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29/5/2022
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Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere da le operette morali di Giacomo Leopardi PRESENTAZIONE: Contestualizzando nella produzione leopardiana, il dialogo è un estratto delle operette morali che sono prose di argomento filosofico caratterizzata da una brevità (operette) degli scritti ma anche dalla scelta di un tono piú lieve, ironico e comico senza peró privarli di una profonda sostanza intellettuale. Le operette morali si inseriscono all'interno del silenzio poetico che si protrae dal 1822 al 1828 in quanto sono state scritte quasi interamente tra il 1824 e il 1827. Questa operetta era stata scritta per il giornale Lo Spettatore che progettava di pubblicare a Firenze ma a cui il governo Toscano non concesse l'autorizzazione. Voleva dare un'impostazione accessibile a tutti in modo da comunicare il proprio pensiero in forma piacevole perché ovviamente il giornale doveva rivolgersi a coloro che vogliono leggere per diletto. Questi intenti si riflettono sullo stile che è piano e scorrevole con una sintassi semplice ed un lessico composto da parole abbastanza comuni. ANALISI: Il dialogo fa parte delle operette morali e si presenta come un confronto tra due interlocutori :un venditore popolano e un uomo colto, il passante.Colui che vende gli almanacchi riflette l'opinione corrente ossia la convinzione che l'anno nuovo sarà sicuramente più felice di quelli precedenti nonostante abbia...
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già fatto esperienza di quelli passati rimanendo sempre deluso. L'uomo colto non si prende gioco del venditore ma dall'alto della sua consapevolezza del male di vivere cerca di condurlo attraverso il ragionamento ad ammettere che nella vita passata è stato maggiore il peso del male che quello del bene e che nessuno accetterebbe di riviverla. Il dialogo da parte del saggio è condotto con sottile ironia che non implica disprezzo ma anzi una forma di pietà per l'infelice sorte toccata all'umanità e la condizione dell'uomo colto che riesce a capirne la comune miseria. L'ironia diventa più sensibile quando il passeggere, fingendo di condividere la convinzione generale che la vita è una cosa bella, precisa il senso effettivo che aveva questa sua affermazione. Infatti afferma che la vita che è una cosa bella non è la vita che si conosce ma quella che non si conosce, non la vita passata ma la futura arrivando alla conclusione che l'unica felicità concessa all'uomo é la speranza in un futuro che possa essere migliore del passato. Questa speranza è già stata espressa ne Il sabato del villaggio anche se il passato in questo dialogo è visto come il negativo in quanto nessuno vorrebbe tornare a vivere le pene che ha vissuto mentre nel sabato del villaggio Il passato viene idealizzato. L'affermazione conclusiva esplica come anche l'uomo consapevole del vero ossia il filosofo se vuole vivere deve condividere le illusioni degli altri uomini. Emerge anche una visione del tempo importante perché il futuro viene presentato come piena illusione, il presente come il tempo schiacciato tra passato e futuro ossia il tedio e invece il passato viene idealizzato in quanto lontano(nel sabato del villaggio) viene visto come negativo. Non è un caso se il venditore usa due volte la parola dio mentre il passeggere al posto di usare la parola dio usa la parola a caso. Infatti L'uomo colto ossia il passeggere dietro cui si nasconde la figura di Leopardi cerca di indurre un ragionamento riguardo al passato secondo un processo maieutico che da Socrate tentava di far uscire la verità. Il senso di medesimezza umana del passeggere agevola il processo .Infatti anche se sono di estrazione sociale differente il passeggere non si pone su un piano più alto in quanto prova empatia per il venditore stesso. L'empatia per il dolore e per la speranza per l'anno nuovo è visibile quando il passeggere chiede l'almanacco più bello in quanto il filosofo capisce che sia se sei un uomo del popolo sia se sei un uomo colto non puoi rinunciare alle illusioni.