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GIACOMO LEOPARDI: VITA, PENSIERO, OPERE

24/1/2023

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GIACOMO LEOPARDI
LA VITA
Giacomo Leopardi nacque a Recanati nel 1798. Lui era figlio di un uomo di cultura molto accademica
e ostile a tutti

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GIACOMO LEOPARDI LA VITA Giacomo Leopardi nacque a Recanati nel 1798. Lui era figlio di un uomo di cultura molto accademica e ostile a tutti i nuovi ideali portati dalla Rivoluzione Francese: questo ambiente bigotto e conservatore influenzò in un primo momento le idee di Leopardi. In casa Leopardi, inoltre, si respirava un'atmosfera autoritaria, priva di affetto, dominata dalla madre, donna severa. Leopardi venne istruito da un precettore ecclesiastico, ma in seguito continuerà i suoi studi da solo, nell'enorme biblioteca del padre: imparò il latino, il greco e l'ebraico, tanto che sapeva tradurre a mente l'lliade del latino all'italiano. In seguito inizia la sua "conversione dall'erudizione al bello": si appassionerà a poeti antichi come Seneca, Omero, Virgilio e Dante e moderni come Alfieri, Foscolo. Conoscerà in questo periodo Pietro Giordani con il quale potrà trovare il conforto e l'affetto che gli mancava in casa, confidandosi tramite corrispondenza, e in cui potrà trovare anche una guida intellettuale. A lui scriverà: "Qui tutto è morte, sono come una canna secca" perché non si riconosceva nell'ignoranza dei cittadini di Recanati. Nel 1819 tenterà la fuga da casa Leopardi ma verrà scoperto e ciò lo porterà ad uno stato di totale aridità che sarà la base del suo pessimismo storico. Questo stesso anno coinciderà con una seconda conversione, quella...

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Didascalia alternativa:

dal "bello" al "vero" cioè dalla poesia alla filosofia. Inizierà a scrivere lo ZIBALDONE (una sorta di diario intellettuale in cui si trovano appunti e riflessioni, scritto in prosimetro cioè l'unione di prosa e poesia come la Vita Nuova di Dante). Nel 1822 finalmente esce da Recanati per andare a Roma. Ma gli ambienti letterari vuoti e bigotti lo deluderanno, tanto che tornerà presto a Recanati. In questo momento inizia il silenzio poetico: non scriverà più poesia ma prosa filosofica (le Operette Morali) e ciò darà inizio al pessimismo cosmico. Ci sarà una fase in cui lascerà casa sua per lavorare con l'editore milanese "Stella" e, in seguito ad un viaggio a Pisa, grazie alla dolcezza del clima che calmerà i suoi mali, inizierà il periodo di "risorgimento". Nasceranno "A Silvia" e i "Grandi Idilli" nel periodo napoletano. Licenziato dall'editore tornerà a Recanati per poi accettare un assegno mensile per un anno da amici fiorentini e non farvi più ritorno. Morirà a Napoli nel 1837. IL PENSIERO TEORIA DEL PIACERE Il suo pensiero è fondato su idee che sono in continua evoluzione col tempo. Al centro della sua riflessione c'è una domanda: che cos'è la felicità? Secondo la teoria del piacere di Leopardi, la felicità non esiste, ciò che esiste è il piacere. Ma l'uomo è sempre alla continua ricerca di un piacere migliore e più grande e, dato che niente può soddisfare questo bisogno, da qui nasce la sua infelicità. POETICA DEL VAGO E INDEFINITO Il piacere può essere ricercato solo nell'immaginazione dalla quale derivano le speranze e le illusioni. Ciò che stimola l'immaginazione è tutto quello che è vago e indefinito: lontano come i ricordi d'infanzia, ignoto come il futuro, l'orizzonte, ma anche i suoni vaghi e lontani. Proprio per questo le sue poesie sono caratterizzate da descrizioni visive ed uditive. (Ricorda "l'Infinito"). IL PESSIMISMO STORICO Secondo Leopardi è la Natura che, come madre benigna, ha donato l'immaginazione all'uomo, coprendo i suoi occhi per nascondere la sua misera condizione (collegamento filosofia: Il velo di Maia di Schopenhauer). Inizia quindi la sua prima fase di riflessione: il pessimismo storico. Essa prende questo nome perché l'infelicità viene vista come causa dell'allontanamento dell'uomo dalla natura nel corso della storia a opera della ragione, subentrata con il progresso della civiltà, che ha aperto gli occhi agli uomini mostrando la verità. Infatti gli uomini primitivi e gli antichi Greci e Romani erano felici perché più vicini alla natura e quindi capaci di immaginare. Così come succede nella storia, succede anche quando i fanciulli diventano adulti. IL PESSIMISMO COSMICO Questa concezione entra ben presto in crisi lasciando spazio al pessimismo cosmico (dopo Roma). Leopardi si rende conto che è la Natura stessa che causa l'infelicità perché ha messo in noi il forte desiderio di felicità senza dargli i mezzi per soddisfarlo. Infatti l'uomo, che è un essere limitato, vede l'universo che è infinito ma non lo può avere. La natura quindi passa da essere madre benigna a matrigna (fa sperare ed intravedere una felicità che l'uomo non potrà mai raggiungere). Essa toglie tutte le speranze (per esempio attraverso una morte prematura -Ricorda "A Silvia", o anche con la crescita, perché ha illuso l'uomo di qualcosa che poi non è avvenuto -tale fase è ben espressa nel "Dialogo della Natura e di un Islandese"). Questa infelicità è universale: appartiene a uomini, piante, animali, mondo e universo (per questo la fase viene detta "pessimismo cosmico"). Egli scriverà in questa fase "L'Ultimo Canto di Saffo" in cui viene contemplato il suicidio come liberazione dalla sofferenza. IL PESSIMISMO EROICO L'ultima fase, detta pessimismo eroico (Pisa), è caratterizzata da un nuovo atteggiamento da parte del poeta, che smette di "piangersi addosso" e afferma di voler lottare contro la natura come un titano: invita quindi tutti gli uomini a coalizzarsi e a superare la sofferenza attraverso la "solidal catena" (Ricorda "La Ginestra") owero la solidarietà. Il suicidio quindi non viene più contemplato, perché visto come motivo di sofferenza per i cari. LE OPERE LE CANZONI E I CANTI Le Canzoni sono componimenti che hanno una base classica, con schema metrico tradizionale e tematica civile. Siamo nel periodo del pessimismo storico, perciò questi componimenti sono caratterizzati da polemiche contro l'età presente. Dal 1830 in poi darà il titolo di "Canti" a tutte le opere perché essi sono lo sfogo dell'anima, che non può essere ingabbiato nel genere letterario della canzone (troppo rigido). Leopardi, quindi, non utilizza più il sonetto ma la canzone libera priva di rime, con versi tutti endecasillabi, libera da ogni schema. I PICCOLI IDILLI I Piccoli idilli sono stati composti nel periodo dopo la conversione dal bello al vero. Il termine deriva dal greco e significa "bozzetto", scelto proprio per sottolineare la brevità di questi testi. Leopardi riprende la letteratura greca con la poesia idilliaca di Teocrito (ripresa anche nella letteratura latina da Virgilio con le Bucoliche). Essi sono caratterizzati da tematiche legate all'esistenzialismo. Le riflessioni sono quindi universali e ciò li distingue dai Grandi idilli che contengono riflessioni più intime e personali. Il poeta definì gli idilli come l'espressione del suo animo e della sua vita interiore, "un fiore nel deserto". LE OPERETTE MORALI Concluso il periodo delle canzoni e degli idilli comincia "il silenzio poetico" in cui Leopardi non scrive più poesia ma prosa filosofica. Le "Operette Morali" sono, infatti, prose di argomento filosofico, che riprendono la filosofia greca (in particolare egli prende come modello il filosofo Luciano di Samosata e la prosa scientifica di Galileo Galilei per il suo stile chiaro ed equilibrato). Il termine "morali" evidenzia il tema civile che trattano, mentre il termine "operette", che sembra quasi sminuire l'importanza dell'opera, in realtà serve a sottolineare la sottile ironia che Leopardi utilizza in tutta l'opera. Le opere sono per lo più dialoghi tra personaggi mitologici, personaggi storici o uomini comuni quindi Leopardi spazia tra miti, paradossi, allegorie. Il tema principale è la critica ai falsi miti (pessimismo cosmico). Queste opere inoltre vennero considerate immorali perché attaccavano anche il credo religioso. I GRANDI IDILLI L'uscita dal periodo di silenzio poetico si verifica grazie alla permanenza a Pisa, dove il clima piacevole aveva alleviato i dolori fisici e sentimentali del poeta. Da qui si assiste ad una fase di vero e proprio "risorgimento": Leopardi scrive alla sorella Paolina che era tornato in lui "l'antico sentire" (l'ispirazione poetica). I componimenti scritti in questa fase vengono definiti Grandi idilli, soprattutto per la loro estensione ed hanno un tema più autobiografico ed intimo. IL CICLO DI ASPASIA L'ultimo periodo della produzione di Leopardi segna una svolta rispetto alla poesia precedente. Negli anni fiorentini si colloca la prima vera esperienza amorosa del poeta, la passione per una donna fiorentina di nome Fanny. Dalla delusione subita in questo rapporto nasce il "Ciclo di Aspasia", formato da 5 componimenti. Aspasia era il nome greco della cortigiana amata da Pericle, che qui Leopardi utilizza per riferirsi alla donna amata. Troviamo in quest'opera una poesia totalmente diversa: non ci sono più immagini vaghe e indefinite, né il linguaggio limpido e musicale, ma una poesia severa composta da pensiero puro, da atteggiamenti eroici, con un linguaggio aspro e anti-musicale. Ma soprattutto, Leopardi critica le ideologie ottimistiche che esaltano il progresso, in quanto le sue concezioni pessimistiche non migliorano: l'infelicità è una condizione esistenziale, è eterna e immodificabile.