Dissertazione del 70
Nel 1770, Kant pubblica “La forma e i principi della conoscenza sensibile e intellegibile", opera che segna il punto di svolta del suo pensiero filosofico e che sarà alla base della sua filosofia. Innanzitutto, chiarisce la differenza tra conoscenza sensibile e intellegibile: la prima è dovuta alla recettività, o passività, della mente e ha come oggetto il fenomeno, cioè la cosa per come la percepiamo noi; la seconda invece è una facoltà attiva della mente e ha come oggetto il noumeno, ovvero l'oggetto in sé.
Estetica trascendentale
Inoltre, nella conoscenza sensibile si distingue materia, cioè l'oggetto della sensazione, e forma, che Kant intende come legge indipendente dalla sensibilità, che ordina la materia sensibile. La forma della conoscenza sensibile è costituita da spazio e tempo, chiamati intuizioni pure, che non sono realtà oggettive, ma condizione soggettiva e necessarie per ordinare i dati sensibili. La conoscenza sensibile si divide a sua volta in apparenza e esperienza: dall'apparenza all'esperienza si va attraverso la riflessione, che si avvale dell'intelletto. L'esperienza è infatti una forma di conoscenza riflessa.
Criturismo di Kart
Criticismo dal greco significa 'separare': da una parte analizza la ragione e le sue facoltà e dall'altra la giudica come se fosse posta davanti ad un tribunale, il cui giudice è la ragione stessa (per questo si allontana dall'illuminismo), per valutarne limiti e possibilità. Si fonda quindi sull'intento di interrogarsi sul fondamento delle esperienze umane, per chiarirne la possibilità, la validità e fino a che punto è valida, cioè il limite. Kant si allontana sia dai razionalisti, che affermavano che tutto ciò che si conosce è innato nel soggetto, e poi piano piano si "scopre", sia dagli empiristi che ritenevano che si conosce solo attraverso l'esperienza; possiamo dire che Kant trae da entrambe le correnti delle caratteristiche.
La critica della ragion pura
La critica della ragion pura è un'analisi rigorosa della conoscenza umana, di cui Kant vuole trovare condizioni di possibilità, validità e limiti. Kant sottopone dunque a indagine i due gruppi di discipline che costituiscono l'universo del sapere del suo tempo: scienza (matematica e fisica) e metafisica È importante però sottolineare una differenza tra queste: se la matematica è un sapere fondato, in continuo progresso e condiviso, la metafisica è, come dice Kant, un campo di battaglia senza fine, che è stata nel tempo oggetto di tantissime ipotesi, spesso antitetiche, che non hanno portato sostanzialmente a nulla. Kant si fa tre domande: 1. È possibile la matematica come scienza (sì), la fisica come scienza (si), la metafisica come scienza (no).
Giudizi
Per poter rispondere all'ultima domanda, Kant deve analizzare i fondamenti delle materie la cui scientificità è indubitabile, per vedere se il fondamento della matematica e fisica appunto, è la stessa della metafisica. Kant individua il fondamento della scienza in alcuni principi immutabili, denominati da Kant come "giudizi sintetici a priori", giudizi perché consistono nel connettere un predicato a un soggetto, sintetici perché aggiungono qualcosa di nuovo alla conoscenza del soggetto, a priori perché non derivano dall'esperienza.
Ai due tipi di giudizi che già conosciamo dalle precedenti scuole filosofiche, Kant ne aggiunge appunto un terzo.
Quindi, nella visione kantiana, la scienza deriva dall'esperienza, contro i razionalisti, ma anche che alla base dell'esperienza ci siano dei principi inderivabili dall
(continua)