Materie

Materie

Di più

analisi testi Leopardi

15/11/2022

2160

92

Condividi

Salva

Scarica


:MAINITO
Poetica del vago e indefinito
Concetto di infinito nel tempo
e nello spazio
Risale al 1819 e fu scritto a Recanati. Il nucleo temat

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

:MAINITO
Poetica del vago e indefinito
Concetto di infinito nel tempo
e nello spazio
Risale al 1819 e fu scritto a Recanati. Il nucleo temat

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

:MAINITO
Poetica del vago e indefinito
Concetto di infinito nel tempo
e nello spazio
Risale al 1819 e fu scritto a Recanati. Il nucleo temat

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

:MAINITO
Poetica del vago e indefinito
Concetto di infinito nel tempo
e nello spazio
Risale al 1819 e fu scritto a Recanati. Il nucleo temat

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

:MAINITO
Poetica del vago e indefinito
Concetto di infinito nel tempo
e nello spazio
Risale al 1819 e fu scritto a Recanati. Il nucleo temat

Iscriviti

Registrati per avere accesso illimitato a migliaia di appunti. È gratis!

Accesso a tutti i documenti

Unisciti a milioni di studenti

Migliora i tuoi voti

Iscrivendosi si accettano i Termini di servizio e la Informativa sulla privacy.

:MAINITO Poetica del vago e indefinito Concetto di infinito nel tempo e nello spazio Risale al 1819 e fu scritto a Recanati. Il nucleo tematico dell'infinito è il superamento degli ostacoli che sottraggono campo alla percezione, grazie all'immaginazione, l'approdo di questo viaggio è il perdersi dell'io lirico nella vastità infinita. Una delle caratteristiche fondamentali della lirica è la presenza di un io lirico che non offre nessun rimando autobiografico: l'esperienza che sta per vivere è un'esperienza interiore, un viaggio che si compie tramite l'immaginazione; l'approdo di questo viaggio è il perdersi dell'io stesso, che naufraga dolcemente nell'infinito. Esso ha connotazioni spaziali e temporali evocate per via sensoriale: Infinito spaziale: l'immaginazione è un modo per sfuggire dalla noia e dall'infelicità. Infinito temporale: l'evocazione delle epoche passate e il paragone con quella presente. A: SILVIA Il ricordo e la memoria poetica La disillusione Fu scritto nel 1828 a Pisa ed è il canto che inaugura la poesia leopardiana dei Grandi idilli. Leopardi rappresenta l'impossibilità di raggiungere i propri sogni. Lo spunto gli viene da un fatto oggettivo della morte della figlia di uno dei contadini. Inizia rivolgendosi a Silvia, si divide in strofe di diversa lunghezza e c'è una certa simmetria. Mantiene il bozzetto dell'Idillio. La morte di Silvia è un'occasione per parlare delle sue delusioni. La natura inganna perché promette e...

Non c'è niente di adatto? Esplorare altre aree tematiche.

Knowunity è l'app per l'istruzione numero 1 in cinque paesi europei

Knowunity è stata inserita in un articolo di Apple ed è costantemente in cima alle classifiche degli app store nella categoria istruzione in Germania, Italia, Polonia, Svizzera e Regno Unito. Unisciti a Knowunity oggi stesso e aiuta milioni di studenti in tutto il mondo.

Ranked #1 Education App

Scarica

Google Play

Scarica

App Store

Knowunity è l'app per l'istruzione numero 1 in cinque paesi europei

4.9+

Valutazione media dell'app

13 M

Studenti che usano Knowunity

#1

Nelle classifiche delle app per l'istruzione in 11 Paesi

900 K+

Studenti che hanno caricato appunti

Non siete ancora sicuri? Guarda cosa dicono gli altri studenti...

Utente iOS

Adoro questa applicazione [...] consiglio Knowunity a tutti!!! Sono passato da un 5 a una 8 con questa app

Stefano S, utente iOS

L'applicazione è molto semplice e ben progettata. Finora ho sempre trovato quello che stavo cercando

Susanna, utente iOS

Adoro questa app ❤️, la uso praticamente sempre quando studio.

Didascalia alternativa:

poi non restituisce. Non si riesce a vivere una giovinezza spensierata e felice oppure muori prima. La situazione è lasciata nel vago e nell'indeterminato: ciò che unisce Silvia e il poeta è dato da due condizioni: • Dalla condizione giovanile, dalle sue speranze e dai suoi sogni, poi dalla loro delusione. Tutta la lirica è caratterizzata dalla vaghezza della realtà fisica, l'immagine di Silvia vive solo di due particolari, uno fisico (gli occhi in cui risplende la sua bellezza) e uno psicologico (l'atteggiamento lieto e pensoso in cui si avvia a varcare la soglia della giovinezza). Ancora più vaga è la raffigurazione del mondo esterno. Questa sobrietà della raffigurazione, questa estrema vaghezza, non sono casuali: corrispondono a una precisa poetica leopardiana, la tendenza al «vago e indefinito», in cui, secondo il poeta, consiste il bello e il piacevole delle cose, e soprattutto della poesia, perché stimo la l'immaginazione, dà l'illusione di quell'infinito a cui perpetuamente l'uomo aspira, al lontana dalla realtà, dal «vero, che è doloroso e brutto. La realtà è filtrata dal: Filtro fisico, cioè attraverso la finestra, che impedisce il contatto diretto con la realtà. La finestra è il confine simbolico che mette in contatto l'interiorità con l'esteriorità e quindi l'immaginario con il reale. Filtro dell'immaginazione: il canto della fanciulla suscita l'immaginazione, una di quelle sensazioni vaghe di cui Leopardi parla nello Zibaldone. Filtro della memoria: la memoria ha la funzione di rendere indefinite le cose. Filtro letterario: la figura di Silvia che canta mentre è intenta al telaio ricorda il canto di Circe che giunge ai Troiani. Filtro filosofico: a differenza degli anni precedenti, l'illusione è sempre accompagnata dalla consapevolezza del vero. LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA: la centralità della poetica del vago e dell'indefinito L'illusione è il vero Il piacere come cessazione del dolore La morte come cessare estremo dei mali Fu pubblicata nel 1831. Il canto si apre con la descrizione della vita del borgo che dopo un forte temporale torna alle semplici attività quotidiane. La poesia è nettamente divisa in due parti: la prima descrittiva e idillica, la seconda riflessiva. La descrizione iniziale offre una serie di aspetti del piccolo mondo del villaggio, ma non vi è affatto l'intento di tracciare un preciso quadro realistico: è un paesaggio tutto costruito sulla suggestione dei suoni che giungono da lontano e della vastità spaziale indeterminata. La descrizione, insomma, è interamente ispirata alla poetica del «vago e indefinito». Il che significa che non si tratta di una scena oggettiva, ma tutta interiorizzata, filtrata e trasfigurata dall'immaginazione soggettiva. La seconda parte è "filosofica": il concetto centrale è che il piacere è «figlio d'affanno», nasce dalla cessazione di un dolore o di un timore. La natura gli appare nemica, dispensatrice crudele di affanni, e anche il piacere è ormai considerato «vano»>, inesistente. Il senso profondo del testo è proprio nell'adesione al fervore di vita, alle scene animate e luminose, che ispirano vitalità e gioia, adesione che è raggelata dalla desolata consapevolezza del potere invincibile che nega agli uomini la felicità. IL SABATO DEL: VILLAGGIÐ: Il piacere come attesa di un godimento futuro Il confronto tra la speranza giovanile è il ricordo delle gioie passate Il vago e l'indefinito L'invito a non spingere lo sguardo oltre i confini dell'illusione giovanile Fu composto subito dopo la Quiete e ha una struttura molto simile: prima una parte descrittiva dedicata ad aspetti della vita borghese e poi una riflessiva. Tematicamente però nella Quiete il piacere era visto come una cessazione di dolore, qui come attesa di un godimento futuro. Il quadro paesano si apre con due figure femminili contrapposte, la donzelletta che immagina la gioia del giorno festivo a venire e la vecchierella che ricorda la gioia delle feste della sua giovinezza. Le due figure rappresentano emblematicamente la speranza giovanile e la memoria, che nel sistema leopardiano sono strettamente congiunte. A togliere oggettività realistica contribuisce anche il fatto che il quadro di vita paesana è tutto costellato da quelle immagini vaghe e indefinite che sono predilette dal poeta. La parte riflessiva non risulta amara come nella Quiete, ma più pacata. La gioia consiste quindi nell'aspettare questo piacere, che però è momentaneo. La conclusione è affidata al garzoncello, invitato da Leopardi a godersi la giovinezza, paragonata al sabato, perché quando arriverà la festa, ovvero la domenica, non sarà così. :CANTO: NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE DELLASIA: L'infelicità La poesia del vero Il ciclo eterno e imperscrutabile della natura e al contrario la caducità dell'uomo Il dramma della vita L'idea del canto fu suggerita a Leopardi da un articolo di giornale del 1826, da cui apprese che i pastori nomadi dell'Asia centrale trascorrevano le notti seduti su delle pietre a guardare la luna e improvvisare parole tristissime. Il poeta qui non parla in prima persona: il canto è messo in bocca ad un uomo primitivo, semplice e ingenuo. Nella prima fase del suo pensiero (il cosiddetto "pessimismo storico") Leopardi riteneva i primitivi più vicini alla natura. Qui invece il primitivo è "filosofo" come gli uomini civilizzati, e sente fortemente l'infelicità sua propria e quella universale. È l'indizio più chiaro del passaggio ad un "pessimismo cosmico", l'infelicita è propria dell'uomo. Il canto si distingue nettamente dagli altri grandi idilli: non si fonda sulla memoria; è una lucida, riflessione, che, partendo da interrogativi elementari, coinvolge i grandi problemi metafisici: è quindi una poesia filosofica, fondata sul «vero». Anche il paesaggio è diverso: non è quello idillico, che è il paesaggio familiare dell'immaginazione giovanile ricuperata dalla memoria, ma un paesaggio astratto e metafisico. Permane la suggestione tipicamente leopardiana dello spazio sconfinato e del tempo infinito: non è un infinito creato dall'immaginazione, bensì contemplato dalla ragione (la coscienza resta vigile, sempre presente rimane in essa la percezione della sofferenza e della mancanza dell'universo). IL PASSERO: SOLITARIO la solitudine e l'isolamento di fronte alla gioia e alla festa altrui La vecchia età del vero Il canto riflette sul senso dell'esistenza. Vi è una similitudine tra il passero e il poeta: come il passero vive solitario non partecipando al gioco degli altri uccelli, così il giovane si isola dai divertimenti degli altri giovani. La prima strofa è dedicata al passero, la seconda al poeta e la terza riprende il confronto. Nella prima si evidenzia come il canto del passero si allarga in uno spazio infinito e come si alza nel cielo una torre infinita. Nella seconda ritornano i suoni lontani che si diffondono nell'aria. In questo canto c'è uno spostamento di opinione: qui Leopardi dice che si è sottratto alla felicità e si pente di non aver condotto una vita senza gioie, mentre prima che l'infelicità è una condizione umana dovuta alla natura matrigna. Qui afferma che l'uccello quando morirà non si renderà conto, mentre prima che il gregge forse sentirà qualche cosa. Qui sembra come il pessimismo riguardasse solo lui. A SE STESSO la fine dell'inganno estremo, l'amore infinità, vanità del tutto Composto nel 1835. Il componimento chiude e suggella il "ciclo di Aspasia". La poesia segna perciò il distacco definitivo dalla fase giovanile delle illusioni: se negli idilli del 1828-30. Non vi è neppure l'atteggiamento contemplativo dinanzi al «vero» che caratterizzava le Operette: come è proprio di questa fase, compare il contegno agonistico, eroico, che si esprime nel disprezzo sia verso quel se stesso che ha ceduto ancora ai «cari inganni», sia verso la natura e la forza malefica del fato, che, occulto, domina l'universo avendo come fine il male. Anche la percezione dell'«<infinita vanità del tutto», che in precedenza generava la noia, ora suscita un atteggiamento combattivo di superiorità sprezzante. LA IMESTRA La solidarietà fra gli uomini La polemica antireligiosa La possibilità di un progresso autentico di tipo civile e morale La potenza distruttiva della natura PARTE DESCRITTIVA: sulle pendici del Vesuvio non cresce nient'altro che la Ginestra. La Ginestra rappresenta simbolicamente la vita che ad ogni costo cerca di resistere alle forze della natura. Vi è possibile scorgere un'identificazione segreta tra la solitudine della ginestra e il poeta. CRITICA AL SUO TEMPO: bersaglio della sua polemica è il ritorno allo spiritualismo religioso dell'Illuminismo. Gli intellettuali sembrano in pubblico esaltare il progresso, ma nell'intimo non è così. Lui mostrerà sempre l'indipendenza del suo pensiero e piuttosto andrà contro i suoi tempi. Definisce il secolo Vile, perché sembra il secolo della libertà che ha a cuore l'uomo ma non è così. FALSITA DEGLI UOMINI CHE NON DICONO LE COSE COME STANNO: l'uomo saggio è colui che guarda coraggiosamente il destino umano e che non profetizza una vita felice, quando in realtà non lo è. IDEA DI PROGRESSO: prima gli uomini erano uniti per combattere la natura insieme, ma quest'unione era fondata su dei miti che sono crollati. Al falso mito del progresso diffuso dall'Ottimismo, basato sulla promessa di una nuova età dell'oro grazie alle riforme politiche e sociali, Leopardi contrappone il progresso autentico e civile, che si fonda sul pessimismo dell'uomo. Se gli uomini avessero coscienza della loro miseria si unirebbero nella social catena combattendo insieme contro la natura, e non tra di loro per egoismo e avidità. Tale progresso non assicurerebbe agli uomini la felicità, ma una società giusta e civile. Il compito dell'intellettuale è la creazione di questa società. ENTRA IN CAMPO LA PRIMA PERSONA: il poeta viene spesso in questi posti a pensare. Il paesaggio è chiaramente anti-idillico: (scabro, macabro e orrido, e riflette la poetica del vero degli ultimi anni. Emerge una chiara polemica religiosa dato che l'infinita piccolezza dell'uomo testimonia che gli dèi non siano scesi per prendersi cura degli uomini. FORZA DISTRUTTIVA DELLA NATURA: come una mela cade da un albero e distrugge un formicaio così il Vesuvio con la sua eruzione del I secolo d.C. distrusse Pompei ed Ercolano. La natura ha interesse verso l'uomo quando la mela verso le formiche. MOTIVO DEL TEMPO: contrasto tra l'insignificanza del tempo umano e eternità della natura. • GINESTRA: la ginestra diventa il modello di comportamento nobile ed eroico. Essa dovrà piegare il capo dinnanzi all'onnipotenza della natura, ma così facendo non perderà la sua dignità. La ginestra è meglio dell'uomo perché resiste e non se ne vanta. DIALOGO DELLA NATURA DI UN ISLANDESE l'indifferenza della natura per la condizione umana Il pessimismo materialistico La mancanza di senso dell'uomo Leopardi si ispirò probabilmente alla storia di Jenni di Voltaire e associa l'islandese all'esempio di infelicità dell'uomo dovuta alla forza della natura, dato che l'Islanda è un territorio tormentato dalle calamità naturali. L'operetta segna il passaggio dal pessimismo esistenziale ad uno cosmico che abbraccia tutte le cose. In tutte le operette precedenti l'infelicità dell'uomo veniva fatta derivare da cause psicologiche, cioè dall'aspirazione ad un piacere infinito e dall'impossibilità di raggiungerlo; qui invece l'infelicità è fatta dipendere materialisticamente dai mali estremi, fisici, a cui l'uomo non è in grado di sfuggire. Il dolore la distruzione è indispensabile per la conservazione dell'ordine del mondo. Nell'operetta risultano due diverse concezioni della natura: da una parte secondo l'atteggiamento scientifico come un meccanismo inconsapevole e dall'altra parte secondo un atteggiamento poetico come una sorta di divinità malefica. Il dialogo si conclude con la domanda: a cosa serve questa vita infelice? È una domanda che non ha risposta. OVAJOGO DI IN VENDITORE: IN ALMANACCHI E IN UN PASSEGGERE l'ottimismo dell'uomo semplice e il disincanto dell'uomo colto La felicità nell'illusione del futuro Anche il filosofo deve condividere le illusioni per vivere Composto nel 1832. Il dialogo contiene dietro a toni ironici la formulazione del pessimismo leopardiano e sul tempo dell'esistenza (Seneca). L'operetta si presenta come un conforto tra un popolano, cioè un venditore di almanacchi, e un uomo colto, cioè il passante. Il popolano riflette l'opinione corrente ed è convinto che l'anno nuovo sarà sicuramente più felice di quelli precedenti. L'uomo colto non lo irride ma cerca di fargli capire che l'esperienza gli dica che il passato è sempre infelice e che gli uomini secondo la social catena devono combattere tutti insieme. Questa operazione è condotta con una sottile ironia. L'unica felicità concessa all'uomo è la speranza nel futuro ignoto, che si fonda sull'illusione che esso possa migliore del passato. È il concetto che ha già espresso nel sabato nel villaggio. L'uomo filosofo se vuole vivere deve condividere le illusioni degli altri. :CANTICO DEL GALD: SUVES TRE Il prevalere del male sul bene L'assenza di felicità Il pessimismo cosmico Scritta nel 1824. Secondo antichi racconti ebraici, vive sulla terra un gigan tesco gallo selvatico che con la cresta arriva a toccare il cielo. Ha uso di ragione e, ha imparato a parlare. Rivolge agli uomini il suo cantico per ridestarli dal sonno ed esortarli a farsi carico del doloroso peso della vita, non essendo ancora giunto il momento di riposare nella quiete eterna della morte. Il cantico ricorda agli uomini che «l'ultima causa dell'essere non è la felicità» e la stessa vita è un lento appassire, un ineluttabile procedere verso la morte. A questo tende l'ordine naturale e «<tempo verrà» in cui tutto l'universo si dissolverà nel nulla, senza che si siano comprese le ragioni della sua esistenza. I temi sono sono simili alle altre operette, cioè l'idea psicologico-esistenziale dell'infelicità come assenza di piaceri: • L'impossibilità per le creature di raggiungere la felicità L'assopimento della vita come unico rimedio al dolore. Tema centrale è la morte: la natura intenta alla morte in ogni sua opera, il processo inarrestabile che accompagna gli esseri nel corso di tutta la loro vita.