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Pirandello

20/9/2022

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PIRANDELLO
Nasce ad Agrigento nel 1867 da una famiglia borghese benestante, si laurea in glottologia e successivamente si
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PIRANDELLO Nasce ad Agrigento nel 1867 da una famiglia borghese benestante, si laurea in glottologia e successivamente si stabilisce a Roma dove consce Luigi Capuana. Nel 1903 la sua famiglia subisce un grave crollo finanziari da lì, Pirandello, intensifica l'attività di scrittore per sostenere la famiglia e le cure mediche della moglie. Intanto nel 1910 ha inaugurato l'incontro con il teatro facendo adattare per la rappresentazione alcune sue novelle. Intorno al 1924 aderisce al fascismo, ma il suo rapporto critico e contraddittorio con il regime lo porterà a distaccarsene progressivamente. Nel 1925 pubblica il suo ultimo romanzo "Uno, nessuno e centomila"e, assume la direzione del Teatro d'Arte a Roma, mettendo in scena in Italia e in Europa molte opere proprie e di altri autori. infine, nel 1934 è insignito del premio Nobel per la letteratura. Muore a Roma nel 1936. POETICA Interprete straordinario e inimitabile della crisi del Positivismo, Pirandello, racconta con un'efficacia sorprendente la perdita di identità dell'uomo moderno. Alla sua visione del mondo fa da sfondo una società industriale sempre meno attenta ai valori individuali, tesa alla mercificazione e all'alienazione dei sentimenti umani. poetica dell'umorismo: nasce da una riflessione della società moderna dove la vita si basa sulla finzione e l'individuo, per non essere emarginato dai suoi simili, deve ricorrere a continue menzogne e ipocrisie: deve insomma indossare...

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Didascalia alternativa:

una maschera, che solo la riflessione umoristica permette di individuare e di denunciare. differenza comico-umoristico: la comicità è l'avvertimento del contrario ovvero qualcosa fa ridere perché rappresenta il contrario della realtà (riflessione assente), l'umoristico invece è il sentimento del contrario ovvero una battuta fa sia ridere che riflettere. conflitto vita-forma: la vita è il libero e istintivo fluire dell'esistenza al di là dei condizionamenti sociali la forma invece è quella forza che blocca e paralizza la vita trasformando la persona in un personaggio il quale recita un ruolo sociale. Il soggetto costretto a vivere nella "forma” non è più una persona ma diventa "personaggio" che è costretto ad indossare una maschera che Is società gli impone perciò più che vivere egli si guarda vivere. crisi di identità dell'uomo: l'essere umano non è contraddistinto da un'unica, immutabile personalità, ma ciascun individuo ne possiede molteplici: in poche parole, ciascuno è più persone contemporaneamente ("frantumazione dell'io"). relativismo filosofico: non esiste una verità assoluta ma bensì una realtà vincolata al relativismo in base al quale ciascun aspetto del mondo viene percepito differentemente non solo dai diversi individui, per via del proprio background culturale, educazione, etnia, religione ecc, ma anche da uno stesso individuo a seconda del determinato momento ed il contesto contingente con cui egli vi viene in contatto. La frantumazione dell'io ed il relativismo filosofico (o pirandelliano) sfociano nel dualismo tra ciò che si è veramente e ciò che si manifesta all'esterno, tra l'essenza e la forma che ci viene imposta dalla società o che ci imponiamo da soli in relazione alle situazioni in cui veniamo a trovarci. Pirandello fa un uso personalissimo della scrittura sia nel lessico (misto tra italiano e dialetto) sia nella sintassi, predilige un linguaggio quotidiano, disarmonico, grottesco, libero e spontaneo. Il ruolo tradizionale del soggetto viene rimpiazzato dalla riflessione, unica arma a disposizione del soggetto; riflessione amara, ironica e paradossale. NOVELLE • "IL TRENO HA FISCHIATO" Il ragioniere Belluca (protagonista) sembrava impazzito, parlava insistentemente di un treno che fischiava. I colleghi che andavano a fargli visita all'ospizio dei matti lo descrivevano come un grave malato. E' accaduto tutto all'improvviso quando l'impiegato modello, puntuale, irreprensibile, preciso, sottomesso, ad un tratto era andato fuori di testa e si era ribellato al suo capoufficio. Nessuno l'aveva mai visto così. Ma il vicino di casa, che corrisponde al narratore della storia, conosceva bene le sue abitudine e capisce le sue reazioni. Infatti la sua era una vita impossibile, scandita dal lavoro in ufficio e dalla assistenza a tre donne vecchie e cieche (la moglie, la suocera e la sorella della suocera), con cui, insieme a due sorelle vedove ed a i loro sette figli, era costretto a dividere l'angusta casa ed i pochi soldi. La sera lavorava anche fino a notte fonda per arrotondare le entrate, e poi esausto si coricava sul divano. Ed era stato lì che aveva udito una notte il fischio di un treno all'improvviso, ed aveva cominciato a pensare ad un viaggio in luoghi lontani ed esotici. È evaso dalla realtà (dalla forma, ma non potrà ritornare alla vera vita) per qualche istante e si è ricordato che esiste anche un altro mondo, oltre al suo, aveva dimenticato il mondo reale. Naturalmente riprese la sua vita e il suo lavoro di computisteria, si scusò con il capoufficio, il quale gli concesse, di tanto in tanto, una fuga immaginaria in Siberia o in Congo, su quel treno che fischiava. STRUTTURA: il racconto inizia in medias res dove il narratore ci propone, inizialmente, la parte centrale della storia, lo sviluppo, senza introdurre i personaggi, il luogo, il tempo. Il testo non ha un ordine temporale anzi è dominato dal caos (presenza di flashback). All'inizio il narratore sembra onnisciente, come se esistesse una verità assoluta poi si capisce che il narratore in realtà è interno. Il vicino di casa definisce naturale la pazzia di Belluca a differenza dei colleghi che lo definiscono un pazzo e lo deridono, sono quindi superficiali e limitati. Si alternano due tipi di lessico: quello tecnico legato alla professione di Belluca e quello semplice legato all'evasione mentale, ai viaggi nel mondo. TEMI: il treno, simbolo del viaggio, allude alla riscoperta e all'evasione. In questo caso, più che di un'evasione fisica si tratta di un'evasione mentale, dalla sua quotidianità, dalla sua coscienza grazie al fischio del treno, il quale lo porta a riscoprire la vita, si tratta quindi di una epifania. Tra le altre tematiche trattate troviamo quella della figura dell'impiegato modello che si ribella all'alienazione e il tema della follia vista come affermazione di vita. • "LA PATENTE" Questa novella rappresenta il dramma dell'uomo costretto in un'immagine nella quale gli altri lo hanno calato. Il protagonista della novella è Rosario Chiàrchiaro, un pover uomo considerato dagli abitanti del suo paese come un portatore di sfortuna, uno iettatore, costretto a sopportare le manifestazioni di scaramanzia, come il gesto delle corna, ogni qual volta si avvicinava ad un compaesano. A causa della sua fama, fu licenziato dal banco dei pegni in cui lavorava e non riuscendo a trovare un altro impiego, ridusse ben presto la sua famiglia sul lastrico. Stanco della sua situazione disagiata, decide di sporgere denuncia verso due suoi accusatore, non per condannarli, ma piuttosto per farsi riconoscere un certificato che attesti il suo essere iettatore, una patente quindi che gli permetta di esercitare la sua "professione" e di farsi pagare una sorta di tassa per andare via e non portare più sventura in quei luoghi. STRUTTURA: il racconto si apre con un'attenta descrizione di un altro personaggio fondamentale della storia, il giudice D'Andrea che dovrà istruire il processo voluto dal Chiàrchiaro. Da questa presentazione si scoprono sia i tratti estetici che i tratti più interiori dell'amministratore di giustizia. D'Andrea era un uomo che amava riflettere e ponderare a lungo ed anche molto dedito al suo lavoro e per niente scaramantico. Nella seconda parte del brano, lo scrittore siciliano vuole far notare come persino negli uffici giudiziali regnasse il pregiudizio e la scaramanzia, laddove l'imparzialità dovrebbe essere la prima cosa. Pirandello vuole quindi sottolineare come l'ignoranza e la superstizione dilaniassero anche le menti più istruite del tempo e non solo i paesani poco educati. TEMI: in questo racconto, l'umorismo è una delle parti più importanti per capire il messaggio della novella. Il tema principale della novella è la maschera che pian piano ha trasformato l'individuo nella maschera stessa. E' evidente il contrasto vita-forma che si manifesta attraverso situazioni paradossali tra cui la scelta del personaggio di non ribellarsi alla forma ma bensì adattandosi ad essa, ecco che Chiarchiaro passa di colpo da emarginato a eroe tragico. • "LA CARRIOLA" Un uomo racconta, con fare molto misterioso, una mania che da qualche giorno ha e che lo tormenta segretamente. È un avvocato e professore di diritto con gravosi impegni lavorativi e obblighi pubblici e privati, che mantiene un rigoroso decoro e non si concede alcun tipo di distrazione. Un giorno, sul treno di ritorno da Perugia, non riuscendo a concentrarsi sulle carte che si è portato appresso per continuare il lavoro, l'avvocato ha contemplato per un istante, fuori dal finestrino, l'incantevole campagna davanti ai propri occhi, senza realmente vedere nulla. Il suo sguardo ha infatti fissato ciò che c'è all'esterno restando assorto in un'idea che gli si è affacciata alla mente. Il protagonista, insomma, ha una sorta di visione della vita che, per la maschera impostagli dal mondo e dalla società, non ha mai vissuto. Da qui, gli nasce una "atroce afa della vita", che gli rende insopportabile l'esistenza quotidiana sinora condotta. Tornato a casa si ferma davanti alla porta di ingresso a osservare la targa con il proprio nome e ne rimane turbato, non riconoscendola più come sua. Lo invade tutt'a un tratto "la spaventosa certezza" di essere ormai diverso dall'uomo che abita normalmente quella casa, e si vede come estraneo a se stesso, come "un nemico". Il moto di distruzione che lo prende lo fa quasi reagire violentemente contro gli oggetti della casa, contro la moglie e i figli, ma un sentimento strano e penoso lo fa desistere. L'uomo non cambia abitudini e conserva la maschera falsa e non autentica che lo rappresenta. L'uomo si concede solo una trasgressione: ogni giorno, quando è nel proprio studio ed è sicuro di non essere disturbato, si concede il gesto apparentemente insensato di prendere la cagna che dorme lì per le zampe posteriori e di farle fare "la carriola" per una decina di passi. Il terrore negli occhi dell'animale diventa, agli occhi dell'uomo, la dimostrazione che non si può uscire dal ruolo che il mondo ci ha assegnato. STRUTTURA: la narrazione è svolta in prima persona e ha una struttura circolare. È la figura della reticenza, per mezzo della quale il narratore svela solo una parte del contenuto della storia, che lascia il lettore in sospeso. Si tratta di una struttura perfettamente calibrata divisa in tre parti: un primo momento, sul treno, che ha funzione di antefatto; un secondo momento, davanti alla porta di casa, che rappresenta una chiara epifania; un terzo momento esplicativo, che coincide con il ritorno alla forma. È importante notare che la prospettiva del narratore non è, come potrebbe sembrare, ironica. Il "folle" avvocato si racconta con parole serissime, che vanno intese letteralmente. TEMI: hanno un ruolo centrale il caos e il movimento del divenire. Altro tema importante è quello della follia come unico mezzo per evadere ed affermarsi nella vita; difatti lo sguardo della cagna, rappresenta la doppia repressione che può essere aggirata solo con la follia, con la devianza dalla norma. Gli occhi della cagna atterrita sono lo sguardo della società. Negli occhi della bestia si legge anche lo sguardo della figura genitoriale, secondo la teoria freudiana, la prima a strutturare la coscienza dell'individuo e la cui suggestione continua a lavorare nell'inconscio dell'avvocato e a regolarne le pulsioni. • "CIAULA SCOPRE LA LUNA" Si tratta di una novella analoga quella di verga "Rosso Malpelo". Il protagonista, Ciaula (presenta evidenti limiti mentali) è un caruso che lavora in miniera di zolfo nella Sicilia rurale. Una sera il sorvegliante Cacciagallina ordina ai suoi lavoratori di continuare a lavorare tutta la notte per finire il carico della giornata. Mentre tutti minatori, però, si rifiutano e tornano in paese, solo il vecchio Zi' Scarda rimane, insieme a Ciaula. Anche se molto stanco, il ragazzo, non può che rimanere, obbedendo agli ordini di Zi' Scarda. Ciaula è del resto abituato alla scarsa luce della miniera, dove non ha paura del buio ed anzi si trova perfettamente a proprio agio come un animale nel suo ambiente naturale. Ciaula ha piuttosto un altro tipo di terrore: quello dell'oscurità che troverà all'uscita della cava, all'aria aperta nella notte. Il panico è dovuto ad un'esperienza tragica: tempo prima uno scoppio nelle gallerie ha ferito a un occhio Zi' Scarda e ucciso il figlio di quest'ultimo e Ciaula era scappato a nascondersi in una cavità lontano da tutti, restandovi per molte ore con la lanterna rotta. Quando a tentoni era uscito dalle gallerie deserte nella notte senza luna gli aveva instillato la terribile paura di trovarsi da solo senza vedere nulla di ciò che lo circondava. Si capisce allora che il dover rimanere a scavare nella miniera con Zi' Scarda diventi un motivo di angoscia per il povero Ciaula, soprattutto quando, schiacciato dal carico pesantissimo che sta trasportando sulle spalle, si avvicina all'ingresso della miniera dove sa che lo coglierà il buio terrificante della notte. In realtà, il giovane ragazzo rimane stupito da ciò vede uscendo dalla cava: egli per la prima volta, vede la luna che rischiara ed illumina il paesaggio circostante. STRUTTURA: il narratore della novella è esterno e onnisciente, si tratta di un testo intrinseco di simboli tra cui: il ventre della terra, simbolo di una condizione prenatale e la luna, simbolismo della rinascita. Il protagonista è descritto con elementi umoristici:i suoi tratti fisionomici sono quelli di un essere a metà strada tra l'uomo e l'animale e la sua indole da ingenuo lo fa assomigliare ad un uomo primitivo, incapace di comprendere ciò che avviene attorno a lui; Ciaula è un uomo fatto, ma ha la mente di un bambino. Zi' Scarda rappresenta il disagio di tutti i minatori e le sue rughe ricordano i cunicoli della miniera. Egli, che ha perso suo figlio proprio nella cava, sfoga il suo dolore su Ciaula che non è in grado di ribellarsi. Nonostante l'ambiente e i personaggi, non ci troviamo in un terreno veristico, ma in un ambiente decadente. TEMI: la novella affronta, da un lato il tema delle dure condizioni di vita nella Sicilia rurale ma dall'altro si carica di significati simbolici. Pirandello rielabora i particolari oggettivi che caratterizzano le figure dei due protagonist mettendo sotto la lente d'ingrandimento le anime deformate di questi due personaggi ponendo poi l'attenzione sulla frammentazione del loro "io". Ciaula è completamente estraniato dal mondo pertanto, di fronte al contrasto tra la bellezza della Natura notturna e le violenze nella miniera, non può far altro che sciogliersi in una commozione liberatoria e fondersi con la natura stessa (panismo). Tra gli altri temi trattati da Pirandello nella novella abbiamo: la zolfara siciliana, lo sfruttamento dei lavoratori, la denuncia sociale, la figura del reietto senza identità e la tematica del caso, caratteristica ricorrente nelle novelle di Pirandello. APPROFONDIMENTO: Ciaula non è il vero nome del protagonista, ma il suo soprannome. Il termine in lingua siciliana significa letteralmente "cornacchia". Si riferisce al fatto che il ragazzo imita spesso il verso del volatile. • "LA GIARA" La storia è incentrata sulla vicenda di Don Lollò Zirafa, proprietario terriero ricco e avaro, che vede ovunque nemici pronti a rubargli la sua roba. Ama litigare e per questo cita in giudizio spesso i suoi contendenti. Compra una grandissima giara per conservare l'olio della nuova raccolta, ma questa viene ritrovata rotta in due e Zirafa si infuria. La giara può essere riparata solo da Zi' Dima Licasi, artigiano del posto, che va in giro dicendo di aver inventato un mastice che tiene tutto attaccato alla perfezione. Zirafa però vuole di più e chiede che la saldatura sia rinforzata con unti di filo di ferro, per poterlo fare l'artigiano rimane bloccato all'interno della giara. I due litigano, perché l'artigiano vuole essere comunque pagato, mentre il proprietario terriero non vuole, visto che per farlo uscire dovranno rompere la giara. Si rivolge al suo avvocato, che lo invita a pagare e a rinunciare a ogni risarcimento per non essere accusato di sequestro di persona. Ma il proprietario terriero si rifiuta di seguire il suo consiglio: alla fine, su tutte le furie, Don Lollò Zirafa, arrabbiato, tira un calcio alla giara, che rotolando libererà l'artigiano, che così vince. STRUTTURA: la novella ha uno sviluppo lineare e segue la struttura della fabula. Pirandello utilizza uno stile semplice e lineare, mascherando la situazione umoristica dietro la narrazione semplice. L'aggettivazione è abbondante e permette al lettore di figurarsi in modo preciso con l'atteggiamento e il carattere dei personaggi e le caratteristiche dei luoghi e delle azioni. Il linguaggio utilizzato risulta intessuto di termini provenienti dal lessico borghese e dal lessico contadino, con termini anche popolari. I dialoghi ricoprono una parte significativa della novella e sono costituiti da battute brevi e coincise, che conferiscono alla novella un ritmo veloce. L'intera storia è in generale comica, ma non appena si applica la riflessione la vicenda si trasforma in umoristica. Entrambi i personaggi sono accumunati dalla testardaggine e dall'avarizia, che rendono l'uomo vittima delle cose materiali. Zi' Dima è intrappolato in una forma (rappresentata dalla giara) dalla quale tenta di evadere ma alla fine capisce che è impossibile. Intorno alla giara ruotano i vari personaggi della novella: da un lato i contadini, che compaiono come personaggio corale, i quali ridono e fanno festa, anche se sono consapevoli di essere sottomessi al padrone; dall'altro don Lollò in contrasto con Zi' Dima. I due co-protagonisti, nonostante i caratteri contrastanti, vivono afflitti dalle proprie manie e nel proprio disagio esistenziale: don Lollò lo manifesta attraverso la sua perenne diffidenza nel prossimo e nella continua e non necessaria ricerca della giustizia; Zi' Dima è, invece, insoddisfatto della percezione che gli altri hanno di lui. TEMI: tra i temi trattati dall'autore ci sono il moltiplicarsi dei punti di vista (contrasto fra i due personaggi = relativismo filosofico), la Sicilia, i conflitti tra le persone, la tematica della "roba" (Verga - verismo) e il morboso attaccamento ai beni materiali. L'opera ci propone anche il tema della presa di posizione che non ammette un cambio di opinione e di idee, con la conseguenza che alla fine a rimetterci è il ricco proprietario. Pirandello, a distanza di anni, rispolvera le tematiche di Verga per farne commedia e oggetto di scherno. Vi è un'analogia tra Don Lollò e Mazzarò il quale, tutta la roba che possiede se l'è guadagnata con sacrifici e fatica ottenendo onore e rispetto, a differenza di Don Lollò che viene spogliato di questi valori e viene rappresentato come un taccagno, burbero, capace di ricorrere all'avvocato per pochissimi denari. APPROFONDIMENTO: "Kaos" è un film dei fratelli Taviani, tratto da quattro delle "Novelle per un anno" di Pirandello; il filo comune che collega i quattro episodi è un corvo nero che si libera sopra la Sicilia di Pirandello con un campanello appeso al collo. Uno dei quattro episodi è appunto intitolato "La giara" e racconta proprio la storia di Don Lollò e Zi' Dima. ROMANZI • "IL FU MATTIA PASCAL" E' la storia paradossale di un piccolo borghese, Mattia Pascal, protagonista di una vicenda di morte e reincarnazione. La storia comincia dalla fine e, nei primi due capitoli, il protagonista inizia con una premessa dove afferma che la sua è una vicenda particolarmente strana e difficile da raccontare e che riguarda le sue prime due morti. L'amico che gli ha suggerito di scrivere la sua strana storia è il reverendo Don Eligio Pellegrinotto. Dopo un'invettiva contro Copernico, a suo parere colpevole con la sua scoperta della terra che gira attorno al sole di aver sconvolto il modo di pensare fino ad allora, basato sull'antoropocentrismo e quindi di aver scardinato la convinzione che l'uomo fosse il centro del mondo e con essa le sue pretese di conoscenza certa e di verità, ha inizio il racconto vero e proprio. Il racconto della vita di Mattia Pascal ha inizio quando all'età di quattro anni perde il padre. La gestione economica familiare passa nelle mani di un amministratore-ladro, Batta Malagna detto "la talpa", la cui amministrazione impoverisce anno dopo anno la famiglia di Pascal per arricchire la propria. Per fargli un dispetto Mattia Pascal seduce Romilda, la donna da cui Malagna vorrebbe avere un figlio, e la mette incinta. La situazione si complica perché Mattia Pascal ingravida anche Oliva, la seconda moglie dell'amministratore. Mattia è costretto a sposarsi con Romilda ma la vita coniugale si rivela un inferno. Egli è dunque un personaggio imprigionato nella trappola di un matrimonio infelice e di una sventurata condizione economica e sociale. A seguito di nuove disgrazie familiari egli fugge da casa e si reca al Casinò di Montecarlo, dove inaspettatamente realizza una cospicua vincita alla roulette. Durante il viaggio di rientro a casa Mattia Pascal legge su un giornale del ritrovamento del corpo di un suicida annegato che la moglie e la suocera hanno identificato in lui. Il caso ha fatto sì che egli si trovi improvvisamente nella condizione di poter essere un uomo libero e padrone di sé, economicamente autosufficiente. Decide allora di utilizzare questa morte per liberarsi della sua vita passata. Mattia Pascal si costruisce un'identità nuova, sotto il falso nome di Adriano Meis, nome scelto ascoltando sul treno dei frammenti di una conversazione tra passeggeri. Cerca di trasformare il suo aspetto e inizia a viaggiare per l'Italia e per l'Europa, senza una meta prestabilita, senza uno scopo preciso se non quello di godere appieno dell'inaspettata libertà. Ad un certo punto però comincia ad avvertire il peso della solitudine e sente la necessità di riallacciare quella rete di rapporti sociali che in passato lo soffocava e condizionava. Dopo un soggiorno a Milano e l'esperienza della modernità in questa metropoli industriale, va a vivere a Roma nella pensione di Anselmo Paleari, pensione che ospita strani personaggi appassionati di scienze occulte e di spiritismo. Si innamora della figlia del padrone di casa, la dolce Adriana, con la quale potrebbe iniziare una vita diversa e autentica. Si rende conto che in realtà il nuovo nome e il personaggio che impersona non esistono per la società e lo stato civile e che non può realizzare nessun progetto di vita futura. Vive con il timore che venga scoperta la sua vera iden durante una seduta spiritica viene derubato e si rende conto che non può neppure denunciare il furto perché è una persona inesistente per lo Stato. Si sente così ridotto ad un'ombra. Decide quindi di abbandonare Roma e Adriana e di far perdere le sue tracce facendo credere ad un suicidio per annegamento. Nei capitoli conclusivi, il protagonista cerca quindi di rientrare nella sua vecchia identità, "risorgendo" come Mattia Pascal. Torna al suo paese natale ma scopre che la moglie si è formata una nuova famiglia, si è risposata ed ha avuto una figlia con il suo amico Pomino. Rinuncia allora a vendicarsi della moglie e ad avvalersi della legge in base alla quale è ancora lui il marito legittimo, ma in tal modo non gli resta altro che adeguarsi a vivere una condizione sospesa di estraneo che osserva gli altri dall'esterno, cosciente di non essere più "nessuno". Aspettando la terza definitiva morte, si accontenta di vivere nella biblioteca in cui aveva svogliatamente lavorato da giovane, scrivendo la propria storia. STRUTTURA: l'incipit del romanzo vede il protagonista dichiarare di avere un'unica certezza quella di chiamarsi Mattia Pascal ma di non essere Mattia Pascal. Emerge in questa dichiarazione l'inettitudine del personaggio, cioè la sua impossibilita di vivere al di fuori della forma. Nonostante abbia scoperto che il nome è solo una triste convenzione sociale, una maschera vuota ed una gabbia soffocante, Pascal commette l'errore di darsi una seconda identità, chiudendosi in un'altra trappola. Il romanzo si chiude con un paradosso: morto due volte e senza più la possibilità di avere un'identità sociale, il protagonista può vivere solo come "il fu Mattia Pascal" accettando di vivere la condizione di passività ed accettazione. Il romanzo rivela una grande originalità strutturale poiché: si tratta di una narrazione retrospettiva in prima persona che presenta una struttura circolare e simmetrica (la vicenda inizia dalla fine e si conclude tornando all'inizio); la verità della narrazione viene posta in discussione e il lettore viene sollecitato a interpretare quanto raccontato con spirito critico e con diffidenza; è un romanzo che utilizza spesso esclamazioni, interrogazioni, domande retoriche ecc. L'inattendibilità del romanzo deriva dal fatto che la voce narrante corrisponde al protagonista delle vicende. Al punto di vista oggettivo e verosimigliante della narrazione naturalistica, Pirandello sostituisce il punto di vista soggettivo di un personaggio la cui unità è frantumata in tre diverse incarnazioni: Mattia Pascal, Adriano Meis, il fu Mattia Pascal, ciascuna delle quali interviene sul racconto presentando un punto di vista diverso. Il fu Mattia Pascal unisce racconto e riflessione teorica, assumendo i connotati del romanzo-saggio, un genere narrativo, in cui i momenti di riflessione teorica e filosofica si intrecciano alla narrazione delle vicende. Si tratta di un romanzo allegorico concentrato sulla crisi dell'uomo moderno TEMI: tra le varie tematiche trattate c'è quella della famiglia, vista sia come un nido, riferita al rapporto di tenerezza con la madre, ma anche come una prigione da cui evadere, relativamente al rapporto coniugale e con la suocera; il relativismo espresso attraverso il gioco d'azzardo che mette in rilievo la casualità degli eventi (il caso) e il potere della sorte e, lo spiritismo, che serve per sottolineare la crisi del razionalismo positivista e affermare che il potere della ragione umana è limitato. Tra gli altri temi c'è quello dell'inettitudine, Mattia Pascal è un inetto incapace di adattarsi alla vita e dalla quale sogna un'evasione impossibile, è uno sconfitto dalla vita ed un anti-eroe che finisce con il guardarsi vivere; la crisi dell'identità, altra tematica importante: Mattia Pascal non riesce a rapportarsi non solo con la propria anima ma anche con il proprio corpo, ne è un sintomo il suo occhio strabico che guarda sempre altrove. La perdita dell'identità viene evidenziata anche attraverso il tema del doppio, tutto il romanzo è improntato sulla duplicità, sul raddoppiamento delle situazioni: Mattia Pascal seduce sia Romilda che Oliva; finge due volte il suicidio; si dà due diverse identità, Adriano Meis e poi Fu Mattia Pascal. infine, Pirandello tratta anche temi come quello della maschera e della negazione dell'identità sociale. L'identità è una necessità sociale, ognuno di noi indossa una maschera per rapportarsi agli altri, non mostra la sua vera persona e quando Mattia Pascal prende coscienza di ciò capisce di essere passato da una situazione di maschera a quella di maschera nuda, consapevole dell'impossibilità di qualsiasi identità, si limita a guardarsi e guardare gli altri vivere. • "UNO, NESSUNO E CENTOMILA" Il protagonista del romanzo è Vitangelo Moscarda, figlio scansafatiche di un banchiere usuraio dal quale ha ereditato la banca che gli permette di vivere di rendita. Tutta la vicenda prende avvio da un evento insignificante, lo scrutarsi allo specchio del protagonista e la scoperta di un difetto, il naso che pende verso destra. Lui non aveva mai notato questo particolare, è la moglie che glielo sottolinea. La scoperta del difetto del naso, seguita poi da altri difetti che la moglie gli fa notare, come le sopracciglia che sembrano due accenti circonflessi, l'attaccatura delle orecchie, la diversità della gamba destra rispetto alla sinistra, scatenano in lui una crisi di identità. Vitangelo si rende conto che la moglie e le persone intorno a lui hanno un'immagine della sua persona completamente diversa da quella che egli si è fatto di sé stesso. Decide quindi di cambiare vita per scardinare l'immagine stereotipata che gli altri hanno di lui, alla ricerca della sua vera identità. Lui che non si era mai occupato della banca decide di gestire direttamente la banca e i beni paterni. Sfratta un certo Marco di Dio da una casa di sua proprietà per poi regalargli l'appartamento. Poi, per liberarsi della nomea che gli è stata attribuita dai compaesani di figlio dell'usuraio, si ripropone di liquidare la banca. La moglie, i famigliari e gli amministratori della banca, per impedirgli di dilapidare tutte le sue sostanze, lo vogliono interdire per infermità mentale. Moscarda riceve allora la visita di Anna Rosa, un'amica della moglie, inviata nel tentativo di per cercare di ricondurlo alla ragione. La donna, sconvolta dal suo modo di ragionare e preda di un inspiegabile raptus, gli spara un colpo di pistola. Al processo però, anche grazie alla deposizione di Moscarda, viene assolta. Vitangelo devolve tutti i suoi beni per la costruzione e la gestione di un manicomio per poveri indigenti, in cui lui stesso si ritira a vivere. Nell'ospizio si sente finalmente libero da ogni regola e dalla prigione dell'identità attraverso l'immersione nella natura, vive come un elemento della natura o un animale, è diventato nessuno, è senza nome, identità e pensieri, immerso nel fluire insensato della vita. STRUTTURA: il libro si divide in 8 capitoli che a loro volta si dividono in sotto-capitoli, questo porta ad una struttura spezzettata, ma fortemente coesa, un insieme di piccole unità che si collegano tra di loro e vanno a formare il tutto del romanzo. La narrazione segue i pensieri del personaggio, tra improvvise illuminazioni e ripensamenti. È uno stile divertente e allegro. La scrittura invece si costituisce attraverso flussi di pensiero e ragionamenti, un incessante monologo interiore. Sono presenti domande retoriche ed esclamazioni, che mantengono vivo il ritmo della scrittura. Il narratore inserisce spesso un interlocutore immaginario, che è il lettore stesso. La lingua è, in generale, semplice con molti elementi del parlato, in particolare nei dialoghi. Già dall'inizio del racconto il procedimento è tipicamente umoristico: un elemento insignificante, come guardarsi allo specchio, assume dimensioni eccezionali e la ridicola ed eccessiva reazione del protagonista non può che suscitare il riso nel lettore, il quale attraverso la comicità viene però indotto ad un secondo livello di lettura basato sulla riflessione e sull'analisi relativi alla rappresentazione dell'io e al concetto di identità. La narrazione è retrospettiva (i fatti sono già accaduti nel momento in cui viene narrata la storia) e condotta dal punto di vista soggettivo e parziale del protagonista (narratore "inattendibile"). E' una specie di anti-romanzo, in cui la voce narrante, riflette tra sé e sé; non c'è una trama vera e propria e si salta frequentemente da un tema all'altro. L'impostazione di "Uno, nessuno e centomila" è quella di un romanzo-saggio in cui la parte della riflessione prevale nettamente sulla parte narrativa. TEMI: in questo romanzo ritroviamo tutti i temi più cari a Pirandello, primi quelli della maschera e della follia. Il protagonista scopre di non conoscersi e di indossare centomila maschere. Interviene allora la follia, unica via di scampo dalla tragicità e la paradossalità della vita, follia che deriva dalla consapevolezza Molto importante è l'immagine dello specchio davanti al quale Vitangelo capisce di non riconoscere il suo riflesso come suo. L'intento del romanzo è quello di riuscire a individuare nelle «<centomila»> proiezioni che gli altri hanno di lui, il suo vero "io", I""uno", la sua unicità, per scoprire invece che non esiste "nessuno" (disgregazione dell'lo). Uno, nessuno e centomila è il romanzo della crisi dell'individuo, argomento caro a Pirandello, e Vitangelo Moscarda è l'ultima di tante figure di uomini e personaggi frantumati e in conflitto con la realtà e con sé stessi. Ma il romanzo di Pirandello, oltre alla crisi dell'io ci mostra anche la crisi della società. Altro tema del romanzo è l'inettitudine tuttavia Moscarda non si adegua ad assistere passivamente alla vita, ma va alla ricerca di una soluzione che lo riscatti dalla condizione di inetto. Moscarda rifiutando la schiavitù della maschera e la trappola dell'identità, approda ad una soluzione utopica ma assurdamente positiva: annullare se stessi immergendosi nel flusso vitale di una comunione profonda con la natura, lontano dalla città, simbolo dell'alienazione e dell'artificialità. Il percorso per sfuggire ad una condizione di profondo malessere si conclude con una fuga dalla forma per entrare nella vita, ovvero una fuga dalla società per entrare nella natura vista come vita allo stato puro. TEATRO • "COSI È, SE VI PARE" La storia è ambientata agli inizi del Novecento ed è tratta dalla novella "La signora Frola e il Signor Ponza suo genero", in un periodo in cui decadono gli ideali borghesi. L'opera inizia con l'arrivo in una cittadina di provincia di una strana famiglia che suscita i pettegolezzi degli abitanti del paese e che scampa miracolosamente ad un terribile terremoto. Si tratta del Signor Ponza e della suocera, la Signora Frola, e della moglie del signor Ponza, mai avvistata veramente da nessuno, ma comunque sulla bocca di tutti. Corre voce che il Signor Ponza sia un "mostro" che impedisce alla Signora Frola di vedere la figlia tenuta chiusa a chiave nella propria abitazione. Alla discussione prendono parte, in fase la Signora Agazzi, sua figlia Dina e il fratello Lamberto, ma in seguito una schiera di amici si ritrova nel salotto di casa Agazzi per tentare di risolvere la questione e scovare la erità su questa strana famigliola. Solo il cognato Laudisi difende a spada tratta i nuovi arrivati, dichiarando l'impossibilità di conoscere realmente gli altri e, più in generale, di comprendere la verità assoluta. Nel tentativo di risolvere l'enigma si organizzano addirittura delle ricerche in Prefettura per cercare dei documenti che possano provare qualcosa ma ogni documento è andato distrutto durante il terremoto. In seguito ad un incontro tra la suocera e il Signor Ponza, finito in scene di violenza, i due vengono interrogati ma la suocera si giustifica affermando che suo genero è pazzo perché crede di essere rimasto vedovo e di essersi risposato con un'altra donna che non avrebbe nessuna parentela con lei; dall'altra parte, il Signor Ponza sventola ai quattro venti la pazzia della suocera, dicendo che sarebbe impazzita a causa della perdita della figlia Lina, sua prima moglie, e attualmente sarebbe convinta che Giulia (la sua seconda moglie) sia la sua attuale figlia, purtroppo scomparsa prematuramente. Per questo motivo, i due coniugi avrebbero messo in atto una serie di precauzioni per tener viva l'illusione nella donna. Le due versioni contrastanti generano ancora più confusione. Non resta allora che interrogare la Signora Ponza. Nell'ultimo atto, a casa di Agazzi arriva la moglie del Signor Ponza, l'unica in grado di risolvere l'enigma, nel tentativo estremo di far conoscere a tutti la verità. Ma anche lei genera confusione: con il viso coperto da un velo nero, ribadisce di essere al contempo sia la figlia della Signora Frola che la seconda moglie del Signor Ponza, lasciando tutti nello sconcerto e affermando di non essere nessuna: "Io sono colei che mi si crede", non svelando a nessuno la sua vera identità. In ultimo interviene Lamberto che, dopo una sonora risata che lascia tutti attoniti, con uno sguardo di sfida derisoria nei confronti di tutti i presenti, chiude la scena lasciando l'enigma irrisolto. ANALISI-TEMI: la commedia è divisa in tre atti, articolati a loro volta in sei scene, il primo e, nove i restanti e si ispira ad un tema molto caro al poeta: l'impossibilità di conoscere la verità assoluta, verità di cui ognuno può dare una propria interpretazione che può non coincidere con quella degli altri. Secondo Pirandello e Laudisi, non esiste un'unica forma di verità poiché la realtà viene percepita da ciascuno in modo diverso, generando così un relativismo delle forme, delle convenzioni e dell'esteriorità. Il relativismo filosofico e psicologico su cui fonda il suo pensiero si scontra con la mancanza di comunicazione tra gli uomini: poiché ogni persona ha un proprio modo di vedere la realtà, non esiste un'unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono le persone che credono di possederla e dunque ognuno ha una propria "verità". • "SEI PERSONAGGI IN CERCA DI AUTORE" Il dramma comincia su un palco in allestimento. Proprio qui i sei personaggi raccontano le loro storie mentre alcuni attori provano il secondo atto di un'opera teatrale di Pirandello, "Il giuoco delle parti". I sei personaggi della commedia si sostituiscono agli attori e sono persone comuni: il Padre, la Madre addolorata, la Figlia selvaggia o Figliastra, il Figlio, una Bambina e un Giovinetto. Interviene il direttore-capocomico che, anche se inizialmente indispettito dall'interruzione delle prove, lascia poi che i sei personaggi raccontino il loro vissuto, anche se in un modo caotico e confuso. La scena finale è ambientata in un giardino dove la Madre scopre la terribile tragedia appena avvenuta: la Bambina è affogata in una vasca. Il Giovinetto, che aveva assistito a tutta la scena da dietro un albero imponente, scioccato dalla vicenda decide di porre fine alla sua vita. Egli si spara con una rivoltella e al suicidio segue il grido straziato della Madre. Interviene a questo punto il capocomico che decide di licenziare tutti i personaggi dopo aver perso la pazienza. PERSONAGGI: la Madre: è lei la prima a raccontare la sua storia. Dopo alcuni anni di matrimonio con il Padre e la nascita del Figlio i due si sono separati e la donna ha voluto cominciare un nuovo rapporto amoroso con il segretario del marito. Con questo ha successivamente avuto altri tre figli, la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina. Dopo la morte del suo nuovo compagno, però, la Madre è costretta a lavorare nella sartoria di Madama Pace per mantenere sé e i suoi figli; la verità è però che il negozio di sarte è solo una copertura per quella che è una casa di appuntamenti. Madama Pace non compare mai sul palco ma viene descritta dall'autore come una donna appariscente e sovrappeso; il Padre: egli parla della delusione e dell'amarezza provate in seguito all'abbandono della moglie; tuttavia il Padre non si perde mai d'animo e presta sempre attenzione anche al nuovo nucleo familiare della ex moglie, curandosi di tutto ciò che accade loro; la Figliastra: anche la figliastra è obbligata a intrattenersi con degli uomini da Madama Pace pur non volendolo. La giovane vive sotto ricatto ovvero se non si presta la Madre rimane senza lavoro alla sartoria e crescerà da sola e in maniera stentata i quattro figli. Un giorno succede che il Padre entra da Madama Pace come cliente e solo l'arrivo tempestivo della madre evita la tragedia di un rapporto semi-incestuoso. Quando capisce l'accaduto il Padre decide di accogliere tutti nella sua dimora ma la convivenza si rivela difficile un po' per tutti quanti; il Figlio: il figlio entra in scena lamentandosi della situazione che si è venuta a creare ed esternando tutto l'odio che prova nei confronti non solo della Madre ma anche dei suoi fratellastri. Anche la Bambina e il Giovinetto cominciano a manifestare malcontento per il bizzarro modo in cui sono costretti a vivere. I personaggi del dramma di Pirandello appaiono vivi e reali agli occhi del pubblico ma l'autore non dà loro una forma definitiva, concedendogli invece la massima libertà di espressione e di movimento scenico. In questo modo l'autore affronta il tema della comunicabilità. Nel dramma emerge in maniera egregia quella che è la discordanza tra attore e personaggio e questo fatto rende l'opera uno dei testi teatrali di maggior rilievo della letteratura italiana: attore e personaggio non possono mai divenire una sola unità. ANALISI-TEMI: Pirandello ci offre un dramma impossibile suggerendosi che non è possibile portare in scena un dramma senza tradirne l'originaria natura. L'unica cosa che resta da fare è mettere in scena proprio questa impossibilità di interpretarlo. La struttura in quest'opera diventa tematica, la forma del dramma diventa argomento. È una svolta metateatrale (il metateatro è il "teatro nel teatro") che disintegra lo spazio scenico portando all'abbattimento di quella quarta parete che aveva accompagnato le rappresentazioni per tutto l'Ottocento. Il tutto si fonde in un processo di estraniamento che coinvolge attori e pubblico. Quest'ultimo, colto impreparato e confuso, ben presto si abitua alla riflessione e da semplice spettatore si trasforma in soggetto attivo e critico. La tragedia dei personaggi sta nella loro necessità di esistere. Tra i vari temi che emergono dall'opera troviamo il tentativo di smascherare il meccanismo e la magia della creazione artistica e il passaggio dalla persona al personaggio, l'opposizione tra forma e vita, un conflitto tra ciò che sembra reale e ciò che pretende di esserlo, l'incomunicabilità di fondo che porta a galla quella visione relativa del reale; la creazione di scene traumatiche in cui tutti i personaggi vogliono vivere una vita autentica ma rivivono angosce e colpe. • "L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA" L'ambiente in cui si svolge la scena della novella/commedia è il caffè di una piccola stazione di provincia in cui, a tarda notte, due uomini conversano. Il dialogo, in un atto unico, dei due personaggi si basa su argomenti legati alla quotidianità. In realtà uno dei due personaggi parla in continuazione, mentre l'altro si limita ad ascoltare interloquendo raramente, quando ha occasione di inserirsi nel discorso, con battute ovvie e banali, si connota dunque più come un monologo che un dialogo. Gradualmente dal dialogo banale emerge il dramma quando il primo personaggio rivela, al suo occasionale interlocutore, una terribile verità: l'uomo ha scoperto di essere affetto da un tumore della bocca. Egli lo descrive spiegando come questa cosa dal nome dolce che si adatterebbe ad un fiore, si tratti invece di un fiore maligno. L'uomo vuole allontanarsi dai conoscenti e soprattutto dalla moglie perché rappresentano tutte quelle cose da cui si vuole staccare per non restarne vittima: il passato, i ricordi e la vita stessa. ANALISI-TEMI: analizzando i personaggi notiamo che: l'avventore rappresenta la normalità, l'uomo comune con i suoi problemi di tutti i giorni e con le sue preoccupazioni, la cui mente si è appannata con la monotonia e la banalità del vivere quotidiano; a lui si contrappone l'uomo dal fiore in bocca che sa di essere destinato ad una morte imminente. Questa vicinanza con la morte lo ha elevato ed ha reso più lucida ed appassionata la sua capacità di penetrare l'essenza dell'esistenza. Ha compreso la futilità e la convenzionalità della vita quotidiana e borghese. Il tema centrale è il dilemma di come si pone l'uomo davanti alla morte mettendo in evidenza come cambia radicalmente il modo di vedere il mondo, la propria esistenza e quella degli altri. Anche gli accadimenti più ovvi e scontati acquistano una luce nuova e un'importanza vitale. Tra gli altri temi dell'opera troviamo il relativismo della realtà e l'incomunicabilità tra gli uomini.