci sia una causa creatrice da cui tutto deriva. Dunque Kant ha dimostrato che le prove sull'esistenza di Dio non sono valide. L'idea di dio l'uomo non può dire se Dio esiste o non esiste dal punto di vista conoscitivo, siamo in una posizione di agnosticismo conoscitivo. Le tre idee per Kant non hanno valore costitutivo di conoscenza, ma non sono del tutto inutili. Dal punto di vista strettamente conoscitivo hanno un valore regolativo e non costitutivo, cioè hanno un valore euristico, di ricerca, perché aiutano la ricerca, danno un'unità sistematica ai fenomeni, ossia ordina le idee. In conclusione secondo Kant la metafisica non è possibile come scienza. Kant respinge la metafisica tradizionale, la sua metafisica è critica o scientifica perché si occupa dello studio dei principi apriori della conoscenza o dell'agire.