La crisi e declino della repubblica romana nel II e I secolo a.C. fu un periodo di profonda trasformazione per Roma antica.
Durante questo periodo cruciale, Roma attraversò cambiamenti radicali che ne modificarono profondamente la struttura sociale e politica. Le conquiste territoriali avevano portato enormi ricchezze, ma anche gravi squilibri: i piccoli proprietari terrieri si impoverirono mentre i grandi latifondisti accumulavano sempre più terre e potere. Questa situazione generò tensioni sociali che sfociarono in rivolte e guerre civili. La guerra sociale e cittadinanza romana degli italici (91-88 a.C.) fu uno degli eventi più significativi, quando le popolazioni italiche si ribellarono per ottenere la cittadinanza romana, che alla fine venne loro concessa.
Le riforme di Silla e aumento del potere senatorio segnarono un momento decisivo per la Repubblica. Silla, divenuto dittatore nell'82 a.C., attuò una serie di riforme costituzionali che rafforzarono il potere del Senato e dell'aristocrazia, limitando quello dei tribuni della plebe. Introdusse anche importanti modifiche al sistema giudiziario e amministrativo, come la creazione di tribunali permanenti e l'aumento del numero dei magistrati. Tuttavia, queste riforme non riuscirono a risolvere i problemi strutturali della Repubblica: le lotte tra fazioni aristocratiche continuarono, il sistema politico rimase instabile e si aprì la strada per l'ascesa di figure come Pompeo e Cesare, che avrebbero portato alla fine della Repubblica e all'instaurazione dell'Impero. Le tensioni sociali, la corruzione diffusa e l'incapacità delle istituzioni di adattarsi ai cambiamenti portarono al definitivo tramonto del sistema repubblicano.