Primo Levi è uno dei più importanti testimoni dell'Olocausto e autore di "Se questo è un uomo", opera fondamentale della letteratura italiana del Novecento.
Nato a Torino nel 1919 in una famiglia ebraica, Levi si laurea in chimica nel 1941. Durante la Seconda Guerra Mondiale partecipa alla Resistenza ma viene arrestato e deportato ad Auschwitz nel 1944. La sua esperienza nel lager diventa il tema centrale della sua opera più celebre, "Se questo è un uomo", pubblicata nel 1947. Il libro racconta con stile lucido e preciso la vita quotidiana nel campo di concentramento, le umiliazioni, la fame, il freddo e la lotta per la sopravvivenza. La sua formazione scientifica influenza profondamente il suo stile di scrittura, caratterizzato da un linguaggio chiaro e oggettivo, quasi clinico nella descrizione degli eventi.
Nel campo di concentramento, Levi lavora come chimico nel laboratorio della Buna-Werke, circostanza che contribuisce alla sua sopravvivenza. La sua opera non si limita solo alla testimonianza dell'orrore, ma diventa una profonda riflessione sulla natura umana e sulla capacità dell'uomo di resistere alle più estreme condizioni. Le tematiche principali della sua opera includono la memoria come dovere morale, la dignità umana, il rapporto tra oppressori e oppressi, e la necessità di raccontare per non dimenticare. Levi appartiene alla corrente del neorealismo, ma il suo stile unico combina l'precisione scientifica con una profonda sensibilità umana. La sua morte nel 1987, considerata suicidio, ha lasciato molti interrogativi, ma il suo lascito letterario continua a essere fondamentale per comprendere uno dei periodi più bui della storia umana.