La Crisi Politica di Mario e il Declino dei Popolari
La crisi politica di Mario rappresenta uno dei momenti più drammatici della storia della Repubblica romana. Dopo il suo ritorno a Roma, Mario consolidò la sua alleanza con i popolari e ottenne la sua sesta elezione al consolato, un evento straordinario che dimostrava il suo immenso potere politico.
Definizione: Il consolato era la più alta carica della Repubblica romana, normalmente limitata a una singola elezione per persona. La sesta elezione di Mario era quindi un fatto eccezionale e controverso.
In questo periodo cruciale, Mario e il tribuno della plebe Saturnino promossero una legge rivoluzionaria che prevedeva due punti fondamentali: la distribuzione di terre ai veterani dell'esercito (sia romani che italici) e la concessione della cittadinanza romana agli italici che avevano servito sotto il comando di Mario. Questa proposta legislativa rappresentava un tentativo di riforma sociale di ampia portata.
La legge scatenò una violenta opposizione da parte dell'aristocrazia senatoria, trasformando Roma in un campo di battaglia politico. La situazione degenerò al punto che il Senato conferì a Mario poteri straordinari per ristabilire l'ordine pubblico. In un drammatico voltafaccia politico, Mario si trovò costretto a reprimere proprio quei popolari che lo avevano sostenuto. Durante la repressione, Saturnino venne ucciso, e Mario, accusato di tradimento dai suoi ex sostenitori, si ritirò temporaneamente dalla vita politica.
Evidenziazione: Questo episodio segnò l'inizio del declino politico di Mario e dimostrò la crescente instabilità della Repubblica romana, anticipando le future guerre civili.