Anassimandro e Anassimene
Anassimandro (610 a.C.) fu il primo a introdurre formalmente il termine "arché" e a scrivere un'opera filosofica intitolata "Sulla natura". Identificò l'arché con l'apeiron, principio "senza confini" e indeterminato, poiché riteneva impossibile che le cose derivassero da elementi già esistenti.
Secondo Anassimandro, l'universo si sviluppa attraverso un processo di separazione dei contrari, governato da una legge necessaria (Dike). Un movimento rotatorio dell'apeiron genera infiniti mondi che si formano e si dissolvono ciclicamente. Questa separazione dall'unità originaria è fonte di conflitto e infelicità umana.
Anassimene 586−525a.C. identificò invece l'arché con l'aria o "respiro", considerandola la forza vitale che anima il mondo. Attraverso processi di rarefazione e condensazione, l'aria si trasforma in altri elementi: rarefatta diventa fuoco, condensata diventa nuvola, vento, acqua, terra e pietra.
💡 La metafora di Anassimene è particolarmente evocativa: "Come l'anima nostra, che è aria, ci sostiene, così il soffio e l'aria circondano il mondo intero" - stabilendo un parallelo tra microcosmo umano e macrocosmo universale.