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Da Augusto a Nerone

11/9/2022

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Chi era Augusto, come sale al potere e in che anno??
Augusto, primo imperatore di Roma, fu il vincitore della battaglia di Azio
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Chi era Augusto, come sale al potere e in che anno?? Augusto, primo imperatore di Roma, fu il vincitore della battaglia di Azio che segnò la fine dell'ennesima guerra civile romana, nel 31 a.C. sotto il nome di Ottaviano. Salì al potere subito dopo la vittoria, dando prova di un'abilità politica straordinaria, proprio ciò di cui Roma aveva bisogno dopo la morte di Cesare, seppe far ricadere su di sé le aspettative e la fedeltà di tutto il popolo romano, offrendo la sua persona come garanzia dell'esistenza di Roma e come garanzia del mantenimento della pace universale. Qual era l'idea regime per Augusto?? Il suo potere non assunse nessuna forma apparentemente monarchica, anzi il suo successo fu dovuto proprio all'allontanamento costante dalla monarchia, Ottaviano si presento sempre come un custode delle tradizioni e delle istituzioni repubblicane rassicurando popolo e senato del fatto che le avrebbe rispettate, ma nella realtà ottenne talmente tante cariche da raggiungere una posizione dominante come mai prima si era vista a Roma. Si definì come "primus inter pares" letteralmente primo in mezzo ai pari, che emergeva unicamente per la sua autorità morale. Mirava però all'instaurazione di un regime autocratico, pertanto viene considerato il primo imperatore di Roma, facendo parlare di impero romano o più genericamente di principato. Cosa significa Augusto?? Uno dei momenti chiave dell'ascesa al potere di Ottaviano...

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Didascalia alternativa:

fu l'assunzione del titolo di "Augustus" (Augusto), nel 27 a.C. Questa espressione richiama le potenzialità di far accrescere le sorti di Roma, ma allude allo stesso tempo alla sfera religiosa garantendo alla persona una dimensione sovraumana. A Roma però non era permesso venerare una persona in vita, però in oriente si e furono quindi tollerate forme di venerazione di Augusto. Tale dimensione venne accentuata dalla divinizzazione di Cesare, così Augusto, da lui adottato, poté anche definirsi "figlio di un dio" e oltre a ciò si poteva vantare dell'appartenenza alla gens Iulia. Altre cariche di Augusto La tradizione polita romana si basava su concetti giuridicamente "finiti", proprio per questa Ottaviano fece leva sulla sua auctoritas (autorità morale) per riuscire ad assumere l'imperium e il potestas e di conseguenze essere superiore a qualsiasi altro uomo politico del tempo. Avendo racchiuso in sé tutti questi poteri egli si sentì legittimato ad attribuirsi l'appellativo di Imperator, ovvero una autoproclamazione al grado di comandante in capo dell'esercito, così facendo Augusto associò definitivamente alla sua persona l'idea di vittoria e trionfo. Inoltre ottenne ogni anno la potestà tribunale che gli attribuiva il diritto di veto e l'inviolabilità personale. Ricoprì ben 13 consolati, venne eletto pontefice massimo nel 12 a.C. e nel 2 a.C. fu proclamato pater patriae al pari di Romolo fondatore di Roma. La politica interna Augusto durante il suo principato oltre a seguire l'esempio di governo di Cesare, si mantenne molto vicino anche all'aristocrazia senatoria, dando quasi l'idea di voler installare una vera e propria diarchia. Questa politica di conciliazione sociale era mirata a evitare l'errore di Cesare e a garantire la pace e la stabilità che solo lui poteva dare a Roma. Promosse atti e provvedimenti legislativi volti a salvaguardare la tradizione romana secondo la quale un uomo doveva essere un buon padre di famiglia, un bravo soldato e anche un agricoltore (mos maiorum), quindi reintrodusse alla vita civile oltre 300.000 veterani trasformandoli in contadini mediante la concessione di terreni agricoli. La politica estera Ottaviano condusse numerose spedizioni militari e sotto il suo comando Roma annesse al suo principato l'Egitto, vinse diverse battaglie in Spagna e Germania che ingrandirono e diedero stabilità all'impero, Augusto potè inoltre dunque vantarsi di aver pacificato mari e monti. La pax Augusta Augusto si definiva come l'unico uomo in grado di poter portare a Roma la pace, infatti fece costruire un monumento a Roma, l'Ara Pacis Augustae, ricco di raffigurazioni simboliche. Questo è l'esempio più famoso di propaganda attraverso le immagini secondo la quale la pace, la prosperità e la fecondità della terra sono possibili solo alla luce della pace che Augusto ha conquistato con le guerre, e cioè la Pax Augusta. Un altro esempio di successo diplomatica di questo imperatore fu la restituzione, nel 20 a.C., da parte dei Parti, delle insegne romane strappate a Crasso durante la battaglia di Carre nel 53 a.C. Province e prefetture L'impero venne diviso in numerose province, alcune affidate alla guida del senato e altre, più militarizzate, affidate all'imperatore stesso che le governava per mezzo di legati dell'ordine senatorio. Per coinvolgere nella gestione del potere anche gli esponenti dell'ordine equestre Augusto istituì delle prefetture riservate ai cavalieri: ● La prefettura d'Egitto • La prefettura del pretorio ● La prefettura dell'annona e quella dei vigili • Le due prefetture della flotta Burocrazia e fisco Augusto divise l'Italia in 11 regioni amministrative, mentre Roma stessa, che aveva raggiunto un milione di abitanti, fu divisa in 14 circoscrizioni e 265 vici. Inoltre riformo il sistema fiscale facendo confluire i tributi delle province imperiali in una nuova cassa detta "fisco", amministrata direttamente dal principe. La propaganda Augusto doveva cementare ulteriormente l'idea che solo lui potesse garantire la superiorità e l'eternità di Roma e guidare il suo il suo popolo verso una nuova e prospera era, un secolo d'oro e dunque propagandare con ogni mezzo questa verità era l'unico modo per essere al riparo dal dissenso. I mezzi di propaganda diventarono i più vari, dall'architettura alla letteratura. La promozione di opere pubbliche e di monumenti a Roma e in tutto l'impero ebbe la funzione di dare un segno visivo della prosperità ai tempi di Ottaviano, lui amava dire che aveva trovato una Roma di mattoni e l'aveva resa di marmo. Al foro, cuore pulsante della vita politica e sociale, si affiancò il foro di Augusto, sorsero edifici come il Pantheon e l'Ara Pacis e il palazzo imperiale. Insomma la vecchia città si era trasformata in una sontuosa capitale. Per aumentare la visibilità dell'imperatore vennero erette statue che lo raffiguravano delle diverse funzioni e furono emesse monete con il volto di Augusto che rendevo la sua presenza consueta per i cittadini. Sugli edifici pubblici e sugli archi vi si trovava in continuazione la titolatura "Imperatore Cesare Augusto", il che faceva ulteriormente capire come tutto fosse nelle sue mani. Infine Augusto comprese la necessità di utilizzare la poesia e la letteratura come forma di legittimazione del suo potere. Il circolo di Mecenate Augusto chiamò al suo cospetto Mecenate per occuparsi della propaganda letteraria che fece avvicinare alcuni tra i più grandi poeti e scrittori del tempo tra cui Virgilio. Virgilio al posto di celebrare direttamente Augusto e la sua potenza lo celebrò in maniera indiretta, scrivendo l'Eneide uno dei maggiori poemi epici che narra di Roma e delle sue origini ed è proprio qui che si riconosce l'appartenenza di Augusto alla Gens lulia, fondata da Ascanio lulo figlio di Enea, a sua volta figlio di Venere. Grazie a questa celebrazione di Roma le persone trovarono in Ottaviano il compimento di un destino già segnato. Il problema della successione Augusto aveva avuto una sola figlia femmina, Giulia, e questo rendeva ancora più difficile la scelta del suo successore. Infine quasi obbligatoriamente la scelta ricadde su Tiberio, figli del primo matrimonio di Livia, sua moglie e non si fa fatica a credere che sia stata la moglie stessa ad avvelenare il marito proprio per far salire al potere suo figlio. Nacque così la dinastia dei Giulio-Claudi in quanto Tiberio proveniva biologicamente dalla famiglia Claudia. Tiberio Tiberio, che governò dal 14 al 37 d.C., si mosse inizialmente sulle orme di Augusto e mostrò di avere doti adeguate al ruolo di imperatore, annetté inoltre la Cicilia e la Cappadocia. Purtroppo però i suoi rapporti con il senato si deteriorarono, complice l'influenza negativa di Seiano e Tiberio decise di ritirarsi a Capri nel 27 a.C. Seiano ne approfittò per sbarazzarsi dei nemici personali, tali eccessi però indussero Tiberio stesso a eliminare Seiano facendolo sassinare e tornò al potere in maniera violenta opprimendo gli oppositori. Caligola A Tiberio successe suo nipote Gaio che regnò dal 37 al 41 d.C. Fu soprannominato Caligola a causa dell'uso delle caligae (sandali militari). Caligola salì al potere con un vasto consenso popolare, ma ben presto trovò l'opposizione della nobiltà senatoria per il modo autocratico in cui governava, in quanto il suo modello di riferimento era l'oriente e questo suo atteggiamento lo spinse a valorizzare nell'impero culti lontani dalla tradizione romana. Come ad esempio il culto degli imperatori, in quanto in oriente era tradizione che gli imperatori venissero visti anche come dei. Si pensa inoltre che questo imperatore fosse folle perché i suoi gesti di crudeltà e i suoi comportamenti, un episodio che ricordiamo è quello del cavallo: Caligola nominò un cavallo senatore per dimostrare che anche un cavallo avrebbe potuto far meglio degli altri senatori. Nel 41 d.C. fu assassinato in seguito a una congiura. Claudio Lo zio di Caligola salì al potere nel 41 e vi restò fino al 54 d.C. Nonostante la fama di uomo ottuso, impacciato e inadatto al potere Claudio resse l'impero con la dignità necessaria al suo ruolo. Riuscì a tamponare l'emorragia delle finanze statali e promesse la costruzione di importanti opere pubbliche, inoltre rafforzò e ampliò i confini dello stato con la conquista della Britannia. Riuscì ad accrescere il dinamismo della società e ad ampliare il suo consenso grazie all'apertura del senato alla nobiltà gallica, rinnovando così anche il senato. Tutto ciò venne ufficializzato da un discorso che fece in senato, dicendo che ogni tradizione prima di diventare tale era stata una novità. Durante la sua carrie come imperatore fece costruire diverse opere pubbliche e anche il porto di Ostia. Contribuì alla stabilizzazione dell'impero ma fu avvelenato nel 54 d.C. da sua moglie Agrippina, ultima di 4, che voleva far insediare al trono suo figlio Nerone, avuto da un precedente matrimonio. Agrippina, ultima delle mogli di Claudio, è considerata come una donna forte e avida di potere. Nerone Nerone salì al potere a 17 anni guidato dalla madre Agrippina, e regnò dal 54 al 68 d.C. Se per i primi cinque anni si dimostrò rispettoso nei confronti del senato poi si trasformò in un mostro, trasformando l'impero in una sorta di regno ellenistico e quindi gli omicidi che commesse non furono atti di criminalità fini a loro stessi ma rientravano in un progetto di accentramento assolutistico del suo potere. Per riuscire nei suoi intenti però aveva bisogno dell'appoggio dei ceti sociali più bassi quindi offrì frequentemente denaro e viveri, tali spese impoverirono l'economia romana e Nerone fu quindi costretto a svalutare la moneta, gesto che fece infuriare i nobili perché avrebbero dovuto accettare dai debitori pagamenti con monete più leggere e quindi avrebbero ottenuto meno soldi di quanti ne avessero dati. Tra gli eventi più importanti del regno di Nerone ricordiamo l'incendio di Roma del 64 a.C., probabilmente doloso e motivato da ragioni di speculazione edilizia, del quale furono accusate le prime comunità cristiane, si pensa però che il vero mandante sia stato proprio Nerone. In seguito a questo evento ci fu una congiura ai danni di Nerone che però fallì, nel 65 d.C. e molti autorevoli personaggi tra cui alcuni amici di Nerone furono costretti al suicidio. Questo scatenò ancora di più un malcontento generale che indusse le legioni a nominare Galba nuovo imperatore. Nerone si fece così uccidere nel 68 d.C. e con questo atto ebbe fine la dinastia Giulio-Claudia.