Lo sviluppo della genetica nel 1800 rappresentò una svolta fondamentale nella comprensione dell'ereditarietà dei caratteri biologici.
Gregor Mendel, un monaco agostiniano, condusse i suoi celebri esperimenti sulle riproduzione piante di pisello Mendel nel giardino del monastero di Brno. Attraverso un meticoloso lavoro durato circa otto anni, Mendel studiò la trasmissione di sette caratteri differenti nelle piante di pisello, come il colore dei fiori, la forma dei semi e l'altezza delle piante. La sua genialità fu nell'applicare un approccio matematico e statistico allo studio dell'ereditarietà, dando origine alle leggi di Mendel applicazione matematica che ancora oggi costituiscono le basi della genetica moderna.
Le sue scoperte dimostrarono che i caratteri ereditari vengono trasmessi attraverso unità discrete (oggi chiamate geni) che si mantengono inalterate di generazione in generazione. Mendel osservò che alcuni caratteri erano dominanti rispetto ad altri (recessivi) e che questi si segregavano in modo indipendente durante la formazione dei gameti. Attraverso incroci successivi e l'analisi statistica dei risultati, formulò le tre leggi fondamentali dell'ereditarietà: la legge della dominanza, la legge della segregazione e la legge dell'assortimento indipendente. Queste leggi spiegarono per la prima volta in modo scientifico come i caratteri vengono trasmessi dai genitori alla prole, rivoluzionando la comprensione dei meccanismi dell'ereditarietà e ponendo le basi per lo sviluppo della genetica moderna. Nonostante l'importanza delle sue scoperte, il lavoro di Mendel venne riconosciuto solo all'inizio del XX secolo, circa trent'anni dopo la sua morte, quando altri scienziati confermarono indipendentemente i suoi risultati.