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Guerre puniche

3/10/2022

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GUERRE PUNICHE
Le guerre puniche furono una serie di tre guerre
combattute tra Roma e Cartagine.
Cartagine era un'antica colonia fenicia sul

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GUERRE PUNICHE Le guerre puniche furono una serie di tre guerre combattute tra Roma e Cartagine. Cartagine era un'antica colonia fenicia sulle coste dell'attuale Tunisia. Inizialmente I rapporti tra Roma e Cartagine erano buoni, avevano stretto trattati commerciali e militari. Cartagine si impegnava a non invadere l'italia e Roma a non commerciare con altri paesi del mediterraneo. La seconda guerra punica va da 218 a.C. Al 220 a.C. I contrasti con Cartagine si riaprirono quando il cartaginese Annibale Barca passando dall'Africa alla Spagna arrivo in Italia con un esercito di 30.000 uomini e 37 elefanti, sconfisse i romani piu volte durante la sua avanzata come a Canne quando i romani a causa di un errore di valutazione pensarono che uno scontro in campo aperto avrebbe messo in difficolta il nemico. Dopo questa battaglia l'impero romano era duramente provato ma Annibale, indebolito, decise di non attaccare subito Roma, e ciò diede tempo ai romani di riorganizzare l'impero. I romani sbarcarono le proprie truppe in Africa, obbligando Annibale a tornare a Cartagine per difendere la città. geri) Oceano Atlantico IBERIA MAURITANIA Rome e suoi alleati nel 265 a.C. Syracuse nel 265 a.C. Cartagine nel 265 a.C. ? GALLIA Baleari Sardegna Mar Mediterraneo NUMIDIA Roma Cartagine LIBIA ILLIRIA Mare Adriatico ITALIA 500 km Leptis OSiracusa 300 miles. ANNIBALE CONTRO 吳 SCIPIONE FORMAT Grazie all'alleanza stabilita con i Numidi, Scipione inflisse ad Annibale una gravissima sconfitta a Zama nel 202 a.C. Obbligando Cartagine a cedere la flotta e a pagare ingenti tasse e a rinunciare a qualsiasi possedimento al...

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Didascalia alternativa:

di fuori dell'Africa. Filippo V di macedonia alleatosi con i cartaginesi, approfittò dei conflitti tra i regni ellenistici cercando di espandersi ad oriente e quando di scontro contro Pergamo e Rodi, chiese aiuto a Roma che accetto di intervenire. Roma pose a capo dell'esercito Quinzio Flaminio che sconfisse il nemico a Cinocefale, ciò facilitato dalle città greche appartenenti alla Lega Etolica nemiche di Filippo V. Ben preso le città greche si ribellarono a causa dell'interferenza politica di Roma e chiesero aiuto ad Antioch III, re della Siria. Al rifiuto di ritirare il proprio esercito, fu sconfitto prima a Termopili e poi a Magnesia. Filippo approfittando delle ostilità tra Roma e le città greche riprese le ostilità ma subì una pesante sconfitta a Pidna e la macedonia fu divisa in 14 repubbliche sottomesse a Roma. TERZA GUERRA PUNICA Dopo la sconfitta a Zama, Annibale cerco di convincere Cartagine a ritirarsi poiché non avevano forze militari efficienti. Le condizioni economiche di cartagine migliorarono talmente tanto da allarmare i Romani. Il retesto delle ostilità fu causato da Massinissa che voleva occupare il territorio cartaginese. La riposta dei cartaginesi non tardò a farsi sentire e venendo meno ad una condizione del trattato di pace, diede la possibilità della resa della flotta e di tutte le armi, con la riedificazione di cartagine nell'entroterra. Cartagine non accetto le condizioni e la guerra riprese durando alcuni anni (149-146) finche cartagine non cadde per mano di scipione emiliano, fu rasa al suolo e i pochi abitanti sopravvissuti furono venduti come schiavi. Lusitani Mauri Cantabri Numanzia Celtiberi Domini di Roma dopo la conquista della Spagna (133 a.C.) Alleati di Roma X Principali battaglie Galli Spedizione in Spagna Numidi Marsiglia A Baleari Corsica Sardegna Cartagine Roma Terza querra puni Sicilia TIBERIO E GAIO GRACCO La vittoria su Cartagine insieme alla conquista di macedonia, pose Roma al centro di un vero e proprio impero mediterraneo. Questa politica portò alla luce dei problemi. Da un lato i ricchi proprietari terrieri, avevano una vita sempre più lussuosa ed erano ostili a qualsiasi cambiamento che potesse ridurre il loro stile di vita. Dall'altro lato i poveri non avevano più possibilità di proseguire l'attività agricola ed erano costretti a vendere le loro terre andando ad aumentare il numero dei nulla tenenti. GRAECHTS AND NIE L'accumulo di terre da parte di un ristretto numero di proprietari, diede vita al latifondo. Questo porto alla sostituzione di contadini liberi con gli schiavi e ad un'abbandono delle abitazioni. La ricchezza dei cavalieri li spinse a creare una vera e propria classe sociale basata sull'attività imprenditoriale e sul commercio. In questa situazione di stallo, s'inserirono le figure di Tiberio e Gaio con l'obbiettivo di risolvere i problemi sociali ed economici intuendo la difficoltà dei ceti Più poveri. TIBERIO Tiberio era convinto che un'equazione distribuzione delle terre avrebbe contribuito a dare dignità alla classi sociali piu povere ormai scomparse. Il suo atto piu importante fu una riforma che aveva 4 punti fondamentali: -ogni proprietario poteva possedere al massimo 500 iugeri e 250 in base ad ogni figlio, senza superare i 1000 -la terra posseduta illecitamente doveva essere rinvenuta allo stato -l'insieme delle terre ottenuto doveva essere diviso in 50 iugeri da distribuire in affitto ereditario con il divieto di vendita -la realizzazione della pratica doveva avvenire sotto una commissione di 3 membri. La riforma suscitò l'opposizione degli aristocratici ma nonostante ciò, il progetto divenne legge. Poiché aveva che il potere tribuni o lo avrebbe aiutato a concludere la riforma, si ricandido alla stessa carica ma fu accusato di creare una tirannide e fu ucciso e gettato nel Tevere. GAIO Gaio coltivava l'idea dell'ordinamento dello stato romano, da lui ritenuto ormai obsoleto e concentrato in una stretta oligarchia. Era convinto che per attuare la sua riforma avrebbe dovuto avere l'appoggio del nuovo ceto dei cavalieri, attuando una serie di riforme: -la "Lex Frumentaria" ovvero la vendita a basso costo da parte dello stato di frumento ai poveri -la concessione ai cavalieri degli appalti delle nuove provincie asiatiche -l'immissione dei cavalieri nelle giure dei tribunali L'ultimo progetto era quello di concedere ai latini la cittadinanza, ma ciò fu negato dalla maggior parte dei romani che non volevano mischiare il vecchio con il nuovo. Il giorno in cui illustrò il disegno dell'allargamento della cittadinanza, scoppio un tumulto tra le diverse fazioni. Il senato riconobbe Gaio come nemico dello stato e si rifugiò sull' Aventino dove venne attaccato dalle truppe consolari, dichiarato perduto, si fece uccidere da un suo fedele. MARIO E SILLA L'eliminazione di caio gracco, porto al potere la classe senatoria che aveva intenzione di affermare i propri privilegi eliminando la riforma agraria. La restaurazione oligarchica si rivelò precaria, poiché non risolse i problemi emersi nell'età dei gracchi. Fra i democratici permaneva un bisogno di rivincita e l'occasione propizia si presentò nella battaglia di giugurtina. Il conflitto era tra popolo africano e numidi, da tempo protetti dai romani e il re Micipisa prima di morire aveva diviso i suo dominio tra i figli Aderbale e Nampsale ed il nipote giugurta. giugurta desideroso di diventare il solo sovrano del territorio uccise Lampdale. Il senato decise di mandare a Numidia una commissione che avrebbe stabilito la divisione dei territori tra Giugurta e Aderbale ma ciò non porto la pace. Giugurta infatti riprese le ostilità e pose l'assedio alla città di Cirta. Dopo averla conquistata ordino la crocifissione. di Aderbale. La notizia provoco in particolare l'indignazione e da parte dei cavalieri che costrinse il senato a dichiarare guerra a Giugurta. I comandanti romani si facevano espresso corrompere e il sanato mise a capo della spedizione Caio Mario nel 107 a.C. Vinse anche grazie al tradimento di Bocco che gli consegno Giugurta nel 14 a.C. CAIO MARIO L'esercito romano si trovava in una situazione di crisi poiché era drasticamente ridotto il numero di coloro a cui era permesso il servizio militare. Mario riuscì a superare il problema reclutando volontari nullatenenti a cui lo stato avrebbe dovuto versare uno stipendio e delle terre al momento del congedo. La riforma di Mario costituì un esercito di soldati di mestiere permettendo a tutti di trovare un'istituzione pubblica. LE GUERRE DI MARIO Dopo il successo della guerra di giugurtina, Mario ottenne il consolato per ben altre 5 volte di fila. Per anni Teutoni e Cimbri effettuavano scorie nel nord Europa e nella penisola iberica, e Mario fu considerato l'unico in grado di poterli contrastare, e nel 102 a.C. Riposato una gloriosa vittoria, fino al punto di essere considerato il terzo fondatore di Roma. OFFENSIVA POPOLARI Tornato a Roma, consolidò la su alleanza con i popolari e venne rieletto consone per la 6 volta. Il momento sembrò propizio per far scatenare una guerra filopopolare che indusse Saturnino ad approvare una legge che avrebbe provveduto appezzamenti di terra a Romani e Italici che avevano prestato servizio militare nell'esercito di Mario e gli Italici avrebbero ottenuto la cittadinanza Romana. La legge provoco un'ampia opposizione e a Roma si crearono contrasti da guerra civile e Mario fu incaricato di eliminare gli uomini pericolosi per l'ordine pubblico. Durante una feroce repressione, perse la vita Saturnino e Mario fu accusato di essere un traditore e decise di ritirarsi temporaneamente dalla vita politica. GUERRA SOCIALE Agli inizi del I secolo, ci fu una rivolta causata dal diritto di cittadinanza degli italici. Da tempo tra questa popolazioni era presente un malcontento, gli italici avevano contribuito in numerose guerre e determinato il successo di Roma ma non godevano degli stessi vantaggi dei Romani. Nel 91 a.C. Marco Livio Druso presento un programma di riforme che prevedeva la concessione del diritto di cittadinanza agli Italici ma a causa dello scontento, rimase ucciso da un sicario e la sua morte tolse ogni speranza degli italici di poter ottenere la cittadinanza. Il clima si tramuto poi in una rivolta nella fine del 91 a.C. Ad Ascoli dove uccisero il pretore e tutti i cittadini la residenti. I rivoltosi si diedero un'organizzazione federale e scelsero come capitale Corfinio vicino Sulmona. Iniziarono a coniare monete proprie su una delle quali era presente un toro mentre colpiva la lupa romana. La guerra sociale fu una delle più minacciose che Roma dovette affrontare, Roma inviò due eserciti ma gli italici conoscevano le strategie delle truppe poiché addestrati direttamente da loro. Per evitare che la ribellione dilagasse ulteriormente, nel 90 a.C. Roma concesse agli Italici il diritto di cittadinanza. GUERRA CONTRO MITRIDATE EPIRO MACEDONIA Atene 0 0 ACACIA CRETA Province romane TRACIA 50 Bisanzio Dardano Pergamo ASIA Rodi MAR NERO BITINIA GALIZIA CAPPADOCIA CIPRO PONTO Territori sotto l'influenza romana. Antiochia ARMENIA REGNO DEI PARTI Regno di Mitridate VI Menerà in corso la guerra sciale, Roma dovette Affrontare Mitridate che aveva avviato una riforma espansionistica verso l'Asia e nell'88 a.C. Attaccò i territori Romani. La repubblica aveva inviato delle legioni contro Mitridate ma non furono risolutive e Roma credette di perdere alcune importanti provincie. Decisero di affidare il comando a Lucio Cornelio Silla. SCONTRO MARIO CONTRO SILLA Silla non era disposto a Rinunciare all'incarico militare in Campania per vincere le ultime resistenze dei Sanniti. Con il suo esercito, marciò e mIse in fuga i popolari insieme a Mario che si rifugiò in Africa. Mentre Silla si trovava in Asia, Mario e Lucio Cornelio Cilla, riportarono i popolari al potere. Da li a poco Mario mori e Silla rimase l'unico Leader ma venne ucciso per motivi non chiari dai suoi soldati. Contemporaneamente Silla in oriente, ottenne numerose vittorie contro Mitridate e spinto dalla necessità di tornare in Italia per vendicarsi dei popolari, firmò una sbrigativa pace con il re Ponto GUERRA CIVILE E DITTATURA SILLA Quando Silla arrivò in Italia, disponeva di un esercito molto meno numero rispetto. Quello dei popolari ma ottenne l'appoggio di molti ottimati come Gneo Pompeo e Marco Licino Crasso. Sullo scenario politico, Silla si fece attribuire il titolo di dittatore a vita. Tutti coloro che avevano appoggiato i popolari vennero considerati fuori legge e perseguibili da vendette. Silla fece pubblicare delle liste di nomi di persone dichiarate fuori legge e passibili di uccisione. Contemporaneamente Silla si occupò della riforma dello stato con l'obbiettivo di restaurare il potere dello stato. Per evitare che altri generali attaccassero con armi lo stato, spostò il pomerio a sud della Gallia. Una volta perfezionata la sua riforma, si ritira a via privata. FINE DELLA REPUBBLICA RIBELLIONE IN SPAGNA E ASCESA GNEO POMPEO Nel 76 a.C. Il senato diede a gneo pompeo l'incarico di reprimere una rivolta scoppiata in Spagna. Qui Quinto Sertorio, generale di Silla, approfittando del malcontento verso il dominio Romano, aveva organizzato la sollevazione di di tutta la penisola iberica arrivando a creare un proprio governo. Sconfiggerlo non fu facile date le sue abilità strategiche tanto che Pompeo non riuscì a batterlo in campo di battaglia, ma ne usci vincitore grazie al tradimento di un. Generale di Quinto Sertorio. GUERRA SERVILE Mentre in Spagna si combatteva la guerra contro Sertorio, molti territori furono devastati da una rivolta da parte degli schiavi. Da una scuola di gladiatori nel 73 a.C. Erano scappati una decina di schiavi guidati da Spartaco, uno schiavo le cui fonti mettono in luce la cultura e la tenacia. A questa prima ondata di ribellioni si unirono altri schiavi e nel giro di poco tempo crearono un vero e proprio esercito. Inizialmente il loro obbiettivo era di superare le Alpi e di tornare nei territori da cui provenivano quindi dopo aver saccheggiato la Campania, si diressero verso nord dove affrontarono gli eserciti romani ce sconfissero. La vittoria contro questi eserciti, fece pensare agli schiavi di essere invisibili e questo li portò ad attaccare la Capitale che determinò la loro fine. IL CONSOLATO DI POMPEO E CRASSO Vinta la guerra di Spagna, Pompeo e crasso tornarono a Roma reclamando la candidatura al consolato per i loro servigi militari. I due erano diventati temibili politicamente quindi il senato non fu completamente d'accordo e inoltre Pompeo non aveva completato tutte le tappe del cursus honorum e cercarono appoggio da parte del popolo promettendo di abolire l'ordinamento di Silla. I rappresentanti del partito di Silla, si trasformarono in democratici e questa mossa diede loro la possibilità di ottenere il consolato e vennero smantellate tute le riforme di Silla. Questo nuovo corso, sembrò riaffermare la democrazia. POMPEO CRASSO GIULIO CESARE E CICERONE Nello scenario politico, anche Caio Giulio Cesare stava diventando una figura di spicco. Nel 63 a.C. Venne eletto pontefice massimo riuscendo a prevalere su personaggi molto più influenti. Schierato dalla parte del senato era invece Marco Tullio Cicerone che grazie alla sua attività di avvocato si era creato un seguito. CONGIURA DI CATALINA In questi anni, un'oscuro personaggio cercò di spazzare via la repubblica, si trattava di Lucio Sergio Catilina. Dopo aver sostenuto Silla, era passato dalla parte dei popolari. Nel 66 e 64 a.C. Aveva presentato la sua candidatura al consolato ma ne era uscito perdente. Ci riprovò nel 63 a.C. E questa volta fece del suo punto di forza, la cancellazione dei debiti riuscendo ad ottenere il consenso di molti romani. Nel frattempo stava organizzando una rivolta per conquistare il potere, per questo aveva reclutato un'esercito in etruria. Quando le elezioni per il consolato lo decretarono perdente per la 3 volta, Cicerone, console in carica durante quell'anno, ne venne a conoscenza e avverti immediatamente il consolato. I cospiratori furono costretti a rimandare il loro piano diventando ancora più violenti che questa volta si proponevano di uccidere Cicerone. Per la seconda volta cicerone fu avvisato ma la mancanza di prove, impedì l'arresto immediato dei cospiratori. Con capacità e astuzia, riuscì a procurarsi e prove per accusare e arrestare i congiuri a Roma. In Etruria Catilina aveva raccolto ancora una volta un'esercito di 10000 uomini. Li il senato invio le sue legioni nel 62. a.C. E l'esercito dei cospiratori fu sconfitto dove lo stesso Catilina rimase vittima