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Luigi Pirandello

30/9/2022

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1. LA VITA
ŁULGI PIRANDELLO
Pirandello è siciliano, ha una vita piuttosto lunga, nasce nel 1867, affronta
diverse esperienze; nasce ad Agrig

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1. LA VITA ŁULGI PIRANDELLO Pirandello è siciliano, ha una vita piuttosto lunga, nasce nel 1867, affronta diverse esperienze; nasce ad Agrigento (Girgenti al tempo), in un casale di campagna detto "Il caos", quindi viveva in una famiglia umile. È figlio di un ex Garibaldino, il padre aveva partecipato all'unificazione d'Italia, è una famiglia politicamente attiva, era proprietario di alcune miniere di Zolfo, il clima familiare è intriso di patriottismo e di tradizioni antiborboniche. Il padre è un uomo dal temperamento esuberante spasso violento; la madre invece dolce affettuosa. Luigi, condizionato dal comportamento aggressivo della figura paterna, comincia a percepire la famiglia come una trappola, una ragnatela che soffoca le aspirazioni individuali. La sua istruzione elementare curata da un precettore privato, in modo del tutto simile a ciò che avverrà il protagonista del suo più noto romanzo, Mattia Pascal. Nel 1879 la famiglia si trasferisce a Palermo il giovane Pirandello ottiene il permesso di frequentare il ginnasio invece delle scuole tecniche a cui il padre avrebbe voluto avviarlo. Nel 1886 si scrive contemporaneamente alla facoltà di lettere di legge, entrando in contatto con gli ambienti intellettuali che sostenevano la formazione dei fasci siciliani. Nel 1887 Pirandello giunge a Roma, dove prosegue gli studi all'università "La sapienza", fino a quando è costretto a chiedere il trasferimento in un altro ateneo....

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Susanna, utente iOS

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Didascalia alternativa:

Giunto a Bonn, in Germania, nel 1889, completa gli studi e due anni dopo si laurea in Filologia romanza con una tesi in tedesco sugli sviluppi fonetici dei dialetti greco-siculi. Nel 1893 tona a Roma e si trasferisce in modo definitivo, inizia a insegnare all'università di Roma alla facoltà di magistero, in questi primi anni di università scrive "l'Esclusa" il suo primo romanzo. In questi anni inizia la sua amicizia con lo scrittore verista Luigi Capuana, che lo incoraggia dedicarsi alla scrittura. Si sposa, sempre a Roma nel 1894 con Antonietta Portulano, avrà 3 figli da lei. In questo periodo l'attività del padre, la zolfara falliscono e subirà anche un fallimento anche l'attività del suocero (socio in affari del padre di Pirandello). Dal momento di fallimento della zolfara, la moglie avrà una crisi emotiva e psicologica molto importante, nel senso che la moglie era già una donna piuttosto fragile psicologicamente e di fonte a questi fatti, il declassamento, ovvero da abbienti proprietari con il fallimento arrivano ad non avere più nulla; se per Pirandello questo non è stato un problema, invece questa vergogna non è stata tollerata dalla moglie, ha iniziato a diventare ossessiva e compulsiva e quindi Pirandello entra in un vortice psichiatrico e arriverà a definire apertamente il matrimonio come una trappola e si sentirà letteralmente in carcera, in prigione, si sente soffocare nella sua relazione coniugale e arriverà anche proprio per poter sopravvivere, arriverà a mentire; mentisce per non farla star male, ma la menzogna sistematica esistenzialmente è difficile da gestire. Trova una via d'uscita scrivendo romanzi e così si dedica in modo frenetico ai romanzi: • Fu Mattia pascal (1904) -> considerato il suo capolavoro, è stato scritto di getto, velocemente • Scrive un saggio "l'umorismo" (1908) -> in cui parlerà e spigherà il concetto di umorismo Negli anni che precedono la prima guerra mondiale si dedicherà anche al teatro, naturalmente questi anni che seguono sono ricchi di produzione, scrivendo sia romanzi, novelle che opere teatrali, diventa uno scrittore e un drammaturgo importante, lo chiamano in tanti teatri, non solo in Italia ma in tutta Europa e in America. Acquisisce anche una compagnia teatrale propria, diventa il titolare di quest'ultima, è talmente richiesto che gli viene dato il premio nobel per la letteratura nel 1934. Muore a Roma nel 1936. Le esperienze di vita influiscono sulle opere letterarie. 2. LE OPERE Le novelle L'inesauribile creatività pirandelliana attraversa tutti i generi letterari, travalicando nei confini in uno scambio continuo di materiale narrativo e drammatico. Novelle per un anno -> La novella è un racconto breve, che differisce dal romanzo. Scrive novelle in tutto l'arco della sua vita e le pubblica per la prima volta nel 1922 e le intitola "Novelle per un anno", sono 360 novelle (una novella al giorno) e questa edizione del '22 raccoglie tutte le edizioni precedenti. Le novelle son importanti per e riflettono la sua visione del mondo, questi brevi raccontati, condensano la sua visione del mondo. Nelle novelle si sente ancora l'influenza del verismo (verga: novelle rusticane e vita dei campi), sopratutto nell'ambientazione in cui i protagonisti sono; persone di basso livello sociale tal volta arrivano addirittura ad esser grottesche (che fanno ridere), sono talmente assurdi nel loro comportamenti da diventare ridicoli pero è un diventare ridicolo amaramente, è un riso amaro. Romanzi Tutta la produzione di Pirandello si può dividere in due grandi parti -> La prima parte in cui predomina l'interesse per la narrativa (1901-1916), quindi fondamentalmente le novelle, i romanzi come: • "l'Esclusa" • "Il turno" • il "fu Mattia Pascal" -> Mattia pascal è un bibliotecario, è un personaggio della vita grama, vive in Liguria in un paese inventato è un piccolo paese, si sposa e il destino ha voluto che andasse a vivere con loro la suocera che lui non sopportava. Un giorno gioca al casino di Montecarlo, non lo dice a nessuno, a Montecarlo vince una cifra esorbitante, torna in treno e dai giornali apprende della sua morte, perché mentre era via a Miragno hanno trovato un cadavere e hanno pensato fosse lui, quindi Mattia pascal è stato seppellito. Approfitta d quella situazione, si rifa una vita, cambia identità e sceglier anche un altro nome Adriano Meis e con questa somma di denaro vinta si può permettere di viaggiare e si stabilisce a Roma. A Roma prende una camera in affitto presso una famiglia affitta camere, viveva questa famiglia Palari. Entra in confidenza con questa famiglia e avevano una famiglia Adriana. Accadono diversi fatti, subisce un furto di denaro. Si innamora di Adriana ma non può sposarla. Accadono vari fatti in seguito ai quali Adriano capisce che senza un'identità anagrafica non può vivere, nemmeno acquistare un cane. Cosi finge il suicidio, lasciando il cappello e il bastone sul ponte. Torna a Miragno e scopre che la moglie si è risposta con il suo migliore amico e la sua vita da quel omento li in poi verra condotta come un'ombra. Lui vive in biblioteca e con la sua tomba al cimitero. . i "vecchi e i giovani", • si gira che diventare i "quaderno di serafino Gubbio operatore". Seconda parte dal 1916 per il resto della sua vita, abbiamo le opere teatrali, i drammi; abbiamo • "Uno nessuno e centomila", scritto nel 1926; La vicenda prende avvio dall'episodio di estremo banalità di cui è protagonista vita Angelo Mosca arda: una mattina scopre per un'osservazione della moglie, che il suo naso non è dritto, come gli aveva sempre creduto che fosse, ma pende leggermente a destra. Il fatto, di per sé privo di importanza, da luogo a un avere propria crisi identità del personaggio, che si rende conto di non essere "uno", ma "centomila", e quindi in definitiva "nessuno". Da una semplice constatazione, scaturisce una crisi esistenziale che porta VIT Angelo a compiere gesti folli, volte a cancellare ricordi, esperienze e persino il nome che lo identifica. Considerato pazzo dagli altri, si sente in realtà finalmente felice: abbandonato la civiltà si trova per la prima volta immerso nel fluire continuo della vita e nella natura. • "sei personaggi in cerca d'autore", è significativo del significato della vita, sono 6 personaggi che cercano qualcuno che reciti la loro volta, si rivolgono e cercano un capo-comico (il registra) che possa mettere in scena la loro vita. Questi 6 sono una famiglia e chiedono di mettere in scena la loro vita, il regista fa quindi delle audizioni di attori che possono mettere in scena il contenuto vero della vita di un'estinzione 6, ma non torva nessuno, perché come si prenota qualcuno, qualche attore che vuole recitare la vita di quesi 6, i 6 si arrabbiano perche non sono come loro vogliono. Capiscono alla fine che i veri attori della vita sono loro. • "Enrico IV" (il teatro nel teatro) La vicenda narra di un giovane nobile che prende parte ad una cavalcata in costume nella quale impersona l'imperatore di Germania, Enrico IV. Alla messa in scena prendono parte anche Matilde di Spina, la donna di cui è innamorato, ed il suo rivale in amore, il barone Belcredi. Quest'ultimo disarciona Enrico IV che nella caduta batte la testa e si convince di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando. La follia dell'uomo viene assecondata dai servitori che il nipote di Nolli mette al suo servizio per alleviare le sue sofferenze; dopo 12 anni Enrico d'un tratto guarisce e torna alla ragione. Comprende che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per rubargli l'amore di Matilde, che poi si è sposata con Belcredi ed è fuggita con lui. Decide così di fingere di essere ancora pazzo, di immedesimarsi nella sua maschera per non voler vedere la realtà dolorosa e poter osservare, dal di fuori, la vita che gli è ormai negata. Dopo 20 anni dalla caduta, Matilde, in compagnia di Belcredi, della loro figlia e di uno psichiatra vanno a trovare Enrico IV. Lo psichiatra è molto interessato al caso della pazzia di Enrico IV, che continua a fingersi pazzo, e dice che per farlo guarire si potrebbe provare a ricostruire la stessa scena di 20 anni prima e di ripetere la caduta da cavallo. La scena viene così allestita, ma al posto di Matilde recita la figlia. Enrico IV si ritrova così di fronte la ragazza, che è esattamente uguale alla madre Matilde da giovane, la donna che Enrico aveva amato e che ama ancora. Ha così uno slancio che lo porta ad abbracciare la ragazza, ma Belcredi, il suo rivale, non vuole che sua figlia sia abbracciata da Enrico IV e si oppone. Enrico IV sguaina così la spada e trafigge Belcredi ferendolo a morte: per sfuggire definitivamente alla realtà "normale" (in cui tra l'altro sarebbe stato imprigionato e processato), decide di fingersi pazzo per sempre. "Liolà", • "l'uomo dal fiore in bocca", "cosi è (se vi pare)" (opera teatrale) • "questa sera si recita a soggetto" • "Il giuoco delle parti" (opera teatrale) 3. I GRANDI TEMI La narrativa di Pirandello nasce verista, ma si stacca dal verismo era una visione amara e paradossale della vita, e per l'ironia. Il suo pensiero, al centro della sua attenzione c'è l'uomo, l'individuo e quest'uomo è solo, umiliato, offeso dagli altri e dalla vita. Diciamo che tutti sui personaggi sono per lo più piccoli borghesi che vivono un'esistenza grama, cupa, grigia, che nano un bisogno disperato di vivere ma non riescono e questo desiderio di vivere è come se fosse sempre insoddisfatto. Scatta il gesto assurdo, gesto bizzarro, visto che l'uomo non riesce a viene con pienezza, si comporta in modo bizzarro, allucinate, folle. Siamo agli inizi del 900, imminenza delle guerra, questo modo di vedere l'uomo è anche legato al contesto storico. Si dice che l'uomo è il crisi e la società non sente più i valori, siamo nel pieno decadentismo. Pirandello cerca una via di uscita, coevi che abbiamo visto. Per esempio D'Annunzio con esaltazione, pascoli richiudendosi in se stesso. L'uomo di Pirandello nei suoi romanzi è un uomo alienato, simboleggia l'alienazione del personaggio, non riesce a comunicare si ritrova disperatamente solo in un mondo di parvenze, negato al rapporto (al colloquio) con se stesso, cong li altri e con Dio. Si trova buttato dentro una vita che scorre inesorabile, un tempo che scorre e no si riesce a fermare, viene ripreso lucidamente il panta rei di Eraclito (tutto scorre), il tempo è qualcosa che partenne all'uomo e lo aveva appreso da Seneca, ma gli sfuggito, non riesce a fissare se stesso dentro al tempo, è come un fiume che scorre in piena. Tutta l'arte di Pirandello, narrativa e teatrale, denuncia questa crisi, non va ad indagare le cause sociali o morali, come invece aveva fatto Verga prima di lui (la storia è un pescecane che divora, la causa è storica in verga, l'uomo è quindi vittima), mentre per Pirandello non ce, lui spunta tutto il suo interesse sull'uomo sulla sua disperazione, sul caos della sua vita e nell'universo che è totalmente inspiegabile e anche nella realtà tutto è relativo, anche la persona stessa, ciascuno di noi è relativo; io sono una persona fisicamente, ma questo personaggio è diversa a seconda di chi mi guarda, una persona vede di me diverse caratteristiche. Pirandello si chiede quindi chi è, è cento mila persone, centomila sono gli sguardi che una persona può avere su di me, io nella mia vita entro in relazione con 100mila persone diverse (100 mila iperbolico), sono quindi centomila modi in cui gli altri vedono me; io come identità non possono essere 100 modi, e quindi io come identità non sono nessuno. Io sono una persona, sono 100 mila modi in cui posso essere guardo, ma la mia identità non esiste, perché la mia identità è come sbriciolata negli occhi degli altri. Pirandello dice che l'uomo vivendo cerca di fissare una identità, la sua, quindi vorrebbe avere una personalità, una coscienza, una forma che serva a definirci; ma risconta che tutte le volte che tentiamo di definisci in un unico modo, la vita ci travolge, siamo continuamente travolti dalla vita e allora il nostro io, la nostra realtà quotidiana è solo apparenza, è come se ci fosse nuoto dentro di noi, è come se fossimo vuoti. Se ricorriamo all'immagine della strada, Pirandello cammina sentendo i suoi passi risuonare, perché camina sun un baratro, che suona dentro di lui. La vita ci travolge e non ci fa sentire noi stessi sempre: il dolore ci travolge, ci fa cancellare ciò che siamo ed è un'eccezione negativa, incombe costantemente la morte, la minaccia della morte è presente dall'inizio alla fine della vita. Quindi la nostra vita non ha sostanza, quindi perché noi siamo qua? Pirandello dice di mettere una maschera, vuol dire che ognuno di noi per vivere deve mettersi una maschera, oppure gliene mettono gli altri, la maschera. Qualcosa che tutti vedono, la maschera nasconde il vuoto. Mettersi la maschera significa recitare, quindi noi uomini recitiamo parti della nostra vita. Non c'è l'identità vera, ce la maschera, quindi oltre he camminare nel vuoto, cammina su un palco scenico, ed ecco perché arriva al teatro. Pirandello passa al teatro perché in un certo periodo della sua ita capisce che la vita è un recitare e il teatro è il simbolo della vita, sul palco ci sono attorio con maschere ma non sono loro veramente sono attori, sono persone che recitano un certo ruolo, e così facciamo noi tutti i giorni della nostra vita, no c'è una ferita, c'è il nulla. Noi siamo attori della nostra vita, non abbiamo scelta. Nell'arte di Pirandello c' un paradosso, parla dell'ironia, l'ironia consiste proprio nella capacita che ha Pirandello di guardare le relazioni degli uomini e di colpirle e metterle in scena o nel romanzo, non in modo costruttivo perché ridicolizza i personaggi, lo fa per dissolvere, è un'ironia dissolvente non costruttiva, perché dietro questi falsi rapporti c'è il nulla. La tragedia incarna però saggi di Pirandello, è la tragedia dell'uomo moderno, la vita non poggia su certezze, ma è travolto dal caos, la vita travolge e l'uomo annaspa nel tentativo di essere qualcun altro. Novella -> il treno ha fischiato (tratto dalle novelle per un anno) C'è stata una prima edizione intitolata "I trappola" è una raccolta di novelle che non è affatto casuale (il matrimonio era definito come una trappola), fa parte di queste novelle. Farneticava, principio di febbre; l'esordio è in uno spizo, una casa di cura. Nome del protagonista è Belluca. Di quale caso si sta parlando? Ci dice subito cosa sta accadendo in quel preciso momento, Belluca sta farneticando, non si capisce la causa; farnetica, ma sopratutto quello che appare è che sembra un caso naturalissimo era naturale che Belluca farneticasse. Questi personaggi che stanno facendo vista a Belluca in questa casa di cura sono i compagni d'ufficio; Lavora in un ufficio dove ha questi compagni che sono un po' ipocriti, perché anno a trovare Belluca per dovere, non perche lo volevano fare, poi continuavano a chiedersi cos'avesse. La sera precedente si era liberato al suo capo-ufficio e che poi all'aspro riproverò da parte di questo per poco non gli si era scagliato addosso, si trattava di an vera e propria alienazione mentale, era proprio impazzito. Belluca fino alla sera recedente era visto c one un uomo mansueto, sottomesso e paziente, era anche limitato nel suo l'avrò da computista (tiene i conti). La sua memoria, tutto ciò che lui fa è tutto scritto. L'immagine che si da di Belluca era quella di un somaro. Sembrava un somaro che procedeva con la carretta e il paraocchi, tutta una vita passata in questo modo; nell'immagine del somaro, metaforicamente Belluca era stati frustato 100 volte da somaro e solo per ridere,per essere bullizzato; veniva provocato in continuazione ma lui niente, le crudeli punture senza pace sempre senza ne pura fiatare -> È un uomo rassegnato, per tutta la vita era stato bastonato, fino a quel momento, finché non si ribello al suo capoufficio. Il capoufficio l'aveva sgridato, non per ridere e provocarlo ma aveva delle ragioni, si era presentato la mattina in maniera diversa, era arrivato con mezz'ora di ritardo, sembrava che il viso (lo sguardo senza paraocchi) si fosse allargato, come se si fosse spalancato davanti a lui lo spettacolo della vita. Alla fine Pirandello ha una visione bella della vita, la vita sarebbe uno spettacolo, solo che l'uomo anziché guardarla si mette o gli metto i paraocchi e in questo caso gli nascondono la vita. È come se gli orecchi tutti d'un tratto si fossero sturati era ilare, tant'è che sembrava stordito. Alla sera il capoufficio lo sgrida perche quel giorno non aveva fatto nulla. Umorismo da parte di Pirandello. I compagni lo burlarono e dopo poco provano terrore. Ribellione da parte di Belluca, che non accetta piu le angherie. Quegli occhi opachi, sempre spenti, erano cambiati ora gli ridevano lucidissimi. Rimase ceco e sordo alla vita, come una macchinetta di computisteria. Per la prima vola compare un "me" un "io", questo "io" non era stupito della situazione di Belluca, il suo silenzio era dolore, disse che Belluca non era impazzito la sua reazione era naturalissima; questo io è una persona che lo conosce bene. Riflessioni che fa questo personaggio su Belluca, mentre sta andando a trovarlo. Chi vede solo l'ultimo tratto della vita di Belluca sembrava la vita di un mostro. Questo io era il suo vicino di casa, il vicino di casa che sa di Belluca richiama un altro vicino di casa, quello dell'humanitas di Terenzio, era il concetto che emergeva nelle sue commedie; è lo stesso livello di attenzione, aveva condiviso i perché della sua fatica. Belluca aveva anche due figlie vedova con 3 e 4 figli a loro volta, e 3 ceche in casa. (5 donne e 7 ragazzi che litigavano per appropriarsi dei 3 letti). Conduce quindi una vita impossibile, finché non gli accade un fatto naturalissimo, si era dimenticato l'esistenza del mondo, finché non sente fischiare il sonno. Gli orecchi si erano sturati. Sepolcro scoperchiato, antitesi del coperchio che chiude come Baudelaire, lo spleen. Era come se fosse in trappola. Non sapeva gestire questa sua emozione. Ora che il treno ah fischiato è libero. Il fischio del treno è un richiamo come lo sono state le campane, il fischio del treno è come le campane lerlinnominato, per leopardi perché hanno un valore catartico, liberatorio. La catarsi letteralmente significa purificazione, è una purificazione rispetto a una situazione impossibile di vita. La vita d Belluca è tragica da una parte, ma bellezza di questa novella è il ternò che fischi, la possibilità che bella Luca possa liberarsi da quella torpitudine, da quell'apnea (vie della liberazione di Schopenauer). PATENTE Nasce come novella nel 1911, nel 1917 diventa un testo teatrale e iene quindi rappresentato come un atto unico, come testo teatrale avrà l'elencazione dei personaggi e il luogo. Pirandello ha proposto il copione. La novella presenta gia tutti i temi che poi verrano sviluppati. Protagonista Rosaio Chiarchiaro, ha una figlia che si chiama Rosinella il coprotagonista è un giudice istruttore D'Andrea. Chiarchiaro è un impiegato e sembra che porti sfortuna, quest'idea che porti sfortuna inizia a diffondersi e diventano quindi innominabili; Chiarchiaro è considerato uno di questi iettatori, gli iettatori quando passano fanno gli scongiuri, quindi a Chiarchiaro capi di vedere due persone che fanno gli scongiuri quando lui passa, e quindi lui decide di denunciarli per diffamazione. Viene convocato dal giudice d'Andrea perché capire come risolvere la questione, quando è convocato Chiarchiaro si presenta abbigliato come uno iettatore ovvero, vestito tutto di nero e quando il giudice lo vede entrare ha un sobbalzo. Inizia un dialogo piuttosto serrato in cui Chiarchiaro comunica al giudice la sua decisone, per lui era diventato impossibile vivere perché era tenuto alla larga da tutti, nessuno voleva avere relazioni con lui. Allora decide di rivolgersi al giudice attraverso la strategia della denuncia e vuole ottenere la patente di iettatore, cioè riconoscimento legale, di verrà quindi il suo lavoro. Lo iettatore può mettersi davanti ai negozi o ai teatri o in qualsiasi luogo pubblico in cui, veniva pagato dal negoziante per andare via da li. -> umorismo tipico di Pirandello che fa sorridere ma ha questo fondo di malinconia. CIAULA E LA LUNA Chi è Ciaula, l'ambientazione è nelle miniere di zolfo e Ciaula è un semplice garzone; l'idea di miniera ci fa venire in mente rosso mal pelo (ragazzino minore). Ciaula è un uomo di 30 anni ed è un minorato mentale, è nato con alcuni deciditi cognitive e non ha mai avuto al possibilità di migliore e quindi ha passato tutta la sua vita nelle zolfare. Passa la sua vita quindi nelle caverne dov'è sempre buio, la sua giornate è sempre al buoio, ma Ciaula sta bene li, si torva bene li, si senti a protetto, non soffriva e aveva invece paura del buio vero; questo perche anni fa era esploso una mina, il suo padrone Zi'Scarda aveva perso un occhio e sopratutto era molto suo figlio Calicchio, quando accade questo incidente erano tutti i superficie ed era esploso a questa mina, quindi da quel momento li Ciaula ha iniziato ad avere paura del buoio però gli hanno chiesto di fare un lavoro speciale. Ciaula rapper sta l'umanità che davanti alla vita si comporta in maniera sciocca, gli uomini in generale spesso davanti alla vita sembrano minorati. L'uomo in generale, rappresentato da Ciaula sembra che durante un incidente l'uomo si faccia travolgere dalla pura e il buoio della miniera è il buoio della vita, quella difficoltà. Vedere la veridicità della vita, questo buoio richiama Pascoli l'uomo che vive dentro al buio. Mentre Pascoli è "rinchiuso nel buoio", Ciaula sta bene nel buoio della caverna, si ente come nel gemerò materno. La luna ha valore catartico, quest'uomo di 30 anni ha sentito di essere vivo per la prima volta.