La letteratura italiana del primo Novecento trova la sua massima espressione nelle opere di Italo Svevo, in particolare nei romanzi Senilità e La coscienza di Zeno.
Senilità racconta la storia di Emilio Brentani, un impiegato triestino trentacinquenne che vive con la sorella Amalia. La sua esistenza mediocre viene sconvolta dall'incontro con la giovane Angiolina, una ragazza del popolo che lo attrae ma che lui cerca di "educare" secondo i suoi ideali borghesi. Nel romanzo emerge anche la figura di Stefano Balli, scultore amico di Emilio che rappresenta tutto ciò che il protagonista non è: sicuro di sé, affascinante, capace di dominare le situazioni. La vicenda si conclude tragicamente con la morte di Amalia e l'abbandono di Angiolina, lasciando Emilio nella sua condizione di "inetto".
La coscienza di Zeno rappresenta il capolavoro di Svevo e introduce innovative tecniche narrative. Il romanzo si presenta come il diario di Zeno Cosini, scritto su suggerimento del suo psicanalista. Attraverso capitoli tematici ("Il fumo", "La morte di mio padre", "Il matrimonio", "La moglie e l'amante", "Storia di un'associazione commerciale"), il protagonista ripercorre la sua vita, ma lo fa in modo inattendibile, mentendo a se stesso e al lettore. Il romanzo si conclude con una riflessione sulla malattia come condizione universale dell'uomo moderno. Lo stile e linguaggio dell'opera è caratterizzato da una prosa che mescola italiano letterario, dialetto triestino e termini commerciali, creando un effetto straniante che riflette la complessità della psiche del protagonista. L'analisi psicologica del personaggio rivela un uomo nevrotico, bugiardo ma sincero nella sua autoanalisi, che rappresenta perfettamente la crisi dell'uomo contemporaneo.