L'Assolutismo illuminato rappresenta una fase cruciale nella storia europea del XVIII secolo, caratterizzata da un tentativo di modernizzazione dello stato attraverso riforme razionali.
Il periodo dell'Assolutismo illuminato vide monarchi europei come Federico II di Prussia, Maria Teresa d'Austria e Caterina II di Russia implementare principi illuministi mantenendo però un potere assoluto. Queste monarchie illuminate si distinguevano per l'attenzione alle riforme amministrative, economiche e sociali, pur conservando la struttura autoritaria dello stato. La differenza tra assolutismo e dispotismo illuminato risiede principalmente nell'approccio al potere: mentre l'assolutismo tradizionale si basava sul diritto divino, il dispotismo illuminato cercava di giustificare il proprio potere attraverso la ragione e il bene comune.
Il pensiero politico di questo periodo fu fortemente influenzato dalle teorie del Contrattualismo, sviluppate da pensatori come Hobbes, Locke e Rousseau. Hobbes, nel suo pensiero politico, sosteneva la necessità di un potere assoluto per evitare il caos dello stato di natura. Locke, invece, enfatizzava i diritti naturali dell'individuo e la necessità di limitare il potere del sovrano. Rousseau elaborò una teoria della volontà generale come base della legittimità politica. Il Contrattualismo si intrecciava con il giusnaturalismo, teoria che riconosceva l'esistenza di diritti naturali inalienabili. Questa combinazione di idee influenzò profondamente le riforme dell'assolutismo illuminato, portando a importanti cambiamenti nella concezione dello stato e del rapporto tra sovrano e sudditi.