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guerre persiane, età pericle, alessandro magno

7/4/2023

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LE GUERRE PERSIANE
L'espansionismo persiano
Il VI secolo in Oriente fu un'epoca di profonde trasformazioni: Ciro
il grande (559-529 a.C.), u

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LE GUERRE PERSIANE L'espansionismo persiano Il VI secolo in Oriente fu un'epoca di profonde trasformazioni: Ciro il grande (559-529 a.C.), unificò i regni dei medi e dei persiani, dando vita a una nuova potenza politica, l'impero persiano, che si estendeva dall'Egitto all'Indo e comprendeva l'Iran, la Mesopotamia e l'Asia minore. Le province erano rette da funzionari detti «satrapi», che amministravano la giustizia e riscuotevano le tasse per conto del sovrano. Un efficiente sistema viario assicurava rapidi collegamenti tra le province e favoriva i commerci. L'espansionismo persiano portò infine Ciro, nel 546 a.C., a rivolgersi contro le póleis greche in Asia minore. Fondato dal re Ciro il Grande e ingrandito da suo figlio Cambise II (529-522 a.C.), nella prima guerra persiana era guidato dall'imperatore Dario (522-485 a.C.). Espansionismo: azione politica di uno Stato tendente ad allargare progressivamente l'ambito della propria azione, o attraverso il dominio su altri popoli o grazie all'ampliamento della sfera di influenza commerciale su altri territori. 550 a.C. -> Ciro Il Grande crea l'impero persiano La conquista persiana I persiani fino ad allora si erano mostrati tolleranti con i popoli sottomessi, e il medesimo atteggiamento tiene Ciro con le città greche: per lui era sufficiente che pagassero l'annuale tributo e accettassero l'imperatore considerandolo divino. In cambio avrebbe mantenuto loro un'ampia autonomia e la libertà di commercio. Ma le città-Stato non si rassegnarono alla condizione di sudditanza; per esempio,...

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Didascalia alternativa:

gli abitanti di Focea emigrarono in massa alla ricerca di nuove terre nel Mediterraneo occidentale, stabilendosi infine in Corsica, dove fondarono la città di Alalia. Cosa intendo per guerre persiane Sono identificati come guerre persiane i due conflitti che, nel 490 a.C. il primo e dal 480 a.C. al 479 a.C. il secondo, contrapposero le poleis greche all'impero persiano. A scontrarsi furono due sistemi politici opposti: quello delle poleis, basato sul concetto di cittadino, e quello persiano, nel quale le persone erano sudditi di un re, che governava per volere divino. IL CITTADINO IL SUDDITO Tutti i cittadini sono uguali Obbedisce alle leggi che lui stesso ha votato Ha doveri ma anche diritti Partecipa al governo dalla polis È sottomesso al re Le città della lonia dovevano versare tributi ai Persiani Obbedisce al sovrano Non ha diritti ma solo doveri Non partecipa al governo dello Stato La prima guerra persiana (490 a.C.) La prima guerra persiana: le cause I Persiani imposero dei tiranni 499 a.C. Rivolta guidata da Mileto Atene ed Eretria inviarono aiuti agli insorti L'imperatore persiano Dario volle punire gli ateniesi per l'aiuto dato a Mileto e conquistare la Grecia I Persiani favorirono i mercanti fenici • Due anni dopo la prima disastrosa spedizione Dario (sollecitato da Ippia), riprese il progetto di invasione della Grecia e, per prima mossa, sottomise le isole Cicladi. • I Persiani sbarcarono nell'Attica, prima a Eubea, poi distrussero Eretria e si diressero verso Maratona, per sorprendere alle spalle gli ateniesi. L'esercito persiano comprendeva quasi 20.000 uomini, era decisamente preponderante rispetto alle milizie ateniesi, che potevano contare su 6000 opliti. Allora Atene, in previsione dell'attacco persiano, chiese il sostegno delle altre città, ma tutte a eccezione di Platea, rifiutarono il loro appoggio. La battaglia di Maratona In attesa che giungessero gli aiuti spartani, gli ateniesi, guidati da Milziade, decisero di affrontare in campo aperto l'esercito persiano: occuparono perciò la collina soprastante Maratona, distante circa 42 km da Atene e assalirono l'esercito persiano schierato lungo la costa. I greci erano molto più motivati e ben addestrati rispetto ai persiani, avevano i loro motivi, mentre ai persiani non interessava più di tanto. L'esercito persiano, sorpreso dalla falange oplitica, non ebbe altra via di fuga che il mare. Le conseguenze politiche La battaglia di maratona ebbe uno straordinario impatto psicologico su tutti i greci, tale che la città Atene si avviò a diventare un punto di riferimento per tutta la Grecia, anche se questo non bastò a placare lo scontro tra le frazioni di questa terra. Temistocle->grazie alla lunghissima politica di Temistocle, in pochi anni Atene divenne la prima potenza navale della Grecia: fu infatti allestita una flotta di 200 triremi. Questo fatto pose le premesse del futuro dualismo tra Atene e Sparta. La seconda guerra persiana (480-479 a.C.) • Serse, figlio di Dario, salì al trono, ma al contrario del padre manifestò apertamente le proprie mire espansionistiche al danni delle póleis: egli intendeva sottomettere la Grecia. • Equipaggiò una flotta di 1200 navi e un esercito di 200.000 uomini; la sua strategia era basata su un accerchiamento della penisola via terra e via mare, cerca in ogni modo di facilitare il passaggio delle sue truppe dall'Asia minore in Grecia. Sulla scorta dell'esperienza dei suoi predecessori, Serse fece costruire un ponte di barche, che univa le rive opposte dello stretto dell'Ellesponto, su cui vece transitare il suo imponente esercito. Fu inoltre realizzato un canale artificiale che tagliava in due il promontorio del monte Athos, evitando alle navi il rischio di naufragio a causa di correnti troppo violente. Questa volta tutte le città della Grecia, guidate da Atene e Sparta, si unirono nella resistenza alla Persia. • Conflitto in Attica L'esercito persiano dilagò in Grecia, e un manipolo di 3000 uomini spartani guidati dal re Leonida, cercò di bloccarlo al passo delle Termopili: li fece lottare per tre giorni contro un esercito di 10.000 soldati, non riuscirono a fermare l'avanzata del grande re; Leonida fu decapitato davanti ai pochi superstiti del suo esercito. Serge giunse ad Atene per saccheggiarla, ma Temistocle nel frattempo aveva ordinato agli abitanti di evacuare la città, utilizzando la flotta per trasportarli sulle isole vicine: in questo modo costrinse i persiani allo scontro navale. Essi si lanciano all'inseguimento degli ateniesi nello stretto braccio di mare tra la terraferma e l'isola di Salamina. Le navi che componevano la flotta persiana, a causa dell'elevato numero, furono sopraffatte dall'agilitá delle imbarcazioni ateniesi. Gran parte della flotta persiana cola a picco senza combattere, mentre le navi superstiti furono sorprese all'uscita dello stretto da un'altra piccola flotta greca: così gli ateniesi ottennero la più clamorosa vittoria navale della loro storia. La sconfitta persiana La guerra riprese l'anno successivo, quando i persiani invasero nuovamente l'Attica, con il sostegno di Tebe e di altre città del nord della Grecia. Questa volta fu Sparta a dare un contributo decisivo: si scontrò con i persiani a Platea, riportando una vittoria definitiva (479 a.C.). Poco dopo la flotta greca, passata in Asia minore, distrusse a Micale ciò che restava di quella persiana, mentre le città ioniche riconquistarono l'indipendenza. La controffensiva greca fu completata con la conquista di Sesto (478 a.C.), ultima roccaforte nemica in Europa. Quali furono le conseguenze delle guerre persiane? • Il sistema politico della polis, da cui discende la nostra democrazia, si mantenne in vita. Atene assunse il controllo delle rotte commerciali nell'Egeo. • Atene divenne il punto di riferimento per le poleis democratiche di tutta la Grecia, Sparta il punto di riferimento per quelle aristocratiche. L'ETÀ DI PERICLE E LA GUERRA DEL PELOPONNESO Le conseguenze delle guerre persiane Al termine delle guerre persiane, ad Atene, si fronteggiarono due fazioni politiche: • il partito democratico (Temistocle), era sostenuto soprattutto da commercianti, artigiani e marinai, accomunati dall'interesse per l'espansione marittima e commerciale della città. In vista di una espansione commerciale Temistocle fece costruire le lunghe mura che congiungono la città al porto del Pireo, per meglio proteggere la città in caso di attacco da terra, e fece potenziare lo scalo stesso con due nuovi moli per l'attracco di navi militari e mercantili. • Il partito aristocratico (Cimone), era invece sostenuto dai proprietari terrieri, stanchi di tanti anni di guerra, essi premevano invece per una politica antipersiana e un accordo diplomatico con Sparta, la rivale di sempre. La lega di Delo Temistocle pensó di sfruttare l'egemonia che Atene aveva esercitato durante il conflitto per fondare una federazione di città dell'Egeo, la cosiddetta lega di Delo (477 a.C.). lega-> per sostenersi nelle guerre e nelle spese militari Questa alleanza militare fu accolta con favore dalla maggior parte delle città che si affacciavano sull'Egeo. Venne riconosciuto ad Atene il comando della flotta, al cui mantenimento avrebbe partecipato ogni città mediante un contributo in navi o in oro, che avrebbe costituito il tesoro della lega. Prese il nome dall'isola di Delo perché il tesoro era custodito lì, e lì le periodiche adunanze degli alleati si svolgevano nel recinto sacro del tempio di Apollo. Le città della lega non potevano uscire da essa, infatti sennò le minacciavano: famoso è lo scontro tra Atene e l'isola di Melo, in cui incendiarono l'intera città e uccisero tutti gli abitanti. Sparta dopo le guerre persiane Gli spartani si impegnarono a ristabilire nel Peloponneso la loro egemonia, indebolita dalle guerre e dalla egemonia ateniese nel Mar Egeo: numerose città alleate avevano abbandonato infatti la lega del Peloponneso e si erano date costituzioni democratiche. Pericle e la riforma del sistema democratico L'uccisione del capo radicale aprì la strada a Pericle (495-429 a.C.), un corego appena ventenne, figlio di Santippo. corego-> uomo che realizzava gli spettacoli teatrali per feste alle divinitá Il giovane Pericle era interessato alla filosofia, all'arte e alla letteratura, e la sua casa era frequentata dagli intellettuali più significativi dell'epoca: Fidia, i filosofi Protagora e Anassagora, il poeta Sofocle e lo storico Erodoto. Egli ebbe una relazione amorosa con Aspasia. Pericle fu eletto per la prima volta stratego, la magistratura divenuta il fulcro del potere politico e militare ad Atene, e fu poi eletto ripetutamente fino alla sua morte. Pericle non si sottrasse mai al giudizio del popolo, il cui sostegno conquista giorno dopo giorno, con il confronto civile e grazie alla sua abilità oratoria. Non fu mai sfiorato da scandali, perché tutti gli riconobbero grande onestà, e quando i suoi avversari lo accusarono di sperperare il denaro in pubblico, egli orgogliosamente attinse al suo patrimonio personale pur di realizzare progetti che aveva a cuore. La remunerazione delle cariche pubbliche Pericle istituì un'indennità giornaliera (misthophoria) per i giudici popolari ed estese la retribuzione per i pubblici uffici ad arconti, buleuti e pritani. Egli così rese possibile la partecipazione all'attività politica e al governo della città anche a coloro che non avrebbero potuto abbandonare il proprio lavoro per occupare cariche pubbliche. Fece abolire dall'ecclesia il divieto di accesso alle altre cariche per i meno abbienti. Ci fu un incremento del numero dei cittadini che partecipavano all'attività politica che comportò la crescita del senso di appartenenza e di responsabilità verso la "cosa pubblica". I punti di forza del sistema democratico Ad Atene l'ecclesia cominciò a riunirsi periodicamente su una piccola collina accanto all'acropoli. I lavori erano diretti dai pritani e guidati da un presidente di turno sorteggiato giornalmente tra gli appartenenti alla tribù che in quel mese deteneva la pritanía, mentre il servizio d'ordine era assicurato da un gruppo di arcieri. Il tribunale popolare cominciò a riunirsi giornalmente e i giudici popolari venivano nominati giorno per giorno per mezzo del klerotérion, un sorteggio che rendeva impossibile la loro corruzione. Il godimento della cittadinanza comportò per gli ateniesi, oltre ai diritti politici, concreti vantaggi economici e indubbi servizi di assistenza. (Il possesso di terre e case, lo sfruttamento delle miniere, la indennità quotidiana e un contributo per l'ingresso agli spettacoli teatrali; un'identità per i malati poveri, l'educazione a carico dello Stato per gli orfani di guerra, la distribuzione gratuita o a prezzo agevolato il grano in caso di carestia) Allo sfruttamento di questi diritti corrispose il rispetto dei doveri: l'obbligo per i cittadini maschi di svolgere il servizio militare il pagamento delle tasse, a seconda del censo; i cittadini più ricchi dovevano inoltre adempiere alle liturgie (forma di tassazione indiretta), sostenere a proprie spese l'espletamento di alcuni servizi troppo onerosi per lo Stato, come l'organizzazione dei cori per gli spettacoli teatrali, delle gare sportive, dei pranzi festivi e delle tribù o all'allestimento di navi da guerra. I limiti della riforma Per evitare che l'assemblea popolare si trasformasse in un organo eccessivamente numeroso Pericle fece approvare la legge che limitava il diritto di cittadinanza ai soli figli di genitori entrambi ateniesi e liberi. La cittadinanza era preclusa anche ai meteci, abitanti di origine straniera, bambini, le donne e gli schiavi. Gli abitanti che godevano pienamente dei diritti politici si riducevano a circa 40.000. Il luogo in cui si svolgevano le assemblee poteva contenere al massimo 6000 persone. Fu una vera democrazia? Sistema democratico ateniese non era prefetto: era presente la demagogia, ignoranza e attivismo. È chiaro perché in un simile contesto si diffondessero le scuole di retorica, che formavano gli oratori, i professionisti della parola. L’uguaglianza dei diritti e la stessa libertà di parola, che pure erano sancite dalle leggi, erano in realtà riservate a una ristretta minoranza della popolazione. demagogi-> uomini che sapevano convincere il popolo ad appoggiare iniziative per la sua vincita utilizzando parole accattivanti. La guerra del Peloponneso La prima fase del conflitto iniziò in seguito all'ultimatum che gli spartani avevano inviato ad Atene: il silenzio ateniese costrinse Sparta a dichiarare guerra nel 431 a.C. L'esercito spartano invase l'Attica e distrusse tutti i raccolti, mentre Pericle fece riparare le popolazioni rurali tra le lunghe mura, costringendo il nemico a un assedio e lavorandolo con improvvise incursioni della flotta contro i porti della lega peloponnesiaca. Le condizioni di sovrappopolamento della città attica causarono una terribile epidemia di peste nel 430 a.C. che decimò la popolazione di Atene provocando l'anno successivo la morte di Pericle stesso. La morte di Pericle determinò ad Atene un nuovo contrasto politico tra il partito favorevole alla guerra e quello disposto alla pace (la rivolta di Mitilene). La pace di Nicia Soltanto dopo ulteriori scontri e in seguito alla morte dei rispettivi comandanti nel 423, Atene e Sparta conclusero una tregua. Atene si trovava ormai infatti sull'orlo di una guerra civile quindi chiese una pace, che fu concordata a Nicia e che prevedeva una tregua di cinquant'anni (421 a.C.). Tuttavia, i sentimenti degli alleati delle due città non consentirono l'applicazione della pace: gli anni successivi furono caratterizzati da continue infrazioni alla tregua che non sfociarono in guerra aperta, ma condussero i due blocchi a ficcarsi in una serie estenuante di conflitti regionali. La caduta di Atene Durante la seconda fase della guerra prevalse il partito che voleva la guerra ad Atene e allora fecero alcune provocazioni a Sparta. Nel 406 a.C., presso le isole Arginuse, gli ateniesi riportarono l'ultima grande vittoria navale, ma non seppero approfittare del successo. Nel contempo, Sparta allestì con l'aiuto finanziario dei persiani una potente flotta che ottenne nel 405 a Egospotami una decisiva vittoria sugli ateniesi. Atene fu costretta alla resa nell'aprile del 404 a.C. La durata della guerra del Peloponneso fu di 27 anni. ALESSANDRO MAGNO E LA CIVILTÁ ELLENISTICA Il regno di Macedonia La macedonia, regione prevalentemente montuosa, ha come attività principale la pastorizia. All'inizio del IV secolo a.C., la macedonia visse un momento decisivo: il potere politico centrale si indebolì in seguito alle tendenze autonomistiche degli aristocratici. Intorno al 360 a.C. i "barbari" montanari del Nord erano diventati temibili concorrenti delle poleis più avanzate. La falange macedone La vertiginosa ascesa della macedonia ebbe inizio con Filippo II (359-336 a.C.), un sovrano audace e ambizioso, che in gioventù era vissuto a Tebe, a contatto con la civiltà greca classica. Egli univa al coraggio e all'acume politico una notevole cultura e una solida preparazione militare: attuò una strategia politica e militare accorta, dedicandosi all'allestimento di un forte esercito, organizzato nella falange macedone. La falange era infatti uno schieramento di fanteria pesante, folto e compatto, già utilizzato negli eserciti di alcune poleis greche. I fanti erano armati di una corta spada, un piccolo scudo e una srlisse, asta lunga 5-7 m che creavano una fitta rete di punti. La compattezza dell'esercito rendeva la falange una formidabile e devastante forza di sfondamento e anche di resistenza; ruolo decisivo era la cavalleria pesante guidato dal sovrano stesso. La politica espansionistica di Filippo II Nel 356 a.C. Filippo diede inizio alla politica espansionistica, il suo obiettivo era assumere una posizione egemone all'interno della Grecia. Egli si presentò allora ai cittadini delle poleis come loro ammiratore e garante per le loro tradizioni iniziò a cercare il pretesto per intromettersi negli affari delle città. La fine dell'indipendenza greca La politica di Filippo II mise in allarme Atene e il partito democratico e Demostene, con le sue appassionate orazioni, tentò di convincere gli ateniesi a contrastare attivamente l'espansionismo macedone. A Cheronea in Beozia nel 338 a.C. avvenne lo scontro decisivo: la falange di Filippo II distrusse l'esercito ateniese, mentre il giovane Alessandro, figlio del sovrano, al comando della cavalleria ebbe la meglio sui Tebani: era la disfatta militare dei Greci. Le conquiste di Alessandro La spedizione di Oriente A succedere al trono di Filippo II fu suo figlio Alessandro III (356-323 a.C.) a cui viene attribuito l'appellativo Magno. Alessandro formatosi all'insegnamento di Aristotele, univa alle grandi doti militari un'approfondita conoscenza della cultura greca, non disgiunta dall'ammirazione per il mondo orientale. Il regno panellenico panellenico-> che riguarda tutta la Grecia Risolte le questioni interne al mondo greco, Alessandro si è dedicato alla organizzazione della grande spedizione in Asia. Le motivazioni del giovane re erano di due tipi: • esigenza pratica di consolidare il proprio potere personale e ampliare i confini del regno, che sta vivendo un notevole incremento demografico • il sogno di dare unità politica al mondo culturale greco, estendendo i confini fino oltre all'Asia minore e finendo le mire di conquista dei persiani. Le caratteristiche dei due eserciti Il corpo di spedizione Alessandro era compatto e fedele; ai soldati si unirono tecnici, genieri, carpentieri: tutte le maestranze in grado di supportare una spedizione che si annunciava lunga e difficile. Si aggiunsero inoltre intellettuali, scienziati, storici e geografi, spinti dalla curiosità di conoscere terre fino ad allora inesplorate: spedizione Panellenica in Persia si trasformò in una grande avventura in cui parteciparono uomini spinti da interessi molto differenti tra loro. L'esercito di Dario III, non veramente più che doppio, era formato perlopiù da mercenari di scarsa fedeltà e di dubbia motivazione; fecero mancare il loro sostegno a Dario, rendendo l'esercito persiano ancora più vulnerabile. I primi scontri vittoriosi Fin dall'inizio della campagna Alessandro ottenne una serie ininterrotta di vittoria: la prima verso il fiume Granico contro i satrapi delle province dell'Asia minore. Alessandro poi liberò le città greche proseguendo lungo le coste dell'Anatolia, sottomettendo i vassalli dell'imperatore persiano e conquistando la città di Sardi. Nel 333 nella piana di Isso Alessandro si scontrò con Dario in persona che, fuggendo, abbandonò persino la sua famiglia. Alessandro preferì non attaccare subito la Persia, dirigendosi invece verso la Fenicia, che sottomise facilmente ad eccezione di Tiro, presa e rasa al suolo dopo lungo assedio. Poi fu la volta delle isole di Rodi e Cipro. In Egitto Alessandro ebbe un'accoglienza trionfale, venne incoronato faraone e proclamato da un oracolo figlio di Ammone Ra: per suggellare la sua autorità il giovane imperatore ordinò la fondazione di una città ovest del delta del Nilo, che da lui prese il nome di Alessandria (332 a.C.). La sconfitta dei Persiani Nel 331 a.C. Dario era fiaccato dalle ripetute sconfitte e dalla fragilità di un esercito troppo composito, con la battaglia di Gaugamela segnò la sua decisiva sconfitta. L'impero universale La successiva ribellione dei popoli sottomessi, che in alcuni dei casi si arresero spontaneamente ad Alessandro, segnò anche la defezione della nobiltà, che portò alla caduta della capitale per secoli. Alessandro si guadagnò la fama di condottiero invincibile, la sua intenzione era creare una monarchia universale, estesa a tutto il mondo allora conosciuto, in cui realizzare una grandiosa ma utopistica fusione di usi, costumi e religioni differenti. In tutte le regioni attraversate egli arruolava eserciti, stabiliva colonie e fondava città a cui attribiuiva il proprio nome: Alessandria di Aracosia, Alessandria di Margiana, Alessandria di Aria, Alessandria Escate. Egli era ormai padrone dell'impero più vasto della storia. Il rispetto per i costumi locali Alessandro accettò usi e costumi locali e anche il culto riservato alla sua persona, che aveva tutti i connotati delle antiche teocrazie orientali. Erano atteggiamenti inaccettabili e incomprensibili per un cittadino greco che fecero sorgere diffidenze e malcontenti proprio tra i veterani più fedeli. I popoli dovevano fondersi e le culture mescolarsi, egli stesso sposò Rossane, una principessa orientale e agevolando i matrimoni misti. proscinesi-> atto di prostrarsi al sovrano e venerarlo come divinitá I regni ellenistici La morte di Alessandro Il progetto imperialistico di Alessandro prevedeva di arrivare fino al fiume Gange, ma l'esercito lo costrinse a organizzare il rientro in patria. Agli inizi del 323 a.C., Alessandro fu colto da un'improvvisa malattia, che lo portò alla morte a solo 33 anni senza eredi diretti. Il problema della successione si dimostrò subito serissimo perché il progetto universalistico di Alessandro, realizzato sul piano territoriale grazie alla serie strabiliante di conquiste militari, aveva bisogno di concretizzarsi sul piano politico. I regni dei diadochi Alcuni dei generali più fidati Alessandro cercarono di proporsi come successori (diadochi). l'impero fu allora selezionato in ampie regioni, assegnate a diadochi diversi: Antipatro, Tolomeo, Lisimaco, Antigono Monoftalmo, Seleuco. L'etá ellenistica Con la nascita di questi regni, si apre il periodo della storia greca chiamato ellenismo per distinguerlo da quello precedente caratterizzato dallo sviluppo delle poleis greche. Regni ellenistici vengono chiamati i vari domini scaturiti dal vasto impero di Alessandro.