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Illuminismo, Goldoni e Parini

18/9/2022

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Contesto storico e culturale del Settecento
LA STORIA POLITICA, L'ECONOMIA E IL DIRITTO
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Contesto storico e culturale del Settecento LA STORIA POLITICA, L'ECONOMIA E IL DIRITTO L'Europa del Settecento è caratterizzata da diverse trasformazioni storico-sociali: la Francia diventerà una potenza egemone, la Spagna si indebolirà sempre più, la Russia, la Prussia e l'Inghilterra acquisteranno importanza, soprattutto quest'ultima che dopo la "grande rivoluzione" darà vita ad una monarchia costituzionale. In Italia la situazione rimane pressoché la stessa: Venezia, il Piemonte e lo Stato Pontificio manterranno la loro fisionomia, la Lombardia sarà sotto l'influenza austriaca, il Regno delle Due Sicilie rimarrà nelle mani di Carlo III che apporterà numerosi progressi. Dal punto di vista economico fu fondamentale l'affermarsi della rivoluzione industriale soprattutto in Inghilterra dove si formerà un ceto imprenditoriale che porterà alla crescita commerciale e intellettuale della borghesia. Durante questo periodo nascerà il pensiero del Liberismo che trova la sua maggiore espressione nel filosofo Adam Smith secondo cui solo con la libera e privata concorrenza si può sviluppare l'economia e la società. Inizia il periodo del moderno capitalismo con una maggiore circolazione di denaro e con esso aumenterà il benessere dei ceti più abbienti favorito anche dalle nuove scoperte scientifiche e dal progredire dello spirito scientifico; si avrà l'abbandono delle campagne e quindi il fenomeno dell'inurbamento con la nascita di una nuova classe sociale chiamata proletariato che vive in condizioni igieniche e...

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ambientali precarie sottoposto a turni di lavoro disumani che non risparmiano la manodopera infantile e femminile e questo sarà ciò che nell'Ottocento darà vita a numerose rivendicazioni e scioperi. Tutto questo porterà all'indebolirsi delle vecchie istituzioni, ponendo le basi per la nascita di una nuova concezione dei diritti dell'uomo. L'Illuminismo sarà l'espressione di queste idee di rinnovamento a cui daranno ascolto sovrani come Maria Teresa d'Austria, Federico II di Prussia e Caterina II di Russia che saranno chiamati despoti illuminati per il loro potere assoluto ma aperto alle richieste del popolo. Verso la fine del secolo in Francia scoppierà la Rivoluzione francese segnando una rottura della secolare politica europea. Prima di questo anche le colonie del nord America si erano ribellate ottenendo l'indipendenza dall'Inghilterra. LA CULTURA DEL SETTECENTO Nel Settecento matura l'esigenza di un ritorno all'equilibrio e alla misura e quindi al controllo della ragione; applicato alla cultura il criterio della naturalezza e della ragionevolezza critica vivamente gli artifici e le bizzarrie della precedente tradizione. La critica si rivolgeva anche ad una letteratura che trascurava la serietà dei contenuti e l'impegno a favore di problemi sociali e civili. Tutto questo si afferma in modo concreto nella seconda metà del secolo in quello che verrà chiamato Illuminismo o come si diceva in Francia siecle des lumieres. I lumi erano lo strumento che avrebbe permesso di eliminare le superstizioni e la mentalità del passato che aveva impedito la ricerca della verità e il riconoscimento dei diritti umani. Si parla in particolare del Medioevo considerato come un periodo di ignoranza. L'intento dell'Illuminismo è quello di porsi come una nuova concezione filosofica che possa portare ad una trasformazione della mentalità dell'uomo. La ragione si basa sulle leggi di natura che vedono gli uomini dotati di libertà e pari diritti; questi concetti verranno espressi nel motto della rivoluzione francese oltre che nella Dichiarazione ottenuta dal popolo nel 1789. In particolare si polemizza contro i sovrani assoluti considerati tali per via del loro potere derivato da Dio e si chiedeva uno stato democratico in cui il popolo potesse governare. Questo porterà alla nascita di valori laici e alternativi che verranno riportati nell'Enciclopedia scritta da Diderot e d'Alembert. Divisa in 17 volumi e accompagnata da 11 tavole, conteneva al suo interno una catalogazione e illustrazione di tutto ciò che è conosciuto. In essa venivano trattati argomenti di tipo problematico e costruttivo. Continua il lavoro delle Accademie: ● l'Accademia della Crusca pubblica il suo nuovo dizionario ● l'Accademia dell'Arcadia si espande rapidamente ma rimane legata al passato ● l'Accademia dei Pugni, fondata nel 1761 dai fratelli Verri diventerà il centro illuministico più importante: durante gli incontri si aveva un profondo scambio di idee che sfociavano in accese discussioni. Nell'ambito dell'Accademia dei Pugni, Pietro Verri darà vita al giornale “il Caffè" che fondato nel 1764 si concluse nel 1766. Il caffè simboleggiava uno spazio aperto agli incontri e ai confronti. A questo si accompagnò anche lo sviluppo dell'editoria con la pubblicazione di numerose riviste e gazzette che avevano lo scopo di informare la popolazione su importanti eventi che accadevano. Sarà questa la base del moderno giornalismo che si svilupperà in particolare in Inghilterra dove la borghesia comincia a imporsi come classe egemone. Alcuni dei giornali furono: il Giornale dei letterati d'Italia, la gazzetta veneta, la frusta letteraria. Il letterato si ritroverà a rivendicare la sua libertà di comportamento e di giudizio che porterà ad una messa in discussione del mecenatismo. LA VITA Carlo Goldoni Carlo Goldoni nacque a Venezia nel 1707 da una famiglia di condizione borghese; seguì il padre a Perugia dove compì i primi studi dai Gesuiti, poi a Rimini dove frequentò le superiori e da qui scappó a Chioggia e poi si recò a Pavia per studiare legge. Divenne coadiutore aggiunto alla cancelleria criminale di Chioggia ma la morte del padre lo portò alla necessità di terminare gli studi di legge per laurearsi divenendo così avvocato anche per sostenere la madre. Nel frattempo maturò in lui la vocazione per il teatro: a Verona incontrò il capocomico Giuseppe Imer grazie a cui ottenne l'incarico di scrivere testi per il teatro di San Samuele affrontando vari generi quali la tragicommedia, i melodrammi e gli intermezzi. Fu In quest'ambito che avviò la riforma del teatro comico. A causa delle sue condizioni economiche (era pieno di debiti) si trasferì a Pisa dove intraprese la professione forense ed entrò nella colonia dell'Arcadia. A Livorno conobbe Girolamo Medebac che gli diede la possibilità di diventare poeta di teatro nella sua compagnia facendo così di una passione una professione. Goldoni si presenta come una figura nuova che vive della sua professione di intellettuale anticipando la figura dello scrittore ottocentesco; inoltre non scrive più per un pubblico di letterati ma per il mercato poiché il teatro è ormai diventato un'impresa commerciale, motivo per cui lo spettacolo deve soddisfare i gusti del pubblico (ma Goldoni in questo non ebbe problemi) obbedendo a quelle che sono le leggi del mercato. Goldoni lavorò per la compagnia Medebac dal 1748 al 1753 portando avanti la sua riforma. A lui viene attribuita anche la qualità di saper produrre buone merci per il mercato infatti dopo l'insuccesso di una commedia si propose di scriverne 16 per l'anno successivo che ebbero straordinario succe Si dovette inoltre scontrare con Pietro Chiari scrittore spregiudicato e disinvolto: questa concorrenza appassionò il pubblico e provocó talvolta l'intervento della censura. Nel 1753 passò al teatro di San Luca dove per sconfiggere Chiari dovette sperimentare tematiche esotiche e avventurose allontanandosi dalla commedia realistica. Anche Carlo Gozzi criticava Goldoni proponendo un teatro fiabesco e fantastico che ebbe un enorme successo. Nel 1762 accettò di recarsi a Parigi per dirigere la comédie italienne dove iniziò a diffondere la propria riforma. Il pubblico non lo apprezzò e quindi egli si adattò agli scenari che ormai da tempo aveva abbandonato. Nel 1771 ottenne grande successo con la commedia "il burbero benefico" e fu allora chiamato in numerose corti come maestro di italiano delle principesse reali ottenendo anche una modesta pensione che però gli venne tolta dopo l'inizio della Rivoluzione lasciandolo così morire in povertà nel febbraio del 1793. LA VISIONE ILLUMINISTICA Nei primi decenni del secolo anche a Venezia penetra la cultura moderna e illuminata tramite i numerosi viaggi e i contatti diplomatici e commerciali con i paesi stranieri. Qua ha un grande sviluppo la produzione libraria e la pubblicistica. Nonostante non fosse un uomo di grande cultura Goldini risente dell'influenza della società in cui vive; inoltre la sua appartenenza al ceto borghese, di cui egli condivideva appieno principi e valori, lo predisponeva ad un'apertura verso le nuove idee. In lui troviamo un rifiuto per la metafisica contrapposta ad una filosofia che si fondi sul buon senso e un fortissimo senso di socialità che ci porta ancora una volta agli ideali della borghesia. Questo è legato alla concezione del liberalismo che vede l'uomo libero, aperto e razionale (da qua la critica ai nobili, superbi e prepotenti, attaccati ai privilegi feudali, continuamente in ozio). Nascerà in lui una visione utopica di un uguaglianza tra i cittadini che possa andare oltre le classi sociali: nonostante ciò lo scrittore rispetta l'ordine gerarchico e auspica ad una tranquilla convivenza tra ceti. In questo contesto apprezza le società mercantili dell'Inghilterra e dell'Olanda dove i borghesi sono parte attiva della politica a fianco ai nobili. Il suo ideale di vita (tratto illuminista anche questo) è una città in cui si trovi una civiltà laboriosa e pacifica dove si afferma in primo luogo l'uomo onesto. Da questo possiamo capire perché in alcune commedie (I rusteghi, Sior Todero brontolon) l'autore rivolge una critica ai padri di famiglia autoritari che bloccano l'espansione della personalità nella vita sociale di mogli e figlie. Ancora una volta però egli cerca di trovare un equilibrio tra le esigenze della natura e quelle della famiglia. L'ottimismo di Goldoni è in realtà un tratto tipico di tutto il secolo illuminista. LA RIFORMA DELLA COMMEDIA Quando Goldoni iniziò la sua carriera come scrittore di teatro, la Commedia dell'Arte era ancora il tipo di commedia privilegiata; egli assunse però un atteggiamento critico e riformatore nei suoi confronti per una serie di motivi quali: → la volgarità a cui si era ridotta la comicità → la rigidezza stereotipata delle maschere →la ripetitività nella recitazione la costruzione incoerente degli intrecci →l'inverosimiglianza In particolare la critica era rivolta alla visione della realtà che questo tipo di commedia presupponeva. In particolare fu anche questa frutto della mentalità arcadica e razionalista che si opponeva a qualsiasi bizzarria presente nelle commedie barocche. Quella di Goldoni è però una riforma che mira ai rapporti dello spettacolo con la vita sociale. Egli stesso racconta di aver basato la sua riforma sul <<Mondo>> e sul <<Teatro>>: il suo intento è quello di produrre opere che piacciano al pubblico ma che allo stesso tempo siano verosimili in modo che il teatro sia la rappresentazione del mondo. Goldoni supera le maschere fisse che vengono da lui sostituite con i caratteri colti nella loro individualità, irripetibili e inconfondibili. I caratteri sono infatti finiti in base al genere ma infinita in quanto alla specie. Anche questa è frutto dell'affermazione della classe borghese che rappresenta individualità singole. Tutto questo va però contestualizzato nella città di Venezia dove, a differenza di molte altre città italiane, si era sviluppata ormai da tempo la borghesia. È quindi questo il motivo per cui Goldoni riscontra un ampio successo nelle sue commedie: a Venezia il pubblico era principalmente borghese ed era quindi entusiasta di rivedersi nelle scene teatrali. Goldoni ritiene che il carattere, i vizi e i valori di una persona dipendono dal contesto sociale in cui si è cresciuto: ad esempio la gelosia si manifesta in maniera differente in un nobile o in un uomo povero a causa della loro differenza di ceto sociale. Per questo le commedie goldoniane si propongono di cogliere le classi sociali in tutte le loro espressioni e componenti. Esse si distinguono in: ● commedie d'ambiente: descrivono un ambiente sociale ● commedie di carattere: descrivono una particolare figura È questa una pura convenzione: infatti le commedie solitamente sono sia di carattere che d'ambiente poiché la rappresentazione di una figura porta inevitabilmente alla descrizione dell'ambiente sociale in cui vive. Le commedie di Goldoni propongono un rapporto più vivo e immediato con la realtà che viene colta nei suoi aspetti comuni e viene resa con un linguaggio agile e coloquiale. Esse però non colgono la profondità e la tragicità dei fenomeni tipiche del realismo ottocentesco. Sono molto vicine anche alla commedia borghese che si imponeva di rappresentare i gesti eroici quotidiani degli uomini medi. Goldoni tendeva a definire la sua riforma come una restaurazione del teatro in tutta la sua dignità ma in realtà la vecchia e la nuova commedia sono solo due tipi diversi di commedia nate in contesti sociali e culturali differenti. La polemica di Goldoni è contro i canovacci che portano gli attori a recitare sempre le stesse battute o a improvvisare ma che di certo non si adattano ad una rappresentazione del reale come voleva il commediografo. Nell'apportare la sua riforma Goldoni incontrò numerosi ostacoli, a partire dagli stessi attori che non erano abituati a dover imparare a memoria un copione; ma anche il pubblico, abituato a ritrovare sempre le stesse maschere e ad osservare gli stessi intrighi, era scettico e di conseguenza anche gli impresari non erano convinti. Goldoni fu però abile nel attuare la sua riforma in modo graduale così da ottenere l'appoggio di attori, pubblico e impresari. Un altro ostacolo fu dovuto al governo oligarchico di Venezia che non permetteva la rappresentazione della classe nobiliare soprattutto considerando che Goldoni le rivolgeva ampie critiche: in questo caso fu costretto ad ambientare le commedie in altre città (come nel caso della Locandiera). Giuseppe Parini Giuseppe Parini nacque a Bosisio (Brianza) il 23 maggio del 1729 da una famiglia di modesta condizione sociale. A dieci anni venne mandato a Milano da una prozia che morta dopo poco gli lasciò una piccola rendita annua a patto che diventasse sacerdote: nel 1740 divenne sacerdote. Nel frattempo scrisse Alcune poesia di Ripano Eupilino che gli diede il lasciapassare per l'Accademia dei Trasformati: questa era aperta alle idee illuministiche ma manteneva posizioni moderate, attuando una sorte di conciliazione tra cultura moderna e tradizione classica. LA VITA Nel 1754 iniziò la sua attività di precettore presso il duca Gabrio Serbelloni: qua entrò in contatto con il mondo dell'aristocrazia milanese che avrebbe poi rappresentato (e criticato) nella sua opera più grande, il Giorno. Dopo una discussione con la duchessa Maria Vittoria si licenziò e nel 1762 divenne precettore di Carlo Imbonati. Nel mentre pubblicò due poemetti satirici dal titolo il Mattino e il Mezzogiorno. Per via degli ideali illuministi di Maria Teresa d'Austria, che vedeva di buon occhio gli intellettuali avanzati, il governatore di Milano gli affidò la direzione della Gazzetta di Milano e l'anno successivo la cattedra di belle lettere alle scuole palatine. Queste si trasferirono nel palazzo di Brera e ad esse si aggiunse l'Accademia delle Belle Arti dove Parini incontrò numerosi artisti di orientamento neoclassico fondamentali per gli orientamenti poetici della sua ultima stagione. Nel 1791 divenne sovrintendente delle scuole di Brera impersonando così la classica figura dell'intellettuale illuminista milanese (al servizio dello Stato). Parini fu però vittima delle riforme radicali avvenute in quel periodo, in particolare quello del successore di Maria Teresa, Giuseppe II. Egli impose infatti direttive autoritarie sull'organizzazione della cultura e Parini si allontanò dall'attività di intellettuale. Con lo scoppio della Rivoluzione Francese inizialmente fu favorevole e speranzoso ma dopo aver visto tutto il terrore che aveva provocato assunse posizioni più negative. Con l'arrivo dei francesi a Milano venne inserito all'interno della Municipalità ma a seguito di un dissidio interno venne allontanato. A questo punto si ritirò a vita privata e morì il 15 agosto del 1799. Poco prima di morire compose Predaro i Filistei l'arca di Dio in cui sperava che Milano tornasse nelle mani dell'Austria ma chiedeva loro di non compiere nuove rapine o razzie. PARINI E GLI ILLUMINISTI Parini si trova in linea con il governo illuminista e riformista di Maria Teresa d'Austria dove gli intellettuali più innovatori e di prestigio si impegnavano assumendo cariche amministrative all'interno dello Stato. In realtà però egli non ebbe buoni rapporti con gli illuministi e non sempre ne condivideva gli ideali. In primo luogo Parini si distacca dalle concezioni antireligiose ed edonistiche perchè seppure sia contro la Controriforma o contro qualsiasi tipo di fanatismo religiose, egli crede profondamente nella religione considerata un freno per le passioni umane e un principio di convivenza civile. D'altro canto è però vicino al deismo illuministico nella sua concezione di una religione intima. Dell'Illuminismo condivide sicuramente i principi egualitari, a cui si connette un altro aspetto tipico del periodo: l'umanitarismo ovvero l'amore per l'umanità in quanto tale. Da questo scaturiscono le posizioni dello scrittore nei confronti dell'aristocrazia criticata sotto tre aspetti: ● sul piano economico, poiché si accontenta di sperperare le proprie ricchezze invece che far in modo di aumentarle • sul piano intellettuale, poiché nel loro oziare non trovano mai il tempo per dedicarsi agli studi e allo sviluppo scientifico sul piano civile, perché non sono interessati a ricoprire cariche pubbliche e a servire lo Stato (il giovin signore viene definito come colui che da tutti servito a nulla serve) Questo ozio si accompagna all'immoralità dei costumi e in particolar modo critica il "cavalier servente" che da parte sua è una legalizzazione dell'adulterio che va contro uno dei valori fondamentali per lui che è la famiglia. Nel Dialogo sopra la nobiltà sottolinea come la nobiltà sia nata dalla violenza e dalla rapina. Parini però riconosce che in passato la nobiltà abbia avuto una funzione sociale che legittimizza i privilegi; il problema è però la degenerazione attuale. La sua proposta è quella di rieducare la classe aristocratica riportandola ad assumere un ruolo sociale. Egli risulta essere un conformista moderato lontano dagli ideali della Rivoluzione Francese e più vicino con Maria Teresa d'Austria che punta ad una rigenerazione dell'aristocrazia. Nel Mattino rievoca le epoche passate. Sarà distante anche dagli ideatori del Caffè con cui non condivideva il cosmopolitismo. Lo preoccupava inoltre un possibile accoglimento della cultura francese che avrebbe eliminato la cultura italiana e compromettesse la purezza della lingua. Parini infatti era fedele ad un'idea classica della letteratura ed era animato da un vero e proprio culto della dignità formale e dei modelli antichi.