Il sublime, le arti belle e il genio
Dopo aver trattato il bello, Kant analizza il sublime, distinguendo tra sublime matematico e dinamico. Il sublime matematico riguarda ciò che è smisuratamente grande: inizialmente l'uomo prova un sentimento di inadeguatezza, ma poi scopre in sé l'idea di infinito, superiore a ogni realtà. Il vero sublime, quindi, non risiede nella realtà esterna, ma in noi stessi.
Il sublime dinamico nasce invece di fronte alle forze naturali in movimento: all'inizio proviamo un sentimento di piccolezza e fragilità, ma poi comprendiamo che sublime è la morale dentro di noi. Kant afferma così che sublime per eccellenza è la legge morale.
Nell'ambito artistico, Kant distingue tra bellezza naturale (quando la natura sembra creata da un'intelligenza ordinatrice) e bellezza artistica (quando l'arte sembra un fatto naturale). La natura è bella quando sembra arte e l'arte è bella quando assomiglia alla spontaneità della natura.
💡 Il genio, secondo Kant, è il mediatore tra natura e arte: produce in modo inconsapevole opere che sembrano naturali pur essendo frutto di creazione artistica.
L'arte si suddivide in arte meccanica e arte estetica, e quest'ultima in arte piacevole (che rallegra o intrattiene) e arte bella (che non ha alcuno scopo, è fine a se stessa). L'arte bella è possibile solo al genio, che ha caratteristiche come la creatività, la capacità di produrre opere esemplari e l'impossibilità di spiegare come arriva alle sue creazioni.