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15/10/2022
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-Nell'alto medioevo l'Europa aveva attraversato un lungo periodo di ristagno economico, infatti gli scambi avvenivano tra i villaggi dei singoli feudi e tra un feudo e l'altro, questi scambi avvenivano per lo più attraverso il BARATTO; cioè lo scambio di prodotti della natura o artigianali in cambio di altri. Gli scambi più frequenti erano quelli del vino e del sale marino, poichè essi riuscivano a conservare molti cibi; questi erano due alimenti che non tutti i feudi riuscivano a produrre e in cambio dei quali offrivano animali, cereali e pezze di lana. I commerci a lunga distanza erano ancora attivi e anche se veniva usato il baratto per gli scambi la moneta non era del tutto scomparsa. Dai porti partivano navi dirette alle città dell'impero Bizantino e dell'impero Arabo. Le navi esportavano barre di ferro, schiavi e carichi di legname, mentre importavano tessuti di seta, tinture e spezie, oltre alle merci tornavano con monete, queste erano fatte di metallo prezioso e le uniche di valore circolanti erano quelle d'oro bizantine e d'argento arabe poiché le miniere erano state sepolte e per questo non era possibile coniarne di nuove. Infatti i signori per avere più monete iniziarono a limare il bordo così da crearne nuove, però così facendo le monete iniziarono a perdere valore quindi la monetazione...
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divenne inaffidabile. La soluzione a questo problema arrivò nel 1252 quando i Fiorentini inventarono il FIORINO, la sua caratteristica era quella di avere un bordo rialzato così le limature sarebbero state ben visibili. Il Fiorino era la moneta più pura poiché garantiva la misura in 24 carati e grazie a questo divenne la misura internazionale di tutti gli scambi, fin quando non fu inventata la moneta di Venezia, il DUCATO, poi ribattezzato ZECCHINO. La circolazione delle monete era affidata alle Banche. Queste, nate come Cambiavalute, divennero Banche di Credito, che prestavano cioè Denaro a Interesse, questa attività era chiamata Usura ed era condannata dalla Chiesa, per questo la esercitavano gli Ebrei. Prima dell'anno Mille,la quantità di monete era fortemente minore, per questo l'economia era basata prevalentemente sull'AUTOCONSUMO, un sistema in cui si consuma ciò che si produce. -Questo ci fa capire che l'economia ripartì per l'agricoltura e non per i traffici mercantili. La conquista delle terre incolte e l'invenzione di nuove tecniche agricole, inoltre, permisero di produrre ECCEDENZE, cioè maggiori quantità di prodotti alimentari di quelle che servivano alle aziende agricole dei feudatari. I proprietari dei feudi le impiegarono in due modi: nel primo per sostenere la crescita demografica, nel secondo per inviarle nelle città e venderle nella piazza davanti alla cattedrale. All'inizio per vendere qualcosa si passava di castello in castello, però questo non determinò la ricomparsa della moneta. Infatti furono i Re e i Feudatari a coniare piccole monete da utilizzare nei mercati cittadini. -I mercati attirarono in città un numero sempre maggiore di persone, molte delle quali trovarono conveniente stabilirsi. Prima di queste migrazioni i feudi comprendevano già vecchie città romane, quelle dell'Italia Settentrionale erano le più numerose, ospitavano una chiesa cattedrale ed erano governate da un VESCOVO. Invece le uniche città padane sopravvissute alle invasioni erano Milano e Ravenna poiché capitali dell'impero Romano d'Occidente. Inoltre, Ravenna era la più importante città italica dell'impero Romano d'Oriente per la sua posizione geografica, infatti era vicina al mare e in più anche protetta dalla palude che la circondava. Per quanto riguarda il Nord Europa erano attive le città fondate da Carlo Magno e i centri romani risorti in seguito alla conquista delle terre incolte come Bruges e Treviri. Queste città attirarono molti VILLANI, cioè i campagnoli. Inoltre, la migrazione dalle campagne alle città fece rinascere l'URBANESIMO. In questo periodo ci fu una febbre edilizia, infatti le città iniziarono ad ampliarsi con maggiore ordine, i nuovi centri ebbero un aspetto meno pittoresco, ma più ordinato dalla parte vecchia della città in cui gli edifici erano sorti senza un progetto preciso e per questo c'erano molti vicoletti ciechi e sbarrati da case. -I centri iniziarono a moltiplicarsi così come le BOTTEGHE ARTIGIANE, in cui era presente un maestro, i soci e gli apprendisti. I maestri dirigevano la bottega e insegnavano agli apprendisti il mestiere fornendo vitto e alloggio. Al termine dell'apprendistato che durava dai sei agli otto anni, l'apprendista doveva realizzare un "capolavoro". Se questo veniva approvato l'apprendista diventava maestro. Pian piano che le specializzazioni aumentavano, gli artigiani si riunirono in corporazioni, chiamate anche Arti e divise in due categorie: Le ARTI MAGGIORI, dove si esercitavano le attività economiche principali come quelle finanziarie e commerciali e Le ARTI MINORI, che riguardavano le attività artigianali; Le corporazioni avevano norme molto precise che regolavano i rapporti di lavoro e la qualità dei prodotti per evitare che il nome della corporazione venisse disonorato. -Una delle più potenti era quella dell'ARTE DELLA LANA, che era suddivisa tra coloro che erano impegnati nelle varie lavorazioni per produrre una stoffa: filatura, cardatura, follatura e la tintura. I tessuti in questo periodo erano diventando prestigiosi, infatti dame e cavalieri esibivano i loro abiti nelle occasioni importanti, come tornei, balli e feste. Il tessuto più importante era la lana, inoltre nacque la moda che impegnò i sarti a creare cappelli stravaganti e abiti di varie forme. Le famiglie più nobili iniziarono anche ad arredare con mobili lussuosi i palazzotti in città. Infine questo stimolò la produzione e il commercio dei consumi di lusso. -L'aumento dei traffici fece dei mercanti l'elemento più vivace della società, anche se con qualche pregiudizio. Il loro lavoro era molto pericoloso, per questo molti prima di partire facevano testamento poiché le possibilità di non tornare a casa erano molto alte; infatti essi dovevano affrontare pericoli di ogni genere, dai banditi e gli animali nelle foreste alle tempeste e i pirati in mare. Così per fronteggiare questi pericoli i mercanti partivano riuniti in bande armate, chiamata confraternita, regolata da norme. -Verso la fine dell'Alto Medioevo, la ripresa dei commerci segnò la fortuna delle città portuali italiane che si impadronirono delle rotte mediterranee e di quelle lungo le coste atlantiche della Spagna fino al Mare del Nord. Le più note erano AMALFI, PISA, GENOVA e VENEZIA, oltre a Ancona, Noli, Ragusa e Gaeta. Amalfi era riuscita ad arricchirsi con i commerci a lunga distanza quando tutta l'Europa viveva di Autoconsumo. Infatti già ai tempi di Carlo Magno avevano cominciato a costruire navi ed esportare carichi di legname in Africa in cambio di oro per comprare spezie e tessuti preziosi a Bisanzio per poi rivenderli in Italia. Nei porti più frequentati avevano fondato gli empòri, cioè delle basi commerciali formate da magazzini, botteghe e abitazioni dei mercanti. Nell'XI secolo Amalfi prese la sua dipendenza continuando a prosperare, ma nell'XII secolo iniziò il suo declino in seguito ad un saccheggio da parte dei Pisani e continuò nel XIV quando un maremoto inghiottì tutti i suoi averi. Infine fu spopolata a causa di un'epidemia che colpì tutta l'Europa, dopo questo Amalfi non riuscì più a riprendersi. Mentre iniziava il declino di Amalfi le altre città marinare si svilupparono. Pisa non essendo sul mare costruì un porto fluviale sull'Arno dal quale entravano le navi entravano nel Mar Tirreno. Genova, invece, si trovava al centro del Golfo del Tigullio, il quale permetteva di ospitare un porto al sicuro dalle tempeste e facile da difendere. La flotta Pisana e Genovese nacquero per necessità al tempo delle Seconde Invasioni, per questo si coalizzarono, scacciarono gli Arabi dal Tirreno e si impadronirono delle loro basi in Sardegna e Corsica. Dopo questo saccheggiarono le città arabe in Sicilia, Africa Settentrionale e Spagna. Grazie a questo le due città divennero ricche, però nel XIII secolo i Genovesi sconfissero i Pisani in uno scontro navale eliminandoli dalle rotte Mediterranee facendoli diventare una "città terrestre". Infine, Venezia si concentrò verso il mare, in direzione sud-est tanto da stabilire traffici regolari con Costantinopoli. Inoltre, le navi Veneziane andavano e venivano in continuazione importando beni di lusso. -In questo periodo nacquero anche le grandi fiere, cioè dei grandi mercati organizzati dalle città collocate all'incrocio delle principali vie di comunicazione. Le fiere erano dei momenti di incontro dove si scambiavano merci, idee e esperienze. Le più famose erano quelle di Cremona, nelle Fiandre, a Francoforte e nella Champagne. Nella Champagne, sei volte all'anno, convergevano le più importanti case mercantili, quelle delle Fiandre, che confinavano con questa regione situata al Nord della Francia e quelle dei "lombardi", termine con cui venivano indicati gli abitanti del centro e del nord della Penisola. Questi ultimi arrivavano nella Champagne attraverso la VIA FRANCIGENA. -Dopo l'anno Mille all'interno delle mura delle città non c'era più spazio per abitare, per questo i mercanti e gli artigiani iniziarono a costruire case e magazzini intorno alle mura cittadine dove già si trovavano le abitazioni dei vignaioli. Queste erano zone che i signori del banno avevano riservato alla coltivazione della vite da cui ricavare il vino da utilizzare nei loro banchetti, inoltre i signori affidavano la qualità del banchetto al vino, quindi non esitavano a dare consigli su come migliorarlo. Gli insediamenti dei mercanti assunsero il nome di borghi, esterni alla città, ma dotati di tutte le attività economiche e di una chiesa.