Luigi Pirandello rappresenta una delle figure più significative della letteratura italiana del Novecento.
La vita e opere di Pirandello si intrecciano profondamente con il suo pensiero filosofico e la sua visione del mondo. Nato nel 1867 a Girgenti (oggi Agrigento), sviluppa una concezione della realtà basata sul relativismo conoscitivo, secondo cui non esiste una verità assoluta ma solo interpretazioni soggettive della realtà. Il suo pensiero si concentra sul conflitto tra "vita" e "forma", dove la vita rappresenta il flusso continuo dell'esistenza mentre la forma sono le maschere sociali che l'individuo è costretto a indossare. Questo tema della maschera diventa centrale nella sua produzione letteraria, simboleggiando l'impossibilità dell'uomo di esprimere la propria autenticità nella società.
Tra le opere più importanti troviamo "Il fu Mattia Pascal" (1904), "Sei personaggi in cerca d'autore" (1921) e "Uno, nessuno e centomila" (1926), dove emerge il tema della metaletteratura e della frantumazione dell'io. Il suo contributo innovativo si manifesta anche attraverso il concetto di vitalismo, che rappresenta la forza vitale in opposizione alle convenzioni sociali. La pazzia nei suoi personaggi diventa spesso una forma di liberazione dalle costrizioni sociali, una via di fuga dalla rigidità delle forme. La sua produzione letteraria, che si conclude con la sua morte nel 1936, ha profondamente influenzato la letteratura moderna, introducendo tecniche narrative rivoluzionarie e una nuova concezione del teatro. Il suo pensiero e poetica continuano a essere studiati e analizzati per la loro profonda attualità e capacità di interpretare la condizione umana moderna.