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27/9/2022
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IL RACCONTO I CAPITOLO "Quel ramo del lago di Como>>. Il romanzo si apre con la descrizione dei luoghi in cui si svolgerà la vicenda: il lago e le montagne di Lecco, con le piccole strade fra i campi e le vigne. Solo un breve inciso, in cui si accennano i danni della dominazione spagnola in Lombardia, interrompe questo sereno quadro paesaggistico, che procede poi fino alla comparsa di don Abbondio. La sera del 7 novembre 1628 don Abbondio, parroco di un paesino, sta tornando a casa lungo una delle stradine appena descritte leggendo il breviario, quando giunto a un bivio, trova ad attenderlo due individui dall'aspetto minaccioso. Dalla foggia degli abiti e dalle armi che indossano risultano essere due "bravi", uomini violenti e di malaffare al servizio privato dei signori. Don Abbondio capisce che i due bravi stanno aspettando proprio lui, anche se non ne intuisce il motivo. Non vedendo una via di fuga, si avvia intimorito verso di loro. Questi lo affrontano con tono minaccioso e gli rivelano il motivo dell'incontro: egli non dovrà celebrare il matrimonio, previsto per il giorno dopo, tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. Di fronte alle timide repliche del curato, e per rafforzare le proprie minacce, i bravi nominano il loro padrone, don Rodrigo. A sentire questo nome don Abbondio resta terrorizzato e promette di obbedire. Don Abbondio,...
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sconcertato dall'incontro, si dirige verso casa. Don Abbondio, di umili origini e di carattere debole, si è fatto prete per volere della famigli e per convenienza. Sapendo di essere <<come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro»>. Don Abbondio, mentre cammina verso casa, ripensa all'incontro accaduto. Accompagnato da tali pensieri giunge alla canonica, dove l'attende la serva Perpetua. Nel veder tornare don Abbondio così affannato e turbato, cerca con mille domande di scoprirne il motivo. Dopo breve resistenza, spinto anche dal bisogno di sfogarsi e di confidarsi, il curato, non prima di aver fatto promettere alla serva di non parlarne con nessuno, le racconta l'accaduto. Perpetua reagisce con indignazione e subito consiglia don Abbondio di rivolgersi al cardinale di Milano, Federigo Borromeo, per ottenerne protezione e per denunciare la prepotenza subita. Il curato è così terrorizzato che non vuole sentire ragioni e sperando che la notte gli porti consiglio, si ritira brontolando nella sua stanza. II CAPITOLO Don Abbondio non può prendere sonno, tormentato dal pensiero di come uscire dalla situazione. Si propone infine di convincere il promesso sposo nel rimandare la cerimonia, per guadagnare tempo e arrivare così al lungo periodo tra l'Avvento e l'Epifania, durante il quale la la Chiesa proibisce di celebrare i matrimoni. Per ottenere ciò, conta sulla propria autorità e sulla propria esperienza. Scivola così in un sonno profondo e agitato, nel corso del quale però riaffiorano, ingigantiti e deformati, gli avvenimenti drammatici del pomeriggio. Al mattino don Abbondio attende l'arrivo dello sposo. Entra così in scena Renzo e l'Autore lo descrizione: è un giovane di venti anni, orfano e di modeste possibilità economiche. Di buon mattino lo sposo si presenta con l'abito della festa e di ottimo umore a casa del curato per definire l'ora della cerimonia. Don Abbondio, però, finisce per comunicargli l'impossibilità di celebrare il matrimonio. Renzo tenta di resistere e di comprendere, ma don Abbondio riesce a confonderlo e a ottenere una proroga di una settimana. Renzo, infine, si allontana irritato e perplesso. Ripensando al colloquio appena terminato, Renzo sente crescere dei sospetti. E' sul punto di tornare indietro per costringere il parroco a una spiegazione più chiara, quando intravede Perpetua e la chiama per ottenere da lei una spiegazione di quanto è accaduto. Perpetua, combattuta, gli lascia intendere che don Abbondio ha agito sotto la pressione di fatti gravissimi e fa generiche allusioni alla prepotenza di certe misteriose persone. Renzo, trovando conferma dei suoi sospetti, torna da don Abbondio e, con parole e gesti minacciosi, lo mette alle strette, chiudendo anche a chiave la porta. Don Abbondio, spaventato, confessa il nome di don Rodrigo e racconta a tinte fosche l'incontro con i bravi e le minacce che ha subito. Renzo lascia la casa infuriato e don Abbondio rimprovera Perpetua per le informazioni passate a Renzo e poi sale stancamente le scale per andare nella propria stanza. Renzo dirigendosi verso la casa di Lucia, in preda all'ira, fantastica terribili e mortali vendette contro don Rodrigo. Ma non appena gli si presenta alla mente l'immagine dell'amata, tutti i cattivi pensieri sfumano. Tuttavia un altro pensiero viene a turbarlo: l'infame don Rodrigo può aver concepito una passione per Lucia senza che questa se ne sia accorta? Renzo cammina in fretta e furia e giunge rapidamente cas di Lucia, benché la sia all'altra estremità del paese rispetto alla curia. Per evitare i pettegolezzi delle vicine manda una ragazzina ad avvertire segretamente Lucia di raggiungerlo al piano di sotto. Lucia è in compagnia della madre e delle amiche che la aiutano a vestirsi per matrimonio. Ricevuto il messaggio di Renzo, raggiunge e subito comprende che qualcosa di drammatico è accaduto: informata della dolorosa notizia va ad annunciare il rinvio del matrimonio con il pretesto di un malanno del curato, congeda le amiche per ritrovarsi da sola con Renzo e con la madre Agnese. Renzo (Lorenzo) Tramaglino: il promesso sposo Età: circa vent'anni Stato familiare: orfano Lavoro: operaio specializzato (filatore di seta) e contadino Condizioni economiche: quasi agiate, rispetto al suo stato sociale Segni caratteristici: carattere impulsivo e ingenuo, animo buono, valori morali semplici e onesti Lucia Mondella: la promessa sposa Età: circa vent'anni Stato familiare: orfana di padre, vive con la madre Agnese Lavoro: operaia nella tessitura della seta, lavora a casa o come stagionale nella filanda Condizioni economiche: modeste ma decorose Segni caratteristici: salde convinzioni morali e religiose, orrore per il male, purezza e pudore verginale