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Petrarca: vita + secretum + il Canzoniere

5/3/2023

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PETRARCA
La vita
Egli naque ad Arezzo nel 1304 da una famiglia borghese,
appartenente ai guelfi bianchi. Nel 1312 si trasferisce ad
Avignone

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PETRARCA La vita Egli naque ad Arezzo nel 1304 da una famiglia borghese, appartenente ai guelfi bianchi. Nel 1312 si trasferisce ad Avignone per seguire il padre notaio impiegato presso la Curia papale (in esilio da Firenze dopo che i Guelfi neri si erano impadroniti della città). Nel 1320 a 16 anni intraprende gli studi giuridici prima a Montpellier poi a Bologna, interrompendoli bruscamente quanto si accorge che la sua vera vocazione è quella letteraria. Qui conduce una vita frivola: coltiva molteplici interessi, legge gli scrittori classici, asseconda le sue esigenze di spiritualità; qui scopre la sua predilezione per Sant'Agostino con la lettura delle Confessioni (un testo che teneva sempre per sé). Si dedica poi alla poesia lirica di argomento amoroso in volgare. Egli segue il modello dei poeti stilnovisti e di Dante, componendo i suoi versi su un'unica figura femminile, cui dà il nome di Laura (Laurum "alloro" o "gloria poetica"), richiamando il lauro, pianta sacra di Apollo (dio della poesia). Per provvedere al suo sostentamento, Petrarca prende gli ordini minori e comincia a viaggiare in Italia e all'estero. Durante questi viaggi stringe amicizia con diversi letterati europei e italiani in particolare con Boccaccio. Intorno al 1337 acquista una casa in Valchiusa, presso le sorgenti del Sorga (poco lontano da Avignone), dove si rifugia spesso per dedicarsi alla lettura dei classici,...

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Didascalia alternativa:

alla scrittura, alla meditazione. Da questo ozio letterario nasce gran parte delle sue opere sia in latino sia in volgare. Così nel 1341 viene ufficialmente incoronato poeta a Roma con una solenne. cerimonia sul Campidoglio. Ma pochi anni dopo, si apre per Francesco un periodo di profonda crisi spirituale ("dissidio interiore) in cui si alternano l'ansia di purificazione e il richiamo continuo di interessi mondani, letterari e politici. Questa profonda crisi religiosa, si intensificò anche in seguito al ritiro in convento dell'amato fratello Gherardo: egli da un lato avrebbe voluto imitare la scelta del fratello, ma dall'altro non si sentiva pronto per una decisione così radicale e definitiva. deaux Limoges Francia Tolosa Andorra Belgio Lussemburgo Ginevra Lione Grenoble Montpellier AVIGNONE Marsiglia Franc Zuri Svizzera Monaco Così mette per iscritto i problemi che caratterizzano i suoi tempi: come la sua contrareità nella corruzione della Curia avignonese e contro le continue lotte tra le fazioni e tra i signori italiani. In questo contesto, infatti decise di supportare il tentativo politico di Cola di Rienzo di riportare Roma alla grandezza antica, mettendosi in viaggio per Roma: una volta giunto a Genova venne a sapere che Cola di Rienzo aveva cominciato ad assumere un comportamento sempre più violento, così non proseguì oltre. Insofferente la corruzione della Chiesa, lascia per Avignone e nel 1353 decide di stabilirsi definitivamente in Italia. Trascorre gli ultimi anni di vita presso Arquà nei Colli Euganei (vicino a Padova), dove continua a svolgere la sua attività letteraria fino alla sua morte nel 1374.. Il Secretum Si tratta di un opera di meditazione morale e religiosa, scritta durante il picco della crisi religiosa del poeta. Il titolo completo è De secreto conflictu curarum mearum, il segreto conflitto dei miei affanni. IL "Secretum" è l'opera più importante e più valida di Petrarca.. Venne scritta nel 1343 secondo i dati forniti da Petrarca, ma secondo gli storici viene scritta qualche anno dopo, tra il 1347 e il 1353. In questo periodo Petrarca stava scrivendo anche il "De Otio Religioso", che è simile al Secretum per contenuto. di Si tratta di una specie di Diario Segreto: non aveva quindi lo scopo pubblicarta, ma lo hanno fatto al suo posto i posteri. È un'opera scritta con lo stile del dialogo filosofico, che in questo caso è tra Petrarca e Sant'Agostino. L'opera è stata divisa in 3 libri+proemio. In quest'ultimo una donna si presta davanti a Petrarca. Si tratta della personificazione della Verità, che si trova accanto ad un uomo anziano vestito da Africano. Quest'ultimo è Sant'Agostino, presentato così perché lui era effettivamente Africano, proveniente da Ippona. Viene ricordato perché fu l'ultimo difensore della città. • Nel 1° libro Petrarca parla del motivo per cui l'uomo è infelice. Agostino lo critica, perché si lascia tentare dalle cose terrene, materiali, ma Petrarca ammette di non riuscire a liberarsene. Agostino però non lo giustifica, ritenendole delle scuse. • Nel 2° Libro Agostino prende in considerazione i 7 peccati capitali e dice di ritenere Petrarca colpevole di tutti, tranne dell'invidia. Successivamente affronta il tema dell'accidia (pigrizia), ammettendo di provarla e di soffrire di questa condizione, perché rende tutte le cose aspre e orribili. • nel 3 libro Agostino accusa Petrarca di aver distolto l'attenzione dagli interessi morali e dal bene a causa dell'amore e della gloria. Petrarca cerca di difendersi dicendo che l'Amore è un sentimento nobile, e non è sbagliato provarlo, Agostino ribatte però che l'amore fisico è strettamente materiale, essendo che la bellezza giovanile prima o poi sparisce. Per quanto riguarda la gloria, Petrarca la considera una cosa positiva, ma anche su essa Agostino dice che è legata esclusivamente alla vita terrena. La conclusione dell'Opera è aperta, o meglio, non ha un finale, essendo che Petrarca dice che proverà ad impegnarsi di più a ritrovare il bene, ma non ci fa capire se poi ce la fa. o no. Il Secretum è l'Opera in latino che viene apprezzata di più, essendo di straordinaria modernità. Per la prima volta infatti troviamo una confessione. l'accidia L'accidia è una malattia interiore dell'anima, dove non si trova interesse in nulla, tutto appare buio e cupo. L'animo è perciò dominato a dall'indifferenza e dall'assenza di sentimenti. È come se l'io fosse imprigionato e paralizzato, privandosi quindi anche di sentimenti positivi. L'accidia di Petrarca è ancora oggi attuale, infatti spesso viene messa in relazione con la depressione, anch'essa una malattia dell'anima molto diffusa nella vita moderna. Il Canzoniere La redazione del Canzoniere che raccoglie tutta la sua produzione lirica e si configura come la narrazione autobiografica di esperienze realmente vissute ma fortemente rielaborate in chiave letteraria che lo impegnerà fino agli ultimi anni di vita. Quindi, alla base del Canzoniere c'è sicuramente un'esperienza reale, anche se non particolarmente importante, ma tutti i critici sono ormai concordi nel ritenere che l'amore per Laura divenne per il poeta un simbolo letterario, intorno al quale concentrò gli elementi della sua travagliata vita interiore. I Canzoniere è una raccolta di 366 poesie scritte nell'arco di tutta la sua vita, tra le quali 317. sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali. Dal punto di vista stilistico, Petrarca utilizza l'endecasillabo e usa un lessico raffinato e, allo stesso tempo, un lessico usuale. Il canzoniere, poiché è scritto in prima persona fa riferimento a esperienze e sentimenti propri dell'autore. Tuttavia, se si considera l'intera opera e la sua organizzazione, si può notare il carattere autobiografico. Il titolo originale del libro era in latino: "Rerum vulgarium pragmenta". Le poesie sono "frammenti" perché si tratta di "frammenti dell'anima" che sono stati raccolti e organizzati dall'autore in un racconto unitario cioè la storia dell'amore di Francesco per Laura. Questa frammentarietà non è solo materiale ma è anche il riflesso della confusione e della dispersione interiore del poeta. L'opera, a differenza della Vita nuova di Dante, non ha una cornice narrativa in prosa ma presenta una successione di poesie, divise in "vita di Laura" e in "morte di Laura". La prima parte dell'opera traccia la storia ideale di questo amore. infelice e non corrisposto da cui il poeta tenta senza successo di Liberarsi ed emerge con chiarezza la natura umana e terrena di Laura. come donna in carne e ossa, soggetta all'invecchiamento e con i suoi difetti, e la distanza tra la sua figura e quella della donna-angelo stilnovista che poteva fare da tramite tra uomo e Dio, mentre lei allontana l'uomo dal Paradiso. Allo stesso modo la morte di Laura provoca dolore e pena nel poeta, ma anche la consapevolezza che la vita umana è precaria e tutto è destinato a svanire, per cui Petrarca si pente e abbandona gradualmente quell'amore. E innegabile, dunque, li dissidio interiore e la lotta con se stesso per combattere li sentimento per Laura, da lui sentito come immorale e tale da distoglierlo dalla ricerca della virtù; tale lotta non viene portata a termine e il poeta non giunge a una reale "redenzione" dalla sua passione per la donna amata, rendendosi conto che essa è sbagliata ma non riuscendo a rinunciarvi. in modo definitivo. Non è dunque casuale che il primo incontro con Laura all'innamoramento avvengano il giorno della morte di Cristo, data simbolica della redenzione dal peccato nella liturgia cristiana. L'amore per Laura, quindi, è il tema dominante della raccolta, ma non mancano altri argomenti di attualità, altri invece sono componimenti dedicati ad amici e potenti protettori del poeta. ·l'amore per Laura La materia quasi esclusiva del Canzoniere è costituita dall'amore del poeta per una donna, chiamata Laura, incontrata "il sesto d'aprile" venerdì santo in una chiesa di Avignone nel 1327. E' un amore perpetuamente inappagato e tormentato. Il poeta è chino su se stesso ad esplorare moti e conflitti interiori, e spesso assapora quasi il piacere di soffrire e di piangere. Gli stati d'animo rappresentati dalla poesia riflettono un continuo oscillare tra poli opposti, senza mai una risoluzione definitiva: ora il poeta contempla l'immagine della donna, creata dal sogno e si nutre di vane speranze;ora lamenta la sua crudeltà e indifferenza. Questa vicenda ha una svolta alla morte della donna nel 1348: il mondo sembra improvvisamente scolorire, farsi vuoto e squallido. Ma non per questo la passione si estingue, ma il poeta sente il desiderio di purificazione: la morte gli appare come un dubbioso passo pieno di insidi e di pericoli perché non sa se dio lo perdonera (invece in dante questo dissidio non c'è ma trova la via della salvezza incontrando dio). L'immagine di Laura alla fine del canzoniere resta di una bella donna bionda con dei begli occhi, il dolce riso, le rose vermiglie delle labbra; ma la sua figura resta oltremodo oscura. Laura gli appare come una creatura più umana, di natura fragile. La sua bellezza la vive come un ostacolo per raggiungere spiritualmente la religione. (Percepisce il senso di colpa). Al contrario per Dante, invece l'amore è platonico,che porta a Dio, con la donna che fa da mediatrice tra cielo e terra. Solo e pensoso i più diversi campi IMPRONTA UMANA NON C'E LUOGO CHE POSSA ZITTIRE LA VOCE. DEL HALESSERE Solo et pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi et lenti, et gli occhi porto per fuggire intenti ove vestigio human la rena stampi. Altro schermo non trovo che mi scampi dal manifesto accorger de le genti, perché negli atti d'alegrezza spenti di fuor si legge com'io dentro avampi: sì ch'io mi credo omai che monti et piagge et fiumi et selve sappian di che tempre sia la mia vita, ch'è celata altrui. MALE INTERIORE ANASCOSTA AGLI ALTRI Ma pur sì aspre vie né sì selvagge cercar non so, ch'Amor non venga sempre ragionando con meco, et io co llui. Il tema del sonetto è la ricerca della solitudine, per trovare un conforto al suo tormento interiore, ma tutto è inutile perché l'Amore, causa della sua sofferenza, non lo lascia mai un instante. I sentimenti dominanti sono dunque la solitudine ed il contrasto intimo. Il poeta concentra l'attenzione sul suo io e lascia tutto il resto nel vago: la donna amata non è nemmeno ricordata, i campi sono deserti e solo indirettamente il lettore capisce la causa della sua inquietudine. L'aspetto esterno è delineato da una serie di espressioni, tipiche della. tristezza: aspetto mesto, solitudine, fuga dagli altri. Il suo dissidio interiore, invece, è concretizzato da tutta una serie di antitesi: egli cerca i segni di una presenza umana solo con l'intento di fuggire gli altri uomini, cerca di nascondere agli altri la qualità della sua vita (v. 11), ma allo stesso tempo afferma che essa è nota a tutti (v. 9-10). La strada che percorre è selvaggia, ma l'Amore, continua a fargli compagnia: opposizione tra tristezza e cuore ardente. Italia mia benchè I parlar sia indarno Italia mia, benché 'l parlar sia indarno- a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo sì spesse veggio,- piacemi almen che'miei sospir' sian quali spera 'l Tevero et l'Arno, e 'l Po, dove doglioso et grave or seggio. Rettor del cielo, io cheggio che la pietà che Ti condusse in terra Ti volga al Tuo dilecto almo paese. VERSO DIO PER LA SEDE PAPALE SIA INUTILE FERITE NUMEROSE SONO SEDUTO ADDOLORATO. E PENSOSO Petrarca si mostra preoccupato per le sorti dell'Italia e consapevole delle sventure provocate dalle discordie civili e dalle guerre intestine. Ma, più che un politico, egli si rivela essere un letterato umanista che nutre grande considerazione nei riguardi del popolo italico, reputato l'erede della romanità antica. Sui valori della latinità e della tradizione culturale classica, i valori dell'humanitas precorsi da Petrarca, deve fondarsi la superiorità della civiltà italiana sulla barbarie germanica e si devono porre premesse della pace. Sono presenti temi come quello della fugacità del tempo, della nostalgia della propria infanzia felice e delle memorie familiari e l'aspirazione alla serenità degli studi. le dell'a