La Commedia di Dante: Stili e Linguaggio
La Vita di Dante Alighieri si riflette profondamente nella struttura stilistica della Divina Commedia, un'opera che rappresenta una straordinaria fusione di stili letterari diversi. Questa mescolanza non è casuale, ma rispecchia perfettamente il viaggio spirituale del poeta attraverso i tre regni dell'aldilà.
L'evoluzione stilistica della Commedia segue un percorso ascendente che riflette il cammino di purificazione dell'anima. Nell'Inferno, dove dominano le passioni terrene e i peccati più gravi, Dante adopera uno stile basso e realistico, ricco di espressioni crude e termini popolari. Nel Purgatorio, il registro si eleva gradualmente, adottando uno stile medio che ben si adatta alle anime penitenti. Nel Paradiso, infine, il linguaggio raggiunge vette di sublime astrazione, con un vocabolario ricco di termini filosofici e teologici.
Esempio: Nel canto dei barattieri InfernoXXI−XXII, troviamo espressioni come "lo sommo parea de la bollia" e "poi l'addentar con più di cento raffi", che mostrano un linguaggio crudo e realistico. Al contrario, quando parla Beatrice nel Paradiso, usa espressioni come "l'amor che move il sole e l'altre stelle", caratterizzate da una sublime elevazione spirituale.
La scelta linguistica di Dante riflette anche il suo pensiero sulla lingua volgare, tema centrale del "De vulgari eloquentia". Questa varietà stilistica dimostra la capacità del volgare di esprimere ogni sfumatura del pensiero umano, dalla più bassa alla più elevata, anticipando di secoli il dibattito sulla questione della lingua italiana.