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Petrarca: vita e opere

18/11/2022

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Francesco Petrarca: ANTICIPATORE DELL'UMANESIMO
Nacque ad Arezzo nel 1304; era il primogenito di un notaio di origine fiorentina il quale fu

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Francesco Petrarca: ANTICIPATORE DELL'UMANESIMO Nacque ad Arezzo nel 1304; era il primogenito di un notaio di origine fiorentina il quale fu bandito da Firenze a causa della sua militanza fra i guelfi bianchi e si trasferirono ad Avignone. Petrarca era un intellettuale, un umanista, possedeva un animo inquieto ed era una persona particolare: 1 egli mostrava una personalità inquieta, instabile e contraddittoria; infatti, preferiva cambiare e conoscere piuttosto che stare fermo in un posto infatti, fino alla morte del padre, lui e il fratello si alternarono fra Firenze e Avignone per gli studi universitari era uno studioso della parola, il quale consisteva nel comprendere il messaggio e la verità di quell'autore. voleva restaurare la veridicità storica dei fatti e dei testi Il dato fondante della sua scrittura, delle sue idee e della sua poetica è dato dalla sua inquietudine interiore Era contro alcune filosofie tra cui quella di Aristotele, medicina e diritto e averroismo, poiché spiegavano l'uomo dall'esterno; invece amava la filosofia di Sant'Agostino (lo considerava come una guida spirituale) che spiegava l'uomo internamente. per lei il poeta provò un amore carnale in suo onore scrisse anche il Canzoniere acquistò una casa a Valchiusa e iniziò a dare forma alle sue prime opere (De viris illustribus e Africa) nacque Giovanni (il suo primogenito naturale, di cui ignota la madre) mentre nel 1343 nacque la secondogenita Francesca (sempre da madre sconosciuta) nello...

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Susanna, utente iOS

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Didascalia alternativa:

stesso periodo, si legò anche alla presenza di Laura (conosciuta il 6 aprile) 10 anni più tardi, nel 1337 frequentò corsi di giurisprudenza presso l'università di Bologna dove intrecciò alcune importanti amicizie, tra le quali quella con Giacomo Colonna. gli consentì di entrare in contatto con la potente famiglia, offrendogli lavoro e sostegno economico. Malgrado cercasse di condurre una vita indipendente e senza obblighi si legò a protezioni importanti e impegnative, come con i Colonna diventando cappellano. Nel frattempo era concentrato nello studio dei classici latini e greci qualche anno più tardi (1341) crebbe il suo successo come letterato e intellettuale, grazie soprattutto all'appoggio dei Colonna, e gli giunse l'invito a ricevere la corona dell'alloro poetico a Roma. In seguito, fu ospite dalla famiglia dei Correggio; dove poi scoprì una sorta di rifugio campestre, a Selvapiana, stabilendosi per qualche mese e riprendendo l'attività poetica Nel 1348 la peste funestò l'Europa provocando sia la morte di Laura che di Giacomo Colonna; Petrarca fece diversi spostamenti tra le varie località dell'Italia settentrionale, alla ricerca di una sistemazione. Successivamente, in uno dei suoi viaggi, passò per Firenze e conobbe Giovanni Boccaccio. Nel 1360 accolse in casa con sé anche il figlio Giovanni, che però morì durante la seconda ondata di peste (1361) e Petrarca si rifugiò tra Padova e Venezia. Un decennio più tardi andò ad abitare con la famiglia della figlia Francesca e si trasferì nella casa fatta costruire ad Arquà, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Secondo alcune fonti la morte lo colse come aveva sempre desiderato, ovvero immerso nella lettura dei suoi amati classici, nel 1374. dal quale nacque un'amicizia che influenzò profondamente il pensiero e le opere dei due scrittori Petrarca pur essendo fiorentino di famiglia non volle mai stabilirsi a Firenze. Fu proprio questa scelta di distanziare se stesso da Firenze a segnare nuovi modi di vita e di sostentamento. Può essere considerato come un personaggio impolitico. Partecipa alle grandi questioni politiche del suo tempo attaccando anche la corruzione della Chiesa contemporanea e caldeggiando il ritorno della sede papale a Roma. latino ovvero indifferente alla storia che si svolge attorno a se, concentrato solo su se stesso e sui propri dissidi interiori SCRITTURA il latino era il suo mezzo di espressione. più spontaneo, il quale comprendeva diverse tematiche e un utilizzo più ampio. Scrive in latino sia versi che prosa. Scrivendo in latino cerca anche di imitare i suoi autori prediletti volgare utilizzato solo nel Canzoniere e nei Trionfi: ovvero opere in rima. Era considerato come la lingua della poesia, valutato come una lingua d'arte, riservata a particolari generi letterari Il Secretum Dal titolo originario si può intendere in che senso deve essere intesa la definizione di "segreto": infatti il libro parla dei problemi e delle ansie nascoste appartenenti solo all'intimo dell'autore (non fu pubblicato perché non era ritenuto degno) È stato scritto in latino e immagina il dialogo fra lui e Sant'Agostino. 1 dietro le figure dei due interlocutori c'è sempre Petrarca, dove assume il ruolo di "psicoterapeuta" (Sant'Agostino) e di "paziente" (Francesco) ragioni di sant'Agostino: rappresentano quelle di Petrarca quando osserva la sua vita in modo costruttivo, deciso trovare una via di redenzione definitiva dal suo stato di insoddisfazione e di inazione morale - ragioni di Francesco: sono quelle che Petrarca adduce a se stesso per spiegare come e perché non riesca mai a superare le sue "cure" L'opera proietta in un dialogo interiore dell'autore, scisso tra volontà e pigrizia. È diviso in tre libri e un premio • proemio: la Verità personificata appare a Petrarca e chiama sant'Agostino a cercare di guarire le malattie spirituali del poeta. • Libro I: sant'Agostino affronta con Francesco il tema della cronica infelicità di quest'ultimo, cercando di convincerlo che nessuno può essere infelice contro la propria volontà; dipende da Francesco decidere di uscire dal suo stato di inconcludente insoddisfazione. • Libro II: Agostino, in veste di confessore di Francesco, passa in rassegna i peccati di Francesco. Ne cita due più gravi: - lussuria - accidia: il quale mina alla vita morale del poeta • Libro III: Agostino mette a fuoco i due problemi principali della vita di Francesco: - l'aspirazione alla gloria il quale gli creano inquietudine fra la gloria terrena e quella spirituale - l'amore per Laura Invano Francesco cerca di difendere la sua devozione a Laura, sostenendo che essa ha avuto un'influenza positiva sulla sua vita morale; Agostino vi ravvisa invece la catena che ha impedito ai talenti naturali del poeta di svilupparsi pienamente. E per quanto riguarda il desiderio di gloria, Agostino spinge Francesco ad abbandonare i propositi di grandi opere erudite per dedicarsi a un serio esame di sé. In conclusione, il Secretum si conclude con un nulla di fatto, Petrarca da ragione a Sant'Agostino, affermando di voler cambiare ma non in quel momento, poiché ha altri impegni da concludere: ovvero occuparsi dell'amore per Laura e della gloria terrena Il Canzoniere - Rerum vulgarium fragmenta Già dal titolo originario in latino (Rerum volgarium fragmenta) si può intuire che il canzoniere rappresenta una raccolta di rime in volgare. Esso rappresenta un'autobiografia discontinua, per frammenti, e diversi sonetti/canzoni dedicati a Laura. Ogni "frammento" (ogni lirica) è leggibile in sé, come momento staccato e in sé compiuto. La struttura del libro è diviso in due parti: "In vita e in morte di madonna Laura". Non può essere considerato come un romanzo d'amore. Laura è una presenza evanescente, che non interagisce con poeta, resta sempre uguale a se stessa. Il tempo non c'è. Ad esempio, nella seconda parte dell'opera (chiamata "In morte di madonna Laura") è presente un'esattezza: questa parte si apre con la canzone "I'vo pensando" che tratta di un esame di coscienza, presupponendo Laura ancora viva. La notizia della sua morte arrivò solo dopo alcuni sonetti ("Oimè il bel viso, oimè il soave sguardo"). Il canzoniere può essere considerato come un "continuo" del Secretum. Entrambi parlano del perdono, del peccato, Petrarca capisce i suoi peccati, ma nonostante questo non riesce a convertirsi: l'immobilità prevale in lui. Sonetti anniversari: sono in occasione degli anniversari dell'innamoramento. ad esempio Petrarca cita una data, il 6 aprile, ovvero il giorno in cui incontrò Laura affermando che era un venerdì Santo (nonostante non lo fosse). Questa data è dedicata a molti sonetti il quale tutti parlano solo dell'amore per Laura. Dante DIFFERENZA FRA DANTE E PETRARCA presenta una straordinaria varietà di registri stilistici e linguistici, dall'osceno al sublime 1 attraversa situazioni estreme e incontra l'infinita varietà di tipi umani e morali 1 stile linguistico comico Petrarca parla con un unico tono di voce, con un'unica e pochissima variata tonalità linguistico-stilistica | incontra solo se stesso stile linguistico raffinato, unitario perché è solo Nello seconda parte, dopo la morte di Laura, ella è una presenza soprattutto mentale. Non diventerà mai Beatrice e le sue apparizioni sono sogni o illusioni effimere. Nonostante sia una creatura celeste, neanche lei riesce a pacificare veramente il poeta. Laura morta fa intravedere a Petrarca dei volumi di luce paradisiaca, ma questo non bastò Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono È il sonetto che fa da proemio al "Canzoniere". Parla, in sintesi, del contenuto del canzoniere; affermando che l'amore per Laura è un amore giovanile. Il titolo "in rime sparse" sta significare dei frammenti sparsi, poiché il canzoniere possiede un carattere frammentario. La scelta di questo sonetto come introduzione del manoscritto è dovuta al fatto che il poeta si rivolge direttamente al suo pubblico, come si può notare dal "Voi" con cui ha inizio il primo verso, poco dopo si riferirà solo a un pubblico generico ovvero a chi, come lui, soffre pene d'amore, chiede comprensione e perdono perché l'amore per una donna terrena lo ha traviato e lo ha allontanato dall'amore per Dio. Si presenta, come colui che ha sbagliato in passato ed ora se ne vergogna. L'autore specifica il tema dell'opera, cioè l'amore con tutte le sue mutevolezze, in quanto questo sentimento è oscillante tra la solarità scaturita dalla speranza di essere ricambiato ed il dramma derivato dal dolore di non esserlo. Riguardo alla concezione del pubblico, egli si differenzia molto da Dante e dagli stilnovisti, in quanto per lui è necessario semplicemente che le persone a cui si rivolge abbiano provato l'amore per esperienza personale, nulla importa la classe sociale cui appartengono. Per tale ragione Petrarca manifesta un amore vero e soggettivo, che dà davvero l'impressione di essere stato vissuto pienamente; al contrario, gli stilnovisti vedevano l'amore come un sentimento aristocratico, noto solo a coloro che. possedevano un cuore gentile, fino a farlo apparire quasi come una disputa filosofica, non veramente vissuto. Solo et pensoso i più deserti campi Si tratta di uno dei componimenti più noti e antichi di Petrarca, in cui si presenta un autoritratto del poeta mettendo in luce: - il suo desiderio di fuga e di isolamento - l'ossessione amorosa che gli impedisce di trovare pace nella natura È considerato un autoritratto del poeta che si descrive mentre è alla ricerca di luoghi isolati per nascondere agli altri uomini la vista della sua condizione di innamorato e sofferenza. Il suo aspetto è afflitto e privo di allegria al tal punto che, secondo lui, anche la natura aveva percepito l'angoscia provata. La ricerca della solitudine e dell'isolamento sociale non determina, però, l'allontanamento dall'Amore il quale afferma che questa ricerca di isolamento è inutile, in quanto l'Amore sarà sempre in grado di raggiungerlo e parlare con lui; perché l'immagine di Laura gli apparirà in mente e lui non riuscirà a dissolverla. la parola "Amore" è scritta con la lettera maiuscola perché il poeta ha personificato il sentimento amoroso. Il registro utilizzato in questa poesia è malinconico, pessimista e sofferente; l'amore sembra per lui quasi una pena, una continua sofferenza, qualcosa che se non ci fosse sarebbe tanto meglio, da come lo descrive può sembrare ai nostri occhi una punizione inflittagli alla quale non riesce più a slegarsi. Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l'anno (61) - Padre del ciel, dopo i perduti giorni (62) Accostando questi due sonetti, si assiste alla vicinanza forzata di due "voci" diverse: 1- (sonetto 61) esprime l'abbandono all'amore senza incertezze o ripensamenti e benedice l'ora, il mese, l'anno, il luogo ("Bel paese", Provenza) che hanno visto nascere l'amore per Laura. Questo sonetto rappresenta una lode a Laura. 2- (sonetto 62) proclama la condanna di ogni cedimento alla passione per una creatura mortale; invoca Dio affinché conceda pace al poeta, in modo tale che si possa concentrare solo su di lui, dopo che ha sprecato tanto tempo dietro all'amore; chiede al Signore di poter tornare a pensieri più idonei. Vengono così messe a contrasto due linee di pensiero che convivono in tutto il Canzoniere: quella di matrice stilnovista e quella agostiniano-penitenziale. Nel canzoniere, il giudizio dell'amore è sempre stato ambiguo. Tale amb la ritroviamo soprattutto in questi due sonetti, dove l'amore viene identificato come maligno, dove quale il poeta invoca Dio chiedendogli di essere liberato e di riuscire a sconfiggere il cosiddetto "Diavolo dell'amore". Erano i capei d'oro a Laura sparsi Il sonetto è incentrato sull'opposizione tra la bellezza di Laura e il sentimento interiore del poeta. La bellezza di Laura muta con il passare del tempo (molto probabilmente ha inciso anche la sua malattia). da ciò ne deriva l'alternanza dei tempi verbali (presente, passato) il quale rappresentano due diversi momenti della vita del poeta. Usando tempi verbali al: passato: Petrarca descrive come era il suo amore per Laura, ma anche come si presentava e come appariva la stessa in un periodo lontano al momento in cui l'autore compone il sonetto presente quando descrive il cambiamento dell'amata, sia nell'aspetto fisico che nell'atteggiamento nei suoi confronti ciò non fa che rendere ancora più luminoso il ricordo del suo primo apparire al poeta («<angelica forma», «spirto celeste», «vivo sole>>) in un'istantanea che la ferma nel tempo immobile di una bellezza quasi divina. Ed è in questo ricordo che il poeta trova le ragioni indelebili di un amore che, nel tempo, non muta. Petrarca utilizza in questo sonetto, nel verso 1, un senhal per riferirsi alla donna amata, «l'aura», secondo le convenzioni della poesia provenzale. Il "gioco" è abbastanza scoperto: possiamo leggere sia "i capelli biondi ondeggiano al vento" sia "le bionde chiome di Laura sono sciolte" Zephiro torna, e 'l bel tempo rimena Il sonetto è bipartito: - le quartine, costituisce una celebrazione del ritorno della primavera in tutti i suoi aspetti che invitano gli esseri viventi all'amore e alla gioia - le terzine, inaugurate da un violento <<Ma>>. Ç che contrappongono al ciclico rinnovarsi della natura la tristezza e il senso di abbandono che dominano invece nel cuore del poeta Questa contrapposizione, in genere, costituisce un contrasto fra il ritorno della bella stagione e il "non ritorno" della cara persona scomparsa. Qui però l'impostazione è diversa: la desolazione delle terzine non è incentrata sul rimpianto di Laura che non ritorna (alla donna, anzi, si allude come a creatura beata in cielo) quanto sul vuoto che si è fatto nell'anima del poeta. Al centro della poesia c'è sempre lui, Petrarca: rappresentato dolorosamente insensible alle bellezze e alla vitalità della nuova stagione. sono presenti riferimenti anche alla mitologia greca: Zephiro, Filomena secondo la leggenda: Filomela fu violentata da Tereo (re della Tracia e marito di sua sorella Progne). Per impedirle di rivelare l'accaduto, Tereo le tagliò la lingua, ma Filomena riuscì a rivelare il fatto a sua sorella tessendone le immagini su di una tela. Progne, per vendetta, fece a pezzi suo figlio Iti e lo diede in pasto a Tereo. Per scamparle dalla furia di Tereo, gli dei trasformarono le due sorelle in usignolo e rondine.