Il giusnaturalismo rappresenta una delle correnti filosofiche più influenti del pensiero politico moderno, che si basa sull'idea dell'esistenza di diritti naturali inalienabili dell'uomo.
Il giusnaturalismo moderno e antico si sviluppa attraverso il pensiero di filosofi fondamentali come Ugo Grozio, Thomas Hobbes e John Locke. Questa dottrina sostiene che esistano dei diritti naturali che precedono la formazione dello Stato e delle leggi positive, diritti che sono insiti nella natura umana e che non possono essere violati. Il diritto naturale si contrappone al diritto positivo, in quanto il primo deriva dalla natura stessa dell'uomo, mentre il secondo è creato dalle istituzioni umane.
Il contrattualismo è strettamente legato al giusnaturalismo, poiché entrambe le teorie si occupano della formazione dello Stato e dei diritti dei cittadini. Il contratto sociale, teorizzato in particolare da Hobbes, Locke e Rousseau, rappresenta il momento in cui gli individui decidono di rinunciare a parte dei loro diritti naturali per costituire una società civile. In particolare, il contratto sociale di Rousseau introduce il concetto di volontà generale, mentre il contrattualismo di Hobbes si concentra sulla necessità di un potere assoluto per garantire la pace sociale. Il patto sociale diventa così lo strumento attraverso cui gli uomini passano dallo stato di natura alla società civile, creando le istituzioni politiche necessarie per garantire i diritti fondamentali. Questa transizione rappresenta un momento cruciale nella storia del pensiero politico, segnando il passaggio da una concezione medievale del potere a una moderna teoria dello Stato basata sul consenso dei cittadini.