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20/7/2022

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IL ROMANTICISMO movimento filosofico, letterario e artistico nato in Germania alla fine del 700 e sviluppatosi in
Europa durante il secolo s

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IL ROMANTICISMO movimento filosofico, letterario e artistico nato in Germania alla fine del 700 e sviluppatosi in Europa durante il secolo successivo. Si contrappose al Neoclassicismo e all'illuminismo: alla razionalità e ai rigidi modelli del mondo antico i Romantici contrappongono il sentimento, l'immaginazione e l'emotività. Nell'ambito della rappresentazione del paesaggio nascono due correnti: il sublime e il pittoresco. FRIEDRICH: (1774-1840) Nelle sue opere raffigura soprattutto paesaggi grandiosi che sovrastano l'uomo. La natura è definita sublime, cioè potente e spaventosa, ed è una manifestazione del divino. Il suo quadro più celebre è Viandante sul mare di nebbia e ha un'affinità con le atmosfere descritte nell'infinito Leopardi. Viandante davanti al mare di nebbia, 1818 circa, olio su tela, Amburgo ANALISI ICONOGRAFICA: Il viandante si trova al centro del dipinto in primo piano. L'uomo è in piedi, appoggiato al suo bastone da viaggio, su di uno sperone roccioso e sta, evidentemente, contemplando lo spettacolo naturale romantico e sublime che ha di fronte. Sotto di lui, oltre lo sperone sale la nebbia che lascia intravedere alcune cime coperte da alberi più in basso. Verso l'orizzonte si aprono nuovi scenari di montagne alte. Il cielo è denso di nubi. ANALISI ICONOLOGICA: I temi rappresentati nel dipinto sono quelli dell'infinito, del sublime e dello smarrimento empatico. La natura viene assunta come...

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Didascalia alternativa:

un protagonista vivente, forse, più importante del viandante che rimane di schiena. L'uomo è indifeso e misero di fronte al meraviglioso infinito naturale che ha di fronte ed è rivolto di schiena al fine di permettere una identificazione con l'osservatore. ANALISI DELLO STILE: I colori emergono in modo evidente nel dipinto. I colori del paesaggio montano si fondono con i colori caldi del cielo riflessi dalla nebbia in basso. Colori chiari e brillanti sono distribuiti armonicamente nel cielo e nella nebbia. Sulle rocce abbondano, invece, colori che ricordano la pietra umida, muschi e licheni. GÉRICAULT svolse le sue prime esperienze pittoriche nell'ambiente neoclassico francese che in quegli anni eral influenzato dalle figure di David e Ingres. Géricault rappresenta già il prototipo del successivo artista romantico: amorale e asociale, disperato e maledetto, che alimenta il proprio genio di eccessi e trasgressioni. La sua poetica: un'arte non facile e consolatoria ma che deve scuotere i sentimenti più profondi dell'animo umano. La zattera della Medusa, 1818-1819, olio su tela, Parigi, Museo del Louvre Primo dipinto che rappresenta in grandi dimensioni un fatto di cronaca drammatico. L'arte si occupa di un fatto di realtà contemporaneo che non glorificava la nazione. L'artista mostra di conoscere bene l'arte di Michelangelo per lo studio della muscolatura e la torsione delle figure. Non c'è però l'equilibrio classico, ma frenesia e movimento. La luce è contrastata come quella di Caravaggio. EVENTO STORICO: La Méduse era un'imbarcazione francese a vela varata il 1° luglio 1810. Il 2 luglio del 1816 si incagliò sulle secche del Banc d'Arguin (Mauritania) a causa dall'inesperienza del comandante. Dopo alcuni tentativi per disincagliare lo scafo, l'equipaggio abbandonò la nave il 5 luglio sulle sui imbarcazioni di salvataggio. I passeggeri eccedenti furono posti su una zattera che venne trascinata dalle barche. Presto, però, affondò parzialmente causando la rottura della cima che la teneva legata al gruppo. L'equipaggio abbandonò così l'imbarcazione e 20 persone morirono appena calata la notte. Dopo 9 giorni vi furono dei casi di cannibalismo. Il battello Argus salvò i pochi superstiti il 17 luglio, ma, cinque di loro morirono nella notte. I giudici condannarono il capitano a soli due anni di carcere e alla radiazione dal registro navale. La legge invece prevedeva l'esecuzione a morte. ANALISI ICONOGRAFICA Géricault raffigurò il momento in cui i naufraghi avvistano una nave che si sta avvicinando all'orizzonte, gli uomini sono stremati, alcuni sono morti, alcuni senza speranza. I naufraghi, avendo terminato cibo e acqua, sembrerebbe che furono costretti a cibarsi dei cadaveri dei loro compagni. Sulla sinistra possiamo vedere due figure isolate: un padre anziano difende il corpo del figlio. Accanto a loro, sulla sinistra si vede il cadavere di un naufrago, del quale rimane torace. Dietro la composizione c'è un'onda altissima che sembra travolgere i naufraghi e spingerli quasi addosso a noi che osserviamo. ANALISI ICONOLOGICA La scena mostra un grande senso di realtà e i corpi sono concepiti con una solida conoscenza dell'anatomia umana. Le imponenti dimensioni del dipinto, proiettano lo spettatore all'interno dell'evento. Le figure sovradimensionate e la luce teatrale riescono a catturare l'osservatore contemporaneo. Il forte chiaroscuro, la prospettiva aerea e la posizione della zattera (obliqua) rendono lo spazio tridimensionale. ANALISI DELLO STILE: La struttura piramidale culmina sull'uomo che sventola il panno. Il triangolo che fa capo al naufrago sale lungo il corpo del ragazzo morto a sinistra. Discende poi per creare la base di questo triangolo compositivo. Altri due triangoli compositivi si possono individuare verso sinistra: il primo con il vertice alla sommità dell'albero della vela; il secondo, di orientamento inverso, con il vertice sul cadavere abbandonato in acqua sulla destra. I toni sono scuri e drammatici. I colori tendono al grigio, i corpi sono lividi, per la morte e per il freddo. Solo all'orizzonte brilla il colore di un tramonto. Il rosso è l'unico colore vivace riservato al mantello che copre il padre. Il panno usato come bandiera è di un arancione vivo. Nel dipinto si notano toni cupi e forti contrasti perché siamo nel mezzo di una tempesta marina. DELACROIX In contrasto con il perfezionismo neoclassico del suo principale rivale Ingres. Contenuti drammatici e romantici caratterizzarono i temi centrali della sua maturità artistica con una conseguente enfasi sul colore e sul movimento. Delacroix trasse ispirazione anche da Lord Byron, con il quale condivideva una forte identificazione con le "forze del sublime", della natura. Tuttavia, Delacroix non era indotto né dal sentimentalismo né dall'orgoglio, e il suo romanticismo era più quello di un individualista. Lui era appassionatamente innamorato della passione, ma freddamente determinato a esprimerla nel modo più chiaro possibile. Delacroix nel 1832 partì per un viaggio nel Nord Africa. Questo soggiorno favorì una evoluzione del suo stile pittorico. La libertà che quida il popolo, 1830, olio su tela. Parigi, Museo del Louvre Delacroix non scende in strada ma combatte utilizzando l'arte della pittura; è un dipinto che celebra la lotta per la libertà contro la tirannia che voleva cancellare i diritti acquisiti con la rivoluzione. L'opera fu esposta al Salon di Parigi nel 1831. La figura della Vittoria è ispirata alla statua greca chiamata Venere di Milo che fu ritrovata nel 1820 ed esposta al Louvre l'anno successivo. Il quadro fu aspramente criticato poiché la donna, sebbene ispirata alla Venere di Milo, ha le fattezze di una popolana, addirittura con i peli sotto le ascelle. EVENTO STORICO: La tela fu realizzata dopo la caduta di Carlo X, per le giornate d'insurrezione popolare e di liberazione dal 27 al 29 luglio 1830. Il 25 luglio 1830 emanò le cosiddette Ordinanze di Saint-Cloud, che prevedevano lo scioglimento delle camere, una nuova legge elettorale e l'inasprimento della censura. La loro pubblicazione scatenò una sollevazione popolare a Parigi, iniziata con la ribellione alle Ordinanze dei principali organi di stampa. Le Ordinanze risultavano gravemente lesive degli interessi di due solide componenti della società francese. Il 30 luglio il deputato generale Gérard chiede il ritiro delle Ordinanze e l'affidamento al duca de Mortemart di un nuovo governo. Carlo X accetta quelle condizioni. Il 31 luglio la borghesia ha preso il potere e il 2 agosto Carlo X è costretto ad abdicare a favore del nipote Enrico d'Artois, sotto la tutela del cugino Luigi Filippo d'Orléans. ANALISI ICONOGRAFICA: Una gran folla di rivoltosi avanza guidata da una giovane donna che sventola il tricolore francese. A terra giacciono molti cadaveri dei rivoluzionari e sul fondo si alzano i fumi dagli edifici di Parigi. Marianne indossa un berretto frigio (simbolo dei giacobini). La donna è vestita come una popolana, il vestito nella parte superiore le cade e mostra i seni. Le figure che si schierano a fianco della libertà appartengono a tutte le fasce sociali: a sinistra il borghese, a destra un giovane del popolo, a terra corpi senza vita di operai e soldati. Sul fondo dell'opera si intravedono infine le torri della Cattedrale di Notre-Dame, a Parigi. ANALISI ICONOLOGICA L'opera rappresenta la passione politica del popolo e della borghesia francese. Marianne che rappresenta la Francia vittoriosa indossa un berretto frigio, simbolo degli ideali rivoluzionari del 1789. Nel dipinto si osserva infatti le emozioni suscitate dalla rivolta. ANALISI DELLO STILE: Un gran movimento di folla si sposta verso il primo piano dove le figure sono disposte in modo teatrale. Anche l'atmosfera creata da luci e colori e lo stile con il quale sono applicate le pennellate (ampie, indefinite e aperte) creano un clima fortemente drammatico. I contorni e i volumi non sono definiti. I colori sono terrei e spiccano in basso le divise blu che coprono i cadaveri dei soldati. I colori più brillanti sono riservati al tricolore francese verso il quale viene attirato fortemente il nostro sguardo. Una luce ideale proviene da sinistra e illumina il cadavere a terra, sulla sinistra, coperto da una camicia bianca, simbolo del sacrificio, e la figura femminile che rappresenta la libertà. Il fumo e le nebbie contribuiscono a rendere più efficacemente la profondità ambientale. CONFRONTO CON OPERA DI GÉRICAULT: Un cadavere scomposto mostra un calzino sfilato dal piede, particolare che esprime un forte senso di morte. Anche Géricault ne La zattera della Medusa utilizzò una figura simile per il cadavere del giovane raffigurato a sinistra con il padre. Giulio Carlo Argan fece notare che, nei due dipinti gli artisti invertirono il movimento del gruppo di figure: nel caso del dipinto di Géricault, i personaggi sono proiettati verso lo sfondo; nel dipinto di Delacroix invece le figure avanzano verso il fronte del dipinto. FRANCESCO HAYAZ: Nasce a Venezia nel 1791 da una famiglia di modeste condizioni che lo affida ad una ricca zia per approfondire la sua naturale predisposizione all'arte. 1798: allievo di Francesco Maggiotto (studio dell'arte classica). 1806: Accademia di Belle Arti (si avvicina alla pittura di genere storico). 1818: a Roma conosce Antonio Canova. 1822: trasferimento a Milano, frequenta i principali patrioti italiani e stringe amicizie con personaggi di spicco, come Manzoni. 1850: insegna all'Accademia di Brera a Milano. 1882: muore a Milano Pietro Rossi chiuso dagli Scaglieri nel Castello di Pontremoli, 1818-1820, olio su tela, Milano, Pinacoteca di Brera II tema, tratto dalla storia medievale, è metafora per esprimere speranze e ideali legati all'età contemporanea e per affrontare il tema del sacrificio degli affetti familiari in nome della patria. Per questo divenne il manifesto della nuova pittura romantica italiana. EVENTO STORICO: Pietro Rossi, signore di Parma, spogliato dei suoi domini dagli Scaligeri (signori di Verona), viene scongiurato dalla moglie e da due figlie a non accettare l'impresa di assumere il comando dell'esercito veneto, il quale doveva muoversi contro i propri nemici. ANALISI ICONOGRAFICA: II condottiero è al centro della scena con indosso l'armatura. Alla sua destra lo accompagnano alcuni soldati. In basso, invece, la moglie e le figlie lo scongiurano di non accettare l'impresa. Al contrario il messaggero che gli è accanto lo sollecita alla partenza. La scena è raccolta all'interno di una architettura medievale. Tra le mura massicce si apre, in alto, un rosone mentre a sinistra si intravede la folla di armati da un arco a sesto acuto. ANALISI ICONOLOGICA: Nel dipinto che racconta la vicenda di Pietro Rossi è rappresentato un momento eroico e familiare. Il fatto storico mostra il tormento di un uomo che deve decidere tra gli affetti familiari e l'amore per la patria. ANALISI DELLO STILE: La tensione drammatica e sentimentale della scena è suggerita dalla gestualità dei personaggi. L'uso del colore (molto denso e corposo) e il trattamento dei panneggi richiamano la scuola veneta cinquecentesca (similitudini si riscontrano con la Pala di Castelfranco di Giorgione). Il Bacio, 1859, olio su tela, Milano, Pinacoteca di Brera Opera commissionata dal conte Alfonso Maria Visconti di Saliceto. Ci sono diverse versioni del Bacio di Hayez. L'opera rappresenta in chiave simbolica l'alleanza con i francesi che avrebbe consentito la sconfittal degli austriaci. L'abbraccio sensuale e appassionato tra i due giovani è anche l'abbraccio tra Francia e Italia. ANALISI ICONOGRAFICA: Due giovani sono in piedi abbracciati e si baciano (il giovane afferra il volto della ragazza con entrambe le mani e lo avvicina per baciarla, lei cinge con il braccio). Il giovane è interamente coperto da un ampio mantello, con un copricapo che rievoca un costume passato, mentre la giovane indossa un abito azzurro (forse raso) ha i capelli sciolti e pare conforme alla moda contemporanea. Sebbene il ragazzo sia nascosto dal mantello si intravede un'arma al suo fianco sinistro. La scena si svolge all'interno di uno scenario architettonico medievale. ANALISI ICONOLOGICA: Il dipinto rappresenta una scena intima tra due innamorati. La postura dell'uomo (un piede appoggiato al gradino) fa pensare che c'è poco tempo. Colori impiegati: rosso, azzurro, bianco, i dettagli in verde rimandano alle bandiere di Francia e Italia, dalla cui alleanza nasce la nuova nazione italiana. Replica presentata al Salone Ufficiale di Parigi nel 1867 accentua il cromatismo simbolico che richiama le due bandiere: bianco del tessuto bianco panneggiato sui gradini; verde del risvolto del mantello ANALISI DELLO STILE: Colore usato per rendere i dettagli (ad esempio il tessuto e i panneggi dell'abito della donna). Le ombre sono rese in maniera realistica ma concorrono ad enfatizzare l'atmosfera di passione e mistero (ombra sulle scale e una figura in ombra che si allontana) REALISMO: COUBERT: 1819: nasce da una famiglia di contadini a Ornans (Francia). 1839: trasferimento a Parigi dove si dedica alla pittura. Studia in autonomia con la copia delle grandi opere del passato. 1844: il suo Autoritratto con il cane nero viene esposto al Salon. Fine degli anni "40: incontro con il filosofo socialista Proudhon. Courbet matura una nuova visione dell'arte legata al vero e al mondo reale. 1855: Fonda il Padiglione del Realismo. 1870: aderisce alla Comune di Parigi e viene arrestato. 1873-1877: soggiorno in Svizzera dove muore Per Courbet il realismo si tratta di prendere per oggetto la realtà del mondo che lo circonda. La sua volontà è di suggerire una visione del reale che talvolta si scontra con l'incomprensione dei suoi contemporanei. Courbet, che visse nell'epoca in cui la fotografia muoveva i primi passi, fa uso di quest'ultima nella sua opera, soprattutto per dipingere. La bottega del pittore (L'Atelier du peintre), 1854-1855, olio su tela, Parigi, Museo d'Orsay il manifesto del realismo di Courbet rifiutato al Salon Ufficiale nel 1855 e viene presentato presso il Padiglione del realismo. ANALISI ICONOGRAFICA: Un artista al lavoro all'interno del suo atelier. Al centro in primo piano: Artista seduto intento a dipingere un quadro che raffigura un paesaggio; ai suoi lati una donna nuda ma che tiene in mano la veste, un bambino vestito in modo malconcio e un piccolo animale, presumibilmente un cane. Ai lati abbiamo due gruppi di figure molto diversi tra loro: a sinistra personaggi con il volto abbassato identificabili con personaggi del popolo, religiosi, ma non solo; a destra personaggi diversa estrazion sociale che si ricollegano anche ad una diversa inclinazione culturale. Tra questi un personaggio intento a leggere. ANALISI ICONOLOGICA: I personaggi di sinistra sono coloro che "vivono di morte": fanno fatica a sopravvivere e sono poveri nell'animo poiché hanno come solo scopo nella vita quello di arricchirsi. Il personaggi di destra sono coloro che <<vivono di vita». Hanno tutti il viso sollevato ad eccezione del personaggio che legge, identificato con Baudelair. In fondo uno dei personaggi è il suo amico filosofo Proudhon. Il dipinto mette in scena il compito che l'artista deve avere: dipingere la realtà nuda e cruda (la donna), senza giudicare, e la fedeltà (cane). La realtà deve essere ritratta anche nei suoi aspetti più imperfetti (si noti la miseria della donna che allatta) senza tralasciare gli argomenti più aulici. L'arte deve essere vera e concreta, deve cioè dipingere oggetti visibili e tangibili. L'operazione che fa Courbet è quella di mettere insieme e ritrarre pezzi di realtà che vengono da lui caricati di un valore allegorico. ANALISI DELLO STILE: Composizione tripartita. Colore è steso in alcune parti in modo più sommario (sulle pareti), in altri casi in maniera minuziosa (vesti o il paesaggio raffigurato): Atmosfera misteriosa: colori cupi e dall'uso della luce MACCHIAIOLI: si sviluppa a Firenze tra il 1855 e il 1867. Il Granducato di Toscana, pur soggetto agli Asburgo, gode di mia politica e culturale e dagli anni una delle capitali più libere d'Italia: al Caffè Michelangelo, dove si riunisce una vasta schiera di intellettuali, Diego Martelli guida un gruppo di artisti che prendono il nome di <<Macchiaioli. Essi condividono la rivolta all'accademismo e la volontà di ripristinare il senso del vero: a questo scopo si elabora una rivoluzionaria tecnica pittorica che porta con sé nuovi soggetti tratti dall'osservazione del quotidiano. Sul piano estetico sviluppano la tecnica pittorica a «<macchia»: le macchie sono campiture di colore più o meno ampie, stese in modo omogeneo e accordate fra di loro in base alle diverse tonalità; il disegno scompare; la realtà si presenta come sintesi globale e non come somma di singole impressioni. Giovanni Fattori, il più significativo esponente dei Macchiaioli e uno fra i maggiori pittori italiani dell'Ottocento, ha scopo di indagare la realtà secondo il «puro verismo» e «mettere sulla tela tutte le sofferenze fisiche e morali di tutto quello che disgraziatamente accade»>. VITA: Nasce a Livorno il 6 settembre 1825. Studia all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Giuseppe Bezzuoli. Dai primi anni '50 frequenta il Caffè Michelangelo e aderisce alla «macchia». Nel 1869 è professore all'Istituto di Belle Arti e dal 1886 docente all'Accademia. Muore a Firenze il 30 agosto 1908 Campo italiano alla battaglia di Magenta (1862): con esso vince il concorso indetto dal governo per 4 tele celebrative delle principali battaglie risorgimentali. Fedele all'idea di rappresentare situazioni quotidiane, spesso dolorose e reali, non sceglie il momento eroico della battaglia ma quello del rientro dei feriti. I soldati sono poveri contadini, strappati al lavoro e agli affetti, costretti a combattere e a morire: Fattori però non concede nulla al sentimentalismo romantico. ANALISI ONOGRAFICA: All'orizzonte si scorgono mace ancora fumanti di Magenta. Alcuni soldati procedono a piedi, preceduti da un ufficiale con la testa bendata su un cavallo dal passo stanco. Due soldati morti giacciono distesi in mezzo al viottolo sterrato. Adagiati su un carro vi sono i feriti più gravi, accanto ai quali si prodigano due monache infermiere. I soldati destinati al fronte si fermano a osservare il doloroso corteo dei compagni e rendono loro omaggio in silenzio. L'opera non è ancora macchiaiola, ci sono disegno e chiaroscuro, ma nel paesaggio il colore è già usato per campiture orizzontali. In vedetta (1872): è un altro olio sul tema, caro a Fattori, della vital militare. La figura del soldato a cavallo in primo piano si staglia con forza sullo sfondo bianco-giallastro del muro calcinato dal sole, mentre gli altri due cavalieri equilibrano la composizione. È anche noto come II muro bianco: il senso straordinario della prospettiva è dato infatti dalla parete bianca la cui geometria perfetta taglia netta la linea d'orizzonte. La scena è giocata sui forti contrasti delle macchie e la sensazione che ne deriva è quella di un'immobile e afosa giornata di sole. Bovi al carro (1867): rappresenta l'altro grande soggetto di Fattori: il lavoro dell'uomo, specie quello contadino in una natura avara e ostile, dove uomini e animali sono uniti da sofferenza e miseria. Le figure, immobili sotto il sole implacabile di un primo pomeriggio estivo, sembrano parte della natura che fa loro da sfondo. Il gruppo con i buoi tutto a destra e la vastità dell'orizzonte creano un perfetto equilibrio compositivo: figure e paesaggio si bilanciano. L'orizzonte amplissimo è composto ancora una volta per campiture di colore sovrapposte in fasce. La grande profondità prospettica, già enfatizzata dal formato della tela, è accresciuta dal viottolo che solca in diagonale la campagna. SILVESTRO LEGA: la voce più lirica della pittura macchiaiola. Si converte alla macchia intorno al 1861 con cui, attraverso la descrizione di modesti ambienti di tutti i giorni, rispecchia la realtà della società piccolo-borghese del secondo Ottocento. VITA: Nasce a Modigliana, presso Forlì, l'8 dicembre 1826. Studia all'Accademia delle Belle Arti di Firenze e con il pittore purista Luigi Mussini. Nel 1848 parte volontario e partecipa alla Seconda guerra d'indipendenza. Si ritira a Piagentina dove il suo studio diventa punto d'incontro di artisti. Muore a Firenze il 21 settembre 1895 Il canto dello stornello: (1867) presenta due dei temi più sentiti da Lega: il ritratto e la riproduzione di interni. Tre signorine di buona famiglia cantano accompagnandosi al pianoforte: ritratte in controluce, mostrano grande naturalezza. La luce chiarissima della dolce campagna di Piagentina penetra all'interno indugiando sui particolari, come la luminosa camicia bianca. Il pergolato: (1868) si chiamava in origine Un dopo pranzo e illustra la consuetudine italiana del caffè pomeridiano. All'ombra di un fitto pergolato tre signore si intrattengono con una bambina in attesa che la cameriera porti loro un buon caffè. Il sole ormai basso proietta lunghe ombre sull'ammattonato irregolare, tra i cui spazi spuntano qua e là teneri ciuffi d'erba. Lo spazio nella metà destra del dipinto è limitato dalla presenza di un basso muretto. Il punto di fuga sul limite estremo della tela induce a perdere lo sguardo nella campagna toscana. MANET: 1832: nasca a Parigi in una famiglia della buona borghesia. 1850 circa: frequenta l'atelier di Coture ma già manifesta i primi segni di insofferenza. Viaggia molto e conosce i grandi del passato dai quali sarà fortemente influenzato. Tra i suoi contemporanei nutre una stima profonda per Courbet. Uno dei suoi più cari amici è Baudelair. 1863: Colazione sull'erba rifiutata al Salon ed esposta al «Salone dei Rifiutati» istituito da Napoleone III. 1883: muore, presumibilmente di sifilide, malattia contratta negli anni giovanili. Egli stesso di definisce un REALISTA: Concependo l'artista come «pittore del proprio tempo». L'artista deve mostrare ciò che si vede (si dedica soprattutto all'osservazione dell'ambiente borghese). PRE-IMPRESSIONISTA (APRE LA STRADA ALL'IMPRESSIONISMO): Resa pittorica incentrata su un diverso uso del colore Colazione sull'erba, olio su tela, Parigi, Musée d'Orsay Si racconta di una reazione di scandalo eccessivo manifestato dai benpensanti alla presentazione dell'opera. Le cose che disturbavano tanto erano: Il soggetto (Si tratta di un corpo vero svestito che guarda spudoratamente negli occhi lo spettatore) e la Mancanza delle regole considerate della buona pittura (nella resa del nudo è assente quel chiaroscuro raffinato; I personaggi sono inseriti in uno scenario che manca di proporzione e prospettiva; la pittura è stesa a macchie e la pennellata si comincia a vedere, non c'è una distinzione netta tra luce e ombra). ANALISI ICONOGRAFICA: La scena raffigurata è quella di una colazione (intesa come pranzo all'aperto). In un ambiente naturale troviamo al centro tre figure: due uomini vestiti in modo elegante e una donna svestita rivolta verso l'osservatore; a sinistra in primo piano la veste azzurra della donna appoggiata con la cesta contenente le vivande. In secondo piano un'altra donna, in sottoveste, si piega per bagnarsi in uno stagno. Manet riprende questo soggetto da grandi opere del passato che lo avevano moto colpito: Il concerto campestre di Tiziano Vecellio e Il giudizio di Paride di Marcantonio Raimondi. Nello stesso anno 1863 al Salon (in un contesto accademico e ufficiale) viene esposto un altro nudo accademico: Alexandre Cabanel La Nascita di Venere, 1862, olio su tela, Musée d'Orsay di Parigi. ANALISI DELLO STILE: La scelta compositiva, basata su una struttura piramidale, riprende modelli di età precedente (per esempio la Venere delle rocce di Leonardo da Vinci). Tuttavia i personaggi non sono in armonica comunicazione tra loro. Nella resa del nudo è assente quel chiaroscuro raffinato funzionale alla tridimensionalità della bella pittura; I personaggi sono inseriti in uno scenario che manca di proporzione e prospettiva. TECNICA: la pittura è stesa a macchie e la pennellata si comincia a vedere, non c'è una distinzione netta tra luce e ombra. Olympia (1865): Manet suscita un nuovo duplice scandalo. Rappresenta un nudo femminile raffigurato in modo realistico come un corpo sgraziato e acerbo che veniva giudicato volgare e sconveniente. La posa sprezzante con la mano sul ventre ricordava le immagini pornografiche che circolavano clandestinamente nei salotti mondani. Il mazzo di fiori portato dalla domestica sembrò il dono di un ammiratore a una prostituta: vi alludeva anche il nome Olympia, comune tra le prostitute parigine. Alle regole accademiche Manet oppone una pittura fatta di forti contrasti, forme piatte e risalto dei contorni, tipici dell'arte giapponese. Il mazzo di fiori è già quasi impressionista: quelle che da vicino sono macchie disordinate di colore, stese con tocchi rapidi, da lontano acquistano un palpitante realismo. La giustapposizione di colori caldi e freddi è fatta allo scopo di rafforzarli a vicenda. Ancora una volta i modelli d'ispirazione sono classici: la Venere di Urbino di Tiziano, la Maja desnuda di Goya e il più recente Odalisca con schiava di Delacroix IMPRESSIONISMO: Negli ultimi decenni dell'ottocento, Parigi cambia dal punto di vista urbanistico e inizia ad offrire grandi spazi pubblici e locali per l'intrattenimento. La scoperta dell'illuminazione consente di poter vivere la città anche di notte e quindi aumentano i bar, i bistrot, i locali con cabaret, sale da ballo e i locali che offrivano la possibilità di ascoltare musica dal vivo. I caffè diventano luogo di incontro di artisti, letterati, esponenti del mondo culturale per condividere opinioni artistiche. Il gruppo di artisti che darà vita all'Impressionismo era solito ritrovarsi sistematicamente presso il CAFFE GUERBOIS, situato sulla stessa strada in cui era ubicato lo studio di Manet. Dalla seconda metà dell'Ottocento a Parigi cominciano a circolare alcune stampe e xilografie giapponesi come il repertorio di immagini di Hokusai (1760-1849), che consiste in un insieme di schizzi con vari soggetti, dai paesaggi al soprannaturale. Queste raffigurazioni affascinano molto gli europei e gli stessi artisti, alcuni dei quali come Degas diventano fervidi collezionisti. L'aspetto che gli artisti impressionisti e post-impressionisti analizzeranno maggiormente di queste immagini è il TAGLIO PROSPETTICO OBLIQUO che conferisce all'immagine un aspetto di movimento e dinamismo. Due novità molto importanti: viene messa a punto la teoria dei colori e vengono prodotti dei tubetti di colore a base chimica (colori già pronti facili da trasportare). 1874: prima mostra degli impressionisti. Il loro lavoro di scambio e analisi comincia circa 10 anni prima. Le mostre degli impressionisti saranno in tutto 8: 1874- 1886 (a nessuna di queste parteciperà Manet, che si proclama un realista). Gli Impressionisti erano stati più volte rifiutati sia dal Salon Ufficiale che dal Salon dei Rifiutati perciò decidono di mettersi assieme e organizzano la prima mostra collettiva che avviene fuori dagli spazi previsti per l'arte dal sistema sotto il nome di società anonima degli artisti, pittori, scultori, ecc. L'esposizione avviene in quello che era lo studio del fotografo Nadar e il periodo coincide con quello delle esposizioni ufficiali. La mostra fece scalpore perché si proponeva un tipo di pittura completamente diversa da quella che si era soliti vedere. Gli chiamiamo impressionismi perché deriva dal dipinto di Monet Impression, soleil levant. Leroy si scaglia contro questa pittura caratterizzata dalla indefinitezza delle forme. Il termine che usa è calzante perché l'impressione di per sé è qualcosa di impreciso e indefinito. Dal latino imprimo: mettere sopra, schiacciare sopra TRATTI COMUNI DELLA PRODUZIONE DEGLI IMPRESSIONISTI: preferivano dipingere en plein air boschetti, fiumi, un boulevard affollato di gente o, in caso di interni, un bar, un teatro o un cabaret; La pittura impressionista vuol darci conto della estrema variabilità dei colori con la maggior immediatezza possibile, cercando di cogliere l'attimo fuggente; Abolizione della prospettiva e del disegno. Generalmente non usano bianco e nero; Le pennellate non sono fluide e lungamente studiate come avveniva nei dipinti accademici, ma date per veloci tocchi; lo studio della luce. Impressione, sole nascente, 1872, olio su tela, Parigi, Musée Marmottan_Esposto alla prima mostra degli impressionisti del 1874. ANALISI ICONOGRAFICA: è una veduta del porto di Le Havre osservato nel momento in cui sorge il sole. Alcune imbarcazioni solcano il mare e sullo sfondo si vede la vita industriale della città (si notano alcune ciminiere tra la nebbia e i fumi). ANALISI DELLO STILE: Dipinto con veloci pennellate accostate senza fusione fra loro. Le forme dell'ambiente, le imbarcazioni, gli edifici di sfondo e le attrezzature, sono dipinte con la stessa qualità pittorica delle onde; i colori sono accostati per suscitare il massimo della sensazione luminosa; Su tutto il dipinto domina un tono azzurro-grigio. Spicca l'imbarcazione costruita con alcune veloci pennellate di grigio scuro e l'arancio del sole che sorge. A partire dal 1890 Monet elabora la cosiddetta pittura in serie, cioè la descrizione di uno stesso soggetto in momenti diversi giornata = LA CATTEDRALE DI ROUEN, a Parigi: ARMONIA BIANCA (1893) ARMONIA BRUNA (1892). Orangerie: piccolo edificio adiacente al giardino delle Tuileries (Parigi). Dopo la Prima Guerra Mondiale viene adibito a spazio espositivo per l'arte contemporanea. Dal 1922 ospita la serie delle Ninfee di Monet, allestite su progetto dello stesso artista. Ballo al Moulin de la Galette, 1876, olio su tela, Parigi, Musée d'Orsay: Esposto alla terza mostra: 1877. Critica soprattutto negativa. ANALISI ICONOGRAFICA: (chiamato così per i dolcetti che venivano offerti all'ingresso) documenta un momento di vita dei giovani parigini riuniti nel celebre caffè di Montmartre (sala da ballo all'aperto). Alcuni giovani danzano altri conversano seduti ai tavolini. In primo piano probabilmente lo stesso Renoir siede ad un tavolino con le sue modelle e gli amici. Il dipinto cattura un momento allegro della vita mondana frequentata da artisti, intellettuali e parigini qualunque. Le donne esibiscono acconciature alla moda dell'epoca, nella danza le gonne sollevano, e maggior parte degli uomini indo va un cappello a cilindro. ANALISI ICONOLOGICA: Celebrazione di momenti di gloria nazionale con la descrizione della vita quotidiana e spensierata della società del tempo in un'atmosfera allegra e gioiosa. ANALISI DELLO STILE: I colori e le impressioni luminose vengono utilizzate per creare una immagine istantanea della scena in movimento. Sulle figure, sui volti e sugli abiti si creano effetti di iridescenza che restituiscono l'atmosfera della giornata danzante all'aperto. Per creare questi effetti di luce Renoir utilizzò contrasti di luminosità: gli abiti scuri degli uomini mettono in evidenza gli abiti chiari delle ragazze; gli azzurri delle ombre esaltano le luci in rosa e arancio. Per concorrere a creare una immagine di impressione occasionale l'inquadratura del dipinto contribuisce con un taglio fotografico. La scena viene tagliata sui bordi interrompendo la continuità delle forme. EDGAR DEGAS: A differenza dei suoi colleghi impressionisti, intenti a rappresentare la luce e l'atmosfera, Degas vuole immortalare la vitalità dei corpi in movimento. L'artista non dipinge en plein air, crea delle bozze e poi le rielabora nel suo studio e, soprattutto, non raffigura la natura, bensì spazi chiusi, così da suscitare riflessioni psicologiche ed esistenziali. I colori utilizzati da Degas sono aridi e dissonanti perché nessun particolare deve spiccare rispetto ad altri. L'artista utilizza tecni fotografica come mezzo utile nello studio del hento e nel disegno e se ne serve per catturare l'istantaneità della scena. L'assenzio, 1875-1876, olio su tela, Parigi, Museo d'Orsay Esposto alla seconda mostra: 1876 ASSENZIO: bevanda verde a base di menta e anice ad alto tasso alcolico e successivamente abolita perché tossica, considerata anche la droga dei poveri perché era economicamente accessibile e quindi consentiva a tutti una facile evasione. Molto diffusa a fine Ottocento anche tra gli artisti. ANALISI ICONOGRAFICA: Due personaggi sono seduti al tavolino di un caffè. I personaggi sono di fianco ma pare che non si conoscano perché ognuno è abbandonata nella sua malinconia. La protagonista è una giovane donna vestita in modo vistoso con fiocchi e merletti e un cappellino alla moda. Un paio di scarpette decorate con fiocchi bianchi spuntano poi dal bordo inferiore della gonna. Sul tavolino, di fronte alla protagonista, è posato un calice che contiene l'assenzio. Sul tavolino di sinistra si trova poi una bottiglia trasparente e vuota posata su un vassoio di metallo. Accanto alla donna, a destra, un uomo in abiti scuri e sgualciti fuma da una pipa e guarda oltre il bordo del dipinto. Dietro i due personaggi si riflettono sullo specchio le loro ombre. La bevitrice sembra persa nel vuoto e mostra un'espressione triste e sofferente. Anche la sua posizione suggerisce abbandono e ressione: busto piegato in avanti e spalle cadenti. Infine in primo piano sul tavolino di sinistra si legge la firma dell'artista scritta in prossimità dell'archetto di un violino. Inoltre un giornale arrotolato intorno ad un bastone di lettura è poggiato tra i piani dei due tavolini. ANALISI ICONOLOGICA Degas rappresenta un profondo malessere che si poteva incontrare nella Parigi notturna, quando spesso nella propria solitudine si cercava un'evasione da una vita vuota nell'alcol. Contrario di ciò che rappresenta Renoir (atmosfera vitale e gioiosa della Parigi). Il tema della vita notturna parigina fu trattato da molti artisti, un esempio è Il bar delle Folies-Bergère di Manet. Anche qui dietro la protagonista c'è uno specchio che però riflette un locale affollato. Nell'assenzio lo specchio riflette le ombre dei personaggi, un dettaglio che sottolinea ulteriormente l'atmosfera di solitudine e malinconia. ANALISI DELLO STILE: Degas è il meno impressionista fra tutti: dipinge raramente all'aria aperta perché secondo la sua concezione il pittore non può limitarsi ad immortalare quell'istante, ma deve selezionare le esperienze visive e rielaborarle attraverso la memoria; usa nero e bianco e il disegno si intravede.