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3/11/2022
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LA VITA. Giacomo Leopardi nasce a Recanati, nelle Marche nel 1798 da una famiglia di nobiltà terriera. La sua istruzione viene affidata a precettori ecclesiastici, poi all'età di dieci anni l'autore continua gli studi da solo, servendosi dei testi presi nella biblioteca paterna. Si forma in breve tempo una cultura vastissima. Scrisse componimenti poetici, odi, sonetti, canzonette e tragedie.Si attua in lui il passaggio degli studi filologici alla poesia. Tenta una fuga da casa, ma viene scoperto e sempre nello stesso anno si verifica il passaggio decisivo dalla poesia alla filosofia. Comincio una stagione originale della sua poesia: l'Infinito, iniziò a scrivere lo Zibaldone, una sorta di diario intellettuale. Negli anni successivi nacquero altri idilli e canzoni. Si reca a Roma, ma rimane deluso dall'ambiente intellettuale. Tornato a Recanati si dedica alla composizione delle Operette morali, in un periodo in cui sente essersi inaridita la sua vena poetica. Nel 1828 scrive poesie come i grandi idilli. A causa delle cattive condizioni di salute è costretto a tornare a Recanati, poi grazie ad amici fiorentini, lascia Recanati per sempre. Stringe amicizia con Antonio Ranieri e si stabilisce nel 1833 con lui a Napoli, dove muore nel 1837. IL PENSIERO LO ZIBALDONE L'opera leopardiana: lo Zibaldone, tratta di un diario intellettuale in cui il poeta annota :pensieri, appunti, ricordi, osservazioni, note, conversazioni e discussioni,...
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di se stesso, dell'animo suo, la sua vita. La parola zibaldone significa mescolanza confusa di cose diverse, ed è usata da Leopardi in riferimento alla varietà degli argomenti, trattati senza un criterio organizzativo, annotati giorno per giorno. Nelle pagine di quest'opera ci consentono di capire l'evoluzione del pensiero di Leopardi e la sua concezione della letteratura. LA NATURA BENIGNA Al centro della riflessione di Leopardi si pone un motivo pessimistico; l'infelicità dell'uomo. Restando fedele ai principi del materialismo e sensismo, egli associa la felicità con il piacere, sensibile e materiale. L'uomo desidera il piacere: aspira a un piacere infinito. Pertanto nasce in lui un senso di insoddisfazione perpetua. Nasce per Leopardi l'infelicità dell'uomo, il senso della nullità di tutte le cose. E Leopardi sottolinea: che ciò va inteso non in senso religioso e metafisico, ma in senso puramente materiale. Per Leopardi l'uomo è infelice. Ma la natura, in questa fase è concepita da Leopardi come madre benigna e attenta al bene delle sue creature, ha voluto offrire all'uomo come rimedio l'immaginazione e le illusioni. Per questo gli uomini primitivi e gli antichi Greci e Romani, capaci di illudersi e di immaginare, erano felici. IL PESSIMISMO STORICO La prima fase del pensiero leopardiano è costruita tra natura e ragione. La colpa dell'infelicità è attribuita all'uomo stesso, che si è allontanato dalla via tracciata dalla natura benigna. Leopardi da un giudizio durissimo sulla civiltà dei suoi anni. Scaturisce le tematiche civili e patriottiche che caratterizza le prime canzoni leopardiane. E ne deriva anche un atteggiamento titanico: il poeta, sfida il fato maligno che ha condannato l'Italia a tanta degradazione. Questa fase del pensiero leopardiano è stata designata con la formula pessimismo storico, poiché la condizione negativa del presente viene vista come effetto di un processo storico, di un allontanamento progressivo da una condizione originaria di felicità. Ma non bisogna dimenticare che si trattava pur sempre di una felicità relativa e che la felicità antica era solo frutto di illusione. LA NATURA MALIGNA è Leopardi si rende conto che, la natura mira alla conservazione della specie. Ne deduce che il male non è un semplice accidente, ma rientra nel piano stesso della natura. Leopardi in un primo momento attribuisce la responsabilità del male al fato. Dopo una riflessione il poeta arriva ad una soluzione cambiando la sua concezione della natura. La natura non рій vista come madre amorosa e provvidente, ma come meccanismo, indifferente alla sorte delle sue creature, una concezione meccanicistica e materialistica. La colpa dell'infelicità non è più dell'uomo stesso o del fato, ma solo della natura. L'uomo è vittima innocente della natura. Muta il senso dell'infelicità umana: ora l'infelicità, materialisticamente, dovuta soprattutto ai mali esterni, a cui nessuno può sfuggire: malattie, elementi atmosferici, cataclismi, vecchiaia, morte. IL PESSIMISMO COSMICO Se causa dell'infelicità è la natura stessa, tutti gli uomini sono necessariamente infelici. Della prima fase del pessimismo storico subentra così un pessimismo cosmico: nel senso che l'infelicità non è più legata ad una condizione storica e relativa dell'uomo, diviene un dato eterno e immutabile di natura. Subentra infatti in Leopardi un atteggiamento contemplativo, ironico e distaccato. LA POESIA DEL <<VAGO E INDEFINITO> L'INFINITO NELL'IMMAGINAZIONE La "teoria del piacere", elaborata nel 1820, rappresenta anche il punto d'avvio della sua poetica. Dopo aver affermato che nella realtà il piacere infinito è irraggiungibile, il poeta sostiene che l'uomo abbie la capacità di figurarsi piaceri infiniti mediante l'immaginazione. La realtà immaginaria costituisce, l'alternativa a una realtà vissuta che non è che infelicità e noiosa,l'immaginazione è una realtà parallela, è tutto ciò che è vago e indefinito. Si viene a costruire una vera e propria teoria della visione, la vista impedita da un ostacolo, una siepe, un albero, una torre, una finestra, perché allora in luogo della vista, lavora l'immaginazione e il fantastico. IL BELLO POETICO La teoria filosofica dell'indefinito si aggancia alla teoria poetica. Il bello poetico, per Leopardi, consiste dunque nel vago e indefinito, e si manifesta in immagini (come ad esempio, parole che sono poetiche:lontano, antico,notte, ultimo, eterno). Leopardi aggiunge poi una considerazione importante: queste immagini sono suggestive perché per lo più evocano sensazioni che ci hanno affascinati da fanciulli. Poetica dell'indefinito e poetica della "rimembranza” si fondono: la poesia è il recupero della visione immaginosa attraverso la memoria. ANTICHI E MODERNI Leopardi osserva che maestri della poesia <<vaga e indefinita»> erano gli antichi: perché più vicini alla natura, erano immaginosi come fanciulli. I moderni, che si sono allontanati dalla natura per colpa della ragione, e per questo sono infelici, la poesia d'immaginazione non è praticabile; ad essi non resta che una poesia sentimentale, nutrita di idee, filosofica, che nasce dalla consapevolezza del vero e dall'infelicità. Leopardi stesso, segue la poetica del vago e indefinito.Leopardi escludere il carattere immaginoso dai suoi versi. LEOPARDI E IL ROMANTICISMO IL CLASSICISMO ROMANTICO DI LEOPARDI Nella polemica tra classicisti e romantici Leopardi prese posizione contro le tesi romantiche. Egli ritiene che gli autori antichi siano un esempio di poesia fresca, spontanea, immaginosa. In questa esaltazione di ciò che è spontaneo, originario, non contaminato dalla ragione, appare molto più vicino allo spirito della cultura romantica di quanto non lo siano altri autori italiani che si dichiarano apertamente romantici. Si può parlare perciò di un classicismo romantico. CANTI Tra il 1828 e il 1830, Leopardi compone dieci canzoni. Nel 1826 stampa una raccolta in versi, che comprende due parti: un'epistola in versi e sei componimenti con il titolo di Idilli. GLI IDILLI I componimenti scritti tra il 1819 e il 1821 si chiamano piccoli idilli e sono scritti durante il pessimismo storico : L'INFINITO, LA SERA DEL DÌ DI FESTA, ALLA LUNA, IL SOGNO, LO SPAVENTO NOTTURNO, LA VITA SOLITARIA. Affrontano tematiche intime e autobiografiche con un linguaggio semplice. La parola idillio significa quadretto, nella letteratura antica il termine indicava un componimento di breve estensione destinato all'espressione di sentimenti soggettivi e ambientato in un mondo pastorale idealizzato. Gli idilli di Leopardi abbandona l'ambientazione pastorale e ogni tendenza all'idealizzazione. Il poeta li definì come espressione di sentimenti, affezioni, avventure storiche del suo animo. IL <<RISORGIMENTO>> E I GRANDI IDILLI DEL 1828-30 Chiusa la stagione delle canzoni e degli idilli, cominciò per Leopardi un silenzio poetico che sarebbe durato sino alla primavera del 1828. Egli Lamentava la fine delle illusioni giovanili, lo sprofondare di uno stato d'animo di aridità e gelo, che gli impediva ogni immaginazione e del sentimento. Per questo non scrisse più poesia, Tra il 1828-30, con il passaggio al pessimismo cosmico, Leopardi trascorse un periodo a Pisa..e nell'aprile del 1828 scrisse A SILVIA. Tornato a Recanati nel 1829 compose LE RICORDANZE, LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA, IL SABATO DEL VILLAGGIO, CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELL'ASIA, IL PASSERO SOLITARIO. LA DISTANZA DEI PRIMI IDILLI Questi componimenti non sono la semplice ripresa della poesia di dieci anni prima. Nel mezzo si collocano esperienze decisive: la fine delle illusioni giovanili, la consapevolezza del vero, la costruzione di un sistema filosofico fondato su un pessimismo assoluto. Per questo i “grandi idilli” sono percorsi da immagini liete, ma queste immagini sono come rarefatte, e perdono ogni corposità fisica, materiale: create dalla memoria, esse non sono mai separate dalla consapevolezza del dolore, del vuoto dell'esistenza, della morte. LA POLEMICA CONTRO L'OTTIMISMO PROGRESSISTA Dopo il 1830 Leopardi instaura anche un rapporto intenso con le correnti ideologiche del tempo. A queste ideologie Leopardi contrappone le proprie concezioni pessimistiche che escludono ogni miglioramento della condizione umana, affermando che l'infelicità e la sofferenza sono dati di natura, eterni e immodificabili. Allo spiritualismo di tipo religioso, che cerca consolazione nell'aldilà, Leopardi contrappone il suo duro materialismo che nega ogni speranza in un'altra vita, respingendo quelle credenze come favole infantili e sciocche, LA GINESTRA E L'IDEA LEOPARDIANA DI PROGRESSO zione unirsi L'ultima svolta si presenta con la ginestra, il testamento spirituale di Leopardi. Nel componimento compare ancora la dura polemica antiottimistica e antireligiosa, ma questa volta Leopardi non nega la possibilità di un progresso civile: cerca anzi di costruire un'idea di progresso proprio sul suo pessimismo. La consapevolezza della reale con umana, indicando la natura come la vera nemica, può indurre gli uomini a per combattere la sua minaccia; e questo legame può far cessare le sopraffazioni e le ingiustizie della società, dando origine a un più onesto conversar cittadino, a giustizia e pietade, al vero amor tra gli uomini. La filosofia di Leopardi, si apre a una generosa utopia, basata sulla solidarietà fraterna degli uomini, che nasce a sua volta dalla diffusione del vero. Sul piano letterario la ginestra è anche la massima realizzazione di quella nuova poetica sperimentata a partire dal 1830. È un vasto poemetto, costruito con una vera e propria sinfonia musicale: dal quadro grandioso e tragico del Vesuvio che minaccia distruzione con le sue distese di lava infeconda, all'aspra polemica ideologica, alle rapide descrizioni dell'immensità dell'universo in confronto al quale la terra e l'uomo sono una nullità, alla visione dell'infinito svolgersi dei secoli della storia umana su cui incombe immutabile la minaccia della natura, sino alle note gentili dedicate alla ginestra, il fiore del deserto che rappresenta simbolicamente la dignità dell'uomo dinanzi alla forza invincibile della natura che lo schiaccia.