La ragion pratica: il mondo della morale
Nella Critica della ragion pratica Kant passa dalla domanda "che cosa posso sapere?" a "che cosa devo fare?". Qui la ragione pura pratica (moralità) non viene criticata perché si comporta sempre in modo legittimo, seguendo la legge morale universale.
La legge morale è scolpita dentro di noi, è a priori, universale e necessaria. È un fatto della ragion pura di cui siamo certi, assoluta e incondizionata. Tra legge morale e volontà umana però non c'è coincidenza perfetta.
L'uomo è un essere bipolare, diviso tra ragione e sensibilità. Se fosse solo sensibilità sarebbe un animale, se fosse solo ragione sarebbe un santo. Proprio perché è nel mezzo, la legge morale assume la forma del dovere e dell'imperativo categorico.
L'imperativo categorico ha tre formule fondamentali: agire secondo principi universalizzabili, trattare l'umanità sempre come fine e mai solo come mezzo, considerare se stessi legislatori universali nel regno dei fini.
La morale kantiana è formale: non dice che cosa fare specificatamente, ma come comportarsi. È la forma (il "come") a determinare la materia (il "che cosa"), non viceversa.
Kant distingue tra legalità (azione conforme al dovere) e moralità (azione compiuta per il dovere). Solo la seconda è davvero etica.
💡 Test pratico: Prima di agire, chiediti: "E se tutti facessero come me?" Se la risposta ti convince, sei sulla strada giusta!