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Ottaviano Augusto

24/1/2023

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Ottaviano Augusto
La battaglia di Azio, 31 a.C., rappresenta la fine di un
secolo di lotte interne e l'inizio di un periodo di pace
per Roma

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Ottaviano Augusto La battaglia di Azio, 31 a.C., rappresenta la fine di un secolo di lotte interne e l'inizio di un periodo di pace per Roma. Una volta tornato a Roma, Ottaviano divenne il capo indiscusso della vita politica romana, concentrando nelle sue mani un enorme potere che non derivava, però, da nessuna legge. Ottaviano era consapevole di non avere ormai più rivali. Egli percepiva anche che il popolo era stanco di guerre. Cercò, quindi, di ottenere il consenso in modo da non imporsi con la forza: questo, infatti, avrebbe molto probabilmente portato a nuovi scontri. Ottaviano riuscì ad impadronirsi del potere senza avere un atteggiamento che lasciasse pensare che volesse diventare un dittatore. Per pax augustea si intende la pace fondata sul consenso di tutte le parti sociali nei confronti di Augusto. Egli governò per circa 50 anni e, in questo periodo, a Roma non si ebbero più guerre sociali. Augusto fece chiudere le porte del tempio di Giano, che venivano lasciate aperte durante le guerre. Questa chiusura voleva simboleggiare la pace ottenuta. Egli fece costruire l'Arca pacis, ovvero un altare dedicato alla dea della pace con il quale voleva dimostrare l'importanza che aveva la pace per lui. Per ottenere la pace, Ottaviano seguì alcune strategie: • tenne fermo il comando dell'esercito; • mantenne uno stretto controllo sul Senato che era formato da uomini di sua fiducia; • cercò di ingraziarsi il...

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Didascalia alternativa:

popolo con distribuzioni di denaro e di grano; • cercò di apparire sempre come un servitore della Repubblica, rispettoso delle libertà di tutti e oppositore delle dittature. Nel 27 a.C. Ottaviano, in Senato, dichiarò di voler rinunciare alla carica di console che aveva esercitata per alcuni anni, in modo che anche altri potessero accedervi. Fu allora che il Senato gli conferì il titolo di Augusto, ovvero degno di essere venerato: il che indicava sua superiorità, in quanto ad autorità, rispetto a tutti. Tale titolo fu, in seguito, assunto da tutti i suoi successori. Questo appellativo non corrispondeva a nessuna carica particolare, ma conferiva ad Ottaviano un prestigio che lo poneva al di sopra di tutti. Nel 13 a.C., alla morte di Lepido, divenne Pontefice massimo. Questo ruolo gli consentiva di essere il capo di tutti i sacerdoti dello Stato. Egli assunse anche il titolo di Imperator, imperatore, cioè comandante supremo dell'esercito. Il periodo in cui Augusto fu al potere fu detto principato poiché Ottaviano si definiva principe, termine con il quale, durante la repubblica, si indicavano i cittadini migliori per qualità civili e meriti militari. Con questa espressione Ottaviano intendeva dire che egli governava come il migliore dei cittadini. Durante il principato, restarono in vigore tutte le magistrature della repubblica, ma lo Stato era divenuto, di fatto, una monarchia. I titoli e i poteri riconosciuti ad Augusto furono: principe del Senato; comandante dell'esercito; • potestas tribunicia; • imperium proconsulare maius et infinitum; • pontefice massimo; • padre della patria. Augusto si fece chiamare principe del Senato: egli era, cioè, il primo per importanza fra tutti i senatori. Questo titolo gli dava il diritto di parlare per primo nelle assemblee del Senato condizionando, inevitabilmente, i successivi senatori che prendevano la parola. Augusto fu fatto comandante dell'esercito (Imperator). Durante la repubblica romana, era questo un titolo che veniva riconosciuto dai soldati, ai capi militari dopo una vittoria di grande importanza. Tale titolo era necessario affinché potesse essere chiesto al Senato di celebrare il trionfo, ovvero una cerimonia solenne con la quale Roma gli rendeva onore. Esso veniva usato dopo il nome fino al momento del trionfo, dopo di ché veniva abbandonato. Con Augusto, il titolo diventa sinonimo di comandante supremo dell'esercito. Dopo Augusto, il titolo continuò ad essere considerato un titolo onorifico, ma fu dato solamente all'imperatore, anche nel caso in cui non avesse guidato di persona le legioni vittoriose. La potestas tribunicia, assegnata ad Augusto nel 23 a.C., gli conferiva tutti i privilegi dei tribuni della plebe: l'inviolabilità, ovvero la sua persona era considerata sacra e non si poteva attentare alla sua vita; • l'immunità personale che gli permetteva di non subire processi; il diritto di veto sulle proposte del Senato e dei magistrati; • la possibilità di far approvare le leggi; • la possibilità di comminare condanne a morte. L'attribuzione ad Augusto della potestà tribunicia gli data il vantaggio di poter impedire qualsiasi attività del Senato che non fosse corrispondente al suo volere, attraverso il diritto di veto. Al tempo stesso, non essendo egli tribuno della plebe, non aveva bisogno dell'accordo dei colleghi. In questo modo le decisioni del Senato, di fatto, coincidevano con le decisioni di Augusto. Il titolo di imperium proconsulare maius et infinitum, attribuito ad Augusto nel 23 a.C., g , gli attribuiva il potere su tutte le province governate da Roma. Il suo era un potere superiore a quello di tutti i proconsoli. Inoltre era un potere illimitato sia dal punto di vista spaziale, non riguardava cioè una sola provincia ma tutte, che da un punto di vista temporale. Il titolo di pontefice massimo, attribuito ad Augusto nel 12 a.C., gli conferiva il massimo potere religioso. Egli era capo di tutti i sacerdoti dello Stato e aveva la possibilità di gestire il calendario, attribuendogli una sorta di dominio sul tempo. Il titolo di padre della patria fu conferito ad Augusto nel 2 d.c. Tale titolo non gli attribuiva nessun particolare potere o diritto, ma era un riconoscimento ufficiale da parte dello Stato. Augusto, pur riconoscendo in apparenza l'importanza del Senato, di fatto, ridusse il suo potere. I senatori continuavano ad avere un compito di prestigio, ma concretamente non prendevano decisioni politiche: queste ultime, infatti, erano di competenza di Augusto e il Senato si limitava semplicemente ad approvarle. Per prima cosa Augusto allontanò dal Senato molti senatori per ragioni morali. Quindi ridusse il numero dei senatori da 900 a 600, in modo da avere un'assemblea più ristretta: cosa che avrebbe reso più facile il funzionamento di questo organo. Stabilì che per entrare a far parte del Senato era necessario un patrimonio maggiore rispetto al passato: in questo modo si garantiva che i senatori avessero un certo ceto. I senatori venivano eletti, ma ad Augusto spettava il diritto di accettarli: ciò permetteva all'imperatore di avere un Senato composto da tutti membri di suo gradimento. Il Senato aveva potere in campo giudiziario dato che ad esso spettava di giudicare i delitti politici e le cause penali riferite agli stessi senatori. Sempre al Senato spettava il compito di governare le province, con la sola eccezione dell'Egitto che veniva guidato da un prefetto scelto tra i cavalieri. Augusto aumentò il numero dei consoli. La durata del loro incarico fu, però, ridotta a 6 mesi, come pure ridotto fu il loro potere politico. Il consolato divenne soprattutto un titolo di prestigio. Augusto, al fine di migliorare la vita a Roma: • affidò a degli esperti alcuni servizi pubblici creando dei dicasteri: ognuno di essi si occupava di un settore in particolare. Così vi erano un dicastero che si occupava: • dell'annona, cioè del rifornimento di generi alimentari; del rifornimento dell'acqua; • dell'amministrazione degli edifici e dei luoghi pubblici; • della rete fognaria; • degli argini del Tevere che spesso inondava la città; • istituì un corpo dei vigili del fuoco, poiché Roma subiva spesso incendi. Oltre agli incendi, i vigili del fuoco si occupavano anche di garantire l'ordine pubblico. Tale corpo era formato da liberti che erano guidati da un prefetto nominato da Augusto e scelto tra i cavalieri. Molti di questi liberti erano schiavi liberati proprio da Augusto che, in questo modo, si garantiva la loro fedeltà; • fece intraprendere molte costruzioni come: o il foro che prese il suo nome; o il tempio di Marte vendicatore; o il tempio di Apollo sul Palatino; o il tempio di Giove in Campidoglio. Da un punto di vista amministrativo, Augusto divise l'Italia in undici regiones (regioni). La Sicilia formava una provincia a parte, come pure la Sardegna insieme alla Corsica. Ogni regione era denominata numericamente. La prima regione comprendeva il Lazio, la Campania e l'Agro Pontino. All'interno di ogni regione, le città erano equiparate a Roma: i loro abitanti avevano le stesse leggi e gli stessi diritti. I valori etici e tradizionali, durante le guerre civili, erano andati completamente persi. A dominare erano esclusivamente l'egoismo e l'individualismo. Augusto adottò una politica di restaurazione della tradizione. Egli riteneva necessario tornare agli antichi valori della campagna e agli stili di vita degli avi. Per questo cercò di restaurare la moralità e i culti religiosi mediante una serie di leggi. Per restaurare la moralità Augusto: • rimise la legge contro il lusso; • adottò norme che favorissero il rispetto del matrimonio: o l'adulterio venne punito con l'esilio e con la parziale confisca dei beni; o il celibato fu osteggiato; Introdusse leggi che favorissero la natalità come: o elargizioni in denaro per le famiglie numerose; o la possibilità, per chi aspirava a cariche pubbliche, di accedervi prima nel caso in cui avesse figli; o le donne libere con tre figli non avevano più l'obbligo di avere un tutore. Per restaurare gli antichi valori religiosi Augusto: • recuperò le antiche cerimonie romane; ●ridusse la diffusione dei culti provenienti dall'Oriente; • fece costruire nuovi templi in onore di Giove, Giunone, Minerva e Marte. Augusto favorì la diffusione delle opere d'arte, della poesia e della narrativa. Egli usò la cultura per rafforzare la sua immagine e quella dell'impero. Augusto, infatti, ebbe la grande capacità di usare le immagini, i monumenti, la poesia per la sua propaganda personale. Un tipico esempio di questa sua capacità è dato dalla gemma Augustea: un cammeo risalente al 10-12 d.C.. Costruito su due strati, esso raffigura: • nella parte superiore, Augusto con una lancia nella mano sinistra e l'aquila del dio Giove ai suoi piedi; • nella parte inferiore, dei soldati romani che trascinano alcuni prigionieri e sollevano le armi del nemico vinto. Nella politica culturale di Augusto ebbe un ruolo fondamentale Gaio Mecenate, il quale formò un circolo di intellettuali ed artisti, da lui protetti, incoraggiati ed aiutati dal punto di vista economico. Facevano parte di questo circolo Virgilio, Orazio, Ovidio e molti altri artisti dell'epoca. Sotto Augusto l'impero si estese: al Nord della Spagna; a Nord della Macedonia fino al Danubio; • in Asia Minore dove divennero province parte del Ponto, la Cilicia e parte della Giudea; • in Africa. Il Reno e il Danubio rappresentarono il limite estremo dell'estensione dell'impero romano in Europa. Il tentativo, da parte di Augusto, di estendere i confini dell'impero romano al di là del Reno, andò fallito. Al fine di allontanare i Germani che premevano sul Reno, le legioni romane, comandate da Quintilio Varo, oltrepassarono il fiume. Esse, però, furono sorprese e annientate nella selva di Teutoburgo da Arminio, principe germanico nel 9 d.C. A capo di ogni provincia vi era un governatore. I governatori e i funzionari delle province erano ben pagati, ma anche controllati con molta inflessibilità per evitare soprusi sulle popolazioni. Durante l'impero di Augusto vi erano due tipi di province: • le province senatorie; • le province imperiali. Le province senatorie erano istituite in zone controllate da tempo dai Romani, dove non vi erano particolari problemi. Per questo motivo, qui non c'era bisogno dello stanziamento di legioni. Esse erano rette dai proconsoli nominati dal Senato. Le province imperiali, a differenza delle province senatorie, non erano del tutto tranquille. Spesso, si trattava di province poste ai confini. Di conseguenza, qui, erano impiegate molte legioni romane. Esse erano rette da ex consoli ed ex pretori scelti direttamente da Augusto. I tributi derivanti da queste province erano di proprietà dell'imperatore e non finivano nelle casse dello Stato. Ad Augusto era stato assegnato l'incarico proconsolare di tutti i territori sottomessi. Questo incarico gli attribuiva il controllo di tutte le province, sia quelle senatorie che quelle imperiali. In pratica egli aveva un'autorità superiore rispetto a quella dei governatori che reggevano le province. La riforma dell'esercito effettuata da Augusto riguardò: il sistema di arruolamento; • la riduzione del numero delle legioni; • l'attribuzione di un salario ai soldati; • la costituzione di un corpo speciale, quello dei pretoriani. Sotto Augusto cambiò il sistema di arruolamento poiché questo divenne volontario. Ai tempi della monarchia il servizio militare era obbligatorio, ma non permanente. Il re Servio Tullio aveva escluso della milizia i nullatenenti. Successivamente, durante la crisi della repubblica romana, Caio Mario, per far fronte alla difficoltà di reperire soldati, aveva previsto l'arruolamento volontario e retribuito dei proletari.I proletari potevano entrare nell'esercito e restarvi per 16 anni. Con Augusto l'esercito diventa esclusivamente un esercito permanente di professionisti e non esiste più la figura del cittadino-soldato, cioè del cittadino che era tenuto a combattere. Chiunque lo desiderava, e aveva i requisiti fisici, poteva arruolarsi, anche gli uomini delle province. Questi restavano di stanza nella loro zona: così facendo Augusto volle spingere le famiglie meno abbienti a far arruolare i propri figli. I posti di comando continuarono ad essere affidati alle classi superiori, mentre i quadri delle legioni provenivano dall'Italia. Ai veterani, al termine del servizio militare, spettava un pezzo di terreno. Coloro che provenivano dalle province acquisivano anche la cittadinanza romana. La durata della permanenza nell'esercito fu portata: • a 20 anni per la fanteria; • a 10 anni per la cavalleria. L'esercito aveva assunto delle proporzioni eccessive: vi erano più di 60 legioni. Augusto ridusse le legioni a 25. Ogni legione era formata da 6.000 uomini. Augusto pensava che, pagando un regolare salario ai soldati, questi non avrebbero più avuto bisogno di saccheggiare le città conquistate per procurasi un bottino. Inoltre la sua riforma prevedeva il riconoscimento di un premio al momento dell'arruolamento e uno al momento del congedo, oltre a dei doni periodici. Augusto istituì il corpo speciale denominato coorti pretorie o corpo dei pretoriani. Tale corpo era formato da 9.000 soldati scelti, il cui compito era quello di proteggere l'imperatore. I pretoriani percepivano una paga superiore rispetto a quella dei legionari ed erano guidati da un prefetto scelto direttamente dall'imperatore tra i cavalieri. Essi rappresentavano un potente strumento nelle mani di Augusto. Il successore di Ottaviano Augusto Alla morte di Ottaviano Augusto, nel 14 d.C., si ricorse al successore per via di adozione. Augusto aveva designato Tiberio, suo figliastro, come suo successore. Con Tiberio inizia la dinastia Giulio - Claudia. Schema riassuntivo: Titolo di principe 28a.C. 31a.C. 27a.C. sconfitta di Titolo di M.Antonio Augusto ad Azio Tribunicia potestas Imperio preconsolare 23a.C. 13a.C. Pontefice massimo 0 2d.C. Pater patriae Morte di Augusto 14d.C. 9d.C. ↓ Sconfitta di Teutoburgo 0000