La Prima rivoluzione industriale rappresenta uno dei più significativi cambiamenti nella storia dell'umanità, trasformando radicalmente il modo di produrre e vivere della società.
La rivoluzione ebbe inizio in Inghilterra nella seconda metà del XVIII secolo, precisamente tra il 1760 e il 1780, per poi diffondersi nel resto dell'Europa. Le principali innovazioni tecnologiche includevano la macchina a vapore di James Watt, il filatoio meccanico e nuovi processi di lavorazione del ferro. Questi cambiamenti portarono alla nascita delle prime fabbriche, alla meccanizzazione del lavoro e all'urbanizzazione di massa, con conseguente sviluppo di nuove classi sociali come il proletariato industriale.
La Seconda rivoluzione industriale si sviluppò tra il 1870 e il 1914, caratterizzata dall'utilizzo dell'elettricità, del petrolio e dall'invenzione del motore a scoppio. Questo periodo vide anche l'emergere di nuovi settori industriali come quello chimico e siderurgico. Le conseguenze ambientali della rivoluzione industriale furono significative: l'inquinamento atmosferico aumentò drasticamente nelle città industriali, si verificò un massiccio consumo di risorse naturali e iniziò il processo di deforestazione su larga scala. In Italia, l'industrializzazione si sviluppò più tardi rispetto ad altri paesi europei, concentrandosi principalmente nel triangolo industriale Milano-Torino-Genova. La Terza rivoluzione industriale, iniziata negli anni '70 del XX secolo, ha portato all'automazione della produzione e all'avvento dell'informatica, gettando le basi per l'attuale era digitale. Tra i principali vantaggi e svantaggi della rivoluzione industriale si possono citare il miglioramento delle condizioni di vita generali e l'aumento della produttività, ma anche lo sfruttamento della manodopera, l'inquinamento e il degrado ambientale.