L'Origine dei Comuni nel XI secolo
Sviluppo dei commerci e crescita demografica
Nel XI secolo, con il risorgere delle città e la crescita demografica, sorgono i primi comuni in Italia centrosettentrionale. Questi comuni prendono il nome di Borghesi e rappresentano quel ceto medio sviluppatosi con la rinascita cittadina del XI secolo. Questo ceto medio si distingue dalla nobiltà e dal popolo minuto, e aspira ad acquisire maggiore potere.
Sviluppo comunale nel centro-nord
I comuni nascono come forme di autogoverno cittadino e si sviluppano nel centro-nord grazie a due fattori: la composizione sociale variegata, composta da mercanti e artigiani, e la debolezza del potere centrale. I comuni si organizzano in assemblee elettive con funzioni autogovernative, e il potere passa dalle mani dei nobili a quelle dei borghesi per esigenza dei cittadini ricchi di avere organizzazioni politiche e giuridiche che ne tutelassero gli interessi.
Borghesia medievale
I comuni del centro-nord nascono come consorterie che assumono poteri pubblici. La piccola nobiltà agisce in comune con un patto giurato congiurati tra cui anche le regalie prerogative del Re. Quando si uniscono i "magnati", l'istituzione diventa di natura pubblica.
Comuni in Italia
I comuni in Italia approfittano della debolezza del potere centrale e della composizione sociale variegata. Esercitano potere anche sul contado, ovvero la porzione di territorio rurale controllata da un comune. Il fenomeno dei comuni non fu solo italiano, ma si estese anche in Nord Europa, dove ottennero autonomie dal potere centrale.
Fasi di sviluppo
I primi ordinamenti di autogoverno si sviluppano soprattutto nelle città che erano state sedi vescovili. Nella prima fase, il comune consolare, gli abitanti più influenti delle città creano assemblee non elettive, gli arenghi, e nominano come loro rappresentanti i consoli. Il loro potere è limitato dall'arenghio parlamento cittadino, poi sostituito dal Consiglio maggiore.
Nella seconda fase, il comune podestarile, viene amministrato da un unico magistrato, il podestà, che viene scelto tra i cittadini. Successivamente, si preferisce nominare un forestiero per garantire l'imparzialità e l'ordine pubblico. Si impegnano a governare tutelando il bene comune e possono avvalersi di funzionari scelti. L'amministratore amministra la giustizia e si rende conto del proprio operato alla fine del mandato, quando deve sottoporsi al controllo di un Consiglio di sindaci.
Il periodo podestarile è una fase di difficile equilibrio tra le classi. Il popolo grasso (oggi detta borghesia), composto da mercanti, imprenditori e artigiani più importanti, si contrappone al popolo minuto, composto da piccoli artigiani, bottegai, popolani salariati e contadini.
Il comune del popolo
Alla fine del XII secolo, il popolo grasso si organizza in associazioni di mestiere dette Arti. Queste associazioni erano prima private, ma si trasformano in organi del comune con finalità politiche. Si sviluppa così il governo doppio, caratterizzato dalla compresenza del comune podestarile e del comune del popolo. La magistratura collegiale è affiancata da un capitano del popolo.
Le Arti regolamentavano i rapporti tra maestri (padroni), discepoli (apprendisti) e socii (dipendenti) all'interno di una stessa bottega. I metodi di lavorazione venivano imposti agli associati per garantire la qualità dei prodotti. Le frodi venivano punite e le controversie risolte davanti ad un tribunale. Gli orari e le condizioni di lavoro erano controllati dalle associazioni, e i salari e i prezzi venivano fissati per evitare la concorrenza.
Gli obiettivi delle Arti erano anche attività di mutuo soccorso, assistenza e sostegno alle famiglie bisognose, e la formazione professionale per gli associati, soprattutto i figli dei maestri. Il mestiere era ereditario, e si distinguono Arti maggiori (mercanti, banchieri, giudici), Arti mediane (professioni manuali come calzolai e fabbri) e Arti minori (gli altri mestieri artigianali).