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Immanuel Kant

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Kant
CAPITOLO 1
-La vita
Nasce a Konigsberg nel 1724. Ebbe la sua prima istruzione nel Collegium Fridericianum, e uscito da qui nel
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Kant CAPITOLO 1 -La vita Nasce a Konigsberg nel 1724. Ebbe la sua prima istruzione nel Collegium Fridericianum, e uscito da qui nel 1740 cominciò i suoi studi di teologia, matematica e filosofia. L'esistenza di Kant è priva di elementi importanti. La sua vita si basava su rigide abitudini. Non fu estraneo alla vita politica, e il suo pensiero si bava sulla costituzione repubblicana. Nell'attività letteraria di Kant si possono distinguere tre periodi: • fino al 1760 prevale l'interesse per le scienze naturali • Fino al 1781 prevale l'interesse filosofico • Dal 1781 in poi si delinea la filosofia trascendentale -Il primo periodo Gli interessi naturali sono propri dell'educazione universitaria. Scrive varie opere e con quella del 1759, "Alcun considerazioni sull'ottimismo" affronta la questione trattata da Voltaire, e ne conclude a favore dell'ottimismo sociale. Lui considera il mondo nella sua assoluta totalità e afferma che Dio non avrebbe potuto sceglierne uno migliore. -Il secondo periodo Prevalgono i pensieri filosofici, e iniziano a delinearsi le prime idee sul criticismo. Nella primavera del 1764, formula uno scritto dove si interroga sulle reali certezze della metafisica. La metafisica è la scienza dei limiti della ragione umana, e in quanto tale può risolvere solo i problemi ch si limitano ai confini dell'esperienza dell'uomo. -La dissertazione del 1770 È un'opera precritica che introduce nozioni fondamentali a quella...

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che sarà la "Critica della ragione pura". In quest'opera, Kant spiega come, secondo lui, funziona la conoscenza, composta da: materia e forma. 1. La materia corrisponde a contenuti esterni all'uomo 2. La forma corrisponde agli schemi che l'intelletto si da per incantare i contenuti Le facoltà conoscitive sono, secondo lui, l'intelletto e la sensibilità. Quest'ultima lavora tramite delle "forme a priori" che sono lo spazio e il tempo. Consegue che queste due forme, non siano oggettive, bensì soggettive, perché il tempo è relativo, così come lo spazio. La conoscenza è pertanto qualcosa di personale perchè ognuno ha concezioni diverse di spazio e tempo, e le facoltà conoscitive sono sensibilità e intelletto. Introduce anche i concetti di fenomeno, ovvero tutto ciò che possiamo recepire tramite la sensibilità; e il neumeno, tutto ciò che è dimostrabile scientificamente. o is the è dimostrabile -Gli scritti del periodo critico Dopo il 1781 comincia ad elaborare la sua filosofia critica. Comincia a lavorare alla Critica della Ragion Pura che apre la serie delle grandi opere di Kant. Dal 1781 in poi, il punto di vista critico viene esteso a tutto il mondo dell'uomo Nel 1787 pubblica una seconda edizione della Critica della Ragion Pura dove si hanno rimaneggiamenti soprattutto per quanto riguarda la deduzione trascendentale. -Il criticismo come "filosofia del limite" Il pensiero di Kant è detto "criticismo" perchè usa la critica come strumento d'eccellenza per la sua filosofia. Criticare vuol dire interrogarsi sulle fondamenta di determinate esperienze umane, chiarendone: 1. Le possibilità 2. La validità 3. I limiti Risulta centrale nel suo pensiero, l'aspetto del limite. Pertanto, il criticismo si configura come una filosofia del limite. Questa filosofia, non equivale però ad una forma di scetticismo, poiché tracciare il limite di un'esperienza significa nel contempo garantirne una validità. La filosofia kantiana risulta anche influenzata da quello che è il periodo storico in cui nasce, ovvero a cavallo tra la rivoluzione scientifica e la crisi progressiva delle metafisiche tradizionali. Si distingue da quelle che sono le altre correnti filosofiche del periodo. Dall' empirismo non solo per quanto riguarda gli esiti scettici, ma anche perché spinge più a fondo l'analisi critica. Dall'illuminismo, Kant si distingue per una maggiore quantità di intenti. Infatti, se l'illuminismo aveva portato davanti al tribunale della ragione l'intero mondo dell'uomo, Kant si propone di portare davanti al tribunale della ragione la ragione stessa, per chiarirne in modo esauriente strutture e possibilità. CAPITOLO 2. La critica della ragione pura -Il problema generale La Critica della Ragion Pura é sostanzialmente un'analisi critica dei fondamenti del sapere. E dato che l'universo si articolava in scienza e metafisica, essa prende la forma di un'indagine valutativa circa queste due attività conoscitive. La prima ha un sapere fondato e in continuo progresso. La seconda, con le sue contese senza fine, sembra non conoscere certezze. Kant sostiene, dunque, che occorre riesaminare tutta la struttura e la validità della conoscenza. Si mette in relazione con Hume del quale respinge lo scetticismo scientifico ma condivide invece lo scetticismo metafisico. Si pone quindi delle domande fondamentali, alle quali la Critica cercherà di dare delle risposte: 1. Com'è possibile la fisica pura? 2. Com'è possibile la matematica pura? 3. Com'è possibile la metafisica i quanto disposizione naturale? 4. Com'è possibile la metafisica come scienza? - I giudizi a priori Per rispondere alle domande sulla metafisica, Kant dovrà prima individuare le fondamenta della matematica e della fisica. Il punto di partenza per la sua riflessione è lo scetticismo radicale di Hume, dal quale deriva a dire che il principio di causalità, non ha alcuna base oggettiva, essendo piuttosto l'oggetto di una « credenza» soggettiva. Kant vuole dimostrare che la conoscenza umana può essere universale e necessaria, ma al tempo stesso feconda. Ogni nostra conoscenza ha inizio con l'esperienza. Ma non vuol dire necessariamente che la conoscenza derivi dall'esperienza. Infatti, la scienza presuppone alcuni principi immutabili che fanno da "pilastri" ad essa. Kant denomina i principi di questo tipo giudici sintetici a priori: 1. Sintetici: perché dicono qualcosa riguardo al soggetto 2. A priori: perhè non deriva dall'esperienza, la quale, aveva detto Hume, non ci dice se un evento dipenderà sempre alle stesse cause, ma solo che fino a quel momento è stato così Dal punto di vista di Kant, i giudizi della scienza non sono nè giudizi analitici a priori, nè giudizi sintetici a posteriori. I giudizi della scienza sono al tempo stesso <<sintetici>>, quindi fecondi, e <<a priori>> ovvero universali. Questo perché: 1. I GIUDIZI ANALITICI A PRIORI, che richiamano alla concezione razionalistica, sebbene non derivin dall'esperienza si basano su u processo di analisi fondato sul principio di non contraddizione 2. I GIVIZI SINTETICI A POSTERIORI, che richiamano l'interpretazione empiristica, dicono qualcosa di nuovo, ma si basano unicamente sull'esperienza e no hanno quindi valenza universale. Con i giudizi sintetici a priori, ci troviamo quindi in una via di mezzo tra, razionalismo ed empirismo. Kant contro il razionalismo, ritiene che la scienza derivi dall'esperienza, ma ritiene anche, contro l'empirismo, che alla base dell'esperienza vi siano dei principi che non derivino dall'esperienza stessa. Per Kant, la scienza deve essere un'insieme di esperienza (feconda) e di giudizi sintetici a priori (universale). I GIUDIZI SINTETICI A PRIORI rappresentano la spina dorsale della scienza, e quindi, senza questi la scienza non potrebbe esistere CAPITOLO 3. La "rivoluzione copernicana" Dopo aver messo in luce il dato di fatto per quanto riguarda i giudizi sintetici a priori, si pone il problema sulla loro provenienza: se non derivano dall'esperienza, da dove provengono? Risponde a questa domanda elaborando una nuova teoria della conoscenza, intesa come materia e forma, che corrispondono ad un elemento a posteriori e uno a priori: 1. Per "materia" della conoscenza intende la molteplicità caotic e mutevole delle impressioni sensibili che provengono dall'esperienza la posteriori) 2. Per "forma" della conoscenza intende l'insieme delle modalità fisse attraverso cui la mente umana ordina tali impressioni la priori) Questa nuova impostazione del problema sulla conoscenza implica delle conseguenze. Come prima cosa, comporta quella rivoluzione copernicana che Kant porta nella filosofia. Infatti, come Copernico aveva ribaltato il modo di vedere il moto del Sole e della Terra, Kant ribalta i rapporti tra soggetto e oggetto, affermando che non è la mente che si modella in modo passivo sulla realtà, ma la realtà che si modell sulle forme a priori attraverso cui la percepiamo. In secondo luogo, comporta la distinzione tra fenomeno e cosa in se: 1. Il fenomeno è la realtà quale ci appare tramite le forme a priori che sono proprie della nostra struttura conoscitiva 2. La cosa in se è la realtà considerata indipendentemente da noi e dalle fore a priori mediante le quali conosciamo. CAPITOLO 4. La facoltà della conoscenza e la partizione della Critica della ragione pura Kant riconosce tre facoltà conoscitive principali: 1. La SENSIBILITÀ è la facoltà con cui gli oggetti ci sono dati intuitivamente attraverso i sensi e tramite la forma a priori di spazio e tempo 2. L'INTELLETTO è la facoltà attraverso cui pensiamo i dati sensibili tramite i concetti puri o le categorie 3. La RAGIONE è la facoltà attraverso cui cerchiamo di spiegare globalmente la realtà mediante le idee di anima, mondo e Dio Su questa ripartizione delle facoltà è basata anche la divisione della Critica della ragion pura, che si biforca in due tronconi principali: 1. La DOTTRINE DEGLI ELEMENTI 2. La DOTTRNA DEL METODO La dottrina degli elementi si suddivide a sua volta in: 1. L'ESTETICA TRASCENDETALE che studia la sensibilità e le sue forme a priori di spazio e tempo 2. La LOGICA TRASCENDENTALE che si sdoppia a sua volta in ANALITICA TRASCENDENTALE, che studia l'intelletto e le sue forme a priori; e DIALETTICA TRASCENDENTALE che studia la ragione e le sue tre idee di anima, mondo e Dio CAPITOLO 5. II concetto kantiano di "TRASCENDENTALE" e il senso complessivo dell'opera "Trascendentali" sono le proprietà universali comuni a tutte le cose. Kant connette il concetto trascendentale con quello di forma a priori la quale esprime una condizione (gnoseologica) che rende possibile la conoscenza della realtà fenomenica. april Nonostante ciò, il trascendentale non coincide con I a priori, bensì con lo studio degli elementi di questi ultimi. Pertanto, trascendentali non sono le forme a priori ma le discipline relative ad esse. Quindi, la Critica della Ragion Pura può essere interpretata come: un esame critico generale della validità e dei limiti che la ragione umana possiede in virtù dei suoi elementi puri "a priori". Perciò, la critica rappresenta un'analisi delle autentiche possibilità conoscitive dell'uomo. La ragione, inoltre, appare sia come giudice che come giudicato, questo perché viene resa argomento di critica e al tempo stesso è ciò che mette in atto la critica. CAPITOLO 6: l'estetica trascendentale Nell'estetica trascendentale, Kant studia la sensibilità e le sue forme a priori. Questa, oltre ad essere ricettiva, è anche attiva in quanto organizza il materiale delle sensazioni tramite spazio e tempo che sono le forme a priori della sensibilità. -La teoria dello spazio e del tempo • Lo spazio è la forma del senso esterno, intuizione pura che precede l'esperienza •Il tempo è la forma del senso interno, come gli stati d'animo o le riflessioni Poiché è unicamente attraverso il senso interno che ci giungono i dati del senso esterno, il tempo si configura anche come la forma del senso esterno, ovvero come la maniera universale attraverso cui percepiamo tutti gli oggetti. Pertanto, ogni cosa è nel tempo. Kart giustifica l'apriorità di spazio e tempo tramite l'esposizione metafisica e l'esposizione trascendentale. per te de a • contro l'interpretazione empiristica, Kant afferma che spazio e tempo non possono derivare dall'esperienza, poiché per fare un'esperienza qualsiasi dobbiamo già presupporre le rappresentazioni originarie di spazio e tempo. • Contro l'interpretazione oggettivistica, sostiene che qualora spazio e tempo fossero dei recipienti vuoti, essi continuerebbero comunque ad esistere. Spazio e tempo non sono dei contenitori ma dei quadri mentali a priori entro cui connettiamo i dati fenomenici. Essi sono reali e oggettivi rispetto all'esperienza, e per tale motivo Kant parla di idealità trascendentale e di realtà empirica dello spazio e del tempo. • Contro l'interpretazione concettualistica, afferma che spazio e tempo hanno una natura intuitiva e non discorsiva. Nell'esposizione trascendentale Ka nt giustifica ulteriormente l'apriorità dello spazio e del tempo tramite la matematica. Vede in questa una scienza sintetica a priori per eccellenza. Sintetiche in quanto ampliano le mostre conoscenze, a priori in quanto valgono indipendentemente dall'esperienza. In quanto a priori, la matematica è anche universale e necessaria. CAPITOLO 7. L'analitica trascendentale La seconda parte della dottrina degli elementi è la Logica trascendentale, che come oggetto di indagine ha l'ordine delle conoscenze a priori che sono proprie dell'intelletto e della ragione. -Le categorie I concetti sono "funzioni", ovvero operazioni attive che consistono nell' accomunare diverse rappresentazioni in un'unica. I concetti possono essere empirici o puri. I concetti puri si identificano con le categorie, cioè con quei concetti basilari della mente che costituiscono le supreme funzioni unificatrici dell'intelletto. E poiché ogni concetto è il predicato del giudizio, le categorie coincidono con i predicati primi. Le categorie kantiane hanno una portata gnoseologica-trascendentale in quanto rappresentano dei modi di funzionamento dell'intelleto che valgono solo per il fenomeno. Kant formula il proprio inventario sulla base di un "filo conduttore": poiché pensare è giudicare, ci saranno tante categorie quante sono le modalità di giudizio. E poiché la logica generale, raggruppa i giudizi in base alle loro qualità, fa corrispondere a ogni tipo di giudizio una diversa categoria. -La deduzione trascendentale Una volta sviluppate le categorie, Kant si trova al problema più grande affrontato nella Critica della ragion pura, ovvero giustificarne la loro validità e il loro uso, che egli denomina deduzione trascendentale. Kant usa il termine "deduzione" in senso giuridico-forense, che allude alla dimostrazione della leggitimità di diritto di una pretesa di fatto. Il problema della deduzione si chiede: che cosa ci garantisce, di diritto, che la natura obbedirà alle categorie, manifestandosi nell'esperienza secondo le nostre maniere di pensarla? Per lo spazio e per il tempo, questo problema non si presenta, poiché un oggetto non può apparire all'uomo se non attraverso queste due forme. Quindi, dire che la realtà obbedisce, oltre che alle forme delle nostre intuizioni, anche ai nostri pensieri, è un paradosso che ha bisogno di una giustificazione critica adeguata. La soluzione kantiana si aggira attorno alla suore a unità fondatrice della conoscenza che denomina con l'espressione "io penso". L'attività dell'io penso si attua tramite giudizi, e questi giudizi si avvalgono delle categorie. Di conseguenza, gli oggetti non possono essere pensati senza poter essere categorizzati. In sostanza, quindi, il ragionamento kantiano consiste nel mostrare che: 1. Poiché tutti i pensieri presuppongono l'io penso 2. E poiché l'io penso pensa tramite le categorie 3. Ne segue che tutti gli oggetti pensati presuppongono le categorie Il che qui vale a dire che la natura (fenomenica) obbedisce necessariamente alle forme la priori) del nostro intelletto. L'io penso si configura dunque come il principio supremo della conoscenza umana. Nello stesso tempo, esso rappresenta ciò che rende possibile l'oggettività (cioè l'universalità e la necessità) del sapere. L'io penso di Kant non é affatto un io creatore. Per tale motivo insiste sul carattere formale, e quindi finito, dell'io penso il quale si limita semplicemente a ordinare una realtà che gli preesiste. -gli schemi trascendentali Con la deduzione trascendentale, Kant ha dimostrato in generale come l'intelletto condizioni la realtà fenomenica tramite le categorie, mentire com la dottrina dello schematismo mostra come ciò possa avvenire in concreto. Si pome una domanda di partenza: Come è possibile che l'intelletto condizioni effettivamente le intuizioni e gli oggetti sensibili? Ogni rappresentazione che io produco è solo mia, e la produco secondo la mia concezione di spazio e tempo. L'intelletto agisce indirettamente sugli oggetti della sensibilità tramite il tempo. Se il tempo condiziona gli oggetti, allora l'intelletto, condizionando il tempo, condizionerà gli oggetti. Ciò avviene tramite una facoltà che Kant chiama immaginazione produttiva. Kant in generale, intende per schema la rappresentazione intuitiva di un concetto. Gli schemi trascendentali sono infatti le regole attraverso cui l'intelletto condiziona il tempo in conformità ai propri concetti a priori. Gli schemi trascendentali sono le categorie "calate" nel tempo, ovvero le categorie tradotte in linguaggio temporale Schematizzare, quindi, vuol dire tradurre un dato sensibile. - io legislatore della natura Si configura Come la massima espressione della "rivoluzione copernicana". Se per matura, in generale, intendiamo la conformità a leggi dei fenomeni risulta evidente che tale ordine non deriva dall'esperienza, bensì dall'io penso e dalle sue forme a priori. - gli ambiti d'uso delle categorie, e il concetto di neumeno Kant, anziché cercare negli oggetti e in Dio la garanzia ultima della conoscenza, la scoper nella mente stessa dell'uomo, fondando la istanze dell' oggettività, nel cuore stesso della soggettività. Questa soluzione vuole fare intendere il fondamento del sapere in termini di possibilità e di limiti. Le idee di Kant su questo argomento sono ben definite: le categorie funzionano solo in connessione con le intuizioni spazio-temporali a cui si applicano. Considerate di per sé sono vuote. Questo fa si che esse risultino operanti solo in relazione al fenomeno. Di conseguenza, pere Kant il conoscere non può estendersi al di là dell'esperienza, in quanto una conoscenza che non si riferisca ad un'esperienza possibile, non è conoscenza, ma un vuoto pensiero che non conosce nulla. Questo principio esclude che le categorie abbiano un uso trascendentale, per il quale possano essere riferite alle cose in generale e in se stesse, e implica che il loro unico uso possibile sia quello empirico. La delimitazione della conoscenza al fenomeno comporta un esplicito rimando alla nozione di cosa in sé. Kant afferma che se c'è un per-noi, deve pere forza esserci anche un in-sè. In questo senso, la cosa in sé costituisce il presupposto o il postulato immanente del discorso gnoseologico di Kant, il quale, nel momento stesso in cui afferma che l'essere si da a noi attraverso delle forme a priori, è costretto a distinguere immediatamente tra fenomeno e cosa in sé. Nello stesso tempo Kant, ribadisce che l'ambito della conoscenza umana è rigorosamente limitato al fenomeno, poiché la cosa in se, che egli chiama neumeno, non può divenire oggetto di un' esperienza possibile. CAPITOLO 8. La dialettica trascendentale Nella dialettica trascendentale egli affronta il problema se la metafisica possa anch'essa costituirsi come scienza. Già il termine "dialettica" lascia intuire la risposta negativa di Kant a tale proposito. Per dialettica "trascendentale" Kant intende l'analisi e lo smascheramento dei ragionamenti fallici della metafisica. - La genesi della metafisica e delle sue tre idre La metafisica è un parto della ragione; questa a sua volta non è altro che l'intelletto stesso, il quale, é inevitabilmente portato a volere pensare anche senza dati. Kant ritiene che questo volere procedere oltre i dati esponenziali (ciò che non vediamo) derivi dalla mostra innata tendenza all'incondizionato e alla totalità Una tale spiegazione, fa leva su tre idee trascendentali che sono proprie della ragione. Quest'ultima è portata a unificare: i dati del senso interno mediante l'idea di "anima" • i dati del senso esterno mediante l'idea di "mondo" I dati interni ed esterni mediante l'idea di "Dio" L'errore della metafisica consiste nel trasformare queste tre esigenze di unificazione dell'esperienza in altrettante realtà, dimenticando che noi non abbiamo mai a che farce con la cosa in sé. La dialettica trascendentale vuole appunto essere lo studio critico e la denuncia delle avventura e dei fallimenti del pensiero quando procede oltre gli orizzonti dell'esperienza. Per dimostrare l'infondatezza della metafisica, kart prende im considerazione le tre pretese scienze che da sempre ne costituiscono l'ossatura: la psicologia razionale, la cosmologia razionale e la teologia razionale. - La Critica della psicologia razionale e della cosmologia razionale Kant ritiene che la psicologia razionale Sia fondata su un «paralogismo» cioè su un ragionamento errato che consiste nell'applicare la categoria di sostanza all'io penso, trasformandolo in una «realtà permanente» chiamata «anima». L'equivoco di base della psicologia razionale consiste nella pretesa di dare tutta una serie di valori positivi a quella x funzionale e ignota che é l'io penso. In realtà noi possiamo conoscere solo l'io quale appare a noi stessi tramite le forma a priori, ossia l'io fenomenico. Anche la cosmologia razionale, che pretende di fare uso delle nozioni di mondo, inteso come la totalità assoluta dei fenomeni cosmici, è destinata a fallire. Infatti, quando i metafisici pretendono di fare un discorso intorno al mondo nella sua totalità, cadono inevitabilmente nei reticoli logici delle cosiddette antinomie, veri e propri conflitti della ragione com se stessa, che si concretizzano in coppie di affermazioni opposte, dove una afferma e l'altra nega, ma tra le quali non è possibile decidere

Immanuel Kant

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Filosofia

 

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Debora Costa

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Kant
CAPITOLO 1
-La vita
Nasce a Konigsberg nel 1724. Ebbe la sua prima istruzione nel Collegium Fridericianum, e uscito da qui nel
1740 com
Kant
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Kant, la Critica della ragion pura

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Riassunto su Kant: vita; l'evoluzione di Kant nel periodo pre-critico; il criticismo; la rivoluzione kantiana e la critica della ragion pura.

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Sono molto dettagliati ed esaustivi. Ho avuto 9 con questi appunti, spero possano essere d’aiuto 💗 Fonti: -libro di testo scolastico “Formazione Filosofica” (Ruffaldi) - “Scritti su Kant” Silvestro Marcucci -Vivere la filosofia (Abbagnano)

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Kant CAPITOLO 1 -La vita Nasce a Konigsberg nel 1724. Ebbe la sua prima istruzione nel Collegium Fridericianum, e uscito da qui nel 1740 cominciò i suoi studi di teologia, matematica e filosofia. L'esistenza di Kant è priva di elementi importanti. La sua vita si basava su rigide abitudini. Non fu estraneo alla vita politica, e il suo pensiero si bava sulla costituzione repubblicana. Nell'attività letteraria di Kant si possono distinguere tre periodi: • fino al 1760 prevale l'interesse per le scienze naturali • Fino al 1781 prevale l'interesse filosofico • Dal 1781 in poi si delinea la filosofia trascendentale -Il primo periodo Gli interessi naturali sono propri dell'educazione universitaria. Scrive varie opere e con quella del 1759, "Alcun considerazioni sull'ottimismo" affronta la questione trattata da Voltaire, e ne conclude a favore dell'ottimismo sociale. Lui considera il mondo nella sua assoluta totalità e afferma che Dio non avrebbe potuto sceglierne uno migliore. -Il secondo periodo Prevalgono i pensieri filosofici, e iniziano a delinearsi le prime idee sul criticismo. Nella primavera del 1764, formula uno scritto dove si interroga sulle reali certezze della metafisica. La metafisica è la scienza dei limiti della ragione umana, e in quanto tale può risolvere solo i problemi ch si limitano ai confini dell'esperienza dell'uomo. -La dissertazione del 1770 È un'opera precritica che introduce nozioni fondamentali a quella...

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che sarà la "Critica della ragione pura". In quest'opera, Kant spiega come, secondo lui, funziona la conoscenza, composta da: materia e forma. 1. La materia corrisponde a contenuti esterni all'uomo 2. La forma corrisponde agli schemi che l'intelletto si da per incantare i contenuti Le facoltà conoscitive sono, secondo lui, l'intelletto e la sensibilità. Quest'ultima lavora tramite delle "forme a priori" che sono lo spazio e il tempo. Consegue che queste due forme, non siano oggettive, bensì soggettive, perché il tempo è relativo, così come lo spazio. La conoscenza è pertanto qualcosa di personale perchè ognuno ha concezioni diverse di spazio e tempo, e le facoltà conoscitive sono sensibilità e intelletto. Introduce anche i concetti di fenomeno, ovvero tutto ciò che possiamo recepire tramite la sensibilità; e il neumeno, tutto ciò che è dimostrabile scientificamente. o is the è dimostrabile -Gli scritti del periodo critico Dopo il 1781 comincia ad elaborare la sua filosofia critica. Comincia a lavorare alla Critica della Ragion Pura che apre la serie delle grandi opere di Kant. Dal 1781 in poi, il punto di vista critico viene esteso a tutto il mondo dell'uomo Nel 1787 pubblica una seconda edizione della Critica della Ragion Pura dove si hanno rimaneggiamenti soprattutto per quanto riguarda la deduzione trascendentale. -Il criticismo come "filosofia del limite" Il pensiero di Kant è detto "criticismo" perchè usa la critica come strumento d'eccellenza per la sua filosofia. Criticare vuol dire interrogarsi sulle fondamenta di determinate esperienze umane, chiarendone: 1. Le possibilità 2. La validità 3. I limiti Risulta centrale nel suo pensiero, l'aspetto del limite. Pertanto, il criticismo si configura come una filosofia del limite. Questa filosofia, non equivale però ad una forma di scetticismo, poiché tracciare il limite di un'esperienza significa nel contempo garantirne una validità. La filosofia kantiana risulta anche influenzata da quello che è il periodo storico in cui nasce, ovvero a cavallo tra la rivoluzione scientifica e la crisi progressiva delle metafisiche tradizionali. Si distingue da quelle che sono le altre correnti filosofiche del periodo. Dall' empirismo non solo per quanto riguarda gli esiti scettici, ma anche perché spinge più a fondo l'analisi critica. Dall'illuminismo, Kant si distingue per una maggiore quantità di intenti. Infatti, se l'illuminismo aveva portato davanti al tribunale della ragione l'intero mondo dell'uomo, Kant si propone di portare davanti al tribunale della ragione la ragione stessa, per chiarirne in modo esauriente strutture e possibilità. CAPITOLO 2. La critica della ragione pura -Il problema generale La Critica della Ragion Pura é sostanzialmente un'analisi critica dei fondamenti del sapere. E dato che l'universo si articolava in scienza e metafisica, essa prende la forma di un'indagine valutativa circa queste due attività conoscitive. La prima ha un sapere fondato e in continuo progresso. La seconda, con le sue contese senza fine, sembra non conoscere certezze. Kant sostiene, dunque, che occorre riesaminare tutta la struttura e la validità della conoscenza. Si mette in relazione con Hume del quale respinge lo scetticismo scientifico ma condivide invece lo scetticismo metafisico. Si pone quindi delle domande fondamentali, alle quali la Critica cercherà di dare delle risposte: 1. Com'è possibile la fisica pura? 2. Com'è possibile la matematica pura? 3. Com'è possibile la metafisica i quanto disposizione naturale? 4. Com'è possibile la metafisica come scienza? - I giudizi a priori Per rispondere alle domande sulla metafisica, Kant dovrà prima individuare le fondamenta della matematica e della fisica. Il punto di partenza per la sua riflessione è lo scetticismo radicale di Hume, dal quale deriva a dire che il principio di causalità, non ha alcuna base oggettiva, essendo piuttosto l'oggetto di una « credenza» soggettiva. Kant vuole dimostrare che la conoscenza umana può essere universale e necessaria, ma al tempo stesso feconda. Ogni nostra conoscenza ha inizio con l'esperienza. Ma non vuol dire necessariamente che la conoscenza derivi dall'esperienza. Infatti, la scienza presuppone alcuni principi immutabili che fanno da "pilastri" ad essa. Kant denomina i principi di questo tipo giudici sintetici a priori: 1. Sintetici: perché dicono qualcosa riguardo al soggetto 2. A priori: perhè non deriva dall'esperienza, la quale, aveva detto Hume, non ci dice se un evento dipenderà sempre alle stesse cause, ma solo che fino a quel momento è stato così Dal punto di vista di Kant, i giudizi della scienza non sono nè giudizi analitici a priori, nè giudizi sintetici a posteriori. I giudizi della scienza sono al tempo stesso <<sintetici>>, quindi fecondi, e <<a priori>> ovvero universali. Questo perché: 1. I GIUDIZI ANALITICI A PRIORI, che richiamano alla concezione razionalistica, sebbene non derivin dall'esperienza si basano su u processo di analisi fondato sul principio di non contraddizione 2. I GIVIZI SINTETICI A POSTERIORI, che richiamano l'interpretazione empiristica, dicono qualcosa di nuovo, ma si basano unicamente sull'esperienza e no hanno quindi valenza universale. Con i giudizi sintetici a priori, ci troviamo quindi in una via di mezzo tra, razionalismo ed empirismo. Kant contro il razionalismo, ritiene che la scienza derivi dall'esperienza, ma ritiene anche, contro l'empirismo, che alla base dell'esperienza vi siano dei principi che non derivino dall'esperienza stessa. Per Kant, la scienza deve essere un'insieme di esperienza (feconda) e di giudizi sintetici a priori (universale). I GIUDIZI SINTETICI A PRIORI rappresentano la spina dorsale della scienza, e quindi, senza questi la scienza non potrebbe esistere CAPITOLO 3. La "rivoluzione copernicana" Dopo aver messo in luce il dato di fatto per quanto riguarda i giudizi sintetici a priori, si pone il problema sulla loro provenienza: se non derivano dall'esperienza, da dove provengono? Risponde a questa domanda elaborando una nuova teoria della conoscenza, intesa come materia e forma, che corrispondono ad un elemento a posteriori e uno a priori: 1. Per "materia" della conoscenza intende la molteplicità caotic e mutevole delle impressioni sensibili che provengono dall'esperienza la posteriori) 2. Per "forma" della conoscenza intende l'insieme delle modalità fisse attraverso cui la mente umana ordina tali impressioni la priori) Questa nuova impostazione del problema sulla conoscenza implica delle conseguenze. Come prima cosa, comporta quella rivoluzione copernicana che Kant porta nella filosofia. Infatti, come Copernico aveva ribaltato il modo di vedere il moto del Sole e della Terra, Kant ribalta i rapporti tra soggetto e oggetto, affermando che non è la mente che si modella in modo passivo sulla realtà, ma la realtà che si modell sulle forme a priori attraverso cui la percepiamo. In secondo luogo, comporta la distinzione tra fenomeno e cosa in se: 1. Il fenomeno è la realtà quale ci appare tramite le forme a priori che sono proprie della nostra struttura conoscitiva 2. La cosa in se è la realtà considerata indipendentemente da noi e dalle fore a priori mediante le quali conosciamo. CAPITOLO 4. La facoltà della conoscenza e la partizione della Critica della ragione pura Kant riconosce tre facoltà conoscitive principali: 1. La SENSIBILITÀ è la facoltà con cui gli oggetti ci sono dati intuitivamente attraverso i sensi e tramite la forma a priori di spazio e tempo 2. L'INTELLETTO è la facoltà attraverso cui pensiamo i dati sensibili tramite i concetti puri o le categorie 3. La RAGIONE è la facoltà attraverso cui cerchiamo di spiegare globalmente la realtà mediante le idee di anima, mondo e Dio Su questa ripartizione delle facoltà è basata anche la divisione della Critica della ragion pura, che si biforca in due tronconi principali: 1. La DOTTRINE DEGLI ELEMENTI 2. La DOTTRNA DEL METODO La dottrina degli elementi si suddivide a sua volta in: 1. L'ESTETICA TRASCENDETALE che studia la sensibilità e le sue forme a priori di spazio e tempo 2. La LOGICA TRASCENDENTALE che si sdoppia a sua volta in ANALITICA TRASCENDENTALE, che studia l'intelletto e le sue forme a priori; e DIALETTICA TRASCENDENTALE che studia la ragione e le sue tre idee di anima, mondo e Dio CAPITOLO 5. II concetto kantiano di "TRASCENDENTALE" e il senso complessivo dell'opera "Trascendentali" sono le proprietà universali comuni a tutte le cose. Kant connette il concetto trascendentale con quello di forma a priori la quale esprime una condizione (gnoseologica) che rende possibile la conoscenza della realtà fenomenica. april Nonostante ciò, il trascendentale non coincide con I a priori, bensì con lo studio degli elementi di questi ultimi. Pertanto, trascendentali non sono le forme a priori ma le discipline relative ad esse. Quindi, la Critica della Ragion Pura può essere interpretata come: un esame critico generale della validità e dei limiti che la ragione umana possiede in virtù dei suoi elementi puri "a priori". Perciò, la critica rappresenta un'analisi delle autentiche possibilità conoscitive dell'uomo. La ragione, inoltre, appare sia come giudice che come giudicato, questo perché viene resa argomento di critica e al tempo stesso è ciò che mette in atto la critica. CAPITOLO 6: l'estetica trascendentale Nell'estetica trascendentale, Kant studia la sensibilità e le sue forme a priori. Questa, oltre ad essere ricettiva, è anche attiva in quanto organizza il materiale delle sensazioni tramite spazio e tempo che sono le forme a priori della sensibilità. -La teoria dello spazio e del tempo • Lo spazio è la forma del senso esterno, intuizione pura che precede l'esperienza •Il tempo è la forma del senso interno, come gli stati d'animo o le riflessioni Poiché è unicamente attraverso il senso interno che ci giungono i dati del senso esterno, il tempo si configura anche come la forma del senso esterno, ovvero come la maniera universale attraverso cui percepiamo tutti gli oggetti. Pertanto, ogni cosa è nel tempo. Kart giustifica l'apriorità di spazio e tempo tramite l'esposizione metafisica e l'esposizione trascendentale. per te de a • contro l'interpretazione empiristica, Kant afferma che spazio e tempo non possono derivare dall'esperienza, poiché per fare un'esperienza qualsiasi dobbiamo già presupporre le rappresentazioni originarie di spazio e tempo. • Contro l'interpretazione oggettivistica, sostiene che qualora spazio e tempo fossero dei recipienti vuoti, essi continuerebbero comunque ad esistere. Spazio e tempo non sono dei contenitori ma dei quadri mentali a priori entro cui connettiamo i dati fenomenici. Essi sono reali e oggettivi rispetto all'esperienza, e per tale motivo Kant parla di idealità trascendentale e di realtà empirica dello spazio e del tempo. • Contro l'interpretazione concettualistica, afferma che spazio e tempo hanno una natura intuitiva e non discorsiva. Nell'esposizione trascendentale Ka nt giustifica ulteriormente l'apriorità dello spazio e del tempo tramite la matematica. Vede in questa una scienza sintetica a priori per eccellenza. Sintetiche in quanto ampliano le mostre conoscenze, a priori in quanto valgono indipendentemente dall'esperienza. In quanto a priori, la matematica è anche universale e necessaria. CAPITOLO 7. L'analitica trascendentale La seconda parte della dottrina degli elementi è la Logica trascendentale, che come oggetto di indagine ha l'ordine delle conoscenze a priori che sono proprie dell'intelletto e della ragione. -Le categorie I concetti sono "funzioni", ovvero operazioni attive che consistono nell' accomunare diverse rappresentazioni in un'unica. I concetti possono essere empirici o puri. I concetti puri si identificano con le categorie, cioè con quei concetti basilari della mente che costituiscono le supreme funzioni unificatrici dell'intelletto. E poiché ogni concetto è il predicato del giudizio, le categorie coincidono con i predicati primi. Le categorie kantiane hanno una portata gnoseologica-trascendentale in quanto rappresentano dei modi di funzionamento dell'intelleto che valgono solo per il fenomeno. Kant formula il proprio inventario sulla base di un "filo conduttore": poiché pensare è giudicare, ci saranno tante categorie quante sono le modalità di giudizio. E poiché la logica generale, raggruppa i giudizi in base alle loro qualità, fa corrispondere a ogni tipo di giudizio una diversa categoria. -La deduzione trascendentale Una volta sviluppate le categorie, Kant si trova al problema più grande affrontato nella Critica della ragion pura, ovvero giustificarne la loro validità e il loro uso, che egli denomina deduzione trascendentale. Kant usa il termine "deduzione" in senso giuridico-forense, che allude alla dimostrazione della leggitimità di diritto di una pretesa di fatto. Il problema della deduzione si chiede: che cosa ci garantisce, di diritto, che la natura obbedirà alle categorie, manifestandosi nell'esperienza secondo le nostre maniere di pensarla? Per lo spazio e per il tempo, questo problema non si presenta, poiché un oggetto non può apparire all'uomo se non attraverso queste due forme. Quindi, dire che la realtà obbedisce, oltre che alle forme delle nostre intuizioni, anche ai nostri pensieri, è un paradosso che ha bisogno di una giustificazione critica adeguata. La soluzione kantiana si aggira attorno alla suore a unità fondatrice della conoscenza che denomina con l'espressione "io penso". L'attività dell'io penso si attua tramite giudizi, e questi giudizi si avvalgono delle categorie. Di conseguenza, gli oggetti non possono essere pensati senza poter essere categorizzati. In sostanza, quindi, il ragionamento kantiano consiste nel mostrare che: 1. Poiché tutti i pensieri presuppongono l'io penso 2. E poiché l'io penso pensa tramite le categorie 3. Ne segue che tutti gli oggetti pensati presuppongono le categorie Il che qui vale a dire che la natura (fenomenica) obbedisce necessariamente alle forme la priori) del nostro intelletto. L'io penso si configura dunque come il principio supremo della conoscenza umana. Nello stesso tempo, esso rappresenta ciò che rende possibile l'oggettività (cioè l'universalità e la necessità) del sapere. L'io penso di Kant non é affatto un io creatore. Per tale motivo insiste sul carattere formale, e quindi finito, dell'io penso il quale si limita semplicemente a ordinare una realtà che gli preesiste. -gli schemi trascendentali Con la deduzione trascendentale, Kant ha dimostrato in generale come l'intelletto condizioni la realtà fenomenica tramite le categorie, mentire com la dottrina dello schematismo mostra come ciò possa avvenire in concreto. Si pome una domanda di partenza: Come è possibile che l'intelletto condizioni effettivamente le intuizioni e gli oggetti sensibili? Ogni rappresentazione che io produco è solo mia, e la produco secondo la mia concezione di spazio e tempo. L'intelletto agisce indirettamente sugli oggetti della sensibilità tramite il tempo. Se il tempo condiziona gli oggetti, allora l'intelletto, condizionando il tempo, condizionerà gli oggetti. Ciò avviene tramite una facoltà che Kant chiama immaginazione produttiva. Kant in generale, intende per schema la rappresentazione intuitiva di un concetto. Gli schemi trascendentali sono infatti le regole attraverso cui l'intelletto condiziona il tempo in conformità ai propri concetti a priori. Gli schemi trascendentali sono le categorie "calate" nel tempo, ovvero le categorie tradotte in linguaggio temporale Schematizzare, quindi, vuol dire tradurre un dato sensibile. - io legislatore della natura Si configura Come la massima espressione della "rivoluzione copernicana". Se per matura, in generale, intendiamo la conformità a leggi dei fenomeni risulta evidente che tale ordine non deriva dall'esperienza, bensì dall'io penso e dalle sue forme a priori. - gli ambiti d'uso delle categorie, e il concetto di neumeno Kant, anziché cercare negli oggetti e in Dio la garanzia ultima della conoscenza, la scoper nella mente stessa dell'uomo, fondando la istanze dell' oggettività, nel cuore stesso della soggettività. Questa soluzione vuole fare intendere il fondamento del sapere in termini di possibilità e di limiti. Le idee di Kant su questo argomento sono ben definite: le categorie funzionano solo in connessione con le intuizioni spazio-temporali a cui si applicano. Considerate di per sé sono vuote. Questo fa si che esse risultino operanti solo in relazione al fenomeno. Di conseguenza, pere Kant il conoscere non può estendersi al di là dell'esperienza, in quanto una conoscenza che non si riferisca ad un'esperienza possibile, non è conoscenza, ma un vuoto pensiero che non conosce nulla. Questo principio esclude che le categorie abbiano un uso trascendentale, per il quale possano essere riferite alle cose in generale e in se stesse, e implica che il loro unico uso possibile sia quello empirico. La delimitazione della conoscenza al fenomeno comporta un esplicito rimando alla nozione di cosa in sé. Kant afferma che se c'è un per-noi, deve pere forza esserci anche un in-sè. In questo senso, la cosa in sé costituisce il presupposto o il postulato immanente del discorso gnoseologico di Kant, il quale, nel momento stesso in cui afferma che l'essere si da a noi attraverso delle forme a priori, è costretto a distinguere immediatamente tra fenomeno e cosa in sé. Nello stesso tempo Kant, ribadisce che l'ambito della conoscenza umana è rigorosamente limitato al fenomeno, poiché la cosa in se, che egli chiama neumeno, non può divenire oggetto di un' esperienza possibile. CAPITOLO 8. La dialettica trascendentale Nella dialettica trascendentale egli affronta il problema se la metafisica possa anch'essa costituirsi come scienza. Già il termine "dialettica" lascia intuire la risposta negativa di Kant a tale proposito. Per dialettica "trascendentale" Kant intende l'analisi e lo smascheramento dei ragionamenti fallici della metafisica. - La genesi della metafisica e delle sue tre idre La metafisica è un parto della ragione; questa a sua volta non è altro che l'intelletto stesso, il quale, é inevitabilmente portato a volere pensare anche senza dati. Kant ritiene che questo volere procedere oltre i dati esponenziali (ciò che non vediamo) derivi dalla mostra innata tendenza all'incondizionato e alla totalità Una tale spiegazione, fa leva su tre idee trascendentali che sono proprie della ragione. Quest'ultima è portata a unificare: i dati del senso interno mediante l'idea di "anima" • i dati del senso esterno mediante l'idea di "mondo" I dati interni ed esterni mediante l'idea di "Dio" L'errore della metafisica consiste nel trasformare queste tre esigenze di unificazione dell'esperienza in altrettante realtà, dimenticando che noi non abbiamo mai a che farce con la cosa in sé. La dialettica trascendentale vuole appunto essere lo studio critico e la denuncia delle avventura e dei fallimenti del pensiero quando procede oltre gli orizzonti dell'esperienza. Per dimostrare l'infondatezza della metafisica, kart prende im considerazione le tre pretese scienze che da sempre ne costituiscono l'ossatura: la psicologia razionale, la cosmologia razionale e la teologia razionale. - La Critica della psicologia razionale e della cosmologia razionale Kant ritiene che la psicologia razionale Sia fondata su un «paralogismo» cioè su un ragionamento errato che consiste nell'applicare la categoria di sostanza all'io penso, trasformandolo in una «realtà permanente» chiamata «anima». L'equivoco di base della psicologia razionale consiste nella pretesa di dare tutta una serie di valori positivi a quella x funzionale e ignota che é l'io penso. In realtà noi possiamo conoscere solo l'io quale appare a noi stessi tramite le forma a priori, ossia l'io fenomenico. Anche la cosmologia razionale, che pretende di fare uso delle nozioni di mondo, inteso come la totalità assoluta dei fenomeni cosmici, è destinata a fallire. Infatti, quando i metafisici pretendono di fare un discorso intorno al mondo nella sua totalità, cadono inevitabilmente nei reticoli logici delle cosiddette antinomie, veri e propri conflitti della ragione com se stessa, che si concretizzano in coppie di affermazioni opposte, dove una afferma e l'altra nega, ma tra le quali non è possibile decidere