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𝙍𝙞𝙖𝙨𝙨𝙪𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙍𝙞𝙫𝙤𝙡𝙪𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙞𝙣𝙙𝙪𝙨𝙩𝙧𝙞𝙖𝙡𝙞

18/9/2022

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Rivoluzione industriale: storia, invenzioni e cambiamenti →
STORIA: LA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
La Rivoluzione Industriale è iniziata i

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Rivoluzione industriale: storia, invenzioni e cambiamenti → STORIA: LA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE La Rivoluzione Industriale è iniziata in Gran Bretagna alla fine del XVIII secolo ed ha modificato profondamente l'economia e la società inglesi. I cambiamenti più immediati sono stati quelli riguardanti la natura della produzione. Le quantità e le varietà dei beni prodotti sono aumentate considerevolmente grazie alle innovazioni tecniche, alla creazione di macchinari sempre più sofisticati e veloci e all'applicazione di nuovi criteri di produzione. L'efficienza delle industrie è cresciuta anche grazie alla concentrazione degli impianti nelle principali città, in regioni minerarie e presso importanti scali ferroviari e navali. In questo modo la rivoluzione industriale ha innescato un ampio processo di urbanizzazione, che ha visto un continuo e massiccio trasferimento di forza lavoro dalle aree rurali ai centri urbani e industriali. I cambiamenti più importanti sono avvenuti all'interno dell'organizzazione del lavoro. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: OPERAIO E CAPITALISTA Le piccole imprese si sono ingrandite ed hanno acquisito nuove caratteristiche. La produzione si svolgeva all'interno delle fabbriche anziché presso il domicilio dei lavoratori o nei borghi rurali, come avveniva un tempo. Mentre il lavoro è diventato sempre più meccanizzato e specializzato, la possibilità di creare imprese, a causa degli altissimi costi degli impianti, è passata nelle mani di chi aveva ampie disponibilità di capitale. Tra capitale e lavoro si è...

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Didascalia alternativa:

creata una separazione netta ed hanno visto la luce due nuove figure economiche e sociali: l'operaio, che partecipava all'attività industriale vendendo la sua forza lavoro, ed il capitalista, proprietario dei mezzi di produzione. Dall'ultimo quarto del XVIII secolo a tutto il XIX Londra è stata al centro di una complessa rete commerciale mondiale. L'esportazione ha fornito un fondamentale sbocco ai prodotti dell'industria tessile e di altre industrie, reso necessario dalla rapida espansione della produzione indotta dall'introduzione delle nuove tecniche. A partire dal 1780 le esportazioni inglesi verso altri paesi sono cresciute di anno in anno, rendendo possibile l'acquisto di materie prime a buon mercato per alimentare l'industria. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE NEL MONDO Ciò che l'economista W. W. Rostow ha chiamato il "decollo industriale" si è diffuso velocemente in tutta l'Europa e nel mondo. Influenzato da una serie di fattori tecnologici (ma anche politici e sociali, dai traffici coloniali, dall'aumento della popolazione, dalla mentalità imprenditoriale), l'inizio del processo di industrializzazione si è compiuto tra il 1780 e il 1820 in Gran Bretagna, tra il 1830 e il 1870 in Francia, tra il 1850 e il 1880 in Germania e negli Stati Uniti, verso la fine del secolo in Svezia e in Giappone, nella prima metà del Novecento in Russia e in Canada, dopo il 1950 in molti paesi latinoamericani e asiatici. Agli inizi l'industria britannica non ha avuto concorrenti. Quando gli altri paesi hanno avviato il processo di industrializzazione, si sono dovuto confrontare con il vantaggio della Gran Bretagna, ma hanno potuto anche mettere a frutto la sua esperienza. L'intervento dello stato per promuovere l'industrializzazione è stato praticamente nullo nel caso britannico, ma è stato invece considerevole in Germania, Russia, Giappone e in quasi tutti gli altri paesi industrializzatisi nel XX secolo. Il fenomeno dell'industrializzazione, iniziato nel Settecento, si era esteso nel corso dell'Ottocento a diversi Paesi d'Europa e agli Stati Uniti, delineando le caratteristiche fondamentali della società nella quale viviamo ancora oggi. Se in precedenza i protagonisti dell'economia erano stati l'agricoltura, l'artigianato, le piccole industrie, adesso la base dello sviluppo economico divenne la grande industria. Questo portò a importanti mutamenti nella società e nella cultura. I più rilevanti furono i seguenti: ● lo sviluppo di industrie, commerci e banche accrebbe l'importanza della borghesia, che assumeva un peso politico sempre maggiore; con il moltiplicarsi delle fabbriche, si formò una nuova classe costituita dagli operai, e che rivendicava migliori condizioni di vita e maggiore partecipazione politica; furono quindi fondati partiti e associazioni (come i sindacati) che intendevano tutelare le masse di lavoratori; nacquero teorie che puntavano a dare una spiegazione generale e unitaria dei fenomeni politici ed economici, la più importante delle quali fu il marxismo. ● La nascita delle fabbriche Con la rivoluzione industriale, il lavoro delle macchine iniziò a sostituire quello dell'uomo. Le macchine, naturalmente, erano molto più rapide degli operai: di conseguenza la produzione aumentò grandemente, mentre diminuiva il costo dei beni prodotti. Si abbassò il livello di capacità tecniche richiesto al lavoratore; i tempi e i ritmi di lavoro dipendevano ormai dalle macchine, che venivano fatte funzionare senza tempi morti; le lavorazioni erano organizzate minimizzando gli sprechi di tempo e di denaro. Il bisogno di energia, il gran numero di macchine indispensabili alle varie fasi di lavorazio ne del prodotto e la necessità di ridurre il tempo di trasporto dei vari materiali consigliavano di concentrare svariati macchinari in un solo luogo: nacque così la fabbrica. Le fabbriche tendevano a concentrarsi negli stessi luoghi o regioni, perché le produzioni erano collegate. Per esempio, il produttore di filati forniva la materia prima al produttore di tessuti, e far sorgere le due fabbriche lontane l'una dall'altra avrebbe fatto aumentare i costi di trasporto. Talvolta, invece, la concentrazione delle fabbriche era i dovuta alla disponibilità di materie prime: l'industria siderurgica, per esempio, nacque vicino alle miniere di ferro e di carbone. La concentrazione delle industrie determinò la formazione di città e regioni industriali. • I lavoratori delle fabbriche e la nascita del proletariato Le fabbriche avevano bisogno di lavoratori. Perciò molti contadini e braccianti abbandonarono le campagne per lavorare in fabbrica: le paghe dell'industria, pur essendo molto basse, rappresentavano comunque un miglioramento e un fattore di stabilità per chi era abituato a vivere di stenti. Gli aspiranti operai, però, erano più numerosi dei posti disponibili. Di ciò approfittarono le prime industrie, che offrivano salari bassi e condizioni di lavoro assai dure, con orari giornalieri di 14/15 ore: il lavoratore che avesse rifiutato tali TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE → L'agricoltura, nel XVIII secolo la sola attività economica per il 98% della popolazione americana, alla fine del XX secolo dà occupazione a solo il 2% degli americani. Fonte principale di ricchezza personale, imprenditoriale e nazionale divenne l'attività industriale. La macchina a vapore è stata una fonte energetica mobile di gran lunga superiore a quella umana o animale, offrendo la possibilità di compiere ciò che prima era impossibile. Leonardo da Vinci immaginò ogni tipo di geniale congegno meccanico, ma tutti (o quasi) i suoi progetti rimasero sulla carta, senza prendere forma, non essendo concepibile un motore per alimentare tali congegni. Fu con l'avvento della macchina a vapore che molte delle cose che poteva soltanto immaginare divennero rapidamente realtà. Cento anni dopo, alla fine del XIX secolo, l'elettrificazione e la ricerca e lo sviluppo industriali sistematici produssero la seconda rivoluzione industriale. Con la lampadina elettrica, la notte divenne letteralmente giorno. La curva del rapporto prezzo-rendimento della lampadina è simile a quella odierna del computer. Nel 1883, per ottenere l'illuminazione che oggi è possibile avere con una lampadina da 100 watt al costo di 33 centesimi, occorrevano 1.445 dollari. Le stesse elaborazioni di prezzi percentuali trasformerebbero un computer da 13 milioni di dollari in uno da 3mila dollari, situazione non dissimile da quella creatasi dagli anni 60 a oggi. L'aver qualcosa da fare dopo il tramonto cambiò le abitudini principali. Le persone iniziarono a dormire molto meno e la media di nove ore di sonno scese fino a poco più di sette ore a notte. L'elettrificazione permise la nascita di nuove industrie, basti pensare a quella cinematografica, e modificò radicalmente i processi produttivi delle vecchie. Diversi piccoli motori elettrici erano molto più efficienti e flessibili una grande macchina a vapore. Con l'elettricità nacquero i sistemi di trasporto (metropolitana, ferrovie di superficie, ascensori) che permisero la formazione di grandi città. L'elettricità, alimentando il sistema di comunicazione telefonica, permise anche ai mercati locali di trasformarsi in ampi mercati nazionali. La Germania, con la creazione dell'industria chimica, elaborò il concetto di ricerca e sviluppo industriali sistematici fondati sulla scienza. TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E GLOBALIZZAZIONE I progressi tecnici poterono essere programmati evitando così un ordine casuale. Non affidandosi più al caso, le frontiere tecnologiche si ampliarono molto più rapidamente che in passato. Alla fine del secondo millennio, e all'alba del terzo, è in atto un'interazione di sei nuove tecnologie - microelettronica, informatica, telecomunicazioni, nuovi materiali di sintesi, robotica e biotecnologia - per la creazione di ciò che gli storici dell'economia chiameranno la terza rivoluzione industriale. I progressi della scienza di base in queste sei aree hanno creato nuove tecnologie che hanno permesso la nascita, e stanno permettendo il rapidissimo sviluppo, di un insieme di nuove industrie, quali quella informatica. Mentre le vecchie industrie sono sottoposte a un processo di reinvenzione. Il retailing via Internet sostituisce il retailing tradizionale. I telefoni cellulari sostituiscono i telefoni fissi e possono essere raggiunti nuovi traguardi. Nascono così piante e animali geneticamente modificati e gli occhiali da vista diventano una tecnologia obsoleta. CRISI PETROLIFERA E TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE condizioni, sarebbe stato rimpiazzato facilmente. In modo simile veniva sfruttato anche il lavoro dei bambini e delle donne. Questa situazione si protrasse finché i lavoratori non si unirono in organizzazioni, i sindacati, in grado di rappresentarli sul piano politico facendo valere la loro voce. I lavoratori delle fabbriche furono detti proletari e proletariato la loro classe sociale. Più tardi, lo sviluppo impetuoso delle industrie avrebbe richiesto il lavoro anche di operai specializzati (elettricisti, meccanici, carpentieri ecc); insieme con questi proletariato costituì la classe operaia. Il sistema capitalistico Per costruire una fabbrica, acquistare macchinari e materie prime, immagazzinare, trasportare e vendere i prodotti anche a distanza e, infine, per pagare i salari agli operai occorreva molto denaro. Se i prodotti si fossero venduti bene, però, il denaro speso sarebbe rientrato nelle tasche del proprietario della fabbrica in quantità anche maggiore. E il guadagno (con un termine più preciso, il profitto o utile) sarebbe andato a chi aveva investito quel denaro. Senza disporre di capitali, ossia di denaro da investire (cioè da impiegare), non era possibile costituire un'azienda. Chi si assumeva il rischio di tale investimento, l'imprenditore, poteva guadagnare moltissimo, poco o addirittura fallire, se non vendeva la mercé o se i clienti non lo pagavano. Tale sistema economico, fondato sulla disponibilità di un capitale e sul suo investimento, fu detto "capitalismo" o "sistema capitalistico". In esso, a possedere gli strumenti di produzione (fabbriche, macchinari ecc.) erano i privati cittadini, non lo Stato. Per organizzare e dirigere un'azienda, l'imprenditore poteva anche non possedere personalmente tutti i capitali necessari, ma farseli prestare da altri in modo da finanziare l'impresa. le sistema economico, fondato sulla disponibilità di un capitale e sul suo investimento, fu detto "capitalismo" o "sistema capitalistico". In esso, a possedere gli strumenti di produzione (fabbriche, macchinari ecc.) erano i privati cittadini, non lo Stato. Per organizzare e dirigere un'azienda, l'imprenditore poteva anche non possedere personalmente tutti i capitali necessari, ma farseli prestare da altri in modo da finanziare l'impresa. Era possibile, per esempio, chiedere un prestito a una banca, restituendolo con gli interessi; il capitalismo portò quindi a un forte sviluppo del sistema bancario. Per finanziarsi, ci si poteva rivolgere anche a privati cittadini, coinvolgendoli nella propria iniziativa. Si svilupparono così le società di capitali, e in particolare le società per azioni, ancora oggi diffusissime. In questa forma di società o azienda, il capitale è diviso in parti dette appunto azioni; ciascun socio, o azionista, ne compra una certa quantità versando il denaro richiesto. Quindi ogni azionista è proprietario di una parte della società. I profitti che la società realizzerà (se e quando li realizzerà) saranno ripartiti tra i soci in proporzione alle azioni possedute (dividendi). Le azioni possono 1. I "trent'anni gloriosi". L'economia mondiale crebbe in un modo incredibile, eccezionale dal 1945 al 1973. Questo periodo di crescita venne definito come i " trent'anni gloriosi", anche perché durante questi anni il PIL mondiale si triplicò. Con la sigla PIL, cioè Prodotto Interno Lordo, si indica la ricchezza di un Paese, di più Paesi insieme o di tutto il mondo a seconda di ciò che viene prodotto. Questa incredibile crescita economica fu dovuta principalmente a tre fattori: i consumatori aumentarono in seguito all'incremento demografico, gli investimenti dello Stato e dei privati crebbero, le materie prime come il petrolio erano disponibili in grande quantità e a basso costo. La crescita economica fu più evidente in Italia, in Giappone e nella Germania Federale, in cui prese il nome di Miracolo economico. 2. La prima crisi petrolifera. Nel 1973 la Siria e l'Egitto dichiararono guerra a Israele perché non volevano permettergli di esistere. La guerra prese il nome di guerra del Kippur perché inizio il giorno della festività ebraica dello Yom Kippur. L'Egitto e la Siria furono sostenuti dai Paesi arabi e anti-americani, Israele fu sostenuto dagli USA e dai Paesi europei. La guerra finì dopo una ventina di giorni senza vinti né vincitori, però i Paesi arabi dell'OPEC, sigla di Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, decisero di punire i Paesi Occidentali, amici di Israele, riducendo la produzione di petrolio e aumentandone il prezzo. Nel 1974 il prezzo del greggio si era quadruplicato ed aveva causato l'inizio di una crisi economica mondiale. CONSEGUENZE CRISI PETROLIFERA 1973 IN ITALIA Vennero particolarmente colpiti dalla crisi i Paesi dell'Europa Occidentale, che cercarono dei rimedi per diminuire l'utilizzo del petrolio e per evitarne sprechi, ad esempio: fu vietato circolare in macchina la domenica, i programmi televisivi vennero fatti finire prima, l'illuminazione delle strade venne ridotta, furono imposte riforme energetiche. La crisi portò anche a risultati positivi: la Norvegia scoprì dei giacimenti petroliferi presenti nel Mare del Nord, tutti i Paesi incominciarono ad interessarsi ad altre fonti di energia come il gas naturale e l'energia atomica per alternarle all'utilizzo del petrolio e per cercare di svincolarsi dalla dipendenza dai Paesi arabi. Nonostante ciò, l'industria risentì ugualmente della crisi, non riuscì a svilupparsi come nei "trent'anni gloriosi" e iniziò addirittura a decadere, come accadde nell'Europa Orientale, in cui i Paesi non avevano abbastanza soldi per modificare e modernizzare gli impianti industriali. La crisi petrolifera del 1973 si concluse dopo una guerra tra Iraq e Iran che causò l'aumento dell'estrazione del petrolio e quindi l'abbassamento dei prezzi. La crisi, però, servì a far capire agli uomini che il petrolio non era l'unica fonte di energia disponibile ma ce ne erano altre meno inquinanti e più convenienti. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE IN ITALIA In Italia il processo di industrializzazione è stato molto più lento e molto differenziato tra Nord e Sud della penisola per diversi motivi: il tardo conseguimento dell'unità nazionale, la mancanza di materie prime e di un mercato coloniale, la carenza di manodopera dovuta all'emigrazione di milioni di persone verso le Americhe e i paesi del Nord Europa. Il vero sviluppo industriale italiano, ancora limitatamente a poche aree del Nord del paese, è iniziato solo all'indomani della seconda guerra mondiale. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE XVII: ESPRESSIONE COMPLESSA La rivoluzione industriale fu un mutamento radicale e profondo. I vantaggi dell'espressione ci permettono di far capire che fu un cambiamento irreversibile. I limiti ci fanno l'impressione erronea che sia stato un fenomeno improvviso che non tiene conto delle condizioni che resero possibile il fenomeno. AUMENTO POPOLAZIONE E INNOVAZIONE AGRICOLA L'aumento della produttività della produzione agricola hanno permesso di nutrire una popolazione in forte crescita. Si introduce il sistema di rotazione e i campi diventano più produttivi. Il campo a maggese viene utilizzato per il foraggio. Iniziano ad essere praticatele recinzioni nei campi e nacquero gli open fields. Le terre comuni scomparirono e si chiuse così l'era dei campi aperti. L'aumento del reddito permette di mettere anche i beni sul mercato. IL GRANDE COMMERCIO INTERNAZIONALE Un altro fattore della rivoluzione è la città di Londra che diventa centro di scambio internazionale. Nasce così il commercio triangolare tra Inghilterra africa e America (merci inglesi vendute per schiavi in Africa e gli schiavi venivano venduti per prodotti delle nuove colonie) Nacque anche la compagnia delle indie che si occupava di importare il pregiato cotone dall'India. INNOVAZIONI NELL'INDUSTRIA TESSILE Invenzione della spoletta volante di Kay: Velocizzazione della tessitura. Aumento della produzione e diminuzione dei costi. Hargreaves inventa il Jenny: Si velocizza la filatura ma il filato risulta molto fine. Arkwright inventa cosi il frame, che velocizza ulteriormente la filatura ma produce un filato molto grezzo. Il frame necessitava molta energia pertanto vennero posizionati non i case comuni come il Jenny ma in luoghi predisposti: le fabbriche. RIVOLUZIONE FRANCESE E RIVOLUZIONE INDUSTRIALE La rivoluzione industriale introdusse la prospettiva del rinnovamento. Essa si prolungò dal 1760 al 1830. Si parla di rivoluzione per la profondità e la persistenza e gli effetti che le nuove invenzioni innescarono e che erano ben lontani dall'esaurirsi. Con la parola rivoluzione industriale si fa riferimento a una trasformazione radicale di ogni aspetto. Il tempo e lo spazio divengono funzioni della produzione, a essa soggetti e da essa organizzati. Essa si è verificata grazie alle scoperte geografiche, al rinnovamento del pensiero scientifico e politico, alla riorganizzazione dei sistemi giuridici e delle relazioni politiche, alla nascita di un ceto mercantile dedito ai traffici e agli scambi, alla riorganizzazione dell'agricoltura. LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE IN FRANCIA Il mutamento fu rapido. Il primo paese in cui esso si verificò fu l'Inghilterra (dal 1750 al 1780), favorita dall'egemonia sui commerci, dal primato mondiale per lo scambio di merci di Londra, dalla crescente importanza della banca; inoltre fu favorita dalla presenza di ricchissima miniere di carbone, dalla conformazione geografica (la Gran Bretagna è infatti un isola). Inoltre l'agricoltura era tra le più moderne. La rivoluzione passò poi in Francia, e negli Stati Uniti. La rivoluzione industriale fu resa possibile da numerose invenzioni tecniche e soprattutto dalla macchina a vapore e dal filatoio meccanico. La ricchezza carbonifera e la capacità di sfruttarla furono gli ingredienti fondamentali della rivoluzione industriale, nasceva l'età del carbone. Ma un'altra causa della rivoluzione fu il cotone destinato al consumo quantitativo e non più qualitativo. SAGGIO BREVE SULLE RIVOLUZIONI DEL SETTECENTO Quello industriale fu un nuovo urbanesimo che portò masse di contadini a spostarsi nelle città man mano che l'industrializzazione procedeva. Nacquero le città operaie che si reggevano sul rapporto con una sola grande fabbrica. La rivoluzione industriale determinò l'avvento di una nuova classe di investitori: la classe borghese, che aboliva il privilegio di nascita per sostituirlo con quello del denaro. La produzione industriale si costruì soprattutto sulla manodopera salariata e sulla nuova classe degli operai, presto definiti proletari perché essi non possedevano nient'altro che la prole. RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: SALARIO I salari e la situazione economica del proletariato. Il complesso di fenomeni realizzatosi agli inizi dell'800 suscitò pesanti conseguenze nella vita economica, sociale e politica. Una decisiva conseguenza della rivoluzione industriale fu la divisione della società in due fondamentali classi sociali: la borghesia capitalista e il proletariato. Il rapido sviluppo della rivoluzione industriale fu determinato da un importante fattore sul piano commerciale. Infatti mentre la nobiltà viveva con lo sfruttamento dei terreni e richiedeva allo stato di intervenire con altre dogane, la borghesia, dedita soprattutto alle attività industriali e commerciali, aveva compreso quante possibilità di arricchirsi la moderna società le presentava, qualora avesse potuto importare ed esportare merci liberamente, senza dover pagare eccessive dogane. I mercati aperti avrebbero notevolmente sviluppato la libera iniziativa e procurato facili guadagni. essere acquistate o vendute. Per svolgere queste contrattazioni fu utilizzata la Borsa, il luogo dove da tempo si acquistavano e si vendevano le merci in grandi quantitativi l'industrializzazione in Europa Il processo di industrializzazione si diffuse gradualmente in tutto il continente europeo, ma non in modo uniforme. L'Inghilterra rimase, per quasi tutto l'Ottocento, il Paese guida dell'industrializzazione. Essa aveva mantenuto il proprio primato nella tecnologia del ferro e del carbone e nello sviluppo della siderurgia, dell'industria meccanica e tessile; aveva visto l'affermarsi delle macchine a vapore, delle ferrovie e delle locomotive. Anche nelle attività economiche collegate con l'industria, come la banca, la finanza o il commercio estero, il primato inglese era rimasto indiscusso per quasi tutto il secolo. I ricchi giacimenti di carbone avevano permesso al Belgio e alle regioni settentrionali della Francia di iniziare un processo di industrializzazione già nel primo Ottocento. Proprio in questi Paesi la borghesia e la classe operaia erano cresciute più rapidamente. L'industrializzazione della Germania era invece decollata solo verso la metà dell'Ottocento (la divisione politica era stata, come anche in Italia, un fattore di ritardo), intorno al bacino della Ruhr (un affluente del Reno). Si trattava di una zona ricca di carbone e assai adatta alla produzione industriale: la materia prima poteva essere trasportata facilmente sulle grandi chiatte che percorrevano il Reno e i suoi affluenti. Come cambiano le città Prima della rivoluzione industriale, la maggior parte della popolazione viveva nelle campagne. Con la nascita e lo sviluppo delle fabbriche, prese il via un vasto fenomeno di inurbamento. L'afflusso dalle campagne fece crescere a dismisura alcuni centri urbani. Nel corso dell'Ottocento Londra, Parigi, Berlino e Vienna divennero importanti tanti città industriali e raddoppiarono la loro popolazione. In molte città fu necessario costruire nuovi quartieri, soprattutto in periferia. In molti casi le mura cittadine furono abbattute e sostituite da viali alberati, come a Torino, Milano o Firenze. Altre città, più isolate e tagliate fuori dall'industrializzazione, riuscirono invece a conservare il loro aspetto medievale: è il caso di Ferrara, Lucca, Siena e, in parte, di Roma. ● Per far fronte al massiccio spostamento della popolazione verso le città, i Paesi industrializzati adottarono soluzioni architettoniche e urbanistiche differenti in Inghilterra i nuovi quartieri operai furono quasi sempre costruiti in periferia, sul modello della piccola casa unifamiliare; in Francia e in Germania, invece, vennero realizzati grandi edifici a più piani, con numerosi appartamenti per piano, come i moderni condomini. Nel corso dell'Ottocento, in ogni caso, le principali città europee cambiarono aspetto e subirono netti miglioramenti ● vennero migliorate le condizioni igieniche con la costruzione di sistemi di fognatura; CONDIZIONE DI VITA DEGLI OPERAI NELLA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE I liberali, dunque, iniziarono ad esigere un'economia basata sulla libera concorrenza e sull'assenza di leggi statali limitative dell'iniziativa privata. La borghesia capitalista, ormai padrone incontrastata di ogni attività economica, esercitava un predominio anche politico, che permetteva di rafforzare con mezzi legali le posizioni raggiunte e di difendere i propri interessi a tutto danno della classe operaia. Infatti i salari erano appena sufficienti per non morire di fame e per di più corrisposti solo per le giornate di lavoro effettivo. Perciò quando sopraggiungeva una malattia gli operai non godevano di alcuna forma di assistenza. Inoltre con il diffondersi della meccanizzazione diminuiva la richiesta di manodopera nelle fabbriche, con un aumento della disoccupazione. Vi sono però diverse letture della rivoluzione industriale e della vita dei lavoratori di quel periodo. Marx afferma: "L'operaio diventa tanto più povero quanto maggiore è la ricchezza che produce, l'operaio diventa una merce tanto più vile quanto più grande è la quantità di merci che produce. La valorizzazione del mondo umano cresce in rapporto diretto con la valorizzazione del mondo delle cose....Gli interessi, le condizioni di esistenza all'interno del proletariato si livellano sempre più, perché la macchina cancella sempre le differenze del lavoro e quasi dappertutto riduce il salario a un eguale basso livello. La crescente concorrenza dei borghesi e le crisi commerciali che ne derivano rendono sempre più debole il salario degli operai; l'incessante e sempre più rapido perfezionamento delle macchine rende sempre più precarie le loro condizioni di esistenza..." perciò Marx denuncia con forza la crescente pauperizzazione della classe operaia. CLASSE OPERAIA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Dall'altra parte invece A. Smith ipotizzava il dispiegarsi di un processo economico che avrebbe finito con il rivelarsi benefico anche per l'infelice massa dei lavoratori. Ashton riprenderà più avanti la tesi di Marx sostenendo che probabilmente questo non aveva neppure preso in considerazione le statistiche che sono state elaborate da un' intera generazione di ricercatori. Ashton, infatti, prendendo in esame il reddito nazionale ed altre statistiche a livello aggregato che ci sono rimaste su dati relativi ai prezzi e ai salari, e sull'analisi di statistiche demografiche, arriva ad affermare che "... tra il 1790 e il 1830 il costo della vita era aumentato dell'11% e i salari urbani di circa il 43%. Nei venti anni seguenti sono rimasti inferiori alle aspettative, ma è migliorata l'alimentazione, con l'introduzione di pane, carne, patate; il riscaldamento delle abitazioni venne estendendosi grazie al basso prezzo del carbone. "Non dimentichiamo inoltre l'introduzione di manodopera femminile che, secondo Ashton, contribuì all'aumento del bilancio familiare. ● nelle strade e nelle case vennero introdotte, dapprima, l'illuminazione a gas e, in seguito, quella elettrica; infine, si organizzarono i primi trasporti pubblici, per collegare i vari quartieri delle grandi città. Dai tram trainati dai cavalli si passò presto a quelli elettrici e, sul finire del secolo, a Londra e Parigi entrarono in funzione le prime ferrovie metropolitane, con percorsi in buona parte sotterranei. Tuttavia, come per l'industrializzazione, anche il fenomeno dell'urbanizzazione avvenne con ritmi e tempi diversi da Paese a Paese. Nazioni come Spagna, Portogallo, Russia e Italia meridionale vennero toccate da tali trasformazioni solo nel XX secolo La seconda rivoluzione industriale Lo sviluppo dell'industria era proseguito per tutto l'Ottocento. Nella seconda metà del secolo, tuttavia, tale sviluppo aveva assunto caratteristiche diverse rispetto a quelle che abbiamo visto finora. Gli storici chiamano questa nuova fase "seconda industrializzazione" o seconda rivoluzione industriale. Essa fu caratterizzata da alcuni elementi che la distinguono dalla prima industrializzazione: mentre in precedenza l'industria si era concentrata soltanto in alcune regioni (Europa occidentale e Stati Uniti), essa si diffuse via via in quasi tutto il continente europeo, inclusa l'Italia, e in Giappone; inoltre, le numerose scoperte e innovazioni tecniche resero più agevole l'industrializzazione di Paesi come l'Italia o il Giappone, sprovvisti di risorse minerarie ma ricchi di cultura tecnica, capacità professionali e desiderio di emergere. In particolare, l'energia elettrica sostituì il vapore come forza motrice. Nacque poi il motore a scoppio, che con il tempo avrebbe rivoluzionato i trasporti; si perfezionò la produzione dell'acciaio e sorsero aziende elettromeccaniche e chimiche