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La Grecia dopo la Guerra del Peloponneso

17/2/2023

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LA CRISI DELLE POLEIS
Dopo la Guerra del Peloponneso, nel mondo delle poleis greche, si verificò
una fase di profonda instabilità politica e

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LA CRISI DELLE POLEIS Dopo la Guerra del Peloponneso, nel mondo delle poleis greche, si verificò una fase di profonda instabilità politica e sociale. Infatti, Sparta non ebbe la forza di imporre un'egemonia sulla Grecia e Atene era stata privata totalmente del suo impero coloniale. Specialmente per Atene, la fine della Guerra del Peloponneso era stata durissima: nel 404 a.C., la città aveva acconsentito allo scioglimento della Lega delio-attica, alla distruzione delle Lunghe Mura e alla formazione di trenta uomini che avrebbero dovuto riformare la costruzione democratica, chiamati trenta tiranni. Questi attuarono una forte repressione dei sostenitori della democrazia, provocando un'ondata di malcontenti. Fortunatamente, nel 403 a.C., un gruppo di esuli democratici, guidato dal generale Trasibulo, scacciò i trenta tiranni e restaurò la democrazia. I democratici adottarono una linea di condotta moderata che favorì la riconciliazione civile. Solo coloro che si erano maggiormente compromessi con gli eccessi oligarchici furono condannati a morte, per gli altri fu proclamata un'amnistia. La vittima più illustre del governo democratico, fu Socrate, un importante filosofo greco che riteneva le virtù riconducibili al sapere e alla conoscenza. Egli fu processato con una grafé asebeias, ovvero un'azione penale per empietà, visto che fu accusato di corrompere i giovani a praticare nuovi e diversi culti. In realtà, Socrate, parlava di un daimonion, un essere divino inferiore agli dèi ma...

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Didascalia alternativa:

superiore agli uomini che possiamo intendere anche con il termine genio, coscienza. Così, il filosofo fu condannato a morte, costretto a bere un infuso di cicuta (una pianta velonosa), diventando un capro espiatorio. L'EGEMONIA DI TEBE Comunque, quando il regime dei Trenta Tiranni fu abbattuto, Sparta non intervenne e orientò i suoi interessi sulla Persia, promettendo ai persiani la cessione delle poleis ioniche. Però, a guerra finita, cercò di recuperare il controllo di queste città. L'occasione fu offerta da una contesa dinastica sorta tra i due pretendenti al trono persiano: Ciro il giovane e suo fratello Artaserse. Gli spartani inviarono un contingente di mercenari a sostegno di Ciro, ma morirono combattendo contro l'esercito del fratello, nella battaglia di Cunassa nel 401 a.C. I mercenari furono costretti a rientrare in patria in una disperata marcia, raccontata dal reduce storico ateniese Senofonte nella sua opera principale, ovvero l'Anabasi. Gli Spartani inviarono, allora, un contingente militare contro Artaserse, che, per indebolire Sparta, chiese l'aiuto ad Atene. Così, nel 394 a.C,. la flotta persiana, sotto il diretto comando di Conone distrusse la flotta spartana al largo di Cnido, città ionica. Diversi anni dopo, nel 386 a.C., gli Spartani firmarono la Pace di Antalcida che concesse alla Persia Cipro e le città della lonia. Ad approfittarsi dell'indebolimento delle poleis fu Tebe che, sotto la guida di Pelopida ed Epaminonda (due uomini politici molto abili), cercò di organizzare una lega delle città beote, inasprendo i rapporti con Sparta. Le ostilità si protrassero per anni e, nel 371 a.C., Epaminonda ottenne che si attaccasse battaglia a Leuttra e adottò una nuova tattica militare: rinforzò l'ala sinistra del suo schieramento dove collocò un contingente di 300 soldati, il cosiddetto "battaglione sacro". La tattica si rivelò vittoriosa e gli Spartani furono sconfitti. Per una decina di anni, Tebe fu la città più potente della Grecia e organizzò una serie di spedizioni nel Peloponneso, giungendo, così, a una nuova battaglia campale: quella di Mantinea nel 362 a.C. Epaminonda morì e Tebe si indebolì altamente. сос LA MACEDONIA DI FILIPPO II Il principale nemico greco divenne la Macedonia, una regione a nord-est della penisola ellenica abitata da una popolazione che i greci definivano barbarica. Il grande artefice della fortuna della Macedonia fu Filippo II, divenuto re nel 359 a.C. In gioventù era stato ostaggio a Tebe e aveva potuto conoscere aspetti positivi e negativi della vita politica greca. Nel 346 a.C. Filippo, grazie alle sue innovazioni (come la costruzione di sarisse, nuove armi dalla punta di ferro lunghe 6 metri), riuscì a sottomettere la penisola balcanica e la Beozia. Nel suo processo di espansione, Filippo, giunse infine allo scontro con Atene. Proprio in conseguenza del periodo macedone, ad Atene si erano create due fazioni politiche: i pacifisti (che erano filippo-macedoni) guidati da Eschine e i radicali che si opponevano a ogni accordo con Filippo, guidati dal grande democratico Demostene, grande avversario di Filippo II che scrisse le "Filippiche" Nel 338 a.C., si svolse la battaglia di Cheronea e che segnò la fine dell'epoca delle libere poleis. Filippo venne assassinato nel nel 336 a.C. Salì al trono il figlio di Filippo, Alessandro, un brillante ragazzo di soli vent'anni di grande cultura. Il suo maestro era stato il filosofo Aristotele ALESSANDRO MAGNO Salì al trono suo figlio Alessandro, che aveva solo 20 anni. Era un ragazzo di grande cultura, era stato suo maestro il grande filosofo Aristotele che gli aveva trasmesso una grande passione per la letteratura greca (secondo Plutarco che nelle sue "Vite parallele" ha scritto la sua biografia), Alessandro amava leggere l'Iliade, rispecchiandosi in Achille. Nel 335 a.C., il giovane re espugnò Tebe e la distrusse completamente. A Corinto, le poleis affidarono ad Alessandro il ruolo di comandante supremo della spedizione contro i Persiani. Il primo scontro avvenne presso il fiume Granico nel 334 a.C., dove la vittoria dei macedoni fu totale. In queste prime fasi della spedizione si colloca anche un episodio leggendario: a Gordio si trovava un carro per buoi legato con un nodo inestricabile a un palo e si diceva che chiunque fosse stato in grado di sciogliere il nodo, sarebbe diventato re di tutta l'Asia. Alessandro, venuto a conoscenza dell'oracolo, invece di provare a sciogliere il nodo, lo tagliò nettamente con un spada, dimostrando, con questo gesto simbolico di voler essere il futuro sovrano del continente. L'anno successivo, nel 333 a.C., affrontò l'esercito persiano al comando del re Dario III a Isso, diventando un vero e proprio eroe per i Greci.