Gli Stati Uniti degli "anni ruggenti"
A differenza dell'Europa, gli USA dopo la PGM vennero a trovarsi in una fase di grande sviluppo. Ciò avvenne sia perché erano creditori degli stati europei loro alleati, sia perché era fiorente tutto il settore economico protetto dai dazi sui prodotti importati. Oltre ai consumi alimentari, si diffusero sempre più i consumi secondari come gli elettrodomestici, le automobili, i grandi magazzini e nuove forme di intrattenimento come il cinema, il ballo, lo sport e la musica. Questo "boom economico" rese gli anni '20 noti anche come "anni ruggenti".
Con il ritorno al potere dei repubblicani, fu attuata una politica isolazionista e di disimpegno nei confronti dell'Europa, non entrando nella Società Delle Nazioni e non approvando il trattato di Versailles. Inoltre, furono concessa libertà di iniziativa alle imprese, furono protetti i prodotti nazionali imponendo alti dazi alle merci importate, furono difesi i patrimoni delle classi ricche abbassando le imposte dirette e aumentando quelle indirette, e furono favoriti le grandi concentrazioni finanziarie e industriali. Poco fu fatto per le classi povere e per l'assistenza sociale.
Crollo di Wall Street
In seguito alla grande crescita economica degli anni '20, aumentò anche la speculazione finanziaria. Molti compravano titoli a credito sperando poi di rivenderli a un prezzo più alto; era quasi un gioco di azzardo. Tuttavia, questa attività finanziaria innescava un indebitamento collettivo ed impediva di usare i capitali per altri scopi come gli investimenti ed i prestiti internazionali. Oltre ad un aumento della speculazione borsistica, c'era anche l'eccesso di produzione rispetto alla domanda del mercato. I salari in genere erano bassi e la maggior parte della popolazione non era in grado di comprare. Per risolvere la situazione si pensò di ricorrere al pagamento rateale di prestiti e mutui. Molte famiglie e imprese industriali si erano indebitate con le banche, suscitando rischi sia per i debitori che diventare insolventi, sia per i creditori che rischiavano di fallire.
Il crollo del 29
Nel 1929 l'indice della borsa di Wall Street, dopo 5 anni di continui aumenti, cominciò ad avere delle oscillazioni sia in perdita sia in salita. Nel mese di ottobre molti azionisti misero in vendita i loro titoli tanto che ad un certo punto, dato l'elevato numero di titoli sul mercato, persero il loro valore. Il giorno 29 ottobre del 1929 si ebbero sul mercato 16 milioni di azioni in vendita che provocarono un crollo dell'indice medio del valore dei titoli che giunsero a dimezzarsi. Fu la disperazione per quei risparmiatori che avevano investito i loro soldi in borsa e che videro dimezzarsi o scomparire del tutto i loro risparmi.
Immediatamente le banche, per proteggersi, non concessero più crediti, così i possessori di piccoli e medi capitali furono i primi ad essere colpiti perciò essi ridussero i consumi. A questo punto si verificarono molti fallimenti delle imprese industriali a causa sia del crollo della borsa, sia della riduzione dei consumi.
Conclusione
La depressione economica che ne seguì ebbe effetti devastanti su tutto il mondo occidentale, portando a una drastica diminuzione della produzione industriale e agricola, all'aumento della disoccupazione e alla povertà. Questa crisi, conosciuta come la Crisi del '29, ebbe serie ripercussioni sociali e politiche, portando a un rafforzamento del movimento sindacale e alla nascita del New Deal, un pacchetto di misure attuate dal presidente Roosevelt per contrastare la crisi economica. Il New Deal puntò a stimolare l'economia e a proteggere i cittadini più vulnerabili attraverso programmi di lavoro pubblico, assicurazioni sociali e regolamentazione del settore bancario e finanziario.