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A Silvia

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 A SILVIA
XXI.
A SILVIA.
Silvia, remmenti ancora
vimembri
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti

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Ramona Katona

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Analisi della poesia "A Silvia" di Giacomo Leopardi

 

3ªm/5ªl

Scrittura

A SILVIA XXI. A SILVIA. Silvia, remmenti ancora vimembri Quel tempo della tua vita mortale, Quando beltà splendea Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, E tu, lieta e pensosa, il limitare Di gioventù salivi? Sonavan le quiete Stanze, e le vie dintorno, Al tuo perpetuo canto, Allor che all' opre femminili intenta Sedevi, assai contenta Di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi Così menare il giorno. Io gli studi leggiadri Talor lasciando e le sudate carte, Ove il tempo mio primo E di me si spendea la miglior parte, Nella poesia in questione, Leopardi rievoca la figura di Silvia, una giovane coetanea di Recanati: ricorda quando lei lavorava al telaio e faceva risuonare tutte le case intorno. Il sopraggiungere del vero aspetto della vita ha però spento i comuni desideri di giovinezza: per la ragazza è giunta la morte a troncare ogni illusione di felicità; al poeta la natura ha invece, consentito di continuare a vivere, ma vedendo cadere una a una le promesse ricevute. Nonostante la costruzione poetica del canto sia condotta intorno a una figura femminile, il suo ruolo acquista progressivamente un significato universale. La morte di Silvia è il simbolo puro della separazione dell'uomo dalla vita della natura, non più benigna ma matrigna. In tal modo Silvia diventa una sorta di allegoria della morte stessa, non solo di quella fisica, ma anche di quella...

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delle speranze e delle illusioni. Nella prima strofa è possibile vedere che il poeta invita Silvia a ricordare il tempo felice della giovinezza. Con pochi aggettivi, Leopardi offre un ritratto psicologico concentrato di una fanciulla che si affaccia alla vita con gioia. Nella seconda e nella terza strofa il poeta rievoca il contesto quotidiano della vita di Silvia e della propria. Il filtro della memoria suggerisce la messa in pratica della poetica del vago e dell'indefinito grazie ad aggettivi/espressioni come perpetuo, vago, odoroso, da lungi ecc..Nella quarta strofa le speranze coltivate dai due ragazzi si capovolgono in una realtà di sventura: proprio qui si manifesta l'inganno della natura. Nelle strofe finali è presente lo "svanire nel nulla”, il passato remoto cadesti accomuna Silvia e la speranza come una presenza fisica reale. Infine la presenza della tomba ignuda conferma in conclusione l'unico fine di tutte le vite.

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A SILVIA XXI. A SILVIA. Silvia, remmenti ancora vimembri Quel tempo della tua vita mortale, Quando beltà splendea Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, E tu, lieta e pensosa, il limitare Di gioventù salivi? Sonavan le quiete Stanze, e le vie dintorno, Al tuo perpetuo canto, Allor che all' opre femminili intenta Sedevi, assai contenta Di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi Così menare il giorno. Io gli studi leggiadri Talor lasciando e le sudate carte, Ove il tempo mio primo E di me si spendea la miglior parte, Nella poesia in questione, Leopardi rievoca la figura di Silvia, una giovane coetanea di Recanati: ricorda quando lei lavorava al telaio e faceva risuonare tutte le case intorno. Il sopraggiungere del vero aspetto della vita ha però spento i comuni desideri di giovinezza: per la ragazza è giunta la morte a troncare ogni illusione di felicità; al poeta la natura ha invece, consentito di continuare a vivere, ma vedendo cadere una a una le promesse ricevute. Nonostante la costruzione poetica del canto sia condotta intorno a una figura femminile, il suo ruolo acquista progressivamente un significato universale. La morte di Silvia è il simbolo puro della separazione dell'uomo dalla vita della natura, non più benigna ma matrigna. In tal modo Silvia diventa una sorta di allegoria della morte stessa, non solo di quella fisica, ma anche di quella...

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delle speranze e delle illusioni. Nella prima strofa è possibile vedere che il poeta invita Silvia a ricordare il tempo felice della giovinezza. Con pochi aggettivi, Leopardi offre un ritratto psicologico concentrato di una fanciulla che si affaccia alla vita con gioia. Nella seconda e nella terza strofa il poeta rievoca il contesto quotidiano della vita di Silvia e della propria. Il filtro della memoria suggerisce la messa in pratica della poetica del vago e dell'indefinito grazie ad aggettivi/espressioni come perpetuo, vago, odoroso, da lungi ecc..Nella quarta strofa le speranze coltivate dai due ragazzi si capovolgono in una realtà di sventura: proprio qui si manifesta l'inganno della natura. Nelle strofe finali è presente lo "svanire nel nulla”, il passato remoto cadesti accomuna Silvia e la speranza come una presenza fisica reale. Infine la presenza della tomba ignuda conferma in conclusione l'unico fine di tutte le vite.