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KANT

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Kant
VITA
- nasce a Konigsberg in Germania il 22 aprile 1724 periodo dell'illuminismo), odierna Kaliningrad, in Germania,
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Kant VITA - nasce a Konigsberg in Germania il 22 aprile 1724 periodo dell'illuminismo), odierna Kaliningrad, in Germania, nel periodo del luteranesimo, in particolare del pietismo, che lo condizionerà molto - Il padre muore nel 1746 ed è costretto a lasciare l'università: si cerca un lavoro e inizia a fare da precettore per giovani di classi sociali alte. - muore a Konigsberg il 12 febbraio 1804 - Alla sua nascita c'era Federico Guglielmo I, poi dal 1740 ci sarà il figlio Federico II, il cui consigliere era Voltaire. Kant sosteneva che nei paesi non si poteva passare direttamente dall'assolutismo allo stato liberale ma bisognava passare prima per il dispotismo illuminato, che serviva ad educare prima il popolo; sotto l'influenza di Voltaire ci furono molte riforme come l'abolizione della pena di morte, tortura. Impose l'istruzione elementare obbligatoria, perché la cultura era fondamentale e il sapere deve essere diffuso. Konigsberg era una delle città più importanti delle Germania (fu incoronato Federico I) e lì si diffuse molto il PIETISMO: → corrente nata nel 1670 a Francoforte da Jacob Spener → corrente derivante dal luteranesimo che intendeva tornare al luteranesimo delle origini → religione attiva, pratica, non contemplativa, molto rigida riguardo alla condotta morale, più che ai dogmi e alle preghiere → religione interiore, del cuore Kant dirà "ad una chiesa visibile,...

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Didascalia alternativa:

si deve contrapporre una invisibile": ciò significa che se ognuno ha un rigore morale molto forte non ha problemi a vivere con gli altri, non ci sono imposizioni. In Kant troviamo l'influenza del pietismo sia nel rigore morale, sia nella concezione religiosa basata sulla contrapposizione tra bene e male e nell'idea di una comunità ideale (chiesa invisibile) attraverso cui passa il rinnovamento storico della società Kant fu condizionato da: - Leibniz (contro i sistemi universali di spinoza e cartesio). Si rifà alla MONADE, elemento primo spirituale (si rifà di nuovo alla sostanza prima) - Wolff razionalista illuminista che sosteneva che la ragione fosse il fondamento di ogni disciplina - Schultz, direttore pietista del Collegium Fridericianum dove Kant studiò - Knutzen, wolffiano con cui studia filosofia a Konigsberg - A partire dal 1770 grazie a Goethe, Herder e Schiller nasce e si diffonde lo "Sturm und Drang" (tempesta e impeto) che anticipa e prepara al Romanticismo. In Kant saranno presenti queste prospettive dello "Sturm und Drang" e per questo egli rappresenta il punto di arrivo dell'Illuminismo e al tempo stesso anticipa il Romanticismo: per questo verrà considerato l'ispiratore principale della corrente Romantica e dell'Idealismo. SCRITTI PRECRITICI 1749 → scrive Pensieri sulla valutazione di forme vive: appoggia Leibniz a proposito della forza F = m x v² e non come diceva Cartesio (F= m x v). Kant era d'accordo con Leibniz nel distinguere la forza dal movimento. Kant riprende la teoria della monade come sostanza-energia. 1755 → Storia universale della natura e della teoria del cielo: Kant ipotizza l'origine dell'universo da una nebulosa originaria. Questa sua ipotesi "ipotesi Kant-Laplace" è importante perché prospetta un'evoluzione dell'universo spiegandola in modo meccanicistico senza alcun ricorso a Dio o a cause finali. 1756 → scrive la Monadologia Fisica dove riprende la teoria delle MONADI, che non sono più atomi divini ma atomi materiali → impostazione atomistica 1762 → vengono meno gli interessi scientifici e partono quelli filosofici: tratta il tema dell'esistenza di Dio. Kant critica sia l'argomento ontologico nella sua formulazione tradizionale (ripresa da Cartesio), sia le prove cosmologiche (elaborate da Wolff). → La conclusione generale dell'esistenza di Dio si fonda sul fatto che l'esistenza di Dio è oggetto di fede, non dimostrazione razionale. (Quest'opera anticipa alcuni concetti della "critica della ragion pura") 1764 → scrive le "osservazioni sul sentimento del bello e del sublime" in cui anticipa concetti relativi alla "Critica del Giudizio" anche se i concetti di "bello" e "sublime" vengono affrontati più nelle loro implicazioni etiche che in quelle estetiche. 1766 → scrive i Sogni di un visionario chiarito con i sogni della metafisica: c'era un teologo Emanuel Swedenborg che assicurava che lui poteva parlare con i morti. Kant era credente ma non appoggiava questa teoria perché egli avanzava l'ipotesi che non si potesse parlare di ciò che non cade sotto i sensi. Emerge una nuova concezione metafisica che diventerà centrale nella "Critica della ragion pura", ovvero lo studio dei limiti e delle possibilità della conoscenza umana. le basi del CRITICISMO: 1770 → Principi del mondo sensibile e intelligibile: - Kant rivaluta la concezione copernicana. Copernico aveva ipotizzato che fosse la Terra a ruotare intorno al Sole. Prendendo terra e sole come metafore rispettivamente di terra = oggetto della ragione, e sole = ragione, in quest'opera Kant risponde alla domanda "cos'è l'illuminismo?". Per gli empiristi la realtà sta fuori dal pensiero, il pensiero può solo trovare il metodo giusto per conoscere la realtà → Kant inverte la concezione di Copernico: al centro c'è il pensiero ovvero il sole ed è l'oggetto della conoscenza (ovvero la terra) che si adatta alla ragione. La cosa al di fuori di noi non la conosciamo, ed è impossibile da dimostrare → è un'intuizione, qui dice che in qualche modo ci possiamo accedere nell'opera dopo dice che è impossibile. In quest'opera inoltre Kant distingue nei FENOMENI: - il CONTENUTO → deriva dalle cose - la FORMA → è propria della nostra sensibilità ed è data dallo spazio e dal tempo, che non sono proprietà degli oggetti ma strutture percettive. La conoscenza del mondo è rielaborata dal soggetto = teoria della GRANDE LUCE, è alla base del criticismo. Nella Dissertazione del 1770, Kant distingue tra: - conoscenza FENOMENICA - conoscenza NOUMENICA che, diversamente da come farà, dice che anche questa è possibile: conosciamo il fenomeno coi sensi, ma l'intelletto (nous) è capace di andare oltre, di cogliere intuitivamente il noumeno (cosa-in-sé). Nella Critica della ragion pura il noumeno rimarrà al di là dei limiti della conoscenza possibile. Kant ritornerà su questo problema nella lettera a Marcus Herz: individua nella conoscenza intellettiva alcune strutture a priori, le categorie. CRITICA DELLA RAGION PURA 1781 Kant è convinto che la fisica sia scienza, come la matematica. A lui non interessava dimostrare se matematica e fisica fossero scienze ma si chiedeva come fosse possibile una conoscenza scientifica, vuole individuare il fondamento del sapere scientifico. Stesso problema posto per la metafisica, perché non c'è mai stata una teoria accettata unanimemente dagli studiosi. Sono queste le domande alle quali vuole rispondere la Critica della ragion pura: 1. come è possibile la matematica come scienza? 2. come è possibile la fisica come scienza? 3. è possibile la metafisica come scienza? Il termine "critica" (dal greco) significa da un lato separare e dall'altro esprimere un giudizio. Il criticismo è quella filosofia che ha come scopo di indagare la ragione umana, che indaga a sua volta se stessa (diversa dalla ragion critica dell' illuminismo): essa va alla ricerca delle strutture a priori con una valutazione legittima Il titolo sottolinea inoltre come l'oggetto di questa critica sia la ragion pura, considerata indipendentemente dall'esperienza, non è più la ragione strumentale dell'Illuminismo (che migliora le condizioni di vita dell'uomo e lo libera dalle superstizioni), ma per Kant la ragione prima di giudicare i diversi aspetti del mondo deve giudicare se stessa Per critica Kant intende la critica della facoltà della ragione di conoscere e si chiede quale sia il FONDAMENTO DELL'INTERO SAPERE. Kant riconosce in Locke un precursore di tale prospettiva, ma lui diversamente da Kant si limita a studiare il funzionamento dell'intelletto umano. I GIUDIZI SINTETICI A PRIORI esistono due modi di pensare: 1. il primo NON LIBERO che risponde all'esperienza (pensiero scientifico) 2. il secondo LIBERO, in grado di andare oltre. → Kant separa i criteri e immagina di analizzare una RAGION PURA, prima di fare l'esperienza. esempio del vedente e del cieco → per il vedente c'è una differenza, per il non vedente è uguale (non vede comunque). Questo significa che l'esperienza non trascende il soggetto, ma è nel soggetto che è soggetto trascendentale, che acquista un senso solo quando fa esperienza: ci sono cose innate nell'individuo (= razionalisti) tuttavia per conoscere devi fare esperienza (= empiristi) → Kant supera questo conflitto. Fino ad ora sono stati visti tre tipi di giudizi: 1. RAZIONALISTI (distingue soggetto dal predicato → il contenuto del predicato è già nel soggetto) → GIUDIZIO ANALITICO A PRIORI, non c'è bisogno dell'esperienza, implicitamente c'è tutto nel soggetto, è universale indiscutibile 2. EMPIRISTI (unisce una cosa che so, a una cosa che non so, il predicato non è già espresso nel soggetto) → GIUDIZIO SINTETICO A POSTERIORI, relativo all'esperienza, non è universale. ↓ Kant supera questo conflitto con il GIUDIZIO SINTETICO A PRIORI: è il giudizio scientifico, arricchisce la conoscenza ma è anche universale (essendo a priori). Sintetizza esperienza e universalità. Kant vuole trovare il fondamento della scienza. LA RIVOLUZIONE COPERNICANA non è più la ragione umana ad adeguarsi a ciò che sta fuori, bensì è il contrario (è la Terra = oggetto della ragione, a girare attorno al Sole = ragione stessa). Non è la conoscenza a regolarsi sugli oggetti esterni, ma sono gli oggetti che assumono le caratteristiche imposte delle strutture a priori del soggetto. Il soggetto è una sintesi di materia e forma: la prima fornita dall'esperienza, la seconda dalle nostre strutture a priori. La ragione studia la ragione. L'esperienza non ci permette di formulare con certezza delle leggi universali, bisogna trovare i fondamenti a partire dall'esperienza. Kant vuole trovare una giustificazione alla scienza (filosofia della scienza = epistemologia). Egli cerca di dimostrare che noi abbiamo un modo di conoscere scientifico che ci permette di avere delle leggi fisiche, abbiamo un nostro modo di cogliere il mondo. Critica la metafisica trascendente, la sua è una metafisica del soggetto. Kant è contro l'innatismo di Cartesio: l'uomo ha strutture innate in sé che emergono solo quando si fa esperienza (le idee NO). L'ORGANIZZAZIONE DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA 1. dottrina trascendentale degli ELEMENTI qui troviamo i 3 gradi di conoscenza: - sensibilità (trattata nell'estetica trascendentale) → ci permette di conoscere intuitivamente la realtà tramite i sensi e le forme a priori di spazio e tempo la logica trascendentale comprende - intelletto (analitica trascendentale) → è alla base della conoscenza scientifica, ci permette di pensare i dati sensibili tramite concetti puri o categorie - ragione (dialettica trascendentale) → è ambito della metafisica, è la tendenza ad andare oltre l'esperienza, cercando di spiegare globalmente la realtà. Questa conoscenza ci dà una direzione, non un contenuto. La metafisica dunque non è una scienza perché l'esperienza di un singolo non può dare tutti i casi di una totalità → non mi dà una dimostrazione, solo una direzione. → successivamento io penso, si tratta di una conoscenza scientifica, conosco la realtà in modo sintetico. 2. dottrina trascendentale del METODO qui Kant esamina l'uso conoscitivo degli elementi elencati sopra. E' una parte meno ampia rispetto alla prima. → la C.d.r. pura è l'analisi delle possibilità e dei limiti della ragione e soprattutto il fondamento di tali possibilità, tramite lo studio a priori. La ragion pura è dunque sia l'oggetto della critica (viene criticata), sia il soggetto perché è essa che critica se stessa. Il termine "trascendentale" va letto come l'analisi di elementi a priori nella loro applicazione all'esperienza, al fine di conoscere. Kant distingue due facoltà: l'estetica trascendentale che studia la sensibilità, e la logica trascendentale che si occupa di intelletto (analitica) e ragione (dialettica). ESTETICA TRASCENDENTALE prima parte della critica della ragion pura. Il termine estetica si riferisce alla sensazione, quindi allo studio della conoscenza sensoriale. Il termine trascendentale indica la ricerca degli elementi a priori di tale conoscenza. Kant identifica questi elementi con SPAZIO e TEMPO, che definisce INTUIZIONI PURE Spazio e tempo non derivano dall'esperienza ma la rendono possibile, sono quindi trascendentali. spazio → dà forma alle percezioni esterne (che passano anche attraverso il tempo) tempo → ordina le percezioni interne (che non passano nello spazio) spazio e tempo sono come lenti colorate che filtrano l'esperienza: ciò che conosciamo non corrisponde alla realtà oggettiva ma, poiché tutti gli uomini hanno le lenti dello stesso colore, la conoscenza è universale. Quindi la conoscenza empirica è da un lato fenomenica (relativa a come le cose si manifestano su un soggetto) e dall'altro lato universale, perché tutti i soggetti conoscono mediante le stesse strutture a priori, ovvero lo spazio e il tempo Kant riesce a rispondere alla prima domanda ("come è possibile la matematica come scienza?"): la matematica è una scienza perché si fonda su strutture a priori (spazio per la geometria e tempo per l'aritmetica) che ne garantiscono l'universalità e la necessità. Questa risposta suscita un problema che ritornerà alla fine: ciò che conosciamo è in ogni caso il fenomeno, perché non possiamo avere accesso in alcun modo alla cosa-in-sé, a ciò che Kant chiama noumeno. LOGICA TRASCENDENTALE Kant distingue - logica generale: nata con Aristotele, comprende le leggi assolutamente necessarie del pensiero senza considerare la diversità degli oggetti ai quali si rivolge - logica trascendentale: riguarda il pensiero applicato all'esperienza e alla sensibilità, analizza le strutture conoscitive a priori attraverso le quali il soggetto elabora i dati della sensibilità. La logica trascendentale si divide a sua volta in: - analitica trascendentale: riguarda l'uso legittimo dell'intelletto che, con concetti a priori, ordina i dati dell'esperienza. - dialettica trascendentale: considera la ragione, cioè l'intelletto in cui pretende di andare oltre i limiti dell'esperienza. ANALITICA TRASCENDENTALE parte della logica trascendentale che studia l'intelletto l'analitica trascendentale studia le forme a priori dell'intelletto, ovvero le CATEGORIE, definite CONCETTI PURI, concetti in quanto uniscono la molteplicità dell'esperienza, e puri perché precedono l'esperienza stessa. Kant, diversamente da Locke, non si chiede come funziona la mente umana (ovvero le operazioni dell'intelletto) ma come è possibile la conoscenza (ovvero le operazioni concettuali alla base del sapere). Aristotele parlava di categorie come predicati ultimi della realtà, ma venivano considerate come effettivamente esistenti. Affermava l'esistenza di 10 categorie. Kant afferma che le categorie sono strutture a priori, esistono solo come condizione della conoscenza. La sua è una soluzione più sistematica rispetto ad Aristotele → dato che il sapere è costituito da giudizi, è sufficiente partire dalla tavola dei giudizi e far corrispondere a ogni giudizio una categoria. Quantità Qualità Relazione Modalità Tavola dei Giudizi Universali: Particolari: Singolari: Affermativi: Negativi: Infiniti: Categorici: Ipotetici: Disgiuntivi: Problematici: Assertori: Apodittici: Tutti gli A sono B Qualche A è B Un A è B A è B A non è B A è non - A A è B Se A allora B o A o B È possibile che... Di fatto... È necessario che... Quantità Qualità Relazione Modalità Tavola delle Categorie Unità Pluralità Totalità Realtà Negazione Limitazione Inerenza e sussistenza (substantia et accidens) Causalità e dipendenza (causa ed effetto) Reciprocità* (azione reciproca) Possibilità - Impossibilità Esistenza - Inesistenza Necessità - Contingenza Hume si era posto il problema dell'induzione, ovvero l'impossibilità di ricavare giudizi universali da osservazioni empiriche. Kant risolve questo problema affermando che l'universalità non è data da una generalizzazione dell'esperienza ma dalla componente a priori. Locke aveva contestato l'oggettività dell'idea di sostanza. Anche per Kant la sostanza oggettiva è inconoscibile (noumeno), ma la sostanza come categoria è la forma che unifica i fenomeni ed essendo la stessa per tutti gli uomini è universale e può essere considerata oggettiva. Hume aveva dimostrato che la causalità non può essere considerata come un legame necessario tra i fatti. Considerando la causalità come una categoria, Kant conferisce universalità poiché i dati della nostra esperienza sono necessariamente (in tutti gli uomini, in base alle strutture a priori della loro conoscenza) organizzati tramite essa. DEDUZIONE TRASCENDENTALE La soluzione proposta da Kant pone un problema: se le categorie appartengono alla sfera del pensiero, possono valere per la realtà? La risposta è sì e Kant la giustifica. Kant afferma che la condizione necessaria perché ciò possa avvenire è l'esistenza di uno spazio unitario in cui le categorie convergono → è necessario presupporre che la conoscenza sia la conoscenza di un soggetto che ha tutte le categorie presenti contemporaneamente e ne sintetizza i dati → questo soggetto che unifica l'esperienza è chiamato IO PENSO → non si riferisce a singoli individui, ma al soggetto in generale, cioè allo spazio nel quale le categorie convergono L'io penso è coscienza di conoscere o anche chiamata autocoscienza (appercezione trascendentale). Esiste quindi un io che opera la sintesi della conoscenza, che ci permette di dire "io conosco". Risulta essere quindi superato il problema di Hume, il quale identificava l'io con le percezioni, tanto da definirlo “un fascio di percezioni". In quanto funzione dell'intelletto, l'io penso NON è una sostanza, esiste solo nel processo conoscitivo (non deve essere pensato come un'anima). non deve essere inteso come conoscenza individuale, ma bensì come la condizione generale della conoscenza, presente nello stesso modo in tutti gli uomini. Le strutture della conoscenza sono universali perché sono strutture logiche e non psicologiche come afferma Hume. Sono strutture del sapere, dunque uguali per tutti. ↓ Le intuizioni pure unificano la sensibilità attraverso le intuizioni pure dello spazio e del tempo: vengono rielaborate dall'intelletto mediante le categorie e unificate in una conoscenza unitaria dell'IO PENSO. LO SCHEMATISMO TRASCENDENTALE Una volta giustificata l'unità dell'esperienza mediante l'io penso (deduzione trascendentale), sorge un'altra domanda: se le categorie sono concetti puri, cioè indipendenti dall'esperienza, come possono unificarla? Il pensiero non può dare forma all'esperienza in modo diretto, deve esistere una mediazione, qualcosa che dia forma sensibile ai concetti e una dimensione formale ai dati empirici. Questa struttura intermedia è lo SCHEMA TRASCENDENTALE → mette in comunicazione sensibilità e intelletto - spazio → dà forma alle percezioni esterne (che passano anche attraverso il tempo) - tempo → ordina le percezioni interne (che non passano nello spazio) Quindi il tempo condiziona ogni esperienza possibile. Gli schemi trascendentali sono di conseguenza organizzati secondo il tempo Per Kant esiste una facoltà specifica, l'immaginazione produttiva, che organizza il tempo in modo da renderlo aderente ai concetti puri costringendo le sensazioni a disporsi secondo una certa forma categoria causalità sostanza possibilità esistenza necessità schema trascendentale successione temporale permanenza nel tempo in un tempo qualsiasi in un tempo determinato in ogni tempo PRINCIPI SINTETICI DELL'INTELLETTO PURO Fino ad ora Kant si è posto la domanda: è possibile la matematica come scienza? → risposta nell'estetica trascendentale. Ora si pone la domanda: Come è possibile la fisica come scienza? Per essere scientifica, l'esperienza deve essere trattata secondo regole particolari che derivano dall'analisi condotta fin qui. L'esperienza deve sottostare ai PRINCIPI SINTETICI DELL'INTELLETTO PURO. I principi sintetici ci dicono come è possibile la fisica come scienza a condizione di trattare l'esperienza in base a questi principi. A ogni categoria corrisponde un principio sintetico. Inoltre esiste qualche gruppo di categorie che presenta un principio generale, valido per tutte le categorie. Per poter parlare di conoscenza scientifica bisogna partire da una natura che sia regolata dal determinismo, ovvero che i diversi fenomeni siano connessi in modo necessario. esempio il principio corrispondente alla categoria di sostanza è il principio di conservazione della materia. Il principio corrispondente alla causalità sono le leggi del meccanicismo Kant NON afferma che queste leggi riguardano anche l'ambito morale, ma sostiene che la fisica si basa su questi princìpi e per avere una conoscenza scientifica dobbiamo necessariamente seguire nelle categorie della - quantità e qualità, la formulazione del principio è unica e stabilisce che nella conoscenza scientifica i dati devono essere quantificabili sia in assoluto (quantità) sia relativamente alla loro intensità (qualità). - relazione emerge una visione meccanicistica della natura, in quanto oggetto di studio scientifico - modalità non esiste un principio comune La conoscenza scientifica tratta i dati dell'esperienza con un rigido meccanicismo. Poiché l'esperienza si può riferire solo al mondo della natura, i principi sintetici dell'intelletto puro valgono per la natura, considerata solo in modo meccanico e matematico. Kant quindi considera il portamento della natura come razionale e prevedibile, contro lo scetticismo di Hume. Tuttavia si tratta della NATURA FENOMENICA (tutto ciò che possiamo conoscere), ma non di tutto ciò che esiste FENOMENO E NOUMENO Kant ci presenta due immagini: nella prima paragona la conoscenza a un'isola, che si può conoscere in ogni angolo ma che è circondata da un vasto mare dove non ci si può avventurare: - l'isola rappresenta la CONOSCENZA FENOMENICA, esperienza rielaborata dalle nostre strutture a priori; il mare corrisponde al NOUMENO, la cosa-in-sé (distinto dal fenomeno che è la cosa come è conosciuta dal soggetto), che va al di là dell'esperienza, è ciò che è inconoscibile ma deve comunque essere presupposto. La conoscenza non può andare al di là dell'esperienza, dato che le strutture a priori senza i dati dell'esperienza sono vuote e non producono nulla Nella seconda immagine egli descrive i limiti della conoscenza e la problematica del noumeno: l'immagine della colomba che volando sente la resistenza dell'aria e pensa che potrebbe volare con meno fatica se non ci fosse l'aria → ma senza aria sarebbe impossibile il volo. = allo stesso modo l'intelletto potrebbe ritenere che fosse più sicura e agevole la conoscenza senza impedimenti dell'esperienza, ma se fosse così non sarebbe possibile nessuna conoscenza (errore di Platone che abbandonò il mondo sensibile). Kant distingue 2 accezioni di noumeno: - in senso positivo: noumeno inteso come una cosa che è oggetto di un'intuizione intellettuale, non dell'intuizione sensibile, che l'uomo non può avere e non ne può parlare. - in senso negativo: è qualcosa in generale al di là della nostra sensibilità, non si può conoscere ma dobbiamo supporne l'esistenza. → si tratta del cosiddetto "concetto-limite" che ci mostra i confini della nostra conoscenza. In ogni caso non si può ignorare il noumeno. La scienza infatti ci dice come funziona il mondo che conosciamo, non che cos'è e perché c'è. DIALETTICA TRASCENDENTALE Dopo aver dimostrato che la matematica e la fisica sono scienze, nella dialettica trascendentale Kant risponde alla domanda "è possibile la metafisica come scienza?" la risposta è NO Il termine dialettica non è più usato nel suo significato positivo come in Eraclito e Platone, ma in senso negativo. Kant sviluppa uno schematismo delle pretese della ragione, nel momento in cui pretende di andare oltre l'esperienza L'intelletto studia le singole leggi mentre la ragione cerca di interpretare la totalità. La ragione ha come oggetto le idee di IO (totalità dell'esperienza interna), MONDO (totalità dell'esperienza esterna) e DIO (totalità di ogni esperienza) → in quanto idee non derivate da una sintesi dell'esperienza, non hanno valenza conoscitiva → quindi la metafisica non può essere una scienza. Kant non dice che la metafisica è impossibile ma solo che non è una scienza. La metafisica non può essere oggetto di conoscenza perché riguarda la cosa in sé, il noumeno, l'inconoscibile. 1. L'IO e i paralogismi della ragione L'idea di "io" ha origine da un paralogismo (falso ragionamento) che consiste nel dare una sostanza all'Io penso, ma "Io penso" invece è una funzione e NON è sostanza → non possiamo dimostrarlo ma nemmeno escluderlo 2. Le antinomie dell'universo il mondo oggetto dell'esperienza è conoscibile scientificamente, se però pretendiamo di interpretarlo come totalità cadiamo in una serie di antinomie (contraddizioni), costituite ognuna da una tesi e un'antitesi. Antinomie ricondotte ai 4 tipi di categorie: - nel caso di quantità e qualità = antinomie matematiche - nel caso di relazione e modalità antinomie dinamiche Le tesi disegnano il mondo così come visto dalla metafisica e dalla religione, mentre le antitesi compongono la prospettiva scientifica. 3. L'esistenza di Dio Kant dimostra che la sua esistenza non è dimostrabile confutando la prova ontologica, cosmologica e teleologica L'ESISTENZA DI DIO Kant tratta di questa questione nella dialettica trascendentale. non si tratta di decidere se Dio esiste o no, bensì se può essere oggetto di conoscenza scientifica, cioè se la sua esistenza è dimostrabile → Kant dimostra che Dio non può essere dimostrato razionalmente. Egli prende in considerazione 3 prove dell'esistenza di Dio della tradizione filosofica e ne individua gli errori la prova ontologica Sostiene che TUTTI, anche atei, hanno il concetto di Dio come ciò di cui non esiste niente di maggiore. Nel concetto di Dio, in quanto essere perfetto, è inclusa l'esistenza (se così non fosse potremmo immaginare un essere che rispetto a lui ha più esistenza e quindi più perfetto di lui). ↓ Kant distingue tra l'esistenza e predicati → l'esistenza non è un predicato, non può essere dedotta ma solo accertata. Esempio dei 100 talleri (moneta prussiana): posso definirne le caratteristiche senza averli in mano ma non l'esistenza, che si può accertare solo con l'esperienza. L'esistenza di Dio non è un predicato e non può essere dedotta la prova cosmologica È una delle 5 vie proposte da Tommaso d'Aquino: a partire dal presupposto che tutto ciò che esiste ha una causa, Tommaso afferma la necessità di una causa prima incausata ↓ Kant afferma che sostenendo l'esistenza di una causa prima facciamo un salto illecito fuori dall'esperienza in quanto passiamo da ciò che è accertabile a ciò che è inconoscibile. la prova teleologica (o fisico-teologica) sostiene che il mondo ci appare come un progetto così organizzato e pieno di finalità da ritenere improbabile che derivi dal semplice caso, ma da un creatore, ovvero Dio. ↓ Per dimostrare l'esistenza del creatore del mondo, si deve presupporre che il mondo abbia una causa prima. Questa prova si riconduce a quella cosmologica, confutata da Kant. La Dialettica si chiude con la Critica di ogni teologia fondata su principi speculativi della ragione → non si può affermare la conoscenza di un essere superiore in ambito teoretico ma solo l'esistenza come postulato pratico. Kant non è ateo. Possiamo definire la sua posizione come agnostica sul piano teoretico e profondamente religiosa in ambito pratico, morale. l'uso regolativo delle idee della ragione Nell'Appendice alla dialettica trascendentale, Kant sottolinea la funzione regolativa di "Io", "mondo, "Dio". Mentre l'intelletto ha una funzione costitutiva dell'esperienza, la ragione non agisce sull'esperienza stessa, non può conoscere. La ragione però serve come norma per la conoscenza → ad esempio l'idea di mondo non ha un fondamento conoscitivo ma dà un orientamento al nostro conoscere. Pur continuando a conoscere il mondo solo con l'esperienza scientifica dobbiamo comunque avere come prospettiva l'interazione dei vari ambiti per arrivare a definire un'interpretazione complessiva del mondo, obiettivo che non potrà mai essere raggiunto. Con la risposta negativa alla metafisica come scienza, Kant non vuole svalutare la metafisica ma vuole considerarla in una prospettiva diversa. Per lui ora la metafisica si occupa del soggetto conoscente e delle sue caratteristiche, in particolare individua le strutture a priori che costituiscono l'esperienza. LA CRITICA DELLA RAGION PRATICA Kant parte dal presupposto che esiste una MORALE UNIVERSALE e si chiede come sia possibile, vuole capirne il fondamento. Si tratta di una morale: - universale - autonoma, perché essendo universale non può essere condizionata da circostanze esterne - formale, è importante l'intenzione e non l'effettiva azione e la sua conseguenza Kant individua delle leggi morali, valide in ogni luogo e tempo. Divide queste leggi in: - MASSIME: regole di comportamento non universali che seguiamo senza pretendere che valgano per tutti; - IMPERATIVI: considerati validi universalmente, ma non sempre sono incondizionati: - ipotetici, ovvero subordinati a una condizione, per cui dobbiamo seguirli se vogliamo perseguire un determinato fine ("se vuoi guarire prendi la medicina"); - categorici, che obbligano a un determinato comportamento ("Non uccidere"). Il fondamento della morale sta nella RAGIONE, non nell'intelletto → la morale non si fonda a partire dall'esperienza, ma dall'a priori, dalla ragione → un atto morale è un atto libero, incondizionato da altro, è una scelta libera non condizionata da nulla, è autonoma e "opera in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere in ogni tempo come principio di una legislazione universale" → si tratta di un criterio che stabilisce se ci stiamo comportando moralmente → PRIMA FORMULAZIONE DELL'IMPERATIVO CATEGORICO Ma che cos'è il bene per Kant? Il nostro comportamento è sempre ispirato alle leggi massime: basta immaginare che la massima divenga una legge valida per tutti e valutarne le conseguenze → se queste sono razionali, la nostra massima deriva dall'imperativo categorico, se no no. Tale criterio è detto principio di universalizzazione. → non è bene ciò che è voluto da Dio, ma ciò che in sé è razionale esempio: chiedo del denaro in prestito, motivato da uno stato di necessità, consapevole che non potrò mai restituirlo. Ipotizzando questa azione come una legge universale, tutti potranno promettere il falso nessuno concederebbe più prestiti: quindi questa massima se trasformata in una legge universale diventa irrazionale, ma l'idea di fondo è razionale, non è cattiva ragione e sensibilità La ragione quindi è il fondamento della morale. La natura umana dipende dalla ragione, ma anche dalla sensibilità: - ragione → universalizza perché funziona uguale per tutti gli uomini; - sensibilità → tutto ciò che riguarda istinti e passioni. È legata alla materia e all'individualità: la sensibilità individualizza che tutto ciò che provo è mio (es. dolore è mio). → l'uomo è fatto di sensibilità e di ragione. Se scegliessimo sempre con la ragione, secondo Kant, non saremmo uomini, ma santi. bisogna però fare i conti con la propria sensibilità. In quanto esseri morali, però, dobbiamo scegliere la ragione anche quando ci porta a scelte in contrasto con il piacere. La norma indicata dalla ragione è il dovere. La morale di Kant è la morale del dovere. il rispetto per l'umanità Alla legge fondamentale della morale Kant aggiunge due formule dell'imperativo categorico, commentate nella Fondazione della metafisica dei costumi: "agisci in modo da trattare l'umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo" ciò significa rispettare la dignità degli altri in quanto persone, rispettare l'umanità → SECONDA FORMULAZIONE DELL'IMPERATIVO CATEGORICO l'autonomia della morale Anche in ambito morale Kant fa un cambiamento di prospettiva, l'uomo stesso viene considerato il soggetto e la fonte della morale che non deriva più dalla religione ma dalla stessa ragione che diviene legislatrice a sé stessa La ragione garantisce infatti anche l'AUTONOMIA della morale, enunciata da Kant nella TERZA FORMULAZIONE DELL'IMPERATIVO CATEGORICO: "non compiere alcuna azione secondo una massima diversa da quella suscettibile di valere come legge universale, cioè tale che la volontà, in base alla massima, possa considerare contemporaneamente se stessa come universalmente legislatrice" La volontà può considerarsi universalmente legislatrice se non è condizionata da nessuna autorità superiore, non ha motivazioni o finalità particolari → massima fondata sulla ragione = legge autofondata. Kant analizza e critica le MORALI ETERONOME, cioè NON AUTONOME. Esse fanno dipendere il comportamento morale da fattori diversi dalla sola ragione: - soggettivi (validi per il singolo individuo): interni (relativi all'interiorità) o esterni (esteriorità); oggettivi (validi per tutti): interni o esterni. Kant condanna così alcune teorie morali classiche ad esempio, una morale fondata sulla ricerca del piacere, sia quello fisico sia quello morale. Rifiuta anche tutte le morali utilitaristiche perché l'azione non sarebbe motivata dalla volontà ma da una finalità esterna e sarebbe quindi eteronoma. Anche i comportamenti dettati da educazione e società non sono morali perché non sono frutto di una libera scelta, ma sono dettati dall'abitudine. Kant però non condanna la legittimità e l'opportunità: chi fa carità per salvarsi l'anima non commette nulla di riprovevole. Tutti questi però sono aspetti che non riguardano la morale come dimensione universale, sono tutti aspetti che descrivono il comportamento, ma che non riguardano la morale in quanto tale (di questi aspetti Kant parlerà nella Metafisica dei costumi). Il bene, il male e la morale dell'intenzione Tutto ciò che può essere determinato dalla volontà è oggetto della ragion pratica → si presuppone dunque anche la libertà. La libertà non riguarda la concreta possibilità di fare qualcosa, bensì quella di volere qualcosa: la morale riguarda la conformità della volontà alla legge (se io desidero restituire un debito mi comporto moralmente anche se non posso permettermelo). l'oggetto della ragion pratica è relativo alla possibilità di stabilire sulla base della ragione ciò che è bene e ciò che è male La morale di Kant non è né descrittiva (perché si può determinare ciò che è bene e ciò che è male) né prescrittiva (quelle che indicano norme da seguire) → è deontologica, basata cioè sul dovere, su un dovere determinato dalla ragione (non da autorità esterne all'uomo). Kant distingue il bene dal piacere: in tedesco "bene" è tradotto da due termini GUTE → buono in senso morale, universale poiché basato sulla ragione WOHL → individua ciò che è bene per l'individuo. La morale Kantiana, poiché considera il male e il bene in rapporto alla volontà dell'individuo, è detta morale dell'intenzione la DIALETTICA della ragion pratica la critica della ragion pratica ha la stessa struttura della critica della ragion pura ma manca un'estetica, poiché il piano empirico non può costituire il punto di partenza della morale. Il contenuto della dialettica NON è negativo come nella C.d.r. pura, ma consente a Kant di recuperare l'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima. il SOMMO BENE e l'ANTINOMIA della ragion pratica - i 3 POSTULATI della ragion pratica Per la ragion pratica l'idea di totalità si identifica con quella del SOMMO BENE, coincidenza di virtù e felicità, ma neanche esso può essere il motivo determinante della volontà libera, che è da ricercarsi nel dovere per il dovere. Al sommo bene è connessa l'ANTINOMIA DELLA RAGION PRATICA (conflitto tra tesi opposte) "o il desiderio della felicità dev'essere la causa movente per la massima virtù, o la massima virtù dev'essere la causa efficiente della felicità" 1 tesi: sempre falsa perché se la morale fosse motivata dal desiderio avrebbe un fine esterno a sé stessa 2 tesi: in ambito fenomenico non avviene, ma non possiamo escludere che non avvenga anche in quello noumenico, da Dio. in questo caso la virtù è perseguita autonomamente → non ci comporteremmo moralmente se lo facessimo per meritare la felicità, ma posso aspettarmi che alla virtù debba corrispondere la felicità. I POSTULATO → esistenza di Dio Se vogliamo sperare che il sommo bene sia conseguibile dobbiamo ammettere l'esistenza di Dio come postulato (= condizione affinché sia possibile) della ragione. II POSTULATO→ immortalità dell'anima → occorre ammettere l'immortalità dell'anima: l'uomo non potrà mai raggiungere una perfetta corrispondenza tra volontà e ragione, definita come santità, ma avverte il bisogno di questo miglioramento continuo. Inoltre gli deve quindi essere data la possibilità di un processo all'infinito per migliorare sé stesso presupponendo l'immortalità dell'anima. III POSTULATO → libertà se non vi fosse volontà libera non esisterebbero le scelte e verrebbe meno la moralità stessa. questo è il postulato fondamentale Kant afferma l'esistenza di Dio, l'immortalità dell'anima e la libertà solo in ambito pratico e non teoretico e conoscitivo. Dio è una risposta ai nostri problemi esistenziali, a una nostra esigenza morale e NON APPARTIENE ALLA FISICA. Se non presupponiamo l'esistenza di Dio, l'immortalità dell'anima e la libertà, possiamo ugualmente essere virtuosi ma non possiamo avere la ragionevole certezza tra virtù e felicità. il primato della ragion pratica Dalla Critica della ragion pura e la Critica della ragion pratica emergono due realtà distinte e in parte contraddittorie: da un lato il mondo della scienza e dall'altro l'ambito morale. Sono due mondi distinti e inconciliabili. Nel comportamento dell'uomo uno di questi due ambiti deve avere una prevalenza: l'ambito morale, l'uomo non è semplicemente un essere organico ma anche un essere morale. Questo primato deriva da un'esigenza morale, dal momento che non è possibile dimostrare la verità dei postulati pratici scientificamente. LA CRITICA DEL GIUDIZIO Si tratta della terza critica di Kant, importante per l'estetica romantica, che prova a dare una risposta ai problemi presenti nelle prime due critiche: critica della ragion pura Definisce i fondamenti del sapere, individuandoli nell'attività sintetica dell'intelletto e nell'unione dell'esperienza e dei concetti puri → la conoscenza che ne deriva è solo relativa all'ambito fenomenico (esperienziale), che trova il limite nel noumeno critica della ragion pratica Definisce il fondamento della moralità, costituito dalla libertà come postulato fondamentale, dal quale derivano l'autonomia e la formalità dell'imperativo categorico nasce la critica del giudizio c'è bisogno di trovare un senso al mondo e alla nostra vita in esso. La risposta sta nel SENTIMENTO, facoltà diversa dell'intelletto e oggetto della critica del giudizio → il sentimento è basato su un giudizio diverso da quello conoscitivo analizzato nella prima critica che si interroga sul senso della natura e della nostra esistenza. Kant distingue tra GIUDIZIO: - DETERMINANTE: relativo alla conoscenza, costruisce il mondo fenomenico e struttura l'esperienza, la determina. In esso sono dati sia il particolare (dati percettivi, colti dai sensi) che l'universale (forme a priori); - RIFLETTENTE: qui è dato solo il particolare, l'universale è da cercare. l'oggetto è il "perché" → di fronte a un fiore ci chiediamo perché è bello, perché suscita in noi certi sentimenti. → nell'ambito del giudizio riflettente, Kant distingue ancora: giudizio estetico (cerca il senso della bellezza) giudizio teleologico (cerca la finalità della natura e della nostra esistenza) I giudizi riflettenti NON producono conoscenza perché mancano dell'a priori che dà la forma ai dati possiamo dedurre: una speranza o una possibilità, non una certezza STRUTTURA → è divisa in due parti 1. giudizio estetico analitica del giudizio estetico: prende in considerazione il bello e il sublime dialettica del giudizio estetico: antinomia del gusto; 2. giudizio teleologico analitica del giudizio teleologico: esaminati i diversi ordini dei fini dialettica del giudizio teleologico: antinomia del Giudizio, che tratta del contrasto tra la spiegazione meccanica e quella teleologica della natura IL GIUDIZIO ESTETICO Si trova nell'ambito del giudizio riflettente. Riguarda ciò che sentiamo, non ciò che possiamo conoscere. Anche qui troviamo la rivoluzione copernicana di Kant che consiste nel fondare la bellezza e la finalità della natura sul soggetto. Per quanto riguarda l'estetica Kant opera un rovesciamento rispetto al passato: la bellezza è un sentimento del soggetto, non una sua qualità. Nonostante sia soggettivo, il giudizio estetico è comune a tutti gli uomini. La soggettività e l'universalità del bello costituiscono l'ANTINOMIA DEL GUSTO: è sia soggettivo (personale) ma nel frattempo è universale (uguale per tutti). → soluzione: il sentimento del gusto non deriva dall'esperienza ma è una struttura a priori comune a tutti gli uomini. Kant distingue PIACEVOLE → varia da persona a persona → connesso anche a fattori esterni (es culturali) BELLO → è comune a tutti → "accordo" tra natura e sentimento del gusto. L'artista, secondo Kant, non è colui che calcola, ma colui che, quasi inconsapevolmente, produce qualcosa di bello → L'artista è il genio = sintesi di intelletto e spontaneità. Tutti abbiamo delle forme a priori ma solo il genio è in grado di produrre un'opera d'arte bello in relazione alla qualità, alla quantità, alla relazione e alla modalità - QUALITÀ il bello è ciò che piace senza interesse: il bello è disinteressato, non si identifica né con l'utile, né con il bene, né con il piacevole, né con tutto il "desiderabile". - QUANTITÀ Secondo la quantità il bello è "ciò che è rappresentato, senza concetto, come l'oggetto di un piacere universale" "senza concetto" = non è possibile spiegare qualcosa di bello, si basa sul sentimento "un piacere universale" # dal piacevole, ciò che è bello lo è per tutti. - RELAZIONE Aspetto formale del bello: la bellezza (di un'opera d'arte) non è data dal suo contenuto, ma dall'armonia tra le parti - MODALITÀ il bello è oggetto di un piacere necessario, indipendente dalle caratteristiche e dai gusti individuali IL BELLO E IL SUBLIME come Burke, Kant riprende la distinzione tra bello e sublime. → nel SUBLIME è un piacere NEGATIVO, un sentimento contraddittorio, prodotto da oggetti naturali immensamente grandi (sublime matematico) o immensamente potenti (sublime dinamico) che creano un senso di disagio (Burke definiva il sublime come tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, tutto ciò che è temibile) →il BELLO è una sensazione POSITIVA derivata dall'armonia dell'oggetto Sia bello che sublime sono legati in ambito morale → il sublime ci fa prendere coscienza della nostra interiorità e di fronte alla maestà della legge morale proviamo un sentimento simile a quello del sublime. Spesso per noi gli oggetti belli sono quelli che sembrano avere per principio un giudizio morale ("casa maestosa"). Si tratta di analogie, non di corrispondenze, perché il giudizio morale è fondato su concetti da quello estetico. IL GIUDIZIO TELEOLOGICO Newton: il rapporto tra natura e uomo è meccanico (meccanicismo, fisica newtoniana) → Kant rompe questo schema per affrontare finalmente il vero tema della Critica del Giudizio: la vita ha un senso? Se il mondo fosse regolato solo da cause efficienti e si potesse parlare dei fatti solo come conseguenza di cause meccaniche non vi sarebbe un senso nel mondo Qui Kant procede dall'osservazione del mondo naturale e in particolare di quello organico: si possono constatare razionalmente 3 finalità che la NATURA ha. Ogni organismo vivente tende a 1. conservare la specie 2 produrre sé stesso, crescere 3. conservare sé stesso, nutrirsi, alimentarsi Il giudizio teleologico NON sostituisce la conoscenza scientifica, ma la scienza non spiega tutto e quel che la scienza non spiega e giudizio riflettente può immaginarlo o ipotizzarlo Se c'è un fine nel mondo, deve essere MORALE, è l'unico essere morale è l'uomo. l'uomo è quindi il fine ultimo della creazione → questo non è un giudizio scientifico ma si tratta di una ragionevole (perché ci sono argomenti razionali a sostegno di questa tesi) speranza (perché riguarda l'ambito noumenico che sfugge alla conoscenza scientifica). dialettica del giudizio teleologico → nella natura è presente un determinismo (causa) e un finalismo (scopo) → antinomia del giudizio teleologico. LA RELIGIONE Nel 1793 Kant scrive La religione nei limiti della semplice ragione, dove sviluppa l'idea di fondo della critica della ragion pratica: la morale è anteriore alla religione e conduce ad essa, quindi non ne dipende né ne deriva. I principi del cristianesimo sono gli stessi della morale naturale, raggiungibile solo con la ragione umana L'uomo tende per natura al male, in seguito al peccato originale → ha la tendenza a subordinare la ragione alle passioni e ai sensi → la libertà dell'uomo deve invertire questa tendenza e riaffermare il predominio della ragione Nella storia troviamo una continua lotta tra l'inclinazione al male data dal peccato e al bene (legato alla natura originaria dell'uomo) → il punto di svolta è la figura di Cristo, che supera la legge antica per affermare la legge morale, che dà un criterio perché ognuno possa scegliere il bene. La RELIGIONE CRISTIANA è la religione per eccellenza, perché è sempre rimasta valida e vicina agli uomini, perché il messaggio di Cristo coincide con quello che suggerisce la ragione. Quindi la ragione e la religione si incontrano: il comandamento di Cristo "ama il prossimo tuo come te stesso" equivale al principio di universalizzazione dell'imperativo categorico. Man mano che viene condiviso questo principio, si forma una comunità morale, vero Regno di Dio sulla terra, che farà prevalere il bene sul male. POLITICA E DIRITTO - METAFISICA DEI COSTUMI Kant affronta i temi della POLITICA del DIRITTO nella Metafisica dei costumi (1797) prima parte: Principi metafisici della dottrina diritto espone una concezione di tipo liberale, richiama il giusnaturalismo e il contrattualismo. Il diritto, a differenza della morale, è semplice conformità del comportamento alla legge scritta, indipendentemente dalla adesione o meno della coscienza. Kant distingue: - diritto naturale: fondato sulla ragione, è universale e deve essere applicato da ogni Stato; - leggi positive: affidate all'onestà dei singoli stati dipendono dalle circostanze storiche politiche. La libertà è il fondamento del diritto, è limitata dalla pari libertà degli altri. Il principio universale del diritto dice infatti di agire in modo che il proprio libero arbitrio possa coesistere con quello di ogni altro uomo. In questo quadro di fondo riconducibile al liberalismo, Kant critica la rivoluzione francese, che ha mutato certi aspetti. La giustizia deve essere garantita a tutti i cittadini, il diritto e la politica devono essere fedeli alle norme etiche. Kant tuttavia non è contrario alla pena di morte e sostiene il diritto di voto agli uomini maggiorenni che posseggano qualche proprietà, seguendo anche qui la tradizione liberale. LA STORIA Per quanto riguarda la storia Kant scrive Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico e per la pace perpetua La storia è centrata sulla prospettiva illuministica del progresso, che consiste nella realizzazione della moralità e della libertà e non dallo sviluppo delle scienze Questo sviluppo è guidato dalla "socievole insocievolezza": l'uomo che agisce allo stato naturale è caratterizzato dall'egoismo, che non è negativo, perché ne consente la conservazione, la propria sopravvivenza e la propria difesa. Questo egoismo oltretutto lo porta a unirsi con gli altri, proprio per garantire meglio la soddisfazione dei propri bisogni → l'uomo inizialmente è dominato dall'istinto e la storia è vista come la progressiva affermazione della ragione sull'istinto L'umanità tende a diventare sempre più cosciente e capace di autogoverno: all'inizio ha bisogno di essere guidata, è necessario un re, poi si arriva alla partecipazione sempre più consapevole → qui la svolta fondamentale è rappresentata dall'Illuminismo, che corrisponde a un raggiungimento della maggiore età, l'età della ragione, da parte del popolo. Questa lotta tra ragione e istinto non ha mai un termine. L'umanità tende sempre di più ad aggregarsi ma non è ancora disposta a liberarsi dagli istinti e dalla tendenza impressiva, che è una caratteristica naturale di essa. La storia è intesa con progresso all'infinito simile a quello individuale, in cui il punto d'arrivo ideale è sempre una maggiore integrazione tra gli uomini dalle famiglie, ai gruppi, alle città, agli Stati, ai popoli, fino ad arrivare a Un'unione potenziale dell'intera umanità, ovvero la PACE PERPETUA →qui vengono superate le divisioni nazionali per costruire un unico governo di stati federati, che risolve pacificamente le controversie tra i popoli e li avvicina gradualmente, in un processo progressivo di unificazione di tutta l'umanità.

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Milena Suriano

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VITA
- nasce a Konigsberg in Germania il 22 aprile 1724 periodo dell'illuminismo), odierna Kaliningrad, in Germania,
nel periodo del lu
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Kant, vita, la critica della ragion pura, la critica della ragion pratica, la critica del giudizio, il progetto per una pace perpetua

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Sono molto dettagliati ed esaustivi. Ho avuto 9 con questi appunti, spero possano essere d’aiuto 💗 Fonti: -libro di testo scolastico “Formazione Filosofica” (Ruffaldi) - “Scritti su Kant” Silvestro Marcucci -Vivere la filosofia (Abbagnano)

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Appunti su Immanuel Kant: vita e opere; il criticismo; critica alla ragion pura; i giudizi scientifici; la conoscenza; l’estetica, la logica, l’analitica, la deduzione, la dialettica trascendentale; critica alla ragion pratica; la morale.

Kant VITA - nasce a Konigsberg in Germania il 22 aprile 1724 periodo dell'illuminismo), odierna Kaliningrad, in Germania, nel periodo del luteranesimo, in particolare del pietismo, che lo condizionerà molto - Il padre muore nel 1746 ed è costretto a lasciare l'università: si cerca un lavoro e inizia a fare da precettore per giovani di classi sociali alte. - muore a Konigsberg il 12 febbraio 1804 - Alla sua nascita c'era Federico Guglielmo I, poi dal 1740 ci sarà il figlio Federico II, il cui consigliere era Voltaire. Kant sosteneva che nei paesi non si poteva passare direttamente dall'assolutismo allo stato liberale ma bisognava passare prima per il dispotismo illuminato, che serviva ad educare prima il popolo; sotto l'influenza di Voltaire ci furono molte riforme come l'abolizione della pena di morte, tortura. Impose l'istruzione elementare obbligatoria, perché la cultura era fondamentale e il sapere deve essere diffuso. Konigsberg era una delle città più importanti delle Germania (fu incoronato Federico I) e lì si diffuse molto il PIETISMO: → corrente nata nel 1670 a Francoforte da Jacob Spener → corrente derivante dal luteranesimo che intendeva tornare al luteranesimo delle origini → religione attiva, pratica, non contemplativa, molto rigida riguardo alla condotta morale, più che ai dogmi e alle preghiere → religione interiore, del cuore Kant dirà "ad una chiesa visibile,...

Kant VITA - nasce a Konigsberg in Germania il 22 aprile 1724 periodo dell'illuminismo), odierna Kaliningrad, in Germania, nel periodo del luteranesimo, in particolare del pietismo, che lo condizionerà molto - Il padre muore nel 1746 ed è costretto a lasciare l'università: si cerca un lavoro e inizia a fare da precettore per giovani di classi sociali alte. - muore a Konigsberg il 12 febbraio 1804 - Alla sua nascita c'era Federico Guglielmo I, poi dal 1740 ci sarà il figlio Federico II, il cui consigliere era Voltaire. Kant sosteneva che nei paesi non si poteva passare direttamente dall'assolutismo allo stato liberale ma bisognava passare prima per il dispotismo illuminato, che serviva ad educare prima il popolo; sotto l'influenza di Voltaire ci furono molte riforme come l'abolizione della pena di morte, tortura. Impose l'istruzione elementare obbligatoria, perché la cultura era fondamentale e il sapere deve essere diffuso. Konigsberg era una delle città più importanti delle Germania (fu incoronato Federico I) e lì si diffuse molto il PIETISMO: → corrente nata nel 1670 a Francoforte da Jacob Spener → corrente derivante dal luteranesimo che intendeva tornare al luteranesimo delle origini → religione attiva, pratica, non contemplativa, molto rigida riguardo alla condotta morale, più che ai dogmi e alle preghiere → religione interiore, del cuore Kant dirà "ad una chiesa visibile,...

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Adoro questa applicazione [...] consiglio Knowunity a tutti!!! Sono passato da un 5 a una 8 con questa app

Stefano S, utente iOS

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Susanna, utente iOS

Adoro questa app ❤️, la uso praticamente sempre quando studio.

Didascalia alternativa:

si deve contrapporre una invisibile": ciò significa che se ognuno ha un rigore morale molto forte non ha problemi a vivere con gli altri, non ci sono imposizioni. In Kant troviamo l'influenza del pietismo sia nel rigore morale, sia nella concezione religiosa basata sulla contrapposizione tra bene e male e nell'idea di una comunità ideale (chiesa invisibile) attraverso cui passa il rinnovamento storico della società Kant fu condizionato da: - Leibniz (contro i sistemi universali di spinoza e cartesio). Si rifà alla MONADE, elemento primo spirituale (si rifà di nuovo alla sostanza prima) - Wolff razionalista illuminista che sosteneva che la ragione fosse il fondamento di ogni disciplina - Schultz, direttore pietista del Collegium Fridericianum dove Kant studiò - Knutzen, wolffiano con cui studia filosofia a Konigsberg - A partire dal 1770 grazie a Goethe, Herder e Schiller nasce e si diffonde lo "Sturm und Drang" (tempesta e impeto) che anticipa e prepara al Romanticismo. In Kant saranno presenti queste prospettive dello "Sturm und Drang" e per questo egli rappresenta il punto di arrivo dell'Illuminismo e al tempo stesso anticipa il Romanticismo: per questo verrà considerato l'ispiratore principale della corrente Romantica e dell'Idealismo. SCRITTI PRECRITICI 1749 → scrive Pensieri sulla valutazione di forme vive: appoggia Leibniz a proposito della forza F = m x v² e non come diceva Cartesio (F= m x v). Kant era d'accordo con Leibniz nel distinguere la forza dal movimento. Kant riprende la teoria della monade come sostanza-energia. 1755 → Storia universale della natura e della teoria del cielo: Kant ipotizza l'origine dell'universo da una nebulosa originaria. Questa sua ipotesi "ipotesi Kant-Laplace" è importante perché prospetta un'evoluzione dell'universo spiegandola in modo meccanicistico senza alcun ricorso a Dio o a cause finali. 1756 → scrive la Monadologia Fisica dove riprende la teoria delle MONADI, che non sono più atomi divini ma atomi materiali → impostazione atomistica 1762 → vengono meno gli interessi scientifici e partono quelli filosofici: tratta il tema dell'esistenza di Dio. Kant critica sia l'argomento ontologico nella sua formulazione tradizionale (ripresa da Cartesio), sia le prove cosmologiche (elaborate da Wolff). → La conclusione generale dell'esistenza di Dio si fonda sul fatto che l'esistenza di Dio è oggetto di fede, non dimostrazione razionale. (Quest'opera anticipa alcuni concetti della "critica della ragion pura") 1764 → scrive le "osservazioni sul sentimento del bello e del sublime" in cui anticipa concetti relativi alla "Critica del Giudizio" anche se i concetti di "bello" e "sublime" vengono affrontati più nelle loro implicazioni etiche che in quelle estetiche. 1766 → scrive i Sogni di un visionario chiarito con i sogni della metafisica: c'era un teologo Emanuel Swedenborg che assicurava che lui poteva parlare con i morti. Kant era credente ma non appoggiava questa teoria perché egli avanzava l'ipotesi che non si potesse parlare di ciò che non cade sotto i sensi. Emerge una nuova concezione metafisica che diventerà centrale nella "Critica della ragion pura", ovvero lo studio dei limiti e delle possibilità della conoscenza umana. le basi del CRITICISMO: 1770 → Principi del mondo sensibile e intelligibile: - Kant rivaluta la concezione copernicana. Copernico aveva ipotizzato che fosse la Terra a ruotare intorno al Sole. Prendendo terra e sole come metafore rispettivamente di terra = oggetto della ragione, e sole = ragione, in quest'opera Kant risponde alla domanda "cos'è l'illuminismo?". Per gli empiristi la realtà sta fuori dal pensiero, il pensiero può solo trovare il metodo giusto per conoscere la realtà → Kant inverte la concezione di Copernico: al centro c'è il pensiero ovvero il sole ed è l'oggetto della conoscenza (ovvero la terra) che si adatta alla ragione. La cosa al di fuori di noi non la conosciamo, ed è impossibile da dimostrare → è un'intuizione, qui dice che in qualche modo ci possiamo accedere nell'opera dopo dice che è impossibile. In quest'opera inoltre Kant distingue nei FENOMENI: - il CONTENUTO → deriva dalle cose - la FORMA → è propria della nostra sensibilità ed è data dallo spazio e dal tempo, che non sono proprietà degli oggetti ma strutture percettive. La conoscenza del mondo è rielaborata dal soggetto = teoria della GRANDE LUCE, è alla base del criticismo. Nella Dissertazione del 1770, Kant distingue tra: - conoscenza FENOMENICA - conoscenza NOUMENICA che, diversamente da come farà, dice che anche questa è possibile: conosciamo il fenomeno coi sensi, ma l'intelletto (nous) è capace di andare oltre, di cogliere intuitivamente il noumeno (cosa-in-sé). Nella Critica della ragion pura il noumeno rimarrà al di là dei limiti della conoscenza possibile. Kant ritornerà su questo problema nella lettera a Marcus Herz: individua nella conoscenza intellettiva alcune strutture a priori, le categorie. CRITICA DELLA RAGION PURA 1781 Kant è convinto che la fisica sia scienza, come la matematica. A lui non interessava dimostrare se matematica e fisica fossero scienze ma si chiedeva come fosse possibile una conoscenza scientifica, vuole individuare il fondamento del sapere scientifico. Stesso problema posto per la metafisica, perché non c'è mai stata una teoria accettata unanimemente dagli studiosi. Sono queste le domande alle quali vuole rispondere la Critica della ragion pura: 1. come è possibile la matematica come scienza? 2. come è possibile la fisica come scienza? 3. è possibile la metafisica come scienza? Il termine "critica" (dal greco) significa da un lato separare e dall'altro esprimere un giudizio. Il criticismo è quella filosofia che ha come scopo di indagare la ragione umana, che indaga a sua volta se stessa (diversa dalla ragion critica dell' illuminismo): essa va alla ricerca delle strutture a priori con una valutazione legittima Il titolo sottolinea inoltre come l'oggetto di questa critica sia la ragion pura, considerata indipendentemente dall'esperienza, non è più la ragione strumentale dell'Illuminismo (che migliora le condizioni di vita dell'uomo e lo libera dalle superstizioni), ma per Kant la ragione prima di giudicare i diversi aspetti del mondo deve giudicare se stessa Per critica Kant intende la critica della facoltà della ragione di conoscere e si chiede quale sia il FONDAMENTO DELL'INTERO SAPERE. Kant riconosce in Locke un precursore di tale prospettiva, ma lui diversamente da Kant si limita a studiare il funzionamento dell'intelletto umano. I GIUDIZI SINTETICI A PRIORI esistono due modi di pensare: 1. il primo NON LIBERO che risponde all'esperienza (pensiero scientifico) 2. il secondo LIBERO, in grado di andare oltre. → Kant separa i criteri e immagina di analizzare una RAGION PURA, prima di fare l'esperienza. esempio del vedente e del cieco → per il vedente c'è una differenza, per il non vedente è uguale (non vede comunque). Questo significa che l'esperienza non trascende il soggetto, ma è nel soggetto che è soggetto trascendentale, che acquista un senso solo quando fa esperienza: ci sono cose innate nell'individuo (= razionalisti) tuttavia per conoscere devi fare esperienza (= empiristi) → Kant supera questo conflitto. Fino ad ora sono stati visti tre tipi di giudizi: 1. RAZIONALISTI (distingue soggetto dal predicato → il contenuto del predicato è già nel soggetto) → GIUDIZIO ANALITICO A PRIORI, non c'è bisogno dell'esperienza, implicitamente c'è tutto nel soggetto, è universale indiscutibile 2. EMPIRISTI (unisce una cosa che so, a una cosa che non so, il predicato non è già espresso nel soggetto) → GIUDIZIO SINTETICO A POSTERIORI, relativo all'esperienza, non è universale. ↓ Kant supera questo conflitto con il GIUDIZIO SINTETICO A PRIORI: è il giudizio scientifico, arricchisce la conoscenza ma è anche universale (essendo a priori). Sintetizza esperienza e universalità. Kant vuole trovare il fondamento della scienza. LA RIVOLUZIONE COPERNICANA non è più la ragione umana ad adeguarsi a ciò che sta fuori, bensì è il contrario (è la Terra = oggetto della ragione, a girare attorno al Sole = ragione stessa). Non è la conoscenza a regolarsi sugli oggetti esterni, ma sono gli oggetti che assumono le caratteristiche imposte delle strutture a priori del soggetto. Il soggetto è una sintesi di materia e forma: la prima fornita dall'esperienza, la seconda dalle nostre strutture a priori. La ragione studia la ragione. L'esperienza non ci permette di formulare con certezza delle leggi universali, bisogna trovare i fondamenti a partire dall'esperienza. Kant vuole trovare una giustificazione alla scienza (filosofia della scienza = epistemologia). Egli cerca di dimostrare che noi abbiamo un modo di conoscere scientifico che ci permette di avere delle leggi fisiche, abbiamo un nostro modo di cogliere il mondo. Critica la metafisica trascendente, la sua è una metafisica del soggetto. Kant è contro l'innatismo di Cartesio: l'uomo ha strutture innate in sé che emergono solo quando si fa esperienza (le idee NO). L'ORGANIZZAZIONE DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA 1. dottrina trascendentale degli ELEMENTI qui troviamo i 3 gradi di conoscenza: - sensibilità (trattata nell'estetica trascendentale) → ci permette di conoscere intuitivamente la realtà tramite i sensi e le forme a priori di spazio e tempo la logica trascendentale comprende - intelletto (analitica trascendentale) → è alla base della conoscenza scientifica, ci permette di pensare i dati sensibili tramite concetti puri o categorie - ragione (dialettica trascendentale) → è ambito della metafisica, è la tendenza ad andare oltre l'esperienza, cercando di spiegare globalmente la realtà. Questa conoscenza ci dà una direzione, non un contenuto. La metafisica dunque non è una scienza perché l'esperienza di un singolo non può dare tutti i casi di una totalità → non mi dà una dimostrazione, solo una direzione. → successivamento io penso, si tratta di una conoscenza scientifica, conosco la realtà in modo sintetico. 2. dottrina trascendentale del METODO qui Kant esamina l'uso conoscitivo degli elementi elencati sopra. E' una parte meno ampia rispetto alla prima. → la C.d.r. pura è l'analisi delle possibilità e dei limiti della ragione e soprattutto il fondamento di tali possibilità, tramite lo studio a priori. La ragion pura è dunque sia l'oggetto della critica (viene criticata), sia il soggetto perché è essa che critica se stessa. Il termine "trascendentale" va letto come l'analisi di elementi a priori nella loro applicazione all'esperienza, al fine di conoscere. Kant distingue due facoltà: l'estetica trascendentale che studia la sensibilità, e la logica trascendentale che si occupa di intelletto (analitica) e ragione (dialettica). ESTETICA TRASCENDENTALE prima parte della critica della ragion pura. Il termine estetica si riferisce alla sensazione, quindi allo studio della conoscenza sensoriale. Il termine trascendentale indica la ricerca degli elementi a priori di tale conoscenza. Kant identifica questi elementi con SPAZIO e TEMPO, che definisce INTUIZIONI PURE Spazio e tempo non derivano dall'esperienza ma la rendono possibile, sono quindi trascendentali. spazio → dà forma alle percezioni esterne (che passano anche attraverso il tempo) tempo → ordina le percezioni interne (che non passano nello spazio) spazio e tempo sono come lenti colorate che filtrano l'esperienza: ciò che conosciamo non corrisponde alla realtà oggettiva ma, poiché tutti gli uomini hanno le lenti dello stesso colore, la conoscenza è universale. Quindi la conoscenza empirica è da un lato fenomenica (relativa a come le cose si manifestano su un soggetto) e dall'altro lato universale, perché tutti i soggetti conoscono mediante le stesse strutture a priori, ovvero lo spazio e il tempo Kant riesce a rispondere alla prima domanda ("come è possibile la matematica come scienza?"): la matematica è una scienza perché si fonda su strutture a priori (spazio per la geometria e tempo per l'aritmetica) che ne garantiscono l'universalità e la necessità. Questa risposta suscita un problema che ritornerà alla fine: ciò che conosciamo è in ogni caso il fenomeno, perché non possiamo avere accesso in alcun modo alla cosa-in-sé, a ciò che Kant chiama noumeno. LOGICA TRASCENDENTALE Kant distingue - logica generale: nata con Aristotele, comprende le leggi assolutamente necessarie del pensiero senza considerare la diversità degli oggetti ai quali si rivolge - logica trascendentale: riguarda il pensiero applicato all'esperienza e alla sensibilità, analizza le strutture conoscitive a priori attraverso le quali il soggetto elabora i dati della sensibilità. La logica trascendentale si divide a sua volta in: - analitica trascendentale: riguarda l'uso legittimo dell'intelletto che, con concetti a priori, ordina i dati dell'esperienza. - dialettica trascendentale: considera la ragione, cioè l'intelletto in cui pretende di andare oltre i limiti dell'esperienza. ANALITICA TRASCENDENTALE parte della logica trascendentale che studia l'intelletto l'analitica trascendentale studia le forme a priori dell'intelletto, ovvero le CATEGORIE, definite CONCETTI PURI, concetti in quanto uniscono la molteplicità dell'esperienza, e puri perché precedono l'esperienza stessa. Kant, diversamente da Locke, non si chiede come funziona la mente umana (ovvero le operazioni dell'intelletto) ma come è possibile la conoscenza (ovvero le operazioni concettuali alla base del sapere). Aristotele parlava di categorie come predicati ultimi della realtà, ma venivano considerate come effettivamente esistenti. Affermava l'esistenza di 10 categorie. Kant afferma che le categorie sono strutture a priori, esistono solo come condizione della conoscenza. La sua è una soluzione più sistematica rispetto ad Aristotele → dato che il sapere è costituito da giudizi, è sufficiente partire dalla tavola dei giudizi e far corrispondere a ogni giudizio una categoria. Quantità Qualità Relazione Modalità Tavola dei Giudizi Universali: Particolari: Singolari: Affermativi: Negativi: Infiniti: Categorici: Ipotetici: Disgiuntivi: Problematici: Assertori: Apodittici: Tutti gli A sono B Qualche A è B Un A è B A è B A non è B A è non - A A è B Se A allora B o A o B È possibile che... Di fatto... È necessario che... Quantità Qualità Relazione Modalità Tavola delle Categorie Unità Pluralità Totalità Realtà Negazione Limitazione Inerenza e sussistenza (substantia et accidens) Causalità e dipendenza (causa ed effetto) Reciprocità* (azione reciproca) Possibilità - Impossibilità Esistenza - Inesistenza Necessità - Contingenza Hume si era posto il problema dell'induzione, ovvero l'impossibilità di ricavare giudizi universali da osservazioni empiriche. Kant risolve questo problema affermando che l'universalità non è data da una generalizzazione dell'esperienza ma dalla componente a priori. Locke aveva contestato l'oggettività dell'idea di sostanza. Anche per Kant la sostanza oggettiva è inconoscibile (noumeno), ma la sostanza come categoria è la forma che unifica i fenomeni ed essendo la stessa per tutti gli uomini è universale e può essere considerata oggettiva. Hume aveva dimostrato che la causalità non può essere considerata come un legame necessario tra i fatti. Considerando la causalità come una categoria, Kant conferisce universalità poiché i dati della nostra esperienza sono necessariamente (in tutti gli uomini, in base alle strutture a priori della loro conoscenza) organizzati tramite essa. DEDUZIONE TRASCENDENTALE La soluzione proposta da Kant pone un problema: se le categorie appartengono alla sfera del pensiero, possono valere per la realtà? La risposta è sì e Kant la giustifica. Kant afferma che la condizione necessaria perché ciò possa avvenire è l'esistenza di uno spazio unitario in cui le categorie convergono → è necessario presupporre che la conoscenza sia la conoscenza di un soggetto che ha tutte le categorie presenti contemporaneamente e ne sintetizza i dati → questo soggetto che unifica l'esperienza è chiamato IO PENSO → non si riferisce a singoli individui, ma al soggetto in generale, cioè allo spazio nel quale le categorie convergono L'io penso è coscienza di conoscere o anche chiamata autocoscienza (appercezione trascendentale). Esiste quindi un io che opera la sintesi della conoscenza, che ci permette di dire "io conosco". Risulta essere quindi superato il problema di Hume, il quale identificava l'io con le percezioni, tanto da definirlo “un fascio di percezioni". In quanto funzione dell'intelletto, l'io penso NON è una sostanza, esiste solo nel processo conoscitivo (non deve essere pensato come un'anima). non deve essere inteso come conoscenza individuale, ma bensì come la condizione generale della conoscenza, presente nello stesso modo in tutti gli uomini. Le strutture della conoscenza sono universali perché sono strutture logiche e non psicologiche come afferma Hume. Sono strutture del sapere, dunque uguali per tutti. ↓ Le intuizioni pure unificano la sensibilità attraverso le intuizioni pure dello spazio e del tempo: vengono rielaborate dall'intelletto mediante le categorie e unificate in una conoscenza unitaria dell'IO PENSO. LO SCHEMATISMO TRASCENDENTALE Una volta giustificata l'unità dell'esperienza mediante l'io penso (deduzione trascendentale), sorge un'altra domanda: se le categorie sono concetti puri, cioè indipendenti dall'esperienza, come possono unificarla? Il pensiero non può dare forma all'esperienza in modo diretto, deve esistere una mediazione, qualcosa che dia forma sensibile ai concetti e una dimensione formale ai dati empirici. Questa struttura intermedia è lo SCHEMA TRASCENDENTALE → mette in comunicazione sensibilità e intelletto - spazio → dà forma alle percezioni esterne (che passano anche attraverso il tempo) - tempo → ordina le percezioni interne (che non passano nello spazio) Quindi il tempo condiziona ogni esperienza possibile. Gli schemi trascendentali sono di conseguenza organizzati secondo il tempo Per Kant esiste una facoltà specifica, l'immaginazione produttiva, che organizza il tempo in modo da renderlo aderente ai concetti puri costringendo le sensazioni a disporsi secondo una certa forma categoria causalità sostanza possibilità esistenza necessità schema trascendentale successione temporale permanenza nel tempo in un tempo qualsiasi in un tempo determinato in ogni tempo PRINCIPI SINTETICI DELL'INTELLETTO PURO Fino ad ora Kant si è posto la domanda: è possibile la matematica come scienza? → risposta nell'estetica trascendentale. Ora si pone la domanda: Come è possibile la fisica come scienza? Per essere scientifica, l'esperienza deve essere trattata secondo regole particolari che derivano dall'analisi condotta fin qui. L'esperienza deve sottostare ai PRINCIPI SINTETICI DELL'INTELLETTO PURO. I principi sintetici ci dicono come è possibile la fisica come scienza a condizione di trattare l'esperienza in base a questi principi. A ogni categoria corrisponde un principio sintetico. Inoltre esiste qualche gruppo di categorie che presenta un principio generale, valido per tutte le categorie. Per poter parlare di conoscenza scientifica bisogna partire da una natura che sia regolata dal determinismo, ovvero che i diversi fenomeni siano connessi in modo necessario. esempio il principio corrispondente alla categoria di sostanza è il principio di conservazione della materia. Il principio corrispondente alla causalità sono le leggi del meccanicismo Kant NON afferma che queste leggi riguardano anche l'ambito morale, ma sostiene che la fisica si basa su questi princìpi e per avere una conoscenza scientifica dobbiamo necessariamente seguire nelle categorie della - quantità e qualità, la formulazione del principio è unica e stabilisce che nella conoscenza scientifica i dati devono essere quantificabili sia in assoluto (quantità) sia relativamente alla loro intensità (qualità). - relazione emerge una visione meccanicistica della natura, in quanto oggetto di studio scientifico - modalità non esiste un principio comune La conoscenza scientifica tratta i dati dell'esperienza con un rigido meccanicismo. Poiché l'esperienza si può riferire solo al mondo della natura, i principi sintetici dell'intelletto puro valgono per la natura, considerata solo in modo meccanico e matematico. Kant quindi considera il portamento della natura come razionale e prevedibile, contro lo scetticismo di Hume. Tuttavia si tratta della NATURA FENOMENICA (tutto ciò che possiamo conoscere), ma non di tutto ciò che esiste FENOMENO E NOUMENO Kant ci presenta due immagini: nella prima paragona la conoscenza a un'isola, che si può conoscere in ogni angolo ma che è circondata da un vasto mare dove non ci si può avventurare: - l'isola rappresenta la CONOSCENZA FENOMENICA, esperienza rielaborata dalle nostre strutture a priori; il mare corrisponde al NOUMENO, la cosa-in-sé (distinto dal fenomeno che è la cosa come è conosciuta dal soggetto), che va al di là dell'esperienza, è ciò che è inconoscibile ma deve comunque essere presupposto. La conoscenza non può andare al di là dell'esperienza, dato che le strutture a priori senza i dati dell'esperienza sono vuote e non producono nulla Nella seconda immagine egli descrive i limiti della conoscenza e la problematica del noumeno: l'immagine della colomba che volando sente la resistenza dell'aria e pensa che potrebbe volare con meno fatica se non ci fosse l'aria → ma senza aria sarebbe impossibile il volo. = allo stesso modo l'intelletto potrebbe ritenere che fosse più sicura e agevole la conoscenza senza impedimenti dell'esperienza, ma se fosse così non sarebbe possibile nessuna conoscenza (errore di Platone che abbandonò il mondo sensibile). Kant distingue 2 accezioni di noumeno: - in senso positivo: noumeno inteso come una cosa che è oggetto di un'intuizione intellettuale, non dell'intuizione sensibile, che l'uomo non può avere e non ne può parlare. - in senso negativo: è qualcosa in generale al di là della nostra sensibilità, non si può conoscere ma dobbiamo supporne l'esistenza. → si tratta del cosiddetto "concetto-limite" che ci mostra i confini della nostra conoscenza. In ogni caso non si può ignorare il noumeno. La scienza infatti ci dice come funziona il mondo che conosciamo, non che cos'è e perché c'è. DIALETTICA TRASCENDENTALE Dopo aver dimostrato che la matematica e la fisica sono scienze, nella dialettica trascendentale Kant risponde alla domanda "è possibile la metafisica come scienza?" la risposta è NO Il termine dialettica non è più usato nel suo significato positivo come in Eraclito e Platone, ma in senso negativo. Kant sviluppa uno schematismo delle pretese della ragione, nel momento in cui pretende di andare oltre l'esperienza L'intelletto studia le singole leggi mentre la ragione cerca di interpretare la totalità. La ragione ha come oggetto le idee di IO (totalità dell'esperienza interna), MONDO (totalità dell'esperienza esterna) e DIO (totalità di ogni esperienza) → in quanto idee non derivate da una sintesi dell'esperienza, non hanno valenza conoscitiva → quindi la metafisica non può essere una scienza. Kant non dice che la metafisica è impossibile ma solo che non è una scienza. La metafisica non può essere oggetto di conoscenza perché riguarda la cosa in sé, il noumeno, l'inconoscibile. 1. L'IO e i paralogismi della ragione L'idea di "io" ha origine da un paralogismo (falso ragionamento) che consiste nel dare una sostanza all'Io penso, ma "Io penso" invece è una funzione e NON è sostanza → non possiamo dimostrarlo ma nemmeno escluderlo 2. Le antinomie dell'universo il mondo oggetto dell'esperienza è conoscibile scientificamente, se però pretendiamo di interpretarlo come totalità cadiamo in una serie di antinomie (contraddizioni), costituite ognuna da una tesi e un'antitesi. Antinomie ricondotte ai 4 tipi di categorie: - nel caso di quantità e qualità = antinomie matematiche - nel caso di relazione e modalità antinomie dinamiche Le tesi disegnano il mondo così come visto dalla metafisica e dalla religione, mentre le antitesi compongono la prospettiva scientifica. 3. L'esistenza di Dio Kant dimostra che la sua esistenza non è dimostrabile confutando la prova ontologica, cosmologica e teleologica L'ESISTENZA DI DIO Kant tratta di questa questione nella dialettica trascendentale. non si tratta di decidere se Dio esiste o no, bensì se può essere oggetto di conoscenza scientifica, cioè se la sua esistenza è dimostrabile → Kant dimostra che Dio non può essere dimostrato razionalmente. Egli prende in considerazione 3 prove dell'esistenza di Dio della tradizione filosofica e ne individua gli errori la prova ontologica Sostiene che TUTTI, anche atei, hanno il concetto di Dio come ciò di cui non esiste niente di maggiore. Nel concetto di Dio, in quanto essere perfetto, è inclusa l'esistenza (se così non fosse potremmo immaginare un essere che rispetto a lui ha più esistenza e quindi più perfetto di lui). ↓ Kant distingue tra l'esistenza e predicati → l'esistenza non è un predicato, non può essere dedotta ma solo accertata. Esempio dei 100 talleri (moneta prussiana): posso definirne le caratteristiche senza averli in mano ma non l'esistenza, che si può accertare solo con l'esperienza. L'esistenza di Dio non è un predicato e non può essere dedotta la prova cosmologica È una delle 5 vie proposte da Tommaso d'Aquino: a partire dal presupposto che tutto ciò che esiste ha una causa, Tommaso afferma la necessità di una causa prima incausata ↓ Kant afferma che sostenendo l'esistenza di una causa prima facciamo un salto illecito fuori dall'esperienza in quanto passiamo da ciò che è accertabile a ciò che è inconoscibile. la prova teleologica (o fisico-teologica) sostiene che il mondo ci appare come un progetto così organizzato e pieno di finalità da ritenere improbabile che derivi dal semplice caso, ma da un creatore, ovvero Dio. ↓ Per dimostrare l'esistenza del creatore del mondo, si deve presupporre che il mondo abbia una causa prima. Questa prova si riconduce a quella cosmologica, confutata da Kant. La Dialettica si chiude con la Critica di ogni teologia fondata su principi speculativi della ragione → non si può affermare la conoscenza di un essere superiore in ambito teoretico ma solo l'esistenza come postulato pratico. Kant non è ateo. Possiamo definire la sua posizione come agnostica sul piano teoretico e profondamente religiosa in ambito pratico, morale. l'uso regolativo delle idee della ragione Nell'Appendice alla dialettica trascendentale, Kant sottolinea la funzione regolativa di "Io", "mondo, "Dio". Mentre l'intelletto ha una funzione costitutiva dell'esperienza, la ragione non agisce sull'esperienza stessa, non può conoscere. La ragione però serve come norma per la conoscenza → ad esempio l'idea di mondo non ha un fondamento conoscitivo ma dà un orientamento al nostro conoscere. Pur continuando a conoscere il mondo solo con l'esperienza scientifica dobbiamo comunque avere come prospettiva l'interazione dei vari ambiti per arrivare a definire un'interpretazione complessiva del mondo, obiettivo che non potrà mai essere raggiunto. Con la risposta negativa alla metafisica come scienza, Kant non vuole svalutare la metafisica ma vuole considerarla in una prospettiva diversa. Per lui ora la metafisica si occupa del soggetto conoscente e delle sue caratteristiche, in particolare individua le strutture a priori che costituiscono l'esperienza. LA CRITICA DELLA RAGION PRATICA Kant parte dal presupposto che esiste una MORALE UNIVERSALE e si chiede come sia possibile, vuole capirne il fondamento. Si tratta di una morale: - universale - autonoma, perché essendo universale non può essere condizionata da circostanze esterne - formale, è importante l'intenzione e non l'effettiva azione e la sua conseguenza Kant individua delle leggi morali, valide in ogni luogo e tempo. Divide queste leggi in: - MASSIME: regole di comportamento non universali che seguiamo senza pretendere che valgano per tutti; - IMPERATIVI: considerati validi universalmente, ma non sempre sono incondizionati: - ipotetici, ovvero subordinati a una condizione, per cui dobbiamo seguirli se vogliamo perseguire un determinato fine ("se vuoi guarire prendi la medicina"); - categorici, che obbligano a un determinato comportamento ("Non uccidere"). Il fondamento della morale sta nella RAGIONE, non nell'intelletto → la morale non si fonda a partire dall'esperienza, ma dall'a priori, dalla ragione → un atto morale è un atto libero, incondizionato da altro, è una scelta libera non condizionata da nulla, è autonoma e "opera in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere in ogni tempo come principio di una legislazione universale" → si tratta di un criterio che stabilisce se ci stiamo comportando moralmente → PRIMA FORMULAZIONE DELL'IMPERATIVO CATEGORICO Ma che cos'è il bene per Kant? Il nostro comportamento è sempre ispirato alle leggi massime: basta immaginare che la massima divenga una legge valida per tutti e valutarne le conseguenze → se queste sono razionali, la nostra massima deriva dall'imperativo categorico, se no no. Tale criterio è detto principio di universalizzazione. → non è bene ciò che è voluto da Dio, ma ciò che in sé è razionale esempio: chiedo del denaro in prestito, motivato da uno stato di necessità, consapevole che non potrò mai restituirlo. Ipotizzando questa azione come una legge universale, tutti potranno promettere il falso nessuno concederebbe più prestiti: quindi questa massima se trasformata in una legge universale diventa irrazionale, ma l'idea di fondo è razionale, non è cattiva ragione e sensibilità La ragione quindi è il fondamento della morale. La natura umana dipende dalla ragione, ma anche dalla sensibilità: - ragione → universalizza perché funziona uguale per tutti gli uomini; - sensibilità → tutto ciò che riguarda istinti e passioni. È legata alla materia e all'individualità: la sensibilità individualizza che tutto ciò che provo è mio (es. dolore è mio). → l'uomo è fatto di sensibilità e di ragione. Se scegliessimo sempre con la ragione, secondo Kant, non saremmo uomini, ma santi. bisogna però fare i conti con la propria sensibilità. In quanto esseri morali, però, dobbiamo scegliere la ragione anche quando ci porta a scelte in contrasto con il piacere. La norma indicata dalla ragione è il dovere. La morale di Kant è la morale del dovere. il rispetto per l'umanità Alla legge fondamentale della morale Kant aggiunge due formule dell'imperativo categorico, commentate nella Fondazione della metafisica dei costumi: "agisci in modo da trattare l'umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo" ciò significa rispettare la dignità degli altri in quanto persone, rispettare l'umanità → SECONDA FORMULAZIONE DELL'IMPERATIVO CATEGORICO l'autonomia della morale Anche in ambito morale Kant fa un cambiamento di prospettiva, l'uomo stesso viene considerato il soggetto e la fonte della morale che non deriva più dalla religione ma dalla stessa ragione che diviene legislatrice a sé stessa La ragione garantisce infatti anche l'AUTONOMIA della morale, enunciata da Kant nella TERZA FORMULAZIONE DELL'IMPERATIVO CATEGORICO: "non compiere alcuna azione secondo una massima diversa da quella suscettibile di valere come legge universale, cioè tale che la volontà, in base alla massima, possa considerare contemporaneamente se stessa come universalmente legislatrice" La volontà può considerarsi universalmente legislatrice se non è condizionata da nessuna autorità superiore, non ha motivazioni o finalità particolari → massima fondata sulla ragione = legge autofondata. Kant analizza e critica le MORALI ETERONOME, cioè NON AUTONOME. Esse fanno dipendere il comportamento morale da fattori diversi dalla sola ragione: - soggettivi (validi per il singolo individuo): interni (relativi all'interiorità) o esterni (esteriorità); oggettivi (validi per tutti): interni o esterni. Kant condanna così alcune teorie morali classiche ad esempio, una morale fondata sulla ricerca del piacere, sia quello fisico sia quello morale. Rifiuta anche tutte le morali utilitaristiche perché l'azione non sarebbe motivata dalla volontà ma da una finalità esterna e sarebbe quindi eteronoma. Anche i comportamenti dettati da educazione e società non sono morali perché non sono frutto di una libera scelta, ma sono dettati dall'abitudine. Kant però non condanna la legittimità e l'opportunità: chi fa carità per salvarsi l'anima non commette nulla di riprovevole. Tutti questi però sono aspetti che non riguardano la morale come dimensione universale, sono tutti aspetti che descrivono il comportamento, ma che non riguardano la morale in quanto tale (di questi aspetti Kant parlerà nella Metafisica dei costumi). Il bene, il male e la morale dell'intenzione Tutto ciò che può essere determinato dalla volontà è oggetto della ragion pratica → si presuppone dunque anche la libertà. La libertà non riguarda la concreta possibilità di fare qualcosa, bensì quella di volere qualcosa: la morale riguarda la conformità della volontà alla legge (se io desidero restituire un debito mi comporto moralmente anche se non posso permettermelo). l'oggetto della ragion pratica è relativo alla possibilità di stabilire sulla base della ragione ciò che è bene e ciò che è male La morale di Kant non è né descrittiva (perché si può determinare ciò che è bene e ciò che è male) né prescrittiva (quelle che indicano norme da seguire) → è deontologica, basata cioè sul dovere, su un dovere determinato dalla ragione (non da autorità esterne all'uomo). Kant distingue il bene dal piacere: in tedesco "bene" è tradotto da due termini GUTE → buono in senso morale, universale poiché basato sulla ragione WOHL → individua ciò che è bene per l'individuo. La morale Kantiana, poiché considera il male e il bene in rapporto alla volontà dell'individuo, è detta morale dell'intenzione la DIALETTICA della ragion pratica la critica della ragion pratica ha la stessa struttura della critica della ragion pura ma manca un'estetica, poiché il piano empirico non può costituire il punto di partenza della morale. Il contenuto della dialettica NON è negativo come nella C.d.r. pura, ma consente a Kant di recuperare l'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima. il SOMMO BENE e l'ANTINOMIA della ragion pratica - i 3 POSTULATI della ragion pratica Per la ragion pratica l'idea di totalità si identifica con quella del SOMMO BENE, coincidenza di virtù e felicità, ma neanche esso può essere il motivo determinante della volontà libera, che è da ricercarsi nel dovere per il dovere. Al sommo bene è connessa l'ANTINOMIA DELLA RAGION PRATICA (conflitto tra tesi opposte) "o il desiderio della felicità dev'essere la causa movente per la massima virtù, o la massima virtù dev'essere la causa efficiente della felicità" 1 tesi: sempre falsa perché se la morale fosse motivata dal desiderio avrebbe un fine esterno a sé stessa 2 tesi: in ambito fenomenico non avviene, ma non possiamo escludere che non avvenga anche in quello noumenico, da Dio. in questo caso la virtù è perseguita autonomamente → non ci comporteremmo moralmente se lo facessimo per meritare la felicità, ma posso aspettarmi che alla virtù debba corrispondere la felicità. I POSTULATO → esistenza di Dio Se vogliamo sperare che il sommo bene sia conseguibile dobbiamo ammettere l'esistenza di Dio come postulato (= condizione affinché sia possibile) della ragione. II POSTULATO→ immortalità dell'anima → occorre ammettere l'immortalità dell'anima: l'uomo non potrà mai raggiungere una perfetta corrispondenza tra volontà e ragione, definita come santità, ma avverte il bisogno di questo miglioramento continuo. Inoltre gli deve quindi essere data la possibilità di un processo all'infinito per migliorare sé stesso presupponendo l'immortalità dell'anima. III POSTULATO → libertà se non vi fosse volontà libera non esisterebbero le scelte e verrebbe meno la moralità stessa. questo è il postulato fondamentale Kant afferma l'esistenza di Dio, l'immortalità dell'anima e la libertà solo in ambito pratico e non teoretico e conoscitivo. Dio è una risposta ai nostri problemi esistenziali, a una nostra esigenza morale e NON APPARTIENE ALLA FISICA. Se non presupponiamo l'esistenza di Dio, l'immortalità dell'anima e la libertà, possiamo ugualmente essere virtuosi ma non possiamo avere la ragionevole certezza tra virtù e felicità. il primato della ragion pratica Dalla Critica della ragion pura e la Critica della ragion pratica emergono due realtà distinte e in parte contraddittorie: da un lato il mondo della scienza e dall'altro l'ambito morale. Sono due mondi distinti e inconciliabili. Nel comportamento dell'uomo uno di questi due ambiti deve avere una prevalenza: l'ambito morale, l'uomo non è semplicemente un essere organico ma anche un essere morale. Questo primato deriva da un'esigenza morale, dal momento che non è possibile dimostrare la verità dei postulati pratici scientificamente. LA CRITICA DEL GIUDIZIO Si tratta della terza critica di Kant, importante per l'estetica romantica, che prova a dare una risposta ai problemi presenti nelle prime due critiche: critica della ragion pura Definisce i fondamenti del sapere, individuandoli nell'attività sintetica dell'intelletto e nell'unione dell'esperienza e dei concetti puri → la conoscenza che ne deriva è solo relativa all'ambito fenomenico (esperienziale), che trova il limite nel noumeno critica della ragion pratica Definisce il fondamento della moralità, costituito dalla libertà come postulato fondamentale, dal quale derivano l'autonomia e la formalità dell'imperativo categorico nasce la critica del giudizio c'è bisogno di trovare un senso al mondo e alla nostra vita in esso. La risposta sta nel SENTIMENTO, facoltà diversa dell'intelletto e oggetto della critica del giudizio → il sentimento è basato su un giudizio diverso da quello conoscitivo analizzato nella prima critica che si interroga sul senso della natura e della nostra esistenza. Kant distingue tra GIUDIZIO: - DETERMINANTE: relativo alla conoscenza, costruisce il mondo fenomenico e struttura l'esperienza, la determina. In esso sono dati sia il particolare (dati percettivi, colti dai sensi) che l'universale (forme a priori); - RIFLETTENTE: qui è dato solo il particolare, l'universale è da cercare. l'oggetto è il "perché" → di fronte a un fiore ci chiediamo perché è bello, perché suscita in noi certi sentimenti. → nell'ambito del giudizio riflettente, Kant distingue ancora: giudizio estetico (cerca il senso della bellezza) giudizio teleologico (cerca la finalità della natura e della nostra esistenza) I giudizi riflettenti NON producono conoscenza perché mancano dell'a priori che dà la forma ai dati possiamo dedurre: una speranza o una possibilità, non una certezza STRUTTURA → è divisa in due parti 1. giudizio estetico analitica del giudizio estetico: prende in considerazione il bello e il sublime dialettica del giudizio estetico: antinomia del gusto; 2. giudizio teleologico analitica del giudizio teleologico: esaminati i diversi ordini dei fini dialettica del giudizio teleologico: antinomia del Giudizio, che tratta del contrasto tra la spiegazione meccanica e quella teleologica della natura IL GIUDIZIO ESTETICO Si trova nell'ambito del giudizio riflettente. Riguarda ciò che sentiamo, non ciò che possiamo conoscere. Anche qui troviamo la rivoluzione copernicana di Kant che consiste nel fondare la bellezza e la finalità della natura sul soggetto. Per quanto riguarda l'estetica Kant opera un rovesciamento rispetto al passato: la bellezza è un sentimento del soggetto, non una sua qualità. Nonostante sia soggettivo, il giudizio estetico è comune a tutti gli uomini. La soggettività e l'universalità del bello costituiscono l'ANTINOMIA DEL GUSTO: è sia soggettivo (personale) ma nel frattempo è universale (uguale per tutti). → soluzione: il sentimento del gusto non deriva dall'esperienza ma è una struttura a priori comune a tutti gli uomini. Kant distingue PIACEVOLE → varia da persona a persona → connesso anche a fattori esterni (es culturali) BELLO → è comune a tutti → "accordo" tra natura e sentimento del gusto. L'artista, secondo Kant, non è colui che calcola, ma colui che, quasi inconsapevolmente, produce qualcosa di bello → L'artista è il genio = sintesi di intelletto e spontaneità. Tutti abbiamo delle forme a priori ma solo il genio è in grado di produrre un'opera d'arte bello in relazione alla qualità, alla quantità, alla relazione e alla modalità - QUALITÀ il bello è ciò che piace senza interesse: il bello è disinteressato, non si identifica né con l'utile, né con il bene, né con il piacevole, né con tutto il "desiderabile". - QUANTITÀ Secondo la quantità il bello è "ciò che è rappresentato, senza concetto, come l'oggetto di un piacere universale" "senza concetto" = non è possibile spiegare qualcosa di bello, si basa sul sentimento "un piacere universale" # dal piacevole, ciò che è bello lo è per tutti. - RELAZIONE Aspetto formale del bello: la bellezza (di un'opera d'arte) non è data dal suo contenuto, ma dall'armonia tra le parti - MODALITÀ il bello è oggetto di un piacere necessario, indipendente dalle caratteristiche e dai gusti individuali IL BELLO E IL SUBLIME come Burke, Kant riprende la distinzione tra bello e sublime. → nel SUBLIME è un piacere NEGATIVO, un sentimento contraddittorio, prodotto da oggetti naturali immensamente grandi (sublime matematico) o immensamente potenti (sublime dinamico) che creano un senso di disagio (Burke definiva il sublime come tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, tutto ciò che è temibile) →il BELLO è una sensazione POSITIVA derivata dall'armonia dell'oggetto Sia bello che sublime sono legati in ambito morale → il sublime ci fa prendere coscienza della nostra interiorità e di fronte alla maestà della legge morale proviamo un sentimento simile a quello del sublime. Spesso per noi gli oggetti belli sono quelli che sembrano avere per principio un giudizio morale ("casa maestosa"). Si tratta di analogie, non di corrispondenze, perché il giudizio morale è fondato su concetti da quello estetico. IL GIUDIZIO TELEOLOGICO Newton: il rapporto tra natura e uomo è meccanico (meccanicismo, fisica newtoniana) → Kant rompe questo schema per affrontare finalmente il vero tema della Critica del Giudizio: la vita ha un senso? Se il mondo fosse regolato solo da cause efficienti e si potesse parlare dei fatti solo come conseguenza di cause meccaniche non vi sarebbe un senso nel mondo Qui Kant procede dall'osservazione del mondo naturale e in particolare di quello organico: si possono constatare razionalmente 3 finalità che la NATURA ha. Ogni organismo vivente tende a 1. conservare la specie 2 produrre sé stesso, crescere 3. conservare sé stesso, nutrirsi, alimentarsi Il giudizio teleologico NON sostituisce la conoscenza scientifica, ma la scienza non spiega tutto e quel che la scienza non spiega e giudizio riflettente può immaginarlo o ipotizzarlo Se c'è un fine nel mondo, deve essere MORALE, è l'unico essere morale è l'uomo. l'uomo è quindi il fine ultimo della creazione → questo non è un giudizio scientifico ma si tratta di una ragionevole (perché ci sono argomenti razionali a sostegno di questa tesi) speranza (perché riguarda l'ambito noumenico che sfugge alla conoscenza scientifica). dialettica del giudizio teleologico → nella natura è presente un determinismo (causa) e un finalismo (scopo) → antinomia del giudizio teleologico. LA RELIGIONE Nel 1793 Kant scrive La religione nei limiti della semplice ragione, dove sviluppa l'idea di fondo della critica della ragion pratica: la morale è anteriore alla religione e conduce ad essa, quindi non ne dipende né ne deriva. I principi del cristianesimo sono gli stessi della morale naturale, raggiungibile solo con la ragione umana L'uomo tende per natura al male, in seguito al peccato originale → ha la tendenza a subordinare la ragione alle passioni e ai sensi → la libertà dell'uomo deve invertire questa tendenza e riaffermare il predominio della ragione Nella storia troviamo una continua lotta tra l'inclinazione al male data dal peccato e al bene (legato alla natura originaria dell'uomo) → il punto di svolta è la figura di Cristo, che supera la legge antica per affermare la legge morale, che dà un criterio perché ognuno possa scegliere il bene. La RELIGIONE CRISTIANA è la religione per eccellenza, perché è sempre rimasta valida e vicina agli uomini, perché il messaggio di Cristo coincide con quello che suggerisce la ragione. Quindi la ragione e la religione si incontrano: il comandamento di Cristo "ama il prossimo tuo come te stesso" equivale al principio di universalizzazione dell'imperativo categorico. Man mano che viene condiviso questo principio, si forma una comunità morale, vero Regno di Dio sulla terra, che farà prevalere il bene sul male. POLITICA E DIRITTO - METAFISICA DEI COSTUMI Kant affronta i temi della POLITICA del DIRITTO nella Metafisica dei costumi (1797) prima parte: Principi metafisici della dottrina diritto espone una concezione di tipo liberale, richiama il giusnaturalismo e il contrattualismo. Il diritto, a differenza della morale, è semplice conformità del comportamento alla legge scritta, indipendentemente dalla adesione o meno della coscienza. Kant distingue: - diritto naturale: fondato sulla ragione, è universale e deve essere applicato da ogni Stato; - leggi positive: affidate all'onestà dei singoli stati dipendono dalle circostanze storiche politiche. La libertà è il fondamento del diritto, è limitata dalla pari libertà degli altri. Il principio universale del diritto dice infatti di agire in modo che il proprio libero arbitrio possa coesistere con quello di ogni altro uomo. In questo quadro di fondo riconducibile al liberalismo, Kant critica la rivoluzione francese, che ha mutato certi aspetti. La giustizia deve essere garantita a tutti i cittadini, il diritto e la politica devono essere fedeli alle norme etiche. Kant tuttavia non è contrario alla pena di morte e sostiene il diritto di voto agli uomini maggiorenni che posseggano qualche proprietà, seguendo anche qui la tradizione liberale. LA STORIA Per quanto riguarda la storia Kant scrive Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico e per la pace perpetua La storia è centrata sulla prospettiva illuministica del progresso, che consiste nella realizzazione della moralità e della libertà e non dallo sviluppo delle scienze Questo sviluppo è guidato dalla "socievole insocievolezza": l'uomo che agisce allo stato naturale è caratterizzato dall'egoismo, che non è negativo, perché ne consente la conservazione, la propria sopravvivenza e la propria difesa. Questo egoismo oltretutto lo porta a unirsi con gli altri, proprio per garantire meglio la soddisfazione dei propri bisogni → l'uomo inizialmente è dominato dall'istinto e la storia è vista come la progressiva affermazione della ragione sull'istinto L'umanità tende a diventare sempre più cosciente e capace di autogoverno: all'inizio ha bisogno di essere guidata, è necessario un re, poi si arriva alla partecipazione sempre più consapevole → qui la svolta fondamentale è rappresentata dall'Illuminismo, che corrisponde a un raggiungimento della maggiore età, l'età della ragione, da parte del popolo. Questa lotta tra ragione e istinto non ha mai un termine. L'umanità tende sempre di più ad aggregarsi ma non è ancora disposta a liberarsi dagli istinti e dalla tendenza impressiva, che è una caratteristica naturale di essa. La storia è intesa con progresso all'infinito simile a quello individuale, in cui il punto d'arrivo ideale è sempre una maggiore integrazione tra gli uomini dalle famiglie, ai gruppi, alle città, agli Stati, ai popoli, fino ad arrivare a Un'unione potenziale dell'intera umanità, ovvero la PACE PERPETUA →qui vengono superate le divisioni nazionali per costruire un unico governo di stati federati, che risolve pacificamente le controversie tra i popoli e li avvicina gradualmente, in un processo progressivo di unificazione di tutta l'umanità.