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nascita letteratura italiana, medioevo latino,lingua e fenomeni culturali, l’età cortese…

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 Letteratura
Il medioevo latino
Società e cultura
I primi testi letterari in volgare (la lingua parlata dal vulgus, il "popolo", distinta da

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Ilenia Longo

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Letteratura Il medioevo latino Società e cultura I primi testi letterari in volgare (la lingua parlata dal vulgus, il "popolo", distinta dal latino,compaiono in Italia nei primi decenni del Duecento: a questa data dunque si può far risalire l'inizio della letteratura italiana. lingua volgare vi era innanzitutto la tradizione della cultura classica. le letterature che, da più di un secolo, si sono sviluppate sul suolo di Francia: la letteratura in lingua d'oil al Nord e la letteratura provenzale in lingua d'oc al Sud. L'evoluzione delle strutture politiche, economiche e sociali C'Europa feudale nell'Alto Medioevo Nel 476 d.C. viene deposto l'ultimo imperatore romano d'Occidente, Romolo Augustolo, e cominciano a formarsi i cosiddetti regni romano-barbarici. A partire da questa data viene fissato convenzionalmente l'inizio dell'Alto Medioevo, un periodo storico che si estende fino al X secolo e si distingue dall'epoca successiva per le profonde trasformazioni che si manifestano nell'assetto sociale, economico e politico dell'Europa. Europa cristiana svanisce con la morte di Carlo Magno; dalla divisione dell'Impero tra i Suoi successori nasceranno infatti tre entità politiche distinte. Già Carlo Magno, per compensare i guerrieri che lo avevano sostenuto nelle sue imprese, aveva assegnato loro in godimento porzioni di territorio, definite con termine germanico "feudi", che avevano il diritto di esigere tributi, di prendere al proprio servizio milizie, di amministrare la giustizia. Società ed...

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economia nell'età feudale La società medievale è fortemente gerarchizzata e statica: la struttura sociale è ritenuta immutabile, in quanto rispondente al disegno provvidenziale che regola l'universo. Si pensa infatti che Dio stesso abbia voluto la distinzione in tre "ordini" (o classi sociali), che rispecchiano la Trinità: quello dei sacerdoti, quello dei guerrieri e quello dei contadini. La disuguaglianza fa parte infatti dell'ordine provvidenziale dell'universo, che ha voluto collocazioni diverse proprio per rispondere a compiti diversi. I secoli successivi, progressivo aggravarsi della crisi economica. L'economia, rappresentata quasi esclusivamente dall'agricoltura, è chiusa, si basa su una produzione destinata al consumo da parte delle che producono e i metodi di coltivazione sono rudimentali. stesse persone In questa situazione regredisce l'economia monetaria, sostituita dal baratto. Le precarie condizioni di vita e le epidemie determinano un vistoso calo demografico. Il regresso delle attività di scambio provoca inoltre la decadenza delle città. La ripresa dell'Occidente si manifesta anche nell'espansione militare della cristianità contro l'Islam: si hanno così le Crociate per la conquista di Gerusalemme e la Reconquista in Spagna. Ha inizio una nuova fase storica, il Basso Medioevo. Mentalità, istituzioni culturali, intellettuali e pubblico La visione statica del reale L'immobilismo sociale che caratterizza l'Alto Medioevo trova un evidente corrispettivo nella visione prevalentemente statica della realtà. Tale visione è profondamente caratterizzata dalla religiosità cristiana, che domina la civiltà medievale: l'ordine del creato, in quanto provvidenziale e voluto da Dio, è ritenuto perfetto e immutabile; la verità è data una volta per tutte, consegnata definitivamente alla rivelazione delle Sacre Scritture e all'autorità dei grandi pensatori, dei teologi cristiani come dei filosofi antichi. Non appare neppure la curiosità di esplorare l'ignoto, atteggiamento che è proprio invece della mentalità moderna. Chi cerca di andare oltre quei limiti è colpevole di superbia o di follia. I due massimi poteri, cioè Chiesa e Impero,universali: il potere della Chiesa abbraccia le anime di tutti gli uomini. esse Anche i compiti delle due istituzioni obbediscono a un unico disegno provvidenziale, che prevede per finalità specifiche e distinte: compito dell'Impero è condurre l'uomo. Questa visione universalistica dei due massimi poteri contrasta con la realtà obiettiva della vita medievale, nella quale impera il particolarismo. Ma questo fa capire come le grandi idee guida spesso non riflettono direttamente la realtà, bensí rispecchia le aspirazioni dominanti che costituiscano le aspirazioni dominanti, perciò non ha necessariamente un resoconto nella realtà effettiva. L'allegorismo La visione medievale della realtà è in massimo grado simbolica. Ogni aspetto del mondo non vale solo per sé, come avviene nella visione moderna, ma rimanda sempre ad altro, a qualche cosa che è al di là delle semplici apparenze, a qualche cosa di più alto, in cui è inserito e che gli dà significato: il disegno di Dio che ha ordinato il mondo, istituendo legami profondi tra tutti i suoi elementi. Allegoria, che proviene dal greco állon, "altro", e ago reno, "dico". Il metodo di lettura allegorico dei testi fu applicato dalla cultura cristiana innanzitutto alle Sacre Scritture, dove, si scorgevano significati morali; fu poi applicato anche alle opere pagane della letteratura antica, come L Eneide. (Dante nel Convivio) ogni testo può essere interpretato secondo quattro sensi di lettura: ● un livello letterale, che riguarda il significato superficiale e immediatamente percepibile. • un livello allegorico, in cui la parola rimanda a un altro significato, collegato a quello letterale da un rapporto di somiglianza. livello morale, che dai fatti narrati e dal loro significato intende ricavare un modello di comportamento, volto a indicare un'idea del bene e della virtù. ● un • un livello anagogico, relativo ai più alti misteri della religione e della fede, che risolve tutti i significati del testo alla luce della verità divina. Luoghi di produzione della cultura e delle "arti liberali". Unica istituzione scolastica resta la Chiesa, che in molti casi sostituisce con le sue strutture quelle laiche ormai estinte. Esistono scuole parrocchiali, per livelli più bassi di istruzione, e scuole episcopali (istituite presso i vescovadi), per la formazione del clero. Al centro dell'insegnamento vi sono le "arti liberali", libero", cioè non obbligato a lavorare per vivere. Esse si dividono in arti del Trivio (grammatica, retorica, dialettica) e del Quadrivio discipline di tipo (aritmetica, geometria, astronomia, musica). Le prime tre sono linguistico-letterario e filosofico, mentre le seconde sono di tipo scientifico. All'interno della Chiesa una funzione culturale di primo piano è esercitata dai monasteri, nei quali sorgono scuole per istruire i monaci ed efficientissimi laboratori di produzione di libri (gli scriptoria), dove alcuni monaci (detti amanuensi). Il libro, anche a causa dell'alto costo del materiale, è un oggetto raro e prezioso, dalla circolazione limitata e difficile, e il suo valore è spesso accresciuto da immagini colorate (le miniature) opera di altri monaci che sono abilissimi artisti. Gli intellettuali: chierici, goliardi e giullari chierici: colui che si occupa in modo specialistica della produzione e della diffusione della cultura, coincide con quella dell'ecclesiastico, del chierico. latino, lingua ufficiale della Chiesa, e poiché latino e Conosciuto solo dai chierici, e tutto il resto della l'aristocrazia feudi Te e i sovrani stessi, non sa né leggere né scrivere, la cultura è patrimonio di un gruppo molto ristretto di società, compresa persone. Alla società "laica" la cultura arriva solo indirettamente, attraverso la mediazione. ne dei chierici, e attraverso il canale della diffusione orale. Come avviene in tutte le culture poco alfabetizzate, a essere veicolo culturale presso gli strati più vasti della popolazione è soprattutto l'immagine: più esattamente, le decorazioni delle chiese, le sculture dei portali, delle facciate e dei capitelli, gli affreschi e i mosaici che rappresentano la vita di Cristo e dei santi, episodi dell'Antico Testamento, punizioni infernali e beatitudini paradisiache, o che riportano raffigurazioni allegoriche di vizi e virtù. goliardi:Si tratta di religiosi che non hanno una sede e una fonte di sostentamento stabile, frati fuggiti dai loro conventi, o studenti falliti che non hanno mai terminato gli studi. La loro fisionomia non è poi molto diversa da quella dei giullari: nelle piazze o nelle coni signorili, in provocano veri e propri spettacoli di intrattenimento, in cui si mescolano le recitazione e il canto, o anche il mimo e l'esercizio fisico. La sola differenza è che i giullari si rivolgono a un pubblico che non conosce il latino e usano le lingue volgari. Lessico: disegno provvidenziale: si intende quel piano, quel progetto che, secondo la religione cristiana, Dio (ovvero la "Provvidenza") ha stabilito per condurre l'umanità alla salvezza. Trinità: afferma l'unica natura di Dio in tre persone (Padre, Figlio e Spirito Santo). Reconquista: si fa riferimento alle lotte contro gli arabi condotte dai regni cristiani nella penisola iberica a partire dal X secolo e conclusasi con la conquista di Granada (1492) da parte del re di Spagna Ferdinando il Cattolico. Il principio di autorità (in latino auctoritas): nella cultura medievale si riferiva a quelle opere o a quegli autori che si prendevano a modello e a cui era necessario riferirsi, in primo luogo i testi sacri e quelli di Aristotele. Per universalismo: si intende la tendenza di un'entità religiosa o politica, in questo caso la Chiesa o l'Impero, a esprimere valori ritenuti validi per tutti gli uomini. Per particolarismo: si intende, invece, la tendenza a curare interessi non universali, ma particolari, rivendicare la propria autonomia all'interno di uno Stato o di un organismo più grande. e a Laico: originariamente. Designa chi non fa parte tutti i significati del testo alla luce del clero. Il termine è poi passato a indicare ciò che si riferisce ad una visione del mondo indipendente dalla religione (anche se non necessariamente in conflitto con essa) miniatura: deriva dal latino minium, un minerale da cui si ricavava il colore rosso usato per le lettere iniziali dei capitoli o per le immagini di un libro. Il termine passò poi a indicare in generale disegni e oggetti di dimensioni ridotte. La filologia: (dal greco philos, "amico", e lógos, "parola") è la scienza che ha come fine la ricostruzione dei testi letterari nella loro forma più vicina all'originale, correggendo errori di trascrizione e deformazioni varie, e che consente una loro corretta comprensione e interpretazione. Storia della lingua e fenomeni letterari I generi letterari della produzione latina E possibile distinguere alcuni generi di grande diffusione nei primi secoli del Medioevo: • F'agiograñia: si tratta del racconto delle vite dei santi a partire dal patrimonio dell'immaginario popolare, in cui ha molto spazio il soprannaturale miracolistico e che spesso sfuma in un clima fiabesco e leggendario. • l'exemplum: è un racconto di vicende esemplari che ha finalità educative e morali. Utilizzano prediche e per colpire la fantasia dei loro ascoltatori. ": contengono le descrizioni dei regni dell'oltretomba, delle pene infernali e delle gioie del • le "visioni": paradiso. • gli inni liturgici: venivano cantati nelle cerimonie del culto. • le opere teologiche: discutono problemi religiosi e filosofico-teologici (ad esempio le logia - di san Tommaso d'Aquino). • i bestiari, i lapidari, gli erbari: sono una sorta di enciclopedie dove si descrivono, i significati simbolici e morali degli animali, spesso del tutto fantastici, delle pietre, delle piante. • le cronache, le opere storiografiche: si tratta per lo più della semplice registrazione dei fatti accaduti in un ristretto ambito territoriale, quasi sempre accompagnata da un'interpretazione provvidenzialistica. ·la poesia goliardica: è un genere che esalta i godimenti materiali della vita, spesso in violenta contrapposizione polemica e parodica con la visione ascetica della religione. Testo della balena: Descrive la balena in modo fantasioso con atti surreali. Senso del testo: Il fine della vita umana nella mentalità medievale non è la felicità su questa terra, ma il raggiungimento della salvezza dell'anima. La lingua: latino e volgare La nascita delle lingue nazionali La lingua della cultura era esclusivamente il latino,per le necessità quotidiane della vita associata ad altre parlate, dette volgari. Già nel corso della civiltà romana, è possibile distinguere il latino letterario, usato dai grandi scrittori o nei documenti ufficiali, dal latino parlato correntemente. Si che ogni regione resti praticamente isolata: ne deriva un'estrema frammentazione linguistica che non può più essere contrastata dall'uso del latino ufficiale come base comune di comprensione, matrice latina, anche a causa delle forti influenze esercitate dalle lingue dei popoli invasori, germani e arabi, che lasciano tracce considerevoli. Una testimonianza preziosa a proposito della modificazione delle abitudini linguistiche è il Concilio di Tours dell'813, che prescrive ai chierici la predicazione in "lingua romana rustica", la massa della popolazione era più in grado di comprendere il latino. Le nuove lingue si sviluppano in tutta l'area in cui si era anticamente parlato latino, quella a cui, già nella tarda età imperiale, si dava il nome di Romania: vale a dire l'Italia, la Francia (con parte del Belgio e della Svizzera), la penisola iberica. Romania. Queste parlate daranno in seguito origine alle attuali lingue romane. Parallelamente nei territori della Germania, Svizzera, Austria, Inghilterra, Scandinavia e Islanda si parla. no volgari germanici, e nella penisola balcanica e nell'Europa orientale si diffonde e lingue slave non 1 primi documenti della formazione dei volgari romanzi Il più antico, per i volgari romanzi, riguarda il francese, ed è costituito dai cosiddetti "Giuramenti di Strasburgo". Il 14 febbraio dell'842 due successori di Carlo Magno, Carlo il Calvo, e Ludovico il Germanico, strinsero un' alleanza pronunciando una formula di giuramento dinanzi ai loro eserciti. Il giuramento venne fatto dai due re dapprima nelle rispettive lingue (in francese Carlo, in tedesco Ludovico), in modo da farsi capire dai loro soldati; poi essi si scambiarono le lingue, per impegnarsi ciascuno anche dinanzi all'esercito dell'altro. Nel 1924 in un codice della Biblioteca Capitolare di Verona fu scoperto il testo di un indovinello, risalente alla fine dell'VIII o al principio del IX secolo: Se pareba boves, vongole alba pratalia araba, et albo versorio teneba; et negro semen seminaba. Gratias tibi agimus omnipotens sempiterne Deus. Noto come "Indovinello volgare italiano, nonostante non presenti ancora un latino e una lingua romanzata. Si possono osservare, la caduta delle m finali delle desinenze di album, versorium, nigrum, e la trasformazione di u in o; parimenti è caduta la desinenza t dei verbi dell'imperfetto. veronese", è considerato da molti studiosi una delle più antiche testimonianze del volgare maturo bensì una lingua di transizione tra un Un documento più recente è il famosissimo Placito capuano. Nel 960, a Capua, Nel verbale del processo (placito, nel gergo giuridico del tempo), scritto naturalmente in latino, il giudice riporta testualmente una testimonianza nella lingua in cui è stata pronunciata, il volgare. L'età cortese I presupposti culturali e sociali della letteratura in volgare La maggioranza della popolazione non è più in grado di comprendere il latino, ma impiega altre parlate (i cosiddetti "volgari") confinate a un uso solo orale e destinate alle finalità pratiche quotidiane. un nuovo gruppo sociale "laico", abbastanza forte, sente il bisogno di esprimere la propria visione della vita e i propri valori; che ci sia un pubblico "laico", di lingua esclusivamente volgare, che proponga una domanda di opere letterarie. Nei paesi dell'area linguistica romanza queste condizioni si verificano storicamente per la prima volta in territorio francese verso la fine dell'XI secolo. In Francia è infatti particolarmente sviluppata e forte la società feudale e il ceto dominante è composto da un'aristocrazia di origine guerriera, ma questa con il passare del tempo si dimostra insufficiente per rispondere alle esigenze di continue guerre. Ceto feudale viene perciò lentamente affiancato nel controllo dei territori dalla cavalleria,dai soldati a cavallo. Entrano a far parte di questa nuova classe militare i figli non primogeniti dell'antica classe nobiliare, esclusi dalla successione ereditaria dei feudi, e gli appartenenti agli strati inferiori della nobiltà, che non avevano mai posseduto dei feudi o li avevano perduti. Il codice cavalleresco e la sua evoluzione È del che si forma l'ideale cavalleresco. per opera nuovo ceto I valori fondamentali del mondo cavalleresco possono essere considerati: • la prodezza, vale a dire il valore nell'esercizio delle armi, il coraggio e il disprezzo del pericolo; • la sete di gloria e il senso dell'onore, da difendere ad ogni costo e con ogni mezzo; la lealtà, il rispetto dell'avversario e del codice precisissimo che regola il combattimento; • la generosità con i vinti; • il rispetto della parola data; • la fedeltà al signore o al sovrano. Un altro principio basilare proposto dalla visione cavalleresca è che la vera nobiltà è quella dell'animo, non quella esteriore, della nascita e del tenore di vita. Si basa anche sul principio della "gentilezza" La Chiesa tenta però ben presto di operare una mediazione tra la concezione guerresca e quella cristiana. in particolare in difesa delle donne; la guerra non è più eserciti ricoli che la mia paura fora, in particolare in difesa della difesa della vera fede da cui i pericoli che la minacciano". Inoltre il concerto di "genera santa contro eli infila. musulmani. Che occupavano i luoghi santi in Palestina. Questa visione della vita si afferma proprio nel periodo storico in cui Non è un caso che quando vate le prime crociate. Le prime grandi opere letterarie in volgare, le canzoni di gesta (canzoni de geste), poemi epici che esaltano. le imprese di eroici cavalieri in difesa della fede. Gli ideali della società cortese i Le canzoni di gesta riflettono forme di vita feudale ancora semplici, fortemente caratterizzate dallo spirito di un gruppo militaresco. I valori cavallereschi della classe feudale passano nell'ideale cortese le corti dei grandi signori feudali del Sud e del Nord della Francia), che ne è lo sviluppo e il compimento, e rappresenta la visione più matura della civiltà feudale. Alle virtù tipicamente militari che, come la prodezza, l'onore e la lealtà, che continuano a esercitare grande fascino, si aggiungono altre virtù per così dire "civili": • la liberalità: il disprezzo di ogni meschino attaccamento all'interesse materiale e la generosità disinteressata nel • la magnanimità: la capacità di compiere gesti nobili di rinuncia e di sacrificio, egoistico; • il culto della misura: il sapiente dominio di sé. senza alcun interesse La cortesia è un ideale di pochi, di un' élite. All'altezza di quei valori e stili di vita. Costoro vengono sprezzantemente definiti "villani". L'antitesi cortesia/villania è uno dei fondamenti della concezione della vita di questa élite, e avrà un'importanza centrale anche nelle sue espressioni letterarie. Un rilievo primario la donna, mentre ora diviene il simbolo stesso della "cortesia" e della "gentilezza", il soggetto intorno a cui ruota tutto questo sistema di virtù; anzi, è ritenuta addirittura la fonte da cui esse originano, perché ingentilisce, nobilita tutti coloro che vengono in contatto con lei. Il culto della donna diviene il tema dominante della letteratura di questo periodo, e si traduce in una particolare concezione dell'amore. Lessico: Gentilezza: nobiltà d'animo L'eresia: dottrina che la Chiesa considera contraria alle verità della propria fede. La guerra santa: guerra combattuta per motivi religiosi L'élite: gruppo ristretto di persone che si distingue per cultura prestigio o ricchezza Trovatore :indica il poeta della letteratura provenzale (francese doc) Pseudonimo: nome non corrispondente a quello reale (falso, d'invenzione o diverso) utilizzato da scrittori o artisti firmare le per non opere con il loro vero nome. L'amor cortese Nel corso del X secolo, nella poesia lirica dei trovatori provenzali. possono riconoscere alcuni aspetti basilari: Ma si · La donna è vista dall'amante come un essere sublime e irraggiungibile, in certi casi addirittura divino, tale da produrre effetti miracolosi e da essere degno di venerazione. • L'uomo si pone pertanto in un atteggiamento di inferiorità la sua sottomissione e la sua obbedienza alla volontà della donna sono totali ("servizio d'amore"). Talora l'uomo può innamorarsi della donna senza mai averla vista. sua non Nella totale devozione, l'ama l'amante chiede nulla in cambio del servizio prestato alla donna. L'amore è costantemente inappagato. Non si tratta tuttavia di amore spr rituale, anzi, l'amore presenta spesso accese note sensuali, ma il possesso della donnas destinato a non concretizzarsi; l'amore impossibile genera sofferenza, tormento continuo, ma anche gioia, una forma di ebbrezza ed esaltazione, di pienezza vitale; · L'esercizio di devozione alla donna ingentilisce l'animo, lo nobilita, lo purifica di ogni viltà o rozzezza. con "cortesia": solo chi è cortese può amare "finalmente", ma a sua volta ("amor fino la finiamo, in provenzale) rende cortesi. • Si tratta di un amore adultero,al di fuori del vincolo coniugale; anzi, si teorizza che nel matrimonio non può esistere veramente "amor fino". L'amore esige il segreto, alla donna si può alludere solo attraverso uno pseudonimo (senhal), per timore dei 'malparlieri" che possono spargere dicerie maligne. || "culto della donna" e di "religione dell'amore": nasce così un conflitto tra amore e religione, tra culto per la donna e culto per Dio. Testo: pag 31 la forma della letteratura cortese Le canzoni di gesta Le origini del genere Tra /'XI ed il XIII secolo in Francia si diffonde una produzione letteraria che tratta di imprese di guerra e di eroi: sono le canzoni di gesta (chansons de geste), pervenute anonime, espresse nel volgare parlato nella Francia del Nord (lingua d'oil, così detta dalla parola che significa "si" Il termine chansons ("canzoni") allude al fatto che questi testi venivano cantati: il termine francese "geste" significa ("imprese compiute"), ma allude anche alle "imprese raccontate". Non vi è assolutamente fedeltà alla storia: le vicende del passato sono trasfigurate in una luce leggendaria, di Carlo Magno (VIII-IX secolo) vengono proiettate mentalità e usanze dei secoli (XI-XII) in cui le canzoni furono composte, in particolare lo spirito della guerra santa contro gli infedeli. L'imperatore anzi aveva ottimi rapporti con i principi musulmani della Spagna. Le canzoni di gesta quindi introducono nella rappresentazione dei secoli passati lo spirito delle crociate. Le canzoni di gesta costituiscono, in altre parole. L'espressione della visione della vita e dei valori della classe feudale e cavalleresca al culmine della sua potenza, ne interpretano la mentalità e i gusti. Principali caratteristiche delle canzoni di gesta La trasmissione di questi testi era orale: Erano in versi endecasillabi, raggruppati in strofe di lunghezza diseguale, dette lasse. Rime, ma assonanze, cioè erano legate dal ricorrere, nelle parole finali,delle stesse vocali,a partire dall'accento tonico. Il carattere orale di questi poemi si riflette nella loro forma, nel loro linguaggio e nella loro struttura: • Utilizzare costantemente formule stereotipate. •continue ripetizioni, indispensabili per incidere nella memoria degli ascoltatori fatti e personaggi. • In seguito però le canzoni furono anche fissate dalla scrittura, e grazie a questo sono giunte sino a noi. Oggi si ritiene che essi siano opera di poeti individuali e consapevoli. Una nuova figura di intellettuale: il giullare. Giocoliere o un mimo, che girava di piazza in piazza per divertire il pubblico popolare, ma poteva anche essere un poeta fornito di cultura, accolto nelle corti e nelle grandi abbazie, per intrattenere un pubblico di condizione più elevata. Ipotizzato un legame con i monasteri posti sulle strade dei grandi pellegrinaggi, che conservavano ricordi degli eroi popolari e che fornivano ai giullari i materiali su cui operare per comporre i loro testi. Inoltre nelle stesse forme metriche, che riprendono quelle degli inni religiosi. Si possono poi scorgere stretti legami con il genere dell'agiografia. Vi è ad esempio affinità tra Orlando che, nella canzone a lui dedicata, affronta la morte a Roncisvalle combattendo contro i Mori, e la morte di un santo martire che si sacrifica per la fede. Le canzoni di gesta tendevano a raggrupparsi in cicli intorno ad un lignaggio, cioè ad una famiglia discendenza nobiliare. 0 Più tardi le canzoni persero il loro esclusivo carattere di poemi guerreschi e religiosi, con l'introduzione del motivo d'amore, caro invece al romanzo cortese. Chanson de Roland (XII secolo) Incentrata sulle avventure di Orlando. Anche se ci sono pervenute anonime, le chansons de geste sono probabilmente opera di poeti individuali che sfruttano un repertorio di leggende orali e che si rivolgono a un pubblico inizialmente ristretto ai soli cavalieri e poi allargato a comprendere diversi ceti sociali. Il genere ebbe vasta risonanza a livello francese e di veneto. stimolò in Italia una europeo e produzione epica in lingua mista di L'amore e ammettono quindi la presenza di personaggi femminili. Altro tema ampiamente sfruttato è quello avventuroso, che si precisa talora nella queste ("ricerca") di un oggetto (come il Santo Graal) o dell'amata. Destinati all'intrattenimento dei raffinati ambienti di corte, i romanzi cavallereschi nascono per la lettura, che poteva avvenire sia in pubblico nell'ambito della corte stessa sia a livello individuale. sua L'autore più significativo di questo genere letterario è Chrétien de Troyes, attivo tra il 1160 e il 1180: della produzione ci sono pervenuti cinque romanzi del ciclo bretone, in cui ha una parte importante l'amore, non solo quello adultero tipico della concezione cortese, ma anche quello coniugale. LA LIRICA PROVENZALE Tra il XII e l'inizio del XIII secolo nel Sud della Francia l'ideale cortese fu elaborato nelle forme della poesia lirica in lingua d'oc a opera di poeti detti "trovatori". I componimenti venivano cantati con l'accompagnamento musicale direttamente dal poeta-compositore o da cantori professionisti, i giullari, di fronte al pubblico delle corti feudali. Estremamente raffinata dal punto di vista formale, la lirica provenzale tocca diversi temi (politici, guerreschi, morali, satirici), ma quello principale è l'amore, trattato secondo i canoni cortesi: l'amata è oggetto di venerazione e fonte di gioia, ma nello stesso tempo oggetto di desiderio inappagato e dunque anche di tormento, poiché si tratta sempre di una donna già sposata. A livello stilistico, la poesia trobadorica manifesta due diverse tendenze: il trobar clus ("poetare chiuso"), che consiste in uno stile elaboratissimo, artificioso ed oscuro, il cui maggiore rappresentante è Arnaut Daniel (attivo tra il 1180 e il 1210) ed il trobar leu ("poetare dolce, piano"), più comprensibile ed aggraziato, il cui esponente principale è Bernart de Ventadorn (XII secolo). La produzione trobadorica si esauri all'inizio del XIII secolo, quando la crociata contro l'eresia catara distrusse le corti feudali della Provenza; la conseguente emigrazione dei trovatori provenzali nelle regioni confinanti fu tuttavia di stimolo alla diffusione della loro cultura e alla nascita di "scuole" poetiche, quella siciliana, che ne raccolsero l'eredità. come

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economia nell'età feudale La società medievale è fortemente gerarchizzata e statica: la struttura sociale è ritenuta immutabile, in quanto rispondente al disegno provvidenziale che regola l'universo. Si pensa infatti che Dio stesso abbia voluto la distinzione in tre "ordini" (o classi sociali), che rispecchiano la Trinità: quello dei sacerdoti, quello dei guerrieri e quello dei contadini. La disuguaglianza fa parte infatti dell'ordine provvidenziale dell'universo, che ha voluto collocazioni diverse proprio per rispondere a compiti diversi. I secoli successivi, progressivo aggravarsi della crisi economica. L'economia, rappresentata quasi esclusivamente dall'agricoltura, è chiusa, si basa su una produzione destinata al consumo da parte delle che producono e i metodi di coltivazione sono rudimentali. stesse persone In questa situazione regredisce l'economia monetaria, sostituita dal baratto. Le precarie condizioni di vita e le epidemie determinano un vistoso calo demografico. Il regresso delle attività di scambio provoca inoltre la decadenza delle città. La ripresa dell'Occidente si manifesta anche nell'espansione militare della cristianità contro l'Islam: si hanno così le Crociate per la conquista di Gerusalemme e la Reconquista in Spagna. Ha inizio una nuova fase storica, il Basso Medioevo. Mentalità, istituzioni culturali, intellettuali e pubblico La visione statica del reale L'immobilismo sociale che caratterizza l'Alto Medioevo trova un evidente corrispettivo nella visione prevalentemente statica della realtà. Tale visione è profondamente caratterizzata dalla religiosità cristiana, che domina la civiltà medievale: l'ordine del creato, in quanto provvidenziale e voluto da Dio, è ritenuto perfetto e immutabile; la verità è data una volta per tutte, consegnata definitivamente alla rivelazione delle Sacre Scritture e all'autorità dei grandi pensatori, dei teologi cristiani come dei filosofi antichi. Non appare neppure la curiosità di esplorare l'ignoto, atteggiamento che è proprio invece della mentalità moderna. Chi cerca di andare oltre quei limiti è colpevole di superbia o di follia. I due massimi poteri, cioè Chiesa e Impero,universali: il potere della Chiesa abbraccia le anime di tutti gli uomini. esse Anche i compiti delle due istituzioni obbediscono a un unico disegno provvidenziale, che prevede per finalità specifiche e distinte: compito dell'Impero è condurre l'uomo. Questa visione universalistica dei due massimi poteri contrasta con la realtà obiettiva della vita medievale, nella quale impera il particolarismo. Ma questo fa capire come le grandi idee guida spesso non riflettono direttamente la realtà, bensí rispecchia le aspirazioni dominanti che costituiscano le aspirazioni dominanti, perciò non ha necessariamente un resoconto nella realtà effettiva. L'allegorismo La visione medievale della realtà è in massimo grado simbolica. Ogni aspetto del mondo non vale solo per sé, come avviene nella visione moderna, ma rimanda sempre ad altro, a qualche cosa che è al di là delle semplici apparenze, a qualche cosa di più alto, in cui è inserito e che gli dà significato: il disegno di Dio che ha ordinato il mondo, istituendo legami profondi tra tutti i suoi elementi. Allegoria, che proviene dal greco állon, "altro", e ago reno, "dico". Il metodo di lettura allegorico dei testi fu applicato dalla cultura cristiana innanzitutto alle Sacre Scritture, dove, si scorgevano significati morali; fu poi applicato anche alle opere pagane della letteratura antica, come L Eneide. (Dante nel Convivio) ogni testo può essere interpretato secondo quattro sensi di lettura: ● un livello letterale, che riguarda il significato superficiale e immediatamente percepibile. • un livello allegorico, in cui la parola rimanda a un altro significato, collegato a quello letterale da un rapporto di somiglianza. livello morale, che dai fatti narrati e dal loro significato intende ricavare un modello di comportamento, volto a indicare un'idea del bene e della virtù. ● un • un livello anagogico, relativo ai più alti misteri della religione e della fede, che risolve tutti i significati del testo alla luce della verità divina. Luoghi di produzione della cultura e delle "arti liberali". Unica istituzione scolastica resta la Chiesa, che in molti casi sostituisce con le sue strutture quelle laiche ormai estinte. Esistono scuole parrocchiali, per livelli più bassi di istruzione, e scuole episcopali (istituite presso i vescovadi), per la formazione del clero. Al centro dell'insegnamento vi sono le "arti liberali", libero", cioè non obbligato a lavorare per vivere. Esse si dividono in arti del Trivio (grammatica, retorica, dialettica) e del Quadrivio discipline di tipo (aritmetica, geometria, astronomia, musica). Le prime tre sono linguistico-letterario e filosofico, mentre le seconde sono di tipo scientifico. All'interno della Chiesa una funzione culturale di primo piano è esercitata dai monasteri, nei quali sorgono scuole per istruire i monaci ed efficientissimi laboratori di produzione di libri (gli scriptoria), dove alcuni monaci (detti amanuensi). Il libro, anche a causa dell'alto costo del materiale, è un oggetto raro e prezioso, dalla circolazione limitata e difficile, e il suo valore è spesso accresciuto da immagini colorate (le miniature) opera di altri monaci che sono abilissimi artisti. Gli intellettuali: chierici, goliardi e giullari chierici: colui che si occupa in modo specialistica della produzione e della diffusione della cultura, coincide con quella dell'ecclesiastico, del chierico. latino, lingua ufficiale della Chiesa, e poiché latino e Conosciuto solo dai chierici, e tutto il resto della l'aristocrazia feudi Te e i sovrani stessi, non sa né leggere né scrivere, la cultura è patrimonio di un gruppo molto ristretto di società, compresa persone. Alla società "laica" la cultura arriva solo indirettamente, attraverso la mediazione. ne dei chierici, e attraverso il canale della diffusione orale. Come avviene in tutte le culture poco alfabetizzate, a essere veicolo culturale presso gli strati più vasti della popolazione è soprattutto l'immagine: più esattamente, le decorazioni delle chiese, le sculture dei portali, delle facciate e dei capitelli, gli affreschi e i mosaici che rappresentano la vita di Cristo e dei santi, episodi dell'Antico Testamento, punizioni infernali e beatitudini paradisiache, o che riportano raffigurazioni allegoriche di vizi e virtù. goliardi:Si tratta di religiosi che non hanno una sede e una fonte di sostentamento stabile, frati fuggiti dai loro conventi, o studenti falliti che non hanno mai terminato gli studi. La loro fisionomia non è poi molto diversa da quella dei giullari: nelle piazze o nelle coni signorili, in provocano veri e propri spettacoli di intrattenimento, in cui si mescolano le recitazione e il canto, o anche il mimo e l'esercizio fisico. La sola differenza è che i giullari si rivolgono a un pubblico che non conosce il latino e usano le lingue volgari. Lessico: disegno provvidenziale: si intende quel piano, quel progetto che, secondo la religione cristiana, Dio (ovvero la "Provvidenza") ha stabilito per condurre l'umanità alla salvezza. Trinità: afferma l'unica natura di Dio in tre persone (Padre, Figlio e Spirito Santo). Reconquista: si fa riferimento alle lotte contro gli arabi condotte dai regni cristiani nella penisola iberica a partire dal X secolo e conclusasi con la conquista di Granada (1492) da parte del re di Spagna Ferdinando il Cattolico. Il principio di autorità (in latino auctoritas): nella cultura medievale si riferiva a quelle opere o a quegli autori che si prendevano a modello e a cui era necessario riferirsi, in primo luogo i testi sacri e quelli di Aristotele. Per universalismo: si intende la tendenza di un'entità religiosa o politica, in questo caso la Chiesa o l'Impero, a esprimere valori ritenuti validi per tutti gli uomini. Per particolarismo: si intende, invece, la tendenza a curare interessi non universali, ma particolari, rivendicare la propria autonomia all'interno di uno Stato o di un organismo più grande. e a Laico: originariamente. Designa chi non fa parte tutti i significati del testo alla luce del clero. Il termine è poi passato a indicare ciò che si riferisce ad una visione del mondo indipendente dalla religione (anche se non necessariamente in conflitto con essa) miniatura: deriva dal latino minium, un minerale da cui si ricavava il colore rosso usato per le lettere iniziali dei capitoli o per le immagini di un libro. Il termine passò poi a indicare in generale disegni e oggetti di dimensioni ridotte. La filologia: (dal greco philos, "amico", e lógos, "parola") è la scienza che ha come fine la ricostruzione dei testi letterari nella loro forma più vicina all'originale, correggendo errori di trascrizione e deformazioni varie, e che consente una loro corretta comprensione e interpretazione. Storia della lingua e fenomeni letterari I generi letterari della produzione latina E possibile distinguere alcuni generi di grande diffusione nei primi secoli del Medioevo: • F'agiograñia: si tratta del racconto delle vite dei santi a partire dal patrimonio dell'immaginario popolare, in cui ha molto spazio il soprannaturale miracolistico e che spesso sfuma in un clima fiabesco e leggendario. • l'exemplum: è un racconto di vicende esemplari che ha finalità educative e morali. Utilizzano prediche e per colpire la fantasia dei loro ascoltatori. ": contengono le descrizioni dei regni dell'oltretomba, delle pene infernali e delle gioie del • le "visioni": paradiso. • gli inni liturgici: venivano cantati nelle cerimonie del culto. • le opere teologiche: discutono problemi religiosi e filosofico-teologici (ad esempio le logia - di san Tommaso d'Aquino). • i bestiari, i lapidari, gli erbari: sono una sorta di enciclopedie dove si descrivono, i significati simbolici e morali degli animali, spesso del tutto fantastici, delle pietre, delle piante. • le cronache, le opere storiografiche: si tratta per lo più della semplice registrazione dei fatti accaduti in un ristretto ambito territoriale, quasi sempre accompagnata da un'interpretazione provvidenzialistica. ·la poesia goliardica: è un genere che esalta i godimenti materiali della vita, spesso in violenta contrapposizione polemica e parodica con la visione ascetica della religione. Testo della balena: Descrive la balena in modo fantasioso con atti surreali. Senso del testo: Il fine della vita umana nella mentalità medievale non è la felicità su questa terra, ma il raggiungimento della salvezza dell'anima. La lingua: latino e volgare La nascita delle lingue nazionali La lingua della cultura era esclusivamente il latino,per le necessità quotidiane della vita associata ad altre parlate, dette volgari. Già nel corso della civiltà romana, è possibile distinguere il latino letterario, usato dai grandi scrittori o nei documenti ufficiali, dal latino parlato correntemente. Si che ogni regione resti praticamente isolata: ne deriva un'estrema frammentazione linguistica che non può più essere contrastata dall'uso del latino ufficiale come base comune di comprensione, matrice latina, anche a causa delle forti influenze esercitate dalle lingue dei popoli invasori, germani e arabi, che lasciano tracce considerevoli. Una testimonianza preziosa a proposito della modificazione delle abitudini linguistiche è il Concilio di Tours dell'813, che prescrive ai chierici la predicazione in "lingua romana rustica", la massa della popolazione era più in grado di comprendere il latino. Le nuove lingue si sviluppano in tutta l'area in cui si era anticamente parlato latino, quella a cui, già nella tarda età imperiale, si dava il nome di Romania: vale a dire l'Italia, la Francia (con parte del Belgio e della Svizzera), la penisola iberica. Romania. Queste parlate daranno in seguito origine alle attuali lingue romane. Parallelamente nei territori della Germania, Svizzera, Austria, Inghilterra, Scandinavia e Islanda si parla. no volgari germanici, e nella penisola balcanica e nell'Europa orientale si diffonde e lingue slave non 1 primi documenti della formazione dei volgari romanzi Il più antico, per i volgari romanzi, riguarda il francese, ed è costituito dai cosiddetti "Giuramenti di Strasburgo". Il 14 febbraio dell'842 due successori di Carlo Magno, Carlo il Calvo, e Ludovico il Germanico, strinsero un' alleanza pronunciando una formula di giuramento dinanzi ai loro eserciti. Il giuramento venne fatto dai due re dapprima nelle rispettive lingue (in francese Carlo, in tedesco Ludovico), in modo da farsi capire dai loro soldati; poi essi si scambiarono le lingue, per impegnarsi ciascuno anche dinanzi all'esercito dell'altro. Nel 1924 in un codice della Biblioteca Capitolare di Verona fu scoperto il testo di un indovinello, risalente alla fine dell'VIII o al principio del IX secolo: Se pareba boves, vongole alba pratalia araba, et albo versorio teneba; et negro semen seminaba. Gratias tibi agimus omnipotens sempiterne Deus. Noto come "Indovinello volgare italiano, nonostante non presenti ancora un latino e una lingua romanzata. Si possono osservare, la caduta delle m finali delle desinenze di album, versorium, nigrum, e la trasformazione di u in o; parimenti è caduta la desinenza t dei verbi dell'imperfetto. veronese", è considerato da molti studiosi una delle più antiche testimonianze del volgare maturo bensì una lingua di transizione tra un Un documento più recente è il famosissimo Placito capuano. Nel 960, a Capua, Nel verbale del processo (placito, nel gergo giuridico del tempo), scritto naturalmente in latino, il giudice riporta testualmente una testimonianza nella lingua in cui è stata pronunciata, il volgare. L'età cortese I presupposti culturali e sociali della letteratura in volgare La maggioranza della popolazione non è più in grado di comprendere il latino, ma impiega altre parlate (i cosiddetti "volgari") confinate a un uso solo orale e destinate alle finalità pratiche quotidiane. un nuovo gruppo sociale "laico", abbastanza forte, sente il bisogno di esprimere la propria visione della vita e i propri valori; che ci sia un pubblico "laico", di lingua esclusivamente volgare, che proponga una domanda di opere letterarie. Nei paesi dell'area linguistica romanza queste condizioni si verificano storicamente per la prima volta in territorio francese verso la fine dell'XI secolo. In Francia è infatti particolarmente sviluppata e forte la società feudale e il ceto dominante è composto da un'aristocrazia di origine guerriera, ma questa con il passare del tempo si dimostra insufficiente per rispondere alle esigenze di continue guerre. Ceto feudale viene perciò lentamente affiancato nel controllo dei territori dalla cavalleria,dai soldati a cavallo. Entrano a far parte di questa nuova classe militare i figli non primogeniti dell'antica classe nobiliare, esclusi dalla successione ereditaria dei feudi, e gli appartenenti agli strati inferiori della nobiltà, che non avevano mai posseduto dei feudi o li avevano perduti. Il codice cavalleresco e la sua evoluzione È del che si forma l'ideale cavalleresco. per opera nuovo ceto I valori fondamentali del mondo cavalleresco possono essere considerati: • la prodezza, vale a dire il valore nell'esercizio delle armi, il coraggio e il disprezzo del pericolo; • la sete di gloria e il senso dell'onore, da difendere ad ogni costo e con ogni mezzo; la lealtà, il rispetto dell'avversario e del codice precisissimo che regola il combattimento; • la generosità con i vinti; • il rispetto della parola data; • la fedeltà al signore o al sovrano. Un altro principio basilare proposto dalla visione cavalleresca è che la vera nobiltà è quella dell'animo, non quella esteriore, della nascita e del tenore di vita. Si basa anche sul principio della "gentilezza" La Chiesa tenta però ben presto di operare una mediazione tra la concezione guerresca e quella cristiana. in particolare in difesa delle donne; la guerra non è più eserciti ricoli che la mia paura fora, in particolare in difesa della difesa della vera fede da cui i pericoli che la minacciano". Inoltre il concerto di "genera santa contro eli infila. musulmani. Che occupavano i luoghi santi in Palestina. Questa visione della vita si afferma proprio nel periodo storico in cui Non è un caso che quando vate le prime crociate. Le prime grandi opere letterarie in volgare, le canzoni di gesta (canzoni de geste), poemi epici che esaltano. le imprese di eroici cavalieri in difesa della fede. Gli ideali della società cortese i Le canzoni di gesta riflettono forme di vita feudale ancora semplici, fortemente caratterizzate dallo spirito di un gruppo militaresco. I valori cavallereschi della classe feudale passano nell'ideale cortese le corti dei grandi signori feudali del Sud e del Nord della Francia), che ne è lo sviluppo e il compimento, e rappresenta la visione più matura della civiltà feudale. Alle virtù tipicamente militari che, come la prodezza, l'onore e la lealtà, che continuano a esercitare grande fascino, si aggiungono altre virtù per così dire "civili": • la liberalità: il disprezzo di ogni meschino attaccamento all'interesse materiale e la generosità disinteressata nel • la magnanimità: la capacità di compiere gesti nobili di rinuncia e di sacrificio, egoistico; • il culto della misura: il sapiente dominio di sé. senza alcun interesse La cortesia è un ideale di pochi, di un' élite. All'altezza di quei valori e stili di vita. Costoro vengono sprezzantemente definiti "villani". L'antitesi cortesia/villania è uno dei fondamenti della concezione della vita di questa élite, e avrà un'importanza centrale anche nelle sue espressioni letterarie. Un rilievo primario la donna, mentre ora diviene il simbolo stesso della "cortesia" e della "gentilezza", il soggetto intorno a cui ruota tutto questo sistema di virtù; anzi, è ritenuta addirittura la fonte da cui esse originano, perché ingentilisce, nobilita tutti coloro che vengono in contatto con lei. Il culto della donna diviene il tema dominante della letteratura di questo periodo, e si traduce in una particolare concezione dell'amore. Lessico: Gentilezza: nobiltà d'animo L'eresia: dottrina che la Chiesa considera contraria alle verità della propria fede. La guerra santa: guerra combattuta per motivi religiosi L'élite: gruppo ristretto di persone che si distingue per cultura prestigio o ricchezza Trovatore :indica il poeta della letteratura provenzale (francese doc) Pseudonimo: nome non corrispondente a quello reale (falso, d'invenzione o diverso) utilizzato da scrittori o artisti firmare le per non opere con il loro vero nome. L'amor cortese Nel corso del X secolo, nella poesia lirica dei trovatori provenzali. possono riconoscere alcuni aspetti basilari: Ma si · La donna è vista dall'amante come un essere sublime e irraggiungibile, in certi casi addirittura divino, tale da produrre effetti miracolosi e da essere degno di venerazione. • L'uomo si pone pertanto in un atteggiamento di inferiorità la sua sottomissione e la sua obbedienza alla volontà della donna sono totali ("servizio d'amore"). Talora l'uomo può innamorarsi della donna senza mai averla vista. sua non Nella totale devozione, l'ama l'amante chiede nulla in cambio del servizio prestato alla donna. L'amore è costantemente inappagato. Non si tratta tuttavia di amore spr rituale, anzi, l'amore presenta spesso accese note sensuali, ma il possesso della donnas destinato a non concretizzarsi; l'amore impossibile genera sofferenza, tormento continuo, ma anche gioia, una forma di ebbrezza ed esaltazione, di pienezza vitale; · L'esercizio di devozione alla donna ingentilisce l'animo, lo nobilita, lo purifica di ogni viltà o rozzezza. con "cortesia": solo chi è cortese può amare "finalmente", ma a sua volta ("amor fino la finiamo, in provenzale) rende cortesi. • Si tratta di un amore adultero,al di fuori del vincolo coniugale; anzi, si teorizza che nel matrimonio non può esistere veramente "amor fino". L'amore esige il segreto, alla donna si può alludere solo attraverso uno pseudonimo (senhal), per timore dei 'malparlieri" che possono spargere dicerie maligne. || "culto della donna" e di "religione dell'amore": nasce così un conflitto tra amore e religione, tra culto per la donna e culto per Dio. Testo: pag 31 la forma della letteratura cortese Le canzoni di gesta Le origini del genere Tra /'XI ed il XIII secolo in Francia si diffonde una produzione letteraria che tratta di imprese di guerra e di eroi: sono le canzoni di gesta (chansons de geste), pervenute anonime, espresse nel volgare parlato nella Francia del Nord (lingua d'oil, così detta dalla parola che significa "si" Il termine chansons ("canzoni") allude al fatto che questi testi venivano cantati: il termine francese "geste" significa ("imprese compiute"), ma allude anche alle "imprese raccontate". Non vi è assolutamente fedeltà alla storia: le vicende del passato sono trasfigurate in una luce leggendaria, di Carlo Magno (VIII-IX secolo) vengono proiettate mentalità e usanze dei secoli (XI-XII) in cui le canzoni furono composte, in particolare lo spirito della guerra santa contro gli infedeli. L'imperatore anzi aveva ottimi rapporti con i principi musulmani della Spagna. Le canzoni di gesta quindi introducono nella rappresentazione dei secoli passati lo spirito delle crociate. Le canzoni di gesta costituiscono, in altre parole. L'espressione della visione della vita e dei valori della classe feudale e cavalleresca al culmine della sua potenza, ne interpretano la mentalità e i gusti. Principali caratteristiche delle canzoni di gesta La trasmissione di questi testi era orale: Erano in versi endecasillabi, raggruppati in strofe di lunghezza diseguale, dette lasse. Rime, ma assonanze, cioè erano legate dal ricorrere, nelle parole finali,delle stesse vocali,a partire dall'accento tonico. Il carattere orale di questi poemi si riflette nella loro forma, nel loro linguaggio e nella loro struttura: • Utilizzare costantemente formule stereotipate. •continue ripetizioni, indispensabili per incidere nella memoria degli ascoltatori fatti e personaggi. • In seguito però le canzoni furono anche fissate dalla scrittura, e grazie a questo sono giunte sino a noi. Oggi si ritiene che essi siano opera di poeti individuali e consapevoli. Una nuova figura di intellettuale: il giullare. Giocoliere o un mimo, che girava di piazza in piazza per divertire il pubblico popolare, ma poteva anche essere un poeta fornito di cultura, accolto nelle corti e nelle grandi abbazie, per intrattenere un pubblico di condizione più elevata. Ipotizzato un legame con i monasteri posti sulle strade dei grandi pellegrinaggi, che conservavano ricordi degli eroi popolari e che fornivano ai giullari i materiali su cui operare per comporre i loro testi. Inoltre nelle stesse forme metriche, che riprendono quelle degli inni religiosi. Si possono poi scorgere stretti legami con il genere dell'agiografia. Vi è ad esempio affinità tra Orlando che, nella canzone a lui dedicata, affronta la morte a Roncisvalle combattendo contro i Mori, e la morte di un santo martire che si sacrifica per la fede. Le canzoni di gesta tendevano a raggrupparsi in cicli intorno ad un lignaggio, cioè ad una famiglia discendenza nobiliare. 0 Più tardi le canzoni persero il loro esclusivo carattere di poemi guerreschi e religiosi, con l'introduzione del motivo d'amore, caro invece al romanzo cortese. Chanson de Roland (XII secolo) Incentrata sulle avventure di Orlando. Anche se ci sono pervenute anonime, le chansons de geste sono probabilmente opera di poeti individuali che sfruttano un repertorio di leggende orali e che si rivolgono a un pubblico inizialmente ristretto ai soli cavalieri e poi allargato a comprendere diversi ceti sociali. Il genere ebbe vasta risonanza a livello francese e di veneto. stimolò in Italia una europeo e produzione epica in lingua mista di L'amore e ammettono quindi la presenza di personaggi femminili. Altro tema ampiamente sfruttato è quello avventuroso, che si precisa talora nella queste ("ricerca") di un oggetto (come il Santo Graal) o dell'amata. Destinati all'intrattenimento dei raffinati ambienti di corte, i romanzi cavallereschi nascono per la lettura, che poteva avvenire sia in pubblico nell'ambito della corte stessa sia a livello individuale. sua L'autore più significativo di questo genere letterario è Chrétien de Troyes, attivo tra il 1160 e il 1180: della produzione ci sono pervenuti cinque romanzi del ciclo bretone, in cui ha una parte importante l'amore, non solo quello adultero tipico della concezione cortese, ma anche quello coniugale. LA LIRICA PROVENZALE Tra il XII e l'inizio del XIII secolo nel Sud della Francia l'ideale cortese fu elaborato nelle forme della poesia lirica in lingua d'oc a opera di poeti detti "trovatori". I componimenti venivano cantati con l'accompagnamento musicale direttamente dal poeta-compositore o da cantori professionisti, i giullari, di fronte al pubblico delle corti feudali. Estremamente raffinata dal punto di vista formale, la lirica provenzale tocca diversi temi (politici, guerreschi, morali, satirici), ma quello principale è l'amore, trattato secondo i canoni cortesi: l'amata è oggetto di venerazione e fonte di gioia, ma nello stesso tempo oggetto di desiderio inappagato e dunque anche di tormento, poiché si tratta sempre di una donna già sposata. A livello stilistico, la poesia trobadorica manifesta due diverse tendenze: il trobar clus ("poetare chiuso"), che consiste in uno stile elaboratissimo, artificioso ed oscuro, il cui maggiore rappresentante è Arnaut Daniel (attivo tra il 1180 e il 1210) ed il trobar leu ("poetare dolce, piano"), più comprensibile ed aggraziato, il cui esponente principale è Bernart de Ventadorn (XII secolo). La produzione trobadorica si esauri all'inizio del XIII secolo, quando la crociata contro l'eresia catara distrusse le corti feudali della Provenza; la conseguente emigrazione dei trovatori provenzali nelle regioni confinanti fu tuttavia di stimolo alla diffusione della loro cultura e alla nascita di "scuole" poetiche, quella siciliana, che ne raccolsero l'eredità. come