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Luigi Pirandello (vita ed opere) SINTESI PER COMPRENDERE MEGLIO

4/6/2023

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LA VITA
Luigi Pirandello nacque il 28 giugo 1867 ad Agrigento.
Egli proveniva da una famiglia borghese infatti ebbe

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(LUIGI PIRANDELLO? Quist LA VITA Luigi Pirandello nacque il 28 giugo 1867 ad Agrigento. Egli proveniva da una famiglia borghese infatti ebbe la possibilita di frequentare l'università (a Palermo), di continuare gli studi a Roma (laureandosi in filologia) ed anche in Germania dove egli, oltre ad affacciarsi alla cultura ed alla lingua tedesca, potè stringere legami con gli autori romantici dell'epoca. Nel 1893 scrisse il suo primo romanzo "l'esclusa", scrisse la sua prima commedia "il Nibbio" e consecutivamente pubblicò vari saggi su diverse riviste, tra cui il "Marzocco" che vdide come suoi collaboratori anche Pascoli e D'Annunzio. Nel 1934 vinse il premio Nobel per la letteratura. سد Dopo ALCUNI ANNI... Nel 1903 la sua vita però cambiò in seguito ad un accaduto (l'allagamento della miniera di zolfo del padre, in cui quest'ulimo aveva investito tutto il suo patrimonio). Ciò provocò il dissesto economico della famiglia, comportando conseguenze drammatiche. Ben presto l'equilibrio psichico della moglie, già fragile in precedenza, divenne un tormento per Pirandello, inducendolo a cambiare visione della vita, della condizione umana e più in particolare del concetto di "famiglia”. Oggi come all'epoca il concetto primo di famiglia pone le sue basi sull'espressione di differenti e profondi sentimenti, quali: la stabilità, l'amore, l'appartenenza (dipendenza), la tranquillità e la pienezza. La famiglia però può anche essere altro, (come abbiamo visto anche con altri autori precedenti a Pirandello--> vedi Pascoli, Foscolo, Leopardi,...

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Didascalia alternativa:

Verga) infatti Pirandello la definisce una "TRAPPOLA" che imprigiona e soffoca l'uomo, da cui fuggire per poter alleviare il proprio tormento. Con la perdita delle rendite mutò anche la condizione sociale di Pirandello, il quale intensificò la sua produzione di novelle romanzi fra il 1904 e il 1915. Quindi l'esistenza di Pirandello fu segnata dall'esperienza della declassazione, ovvero dal passaggio da una vita borghese ad una condizione di grave svantaggio economico, ciò però paradossalmente gli forni interessanti spunti per la rappresentazione del grigiore soffocante della sua vita, ma soprattutto il rancore, l'insofferenza che ne derivavano. 2 IL TEATRO Tra il 1916 ed il 1918 scrisse e fece rappresentare una serie di drammi che modificavano profondamente il linguaggio della scena del tempo. Dal 1920, il teatro di Pirandello, cominciò a conoscere il successo di pubblico, tanto che dal 1922 si dedicò interamente ad esso e nel 1925 assunse la direzione del Teatro d'Arte a Roma. LA GUERRA MONDIALE Un altro degli elementi che designò la vita di Pirandello fu la guerra che incise dolorosamente su di egli. Infatti quando scoppiò la prima guerra mondiale si schierò a favore dell'intervento italiano e si iscrisse anche al partito fascista per poter lavorare nel teatro (questo servì per ottenere appoggi da parte del regime). La sua adesione ebbe caratteri ambigui: da un lato il suo conservatorismo politico e sociale lo spingeva a vedere nel fascismo una garanzia di ordine; dall'altro, il suo spirito antiborghese lo induceva a scoprirvi l'affermazione di un'energia vitale che spazzava via le forme soffocanti della vita sociale. Ben presto si rese conto del carattere di sola esteriorità del regime, e ciò segnò il suo distacco che celava un sottile disprezzo. 3 IL SUO PENSIERO Secondo Pirandello tutti noi tendiamo a fissarci in una "forma" che noi stessi ci diamo. Noi crediamo di essere "uno" per noi stessi e per gli altri, ma in realtà siamo tanti individui diversi, a seconda della visione di chi ci guarda. Questo provoca nei personaggi di Pirandello SMARRIMENTO e DOLORE, oltre, che un senso di solitudine e sono vissute come una "trappola" da cui liberarsi. Ciascuna di queste "forme" è una "MASCHERA" che ci impone il contesto sociale. IL RELATIVISMO CONOSCITIVO Da qui la definizione "RELATIVISMO CONOSCITIVO", secondo cui ognuno ha la sua verità che è scaturita dal modo soggettivo di vedere le cose. Inoltre nel saggio intitolato "umorismo", Pirandello affermò ché l'arte umoristica è l'unica che può mostrare la complessità del reale. Fa una distinzione importante tra il comico e l'umorista Questo problema aumenta il senso di solitudine mettendo in crisi i rapporti sociali. 4 L'UMORISMO Pirandello afferma che lo scopo della letteratura e dell'arte è quello di analizzare la realtà con atteggiamento distaccato e razionale, cogliendone la mancanza di senso. Nel saggio "L'umorismo" (1908) Pirandello afferma che l'unico modo per mostrare la complessità del reale è ""arte umoristica", fondata sulla riflessione e sul "sentimento del contrario". Questo sentimento viene spiegato attraverso distinzione tra "comico" e "umoristico". Quindi l'arte umoristica coglie il carattere molteplice e contraddittorio della realtà, osservandola da diverse prospettive contemporaneamente. Tragico e comico vanno sempre insieme, il comico è come l'ombra che non può mai essere divisa dal corpo del tragico. se vedo una vecchia signora truccata e coi capelli tinti, avverto che è il contrario di ciò che una vecchia signora dovrebbe essere. Questo «avvertimento del contrario» è il comico. Se interviene la riflessione e suggerisce che quella signora, nel conciarsi in quel modo, soffre e lo fa nell'illusione di poter trattenere l'amore del marito più giovane, non posso più soltanto ridere: dall' «avvertimento del contrario», cioè dal comico, passo al «sentimento del contrario», cioè all'atteggiamento umoristico. T 3 IL VITALISMO Alla base della visione del mondo pirandelliana vi è una concezione VITALISTICA: la realtà tutta è "vita", inteso come eterno divenire, incessante trasformazione da uno stato all'altro. Tutto ciò che si stacca da questo flusso e assume forma distinta individuale, si irrigidisce e comincia a "morire". Così avviene all'identità personale dell'uomo. In realtà noi siamo parte indistinta, nell' "universale ed eterno fluire" della "vita", ma tendiamo a costruirci in forme individuali (con una personalità che vogliamo). In realtà però questa personalità è UN'ILLUSIONE, perche nella riflessione pirandelliana vi è una continua lotta tra la vita e la forma. flusso inarrestabile del cambiamento e le strutture della società costringono l'uomo a rinchiudersi in una maschera che lo intrappola e lo costringe in un ruolo fisso che è morte. La lotta tra queste due forze generano la sofferenza, il disagio e lo smarrimento. 2.Ogni persona considera così una verità che è multiforme. 3 Ciò implica il dramma dell'uomo, la realtà cambia continuamente e l'uomo non trova la propria identità. 4. L'uomo è uno, nessuno, ma anche centomila. I ROMANZI 4 (Uno, nessuno,centomila) Riguarda il problema d'identità. Il protagonista è Vitangelo Moscarda. Lui scoprì che l'immagine che si era creato di sé non corrisponde a quella che gli altri avevano di lui. Egli quindi si rese conto che esistono infiniti Moscarda e cominciò a provare orrore per la prigione della sua forma. Lui ha sempre vissuto una vita da inetto ora invece la sua vita sarà piena di pazzie: La prima immagine che vuole distruggere è quella dell'usuraio rivelando il profondo conflitto con il padre.. A differenza di Mattia Pascal, Mostarda vuole solo distruggere la sua immagine non crearne un'altra, la mancanza di identità non è più una cosa negativa anzi diventa una condizione positiva che ti libera dalla vita. Quindi Moscarda non si limita solo a confessare di non sapere chi sia, ma afferma DI NON VOER PIÙ ESSERE NESSUNO, E QUINDI DI RIFIUTARE OGNI IDENTITÀ INDIVIDUALE. Egli volle sprofondare nel <<fluire mutevole della vita>>. LUIGI PIRANDELLO UNO, NESSUNO E CENTOMILA SAGA "II FU MATTIA PASCAL" Alcuni critici hanno ritenuto che questo fosse veramente il senso il romanzo ma, in realtà, non è così e ciò si capisce dall'obiezione di Mattia Pascal: il romanzo non si può concludere con una completa assunzione di consapevolezza, perché Mattia Pascal si limita a rendersi conto di non sapere chi è, sapendo solo ciò che non è più. Significativa è l'ultima frase: " lo sono Il fu Mattia Pascal": SNDA La storia è ambientata a Miragno in Liguria. Mattia Pascal ha ereditato una grossa fortuna che però è gestita da un suo amministratore. Mattia si sposa con la nipote del suo amministratore Romilda ma il matrimonio si rivelerà un inferno. Per andare avanti è costretto a fare il bibliotecario. Decide allora di fuggire in America ma due fatti gli cambiano la vita: la vincita di una grossa somma di denaro al casinò . la notizia della sua morte. LUIGI PIRANDELLO Adesso lui è libero dalla trappola in cui era imprigionato. IL FU MATTIA PASCAL Sceglie di crearsi una nuova identità e si trova un nuovo nome Adriano Meis, ma ben presto trova un senso di vuoto ad essere "forestiero della vita". Il suo errore è stato non essere capace di vivere davvero la sua libertà ma di essersi costruito una nuova forma ancora più falsa e limitante. Così si ritira a Roma e prende in affitto una stanza presso Anselmo Paleari. Mattia si innamora di Adriana ma non può sposare perché non ha un documento d'identità valido. Perciò si libera della sua identità di Adriano meis e riprende la vecchia identità di Mattia Pascal. Torna a Miragno ma ormai la moglie si è già sposata col migliore amico di Mattia perciò riprende solo il suo posto in biblioteca. Nella pagina conclusiva mentre parla con un amico, Mattia si limita a rendersi conto di non sapere chi è. L'ultima frase è "lo sono Il fu Mattia Pascal" perché non è ancora in grado di rinunciare al suo nome ma si accontenta di mettere quel fu davanti nel senso di "morto" "defunto". İL HA HA FISCHIATO La novella che parla di Belluca, un contabile metodico e paziente che si ribella al capoufficio e viene portato al manicomio. La sua inaspettata pazzia proviene dal fischio di un treno che gli fa capire dell'esistenza di un'altra vita oltre quella monotona di ogni giorno. Belluca rappresenta l'uomo imprigionato nella trappola che presenta due facce: il lavoro che non li concede un attimo di respiro e la famiglia opprimente. Potrà sopportare questa trappola grazie ad una valvola di sfogo: la fantasia. CONFRONTO TRA KAFKA E PIRANDELLO Con Kafka si parla del concetto di "Metamorfosi" per scoprire l'importanza di una sorta di empatia per le cose più piccole che spesso tendiamo a soffocare. Il grande autore ci invita a vedere la realtà attraverso più lenti, perché cambiandole possiamo trovare prospettive che ci permettano di comprendere le nostre debolezze e quelle degli altri. Questo lavoro è un palese invito a non tentare mai di modellare la realtà a nostro piacimento. Kafka ci dice che l'unico modo per comprendere veramente questa diversità è immergerci in essa cercando di attivare la nostra empatia. Potremo così comprendere che il grado di sofferenza che porta al rifiuto a volte è dettato dalla superficialità di chi, in vari luoghi, vede solo problemi da affrontare e scartare. Pirandello invece ne "Il treno ha fischiato" a differenza di Kafka ci racconta il vero e proprio avvenimento che ha sconvolto la vita del protagonista rivelandogli tutto ad un tratto l'essenza della vita. Il fischio del treno ha un significato morale, una fuga dalla realtà e una riconquista della libertà. Ciò che per noi può sembrare il banale e insignificante fischio del treno è il fulcro della storia, perché trasforma l'esistenza dell'eroe, rivelandogli improvvisamente la possibilità di un'altra vita, una vita che non ha mai avuto. Rappresenta la possibilità di liberarsi dalle catene della forma (costume, lavoro, famiglia...) e ritrovare il senso della vita.