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Giordano Bruno

16/11/2022

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LA BIOGRAFUA E GLI SCRITTI
GIORDANO BRUNO
Nasce a Nola nel 1548. A 15 anni entra nel convento domenicano di Napoli. A 18 anni
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LA BIOGRAFUA E GLI SCRITTI GIORDANO BRUNO Nasce a Nola nel 1548. A 15 anni entra nel convento domenicano di Napoli. A 18 anni inizia ad avere i primi dubbi sulla verità della religione cristiana e 10 anni dopo viene processato e condannato per eresia. Fu costretto quindi a scappare a Parigi dove pubblica la commedia II Candelaio. Successivamente si trasferisce a Oxford per insegnare e lì compone i dialoghi italiani e alcuni poemi latini. Ritorna quindi a Parigi, ma si trasferì poco dopo in Germania. Nel 1590 si trasferisce a Venezia dove istruisce il patrizio Giovanni Mocenigo nell'arte della mnemotecnica, cioè l'apprendimento del sapere mediante la memoria. Nel 1592, sotto denuncia di Mocenigo stesso viene arrestato per sospetto di eresia. Dopo il vano tentativo di difendersi facendo appello alla dottrina della doppia verità Mocenigo viene trasferito all'inquisizione di Roma. Rimase in carcere per sette anni e, dopo aver rifiutato di ritrattare le sue dottrine, venne arso vivo il 17 febbraio 1600 in Campo dei Fiori. I sui scritti più importanti furono i dialoghi italiani, i poemi latini e Degli eroici furori. L'AMORE PER LA VITA E LA RELIGIONE DELLA NATURA Dagli scritti di Bruno si evince l'amore per la vita. Da questo nasce l'interesse per la natura, che egli considera viva e animata. Aveva una predilezione...

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per la magia, che egli fonda sul presupposto di un panpsichismo universale, cioè il principio secondo il quale qualsiasi cosa possiede un anima. Utilizza anche la mnemotecnica. Il naturalismo di Bruno è in realtà una religione della natura. LA CRITICA DELLA RELIGIONE E LA CONCEZIONE DELLA FILOSOFIA Egli considera la religione come un sistema di credenze ripugnante e assurdo, utile soltanto per l'istituzione dei rozzi. Per lui, infatti, essa consiste in superstizioni contrarie alla ragione e alla natura, che considerano inutile ciò che per la ragione è essenziale. Ha, inoltre, una brutta visione visione di Cristo, che ritiene un cattivo mago. Egli perciò sviluppa un pensiero anti cristiano. A tutto ciò egli contrappone la religiosità dei teologi e dei dotti, che coincide con la filosofia. Bruno sostiene l'esistenza dei una sapienza originaria sviluppata, accresciuta e chiarita da filosofi, maghi e teologi. Si rifà, inoltre, ai presocratici, piuttosto che a Platone e ad Aristotele, affermando che nei primi filosofi si può ritrovare un interesse per la natura. LA CONCEZIONE DI DIO Bruno parla di Dio secondo due concezioni principali: come mente al di sopra di tutto e come mente presente in tutte le cose. Per il primo aspetto si rifà al principio neoplatonico della trascendenza e inconoscibilità di Dio, ritenendo vano il tentativo di risalire dalla natura a colui che l'ha creata. Dio è considerato quindi soltanto oggetto di fede. Per il secondo aspetto Dio è invece principio immanente del cosmo e risulta accessibile alla ragione umana. In quanto mente presente in tutte le cose, Dio è definito da Bruno anima del mondo che opera tramite l'intelletto universale e come forza seminale intrinseca alla materia. In quanto spirito animatore delle cose, Dio è causa e principio dell'essere: causa in quanto energia produttrice del cosmo, principio in quanto elemento costitutivo delle cose. Bruno non crede in un Dio che da premi e castighi, sostenendo che gli uomini dovessero regolarsi autonomamente senza aspettarsi un premio e che la religione fosse stata inventata per dare delle regole ad un popolo rozzo che non sa regolarsi autonomamente. L'Universo è un immenso organismo dotato di un'unica forma, cioè Dio e di un'unica materia, cioè la massa corporea del mondo. Per Bruno la materia non è pura potenza o assoluta passività in quanto non riceve passivamente le forme dall'esterno, ma le ha già dentro di sé. Non è neppure qualcosa di separato dalla forma ma costituisce un tutt'uno con essa, in quanto materia e forma non sono due sostanze, bensì due aspetti di un'unica sostanza universale che è la natura. L'ETICA "EROICA" Nell'opera Degli eroici furori di Bruno racconta che secondo la mitologia greca, durante una battuta di caccia Atteone sorprese Artemide nuda mentre faceva il bagno. L'ira della Dea lo trasformo in cervo, costringendolo a fuggire rincorso dai suoi cani che, una volta raggiunto lo sbranarono. Nell'interpretazione di Bruno Atteone è la metafora dell'anima umana, la quale, andando in cerca della natura e giunta finalmente a vederla diventa essa stessa natura. Egli descrive i filosofi come furiosi, impazienti di conoscere Dio. Il filosofo è colui che, grazie ad uno sforzo eroico, raggiunge una sorta di sovrumana immedesimazione con il processo cosmico attraverso il quale l'universo si manifesta nelle cose e le cose si risolvono in esso. L'essere umano, quindi, va in cerca dell'infinito, perché soltanto questo può innalzarlo al disopra delle cose materiali. Per mezzo di questa identificazione con la natura, l'essere umano sperimenta il grado più alto della libertà, ovvero l'accettazione della necessita divina delle cose. Bruno si dichiara a favore di una morale attivistica che esalta i valori della fatica, dell'ingegnosità e del lavoro, esaltando quest'ultimo come attività che assoggetta la materia all'intelligenza. Per Bruno l'essere umano non deve solo contemplare la natura senza agire, ma deve continuare la sua opera creatrice e vitale. Nonostante ciò, Bruno sostiene che soltanto pochi riescono a congiungersi con la natura e che l'umanità sia divisa in due schiere: i pochi, che possono accedere alla filosofia, e il gregge dei rozzi popoli che devono essere diretti dai sacerdoti.