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storia romana - le guerre puniche, le guerre macedoniche, l’organizzazione dell’impero

23/10/2022

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STOKIA
capitolo 11
1. Roma e Cartagine
Gli antichi affermavano che Roma fosse rimasta a lungo una SOCIETÀ AGRICOLO-
PASTORALE, dai costumi s

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STOKIA capitolo 11 1. Roma e Cartagine Gli antichi affermavano che Roma fosse rimasta a lungo una SOCIETÀ AGRICOLO- PASTORALE, dai costumi semplici. In realtà Roma sfruttò subito la ricchezza ricavata dagli scambi mediterranei. Tra il IV e il III secolo aC. Roma fondò numerose colonie marittime lungo la costa tirrenica grazie a una NUOVA FLOTTA di navi veloci. Dopo la vittoria su Pirro, la sua influenza si estese all'Italia meridionale, venendo così a contatto con i territori controllati da CARTAGINE, antica colonia fenicia e massima potenza mediterranea, con la quale si prospettavano scenari terrificanti. Cartagine era governata da un'oligarchia, la cui massima autorità civile era rappresentata da due SUFETI, magistrati eletti annualmente in base a criteri di nascita e ricchezza. La sua economia era florida: oltre ad avere un'ottima agricoltura, Cartagine godeva di un ampio controllo sulle vie di traffico occidentali e lungo le coste dell'Oceano Atlantico, attraverso cui importava beni preziosi. Altre risorse provenivano dai tributi imposti sulle città conquistate. L'esercito era formato per la maggior parte da soldati reclutati tra le popolazioni sottomesse, mentre i ruoli più importanti erano ricoperti da cittadini cartaginesi. Si ricorreva spesso anche a truppe mercenarie. La FLOTTA MILITARE non aveva rivali. 2. la prima guerra punica La PRIMA GUERRA PUNICA (264-241 a.C.) iniziò con un pretesto: i MAMERTINI, mercenari campani che avevano occupato Messina, chiesero aiuto...

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Didascalia alternativa:

a Roma perché li liberasse dalla presenza cartaginese. molti romani ritenevano rischioso immischiarsi in una nuova guerra, ma alla fine decisero di intervenire a causa della grande importanza strategica della città. Liberata Messina (soprattutto per merito delle sue navi da guerra), Roma non si fermò e cercò di conquistare la Sicilia intera. Roma era imbattibile sulla terraferma ma Cartagine era più forte sul mare, perciò il senato deliberò la costruzione di un'imponente flotta di 140 navi. Nei pressi di MILAZZO il console GAIO DUILIO distrusse completamente la flotta nemica usufruendo dei "corvi", ponti mobili dotati di uncini che agganciavano la nave avversaria e consentivano l'arrembaggio. I Romani portarono la guerra in Africa. Il console MARCO ATTILIO REGOLO sconfisse una flotta cartaginese al largo di CAPO ECNOMO e poco dopo sbarcò a Cartagine, dove fu però catturato. Infine, nel 241 aC il console GAIO LUTAZIO CATULLO annientò una flotta alle ISOLE EGADI, dunque Cartagine finì per chiedere e accettare la pace, pur se a condizioni molto dure. 3. Roma consolida il suo dominio Approfittando della debolezza di Cartagine, Roma occupò la Sicilia, la Sardegna e la Corsica e si assicurò il controllo del mar Tirreno. Riuscì inoltre a sconfiggere gli ILLIRI, un popolo di origine indoeuropea insediato sulle sponde orientali dell'Adriatico e dedito alla pirateria: approfittando dell'ambiente naturale che li proteggeva, gli Iliri seminavano il terrore sull'Adriatico. Un volta annientati, crebbe l'importanza di Roma anche nel Mediterraneo orientale. Nel 225 aC un esercito di Galli penetrò in Etruria fino a Chiusi, ma fu sterminato dai Romani nella battaglia di TALAMONE. Negli stessi anni Roma sottomise inoltre la GALLIA CISPADANA, e creò nuove colonie a PIACENZA e CREMONA Per controllare questi territori si costruirono nuove strade, come la VIA FLAMINIA (tra Roma e Rimini) e la VIA AURELIA (che seguiva la costa tirrenica arrivando fino a Pisa). 4. la Seconda guerra punica Cartagine, risollevatasi dalla sconfitta, conquistò la PENISOLA IBERICA Allarmati dalla conquista, i Romani stipularono il “trattato di Ebro", che fissava come limite all'espansione punica il fiume EBRO. Tuttavia su quel territorio si trovava SAGUNTO, una città iberica con cui Roma aveva stretto rapporti di amicizia. Roma non venne in suo soccorso, ma inviò un ultimatum a Cartagine, intimandole di abbandonare l'assedio. La guerra, che poteva benissimo essere evitata, fu scatenata da un pretesto: i Romani si convinsero che il libero accesso alle miniere iberiche fosse troppo prezioso per rinunciarvi a causa dei Cartaginesi. La SECONDA GUERRA PUNICA è fortemente legata alla figura del generale cartaginese ANNIBALE, che attraverso le Alpi con il suo esercito composto da ventimila fanti, seimila cavalieri e una quarantina di elefanti e sferrò un attacco all'Italia. Egli non era solo un grande condottiero, ma anche un lucido politico, e capì quanto fosse importante conquistarsi il favore delle popolazioni italiche. Perciò, si presentò ad esse come un LIBERATORE eserciti romani furono sbaragliati nel 218 aC sui fiumi TICINO e TREBBIA, nel 217 presso il LAGO TRASIMENO, nel 216 a CANNE, in Puglia. Quest'ultimo attacco fu particolarmente grave: Annibale fece simulare ai suoi fanti l'arretramento sotto l'urto dei legionari romani, che penetrarono in profondità; a quel punto, i cavalieri cartaginesi li avvolsero lungo i lati, senza lasciare loro una via di scampo. Se dal punto di vista militare le cose andarono bene, il suo progetto politico falli: alcune città e popolazioni passarono dalla sua parte, ma quelle italiche rimasero fedeli a Roma. Inoltre, i Romani avevano risorse umane ancora ingenti e, in quell'occasione, Roma diede prova di una sorprendente compattezza. 5. la vittoria di Rom af I comandanti romani capirono che bisognava cambiare tattica: anziché cercare lo scontro frontale, intrapresero una GUERRA DI LOGORAMENTO. La ripresa romana si manifestò tramite la riconquista di Capua, Taranto e Siracusa, dove rimase famosa l'uccisione di ARCHIMEDE 【ラベンダー lavender milk In Italia tale strategia fu adottata da QUINTO FABIO MASSIMO <<il Temporeggiatore>>, che non accettò mai lo scontro campale, e in Spagna da PUBLIO CORNELIO SCIPIONE, che costrinse i Cartaginesi ad abbandonare la penisola. L'anno prima, un contingente punico guidato da Asdrubale (fratello di Annibale) fu annientato nella battaglia del METAURO Sbarcato in Africa, Scipione sconfisse i Cartaginesi nella decisiva battaglia di ZAMA: la guerra terminò con una disfatta per Cartagine. Scipione celebrò un grandioso trionfo e prese il soprannome di AFRICANO Tra le conseguenze della guerra ci fu la punizione delle popolazioni italiche che si erano schierate con Annibale. Furono fondate le colonie latine di BOLOGNA e quelle romane di MODENA e PARMA Anche nella Pianura Padana vennero create nuove colonie, grazie a un processo di forte ROMANIZZAZIONE del territorio. 6. la conquista dell'Oriente Le tre guerre macedoniche avvennero tra il 215 e il 168 a.C. La prima fu combattuta contro FILIPPO V di Macedonia, che durante la Seconda guerra punica aveva stretto un alleanza con Annibale. Fu sconfitto da un piccolo contingente romano unito alle forze della Lega etolica e del regno di Pergamo, che erano suol nemici. Pochi anni dopo, Filippo attaccò il regno di Pergamo, dando inizio alla SECONDA GUERRA MACEDONICA |l generale TITO QUINZIO FLAMININO sconfisse l'armata macedone a CINOSCEFALE L'anno dopo, Flaminino proclamò solennemente la libertà di tutta l'Ellade, riscontrando reazioni positive. Boba Tuttavia, il re di Siria ANTIOCO III non si fece spaventare dalla sconfitta macedone e avanzò pretese sull'Asia Minore e, ancora una volta, sul regno di Pergamo, scatenando la GUERRA SIRIACA (192- 189 a.C.). L'intervento macedone, che si schierò dalla parte di Roma, fu decisivo per la sconfitta di Antioco, che fu battuto una prima volta alle TERMOPILI e una seconda in Asia Minore, nella battaglia di MAGNESIA Alla morte di Filippo V seguì il figlio PERSEO, contro cui Roma combatté la TERZA GUERRA MACEDONICA Essa si concluse con la battaglia di PIDNA, vinta dal generale romano LUCIO EMILIO PAOLO, e segnò la fine del regno di Macedonia. Roma conservò la libertà delle città greche, contando sulle rivalità interne tra regni e pòleis, che non mettevano in pericolo il suo ruolo di potenza dominante. 7. C'ordinamento provinciale Per amministrare i territori extraitalici da poco conquistati, Roma scelse di fondare delle PROVINCE: gli abitanti erano considerati SUDDITI, venivano governati da un magistrato romano ed erano tenuti al pagamento di un TRIBUTO Le prime province furono la SICILIA, poi la SARDEGNA e la CORSICA (considerate un'unica provincia), e la SPAGNA (divisa in Ulteriore e Citeriore). Le province erano governate da PROCONSOLI o PROPRETORI, che erano ex consoli ed ex pretori dotati di ampi poteri. Essi restavano in carica un anno, prorogabile fino a massimo due o tre anni, il che evitava la nascita di poteri locali troppi forti o di clientele personali. 2. le ricchezze dell'in pero e la politica L'amministrazione dello Stato romano era leggera, in quanto fondata sul sistema degli appalti lo Stato affidava a privati (i PUBBLICANI) la gestione di alcuni compiti, come la riscossione delle imposte, l'esecuzione dei lavori pubblici, il rifornimento degli eserciti e l'allestimento delle flotte militari. Spesso i pubblicani si riunivano in apposite società, chiamate SOCIETATES PUBLICANORUM, che agivano come gruppi potenti in grado di influenzare anche la politica. I pubblicani che si occupavano del prelievo fiscale avevano la facoltà di sequestrare beni o di esercitare persino la coercizione fisica sui sudditi. Con le nuove conquiste arrivarono a Roma grandi ricchezze, usate in gran parte per abbellire la città e costruire nuove infrastrutture, ma che permisero al contempo la diffusione del LUSSO. Temendo che il lusso corrompesse i tradizionali costumi dei Romani, il tribuno della plebe Quinto Claudio stabilì il principio per cui la politica doveva restare separata dagli affari: nacque così L'ORDINE EQUESTRE, di cui facevano parte i cittadini più ricchi, che militavano nella cavalleria e si dedicavano ad attività lucrative ma non alla politica. Chi desiderava al contrario intraprendere carriere politiche, non poteva esercitare alcuna attività economica al di fuori dell'agricoltura.