Augusta e la Profezia Finale
Augusta rappresenta la "salute" borghese che Zeno desidera raggiungere attraverso il matrimonio. È la figura materna di cui ha bisogno, ma il ritratto che ne fa è crudele: la descrive come una donna immobile, chiusa nelle abitudini, "inquinata" dalla staticità come il padre.
Zeno è fluido e mutevole, opposto alla rigidità borghese. Questa sua mobilità lo rende uno strumento critico della società, anche se lui stesso desidera integrarsi in essa. Le sue ambivalenze creano un effetto "straniante" che mette in discussione ogni certezza.
Il romanzo si conclude con una profezia apocalittica. Zeno riflette sulla "malattia" dell'umanità moderna: l'uomo ha inquinato il mondo, creato ordigni distruttivi, e ora non vince più il più forte ma chi ha più armi. Solo un'apocalisse potrà purificare la Terra dalla malattia umana.
💡 Profetico: Questa visione si rivelerà tragicamente vera con Hiroshima, Nagasaki e i disastri ambientali del XX secolo.