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Le Rime. Le rime sono una raccolta messa insieme e ordinata da moderni curatori, che riunisce il complesso della produzione lirica dantesca, dalle prove giovanili fino a quelle dell'età matura. Le rime giovanili comprendono i componimenti che riflettono le varie tendenze della lirica cortese del tempo, quella guittoniana, quella guinizzelliana, quella cavalcantiana. Tra questo gruppo di testi, Dante aveva già scelto quelli destinati a far parte della Vita Nova. In seguito a quest'opera, il poeta intraprenderà, nella sua attività poetica, altre strade. Nel Convivio racconta come, dopo la morte di Beatrice, fosse sorta in lui una passione ardente per la filosofia, identificata con la "donna gentile", che aveva consolato il suo dolore. Da questo nuovo amore nascono alcune canzoni, in cui perdura lo stile dolce della fase precedente, ma si afferma un'impostazione esclusivamente allegorica. Nell'allegoria amorosa si esprimono l'ardore intellettuale e l'ansia di conoscenza, aspetti essenziali della poesia dantesca, contenuti nelle prime due canzoni del Convivio. Già dalla terza, “Le dolci rime d'amor ch'i' solia”, però, abbandona l'allegoria amorosa ed affronta direttamente la materia concettuale, passando a trattare problemi morali come la definizione della vera nobiltà. Ciò comporta anche l'abbandono dello stile dolce che viene sostituito dall'uso di una rima aspra e sottile, che traduce lo sforzo di esporre nudi concetti, non più velati di leggiadre immagini amorose....
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Un'altra importante canzone è “Poscia ch'amor del tutto m'ha lasciato”, in cui affiora il tema della dura condanna della propria epoca, che ha abbandonato le virtù cortesi del passato, affrontando problemi vivi nella società del presente. In tale atteggiamento polemico si manifesta una rigorosa tempra morale: al poeta d'amore subentra l'austero Cantor rectitudinis (cantore della virtù). In tale svolta giocò un ruolo fondamentale la scoperta della politica, che suggerì al poeta un ideale di vita attiva, di impegno civile, ispirato alle più alte idealità cavalleresche. Gli anni che intercorrono tra la morte di Beatrice e l'esilio costituiscono per Dante un periodo di intense sperimentazioni. Se nelle grandi canzoni allegoriche e morali egli ricerca uno stile dotto ed elevato, si dedica poi anche alla poesia comica e burlesca, praticata anche dall'amico Cavalcanti. Documento di questo interesse è la tenzone con l'amico Forese Donati, composta tra il 1293 e il 1296. Il termine tenzone significa “disputa,contesa" : quella con Forese è costituita da uno scambio di sonetti pieni di scherzose invettive, in cui il poeta sperimenta un linguaggio basso e plebeo, impiegato con estrema abilità. Tale linguaggio gli servirà poi nella Commedia per affrontare il mondo degradato dell'inferno. Quasi contemporaneamente, Dante sperimenta la poesia trobadorica, apprezzando particolarmente Arnaut Daniel, caposcuola del trobar clus. Nasce così il gruppo delle Rime Petrose, così chiamate perché dedicate ad una madonna di pietra, bella e insensibile. E' incerto se si tratti di una donna reale o di una personificazione allegorica della filosofia. In queste rime si riversa una passione sensuale, dalla forte carica erotica, lontana dallo stilnovismo. Tale passione viene espressa in modi estremamente preziosi, con una ricerca di suoni aspri, che sono l'antitesi dello stile dolce di un tempo e con i tecnicismi più esasperati nella metrica, secondo il modello di Arnaut Daniel. Nelle rime scritte dopo l'esilio, spicca la canzone allegorica “Tre donne intorno al cor mi son venute”, dedicata alla giustizia, in cui è incisivamente affermata la dignità dell'esule innocente per il quale, in un mondo in cui tutti i valori sono stravolti, la pena dell'esilio è un onore, che testimonia la sua purezza d'animo. In questi anni la visione di Dante si fa sempre più cupa: il mondo ai suoi occhi pare sprofondare io una totale degradazione; nel sonetto "Se vedi li occhi miei di pianger vaghi" eleva a Dio una preghiera affinché ristabilisca in terra la giustizia. Questi temi vengono ripresi anche nella Commedia in cui esprime un intenso desiderio di pace e giustizia, che disponga il mondo umano secondo l'ordine perfetto del mondo divino. Nella canzone "Doglia mi reca", egli si scaglia contro l'avarizia e il culto del denaro che ormai dominano il mondo e dunque contro l'ascesa della nuova classe mercantile, che ricerca solo rapidi profitti e distrugge i valori di uno splendido passato feudale e cortese. PASSE