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Schopenhauer e Nietzsche

30/11/2022

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Arthur Schopenhauer
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Schopenhauer tende più verso la sinistra hegeliana (come
Kierkegaard), nonostante egli abbia avuto Schulz come

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Arthur Schopenhauer • La vita Schopenhauer tende più verso la sinistra hegeliana (come Kierkegaard), nonostante egli abbia avuto Schulz come maestro. Schopenhauer e Kierkegaard pongono il loro discorso intorno all'uomo piuttosto che all'idea e a Dio. Attraverso la riflessione sull'umanità Schopenhauer trova un principio riferibile a tutta la realtà, ossia la Volontà (antitetico al principio hegeliano dello Spirito Assoluto). → L'Assoluto è caratterizzato dal logos, ossia dalla ragione. Il principio della Volontà è caratterizzato dall'irrazionalità. Schopenhauer nasce a Danzica nel 1788, la madre era una scrittrice di romanzi il padre era un banchiere, quindi discende da una famiglia facoltosa. Il padre voleva far studiare a Schopenhauer commercio, ma essa non era la sua vocazione. Egli studia filosofia a Gottinga e avrà come insegnante Schulz e Ficht (a Berlino). Viaggia molto in tutta Europa e accresce la propria cultura attingendo alla filosofia e dalla letteratura europea (→ Si ispira a Giacomo Leopardi). Egli studia le religioni (soprattutto le religioni orientali, in particolare quella indiana) e i libri sacri. Pubblica nel 1818 "Il mondo come volontà e rappresentazione", la sua opera maggiore, che però non ebbe subito successo. → Dopo 20 anni dopo la prima pubblicazione decide di ripubblicarla e così verrà apprezzata. Schopenhauer fu libero docente, ma non fu molto apprezzato dai suoi contemporanei. Egli inizialmente venne considerato il maestro di Nietzsche, ma successivamente venne aspramente criticato da egli. →...

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Didascalia alternativa:

Schopenhauer inizia ad essere apprezzato solo dopo i moti del 1848 a causa del clima di insoddisfazione. Muore nel 1860 per malattia. • Il Realismo ideologico, la realtà fenomenica e noumenica Schopenhauer ha subito forti influenze dai pensieri di Kant e Platone. La sua visione si può identificare come una forma di Realismo ideologico (→ Si pone come cerniera tra il realismo e l'idealismo). Parzialmente le sue idee abbracciano il realismo kantiano (teoria della conoscenza), mentre per il principio caratterizzante la realtà (la Volontà) si ispira all'idealismo. Per quanto riguarda la teoria della conoscenza Schopenhauer ritiene che il mondo sia una rappresentazione soggettiva: il mondo esiste solo in quanto un individuo lo possa rappresentare (= Se non vi fosse nessuno il mondo non esisterebbe perché il mondo non può rappresentare se stesso dato che è inconsapevole). → Il mondo si può conoscere attraverso le categorie. Anche in Schopenhauer, come in Kant, la realtà è suddivisa in mondo fenomenico e mondo noumenico. Si può conoscere solo la realtà fenomenica (ciò che appare in superficie e che possiamo conoscere scientificamente). → Per Schopenhauer il fenomeno è ciò che appare soggettivamente (= La conoscenza del fenomeno passa attraverso le facoltà e le rappresentazioni di ognuno di noi). Per conoscere la realtà Kant, invece, diceva che si devono utilizzare le categorie e le intuizioni pure di spazio e tempo rispetto a un contesto che esiste indipendente da noi. Schopenhauer invece afferma che la Realtà esiste solo se vi è qualcuno che lo può rappresentare (ossia l'umanità). • Il velo di Maya Il fenomeno ha una valenza diversa per Schopenhauer (in confronto a Kant): esso non rappresenta la vera realtà, ma è come se la Terra fosse ricoperta da un velo (immagina ispirata dai testi sacri dell'induismo: Il velo di Maya, che indica l'illusione), infatti noi percepiamo è quello che traspare dal velo che può ingannare Poiché al di sotto del velo vi può essere una realtà che non possiamo cogliere (il noumeno). → La realtà fenomenica è come un sogno, infatti durante il sogno la realtà sembra vera, anche se non è così. • La conoscenza della realtà fenomenica e di quella noumenica Per conoscere la realtà fenomenica bisogna usare le forme a priori dell'intelletto: Schopenhauer differisce da Kant, però, quando egli riconosce solo una categoria (causa ed effetto) e per la concezione di spazio e tempo (che sono visti da Kant sono intuizioni, mentre per Schopenhauer sono rappresentazioni). → L'uomo riesce ad avere una visione ordinata del mondo proprio grazie all'applicazione della categoria di causa ed effetto che fa cogliere il collegamento tra tutti i fenomeni. Schopenhauer riconosce due momenti della conoscenza: o Sensazione o Rielaborazione → Le sensazioni che ci fanno la possibilità di approcciare la realtà esterna a noi e ci danno delle informazioni che successivamente vengono rielaborate dalle rappresentazioni di spazio e tempo e dalla categoria di causa ed effetto. → Nell'ambito conoscitivo sono importanti sia il soggetto che l'oggetto: se non esistessero i fenomeni non potremmo rappresentarceli. ▪ Il soggetto è l'unico a essere consapevole della realtà che ci circonda. Nella realtà fenomenica non vi è la scienza, perché essa è un'illusione (il mondo è sogno). Kant, invece, affermava che gli uomini possono conoscere solo e unicamente (oggettivamente e scientificamente) la realtà fenomenica, perché la realtà noumenica sconfina dai limiti dell'esperienza. L'unica realtà che dobbiamo avvicinare è la realtà noumenica (che è conoscibile): il corpo dell'uomo è un fenomeno (nell'ambito della propria esteriorità ci possiamo conoscere come un corpo tra altri corpi, ossia un oggetto tra altri oggetti). L'uomo, però, pensa anche e spesso questi pensieri sono dei desideri. (= Oltre ad essere materia, siamo anche Volontà: noi viviamo e compiamo le nostre azioni per un nostro volere). • Il Wille La vera realtà è la Volontà: è il Wille. → Il Wille è la realtà noumenica perché non compete solo agli esseri pensanti, ma a tutta la Natura che si sviluppa per realizzare la propria Volontà che è un'energia inconsapevole: la Natura, come l'uomo, ha desiderio di vita. • La Volontà Per Schopenhauer la Volontà è il divino. → La Volontà è irrazionale (= distacco da Kant) perché non ha un fine: l'uomo non vive per uno scopo. Alcuni uomini hanno cercato di camuffare l'irrazionalità creando le religioni e credendo a una divinità perfetta che ha dato loro una vita da rendere altrettanto perfetta. Tutto ciò che succede in Natura è spiegabile attraverso la volontà: è Volontà l'ago della bussola che segna sempre a nord, la caduta dei corpi pesanti dall'alto verso il basso e l'innalzamento dei corpi leggeri dal basso verso l'alto. La Volontà è come un istinto naturale e a volte inconsapevole (come diceva Hobbes: gli uomini hanno l'istinto di sopravvivenza). Vi è una differenza tra la Volontà della natura e quella dell'uomo: quest'ultimo, essendo un essere senziente, si pone la domanda del senso della vita. Alcuni di essi per trovare il senso della vita immaginano la divinità (l'uomo vive per poter realizzare la parte morale che è in lui e che può portare in una realtà trascendente). • La vita La vita è un processo verso la conquista dei desideri (anche la Natura è dinamica). Quando riusciamo a realizzare un obiettivo la volontà non si placa, ma continua a porsi altri obiettivi e desideri perché essa è insaziabile (→ Hobbes affermava i desideri umani sono egoistici, ma non solo per la sopravvivenza, ma anche perché gli uomini vogliono sempre di più, ma non tutti abbiamo le risorse per realizzare i desideri: per questo gli uomini si uccidono e combattono). → Schopenhauer e Hobbes criticano Aristotele e il suo altruismo. Secondo Schopenhauer la vita è sofferenza, perché l'uomo è cattivo (→ La cattiveria riguarda soprattutto l'uomo e non gli animali o la Natura). → L'uomo uccide perché gode per la sofferenza altrui (mentre gli animali uccidono per sfamarsi). Questo pessimismo Schopenhauer lo eredita da Giacomo Leopardi (e da Pietro Verri): la Natura è luogo di conflitto e guerra. → Pessimismo cosmico. La sofferenza è alla base della vita: un motivo è da ricercare nella natura egoistica umana e poi perché non si sazia mai. Inoltre mentre si cerca di realizzare i desideri di soffre. E quando essi si conseguono non siamo felici, ma scarichiamo la tensione che abbiamo accumulato che era insostenibile. → Leopardi e Verri dicono che il piacere è il godimento fisico (sesso, mangiare, dormire), mentre la gioia si riferisce a uno stato mentale. Quando raggiungiamo un obiettivo non raggiungiamo né il piacere né la gioia: noi confondiamo la gioia con il rilassamento. La gioia esiste quando viene meno una sofferenza. → La gioia è assenza di dolore. Non si può dire, però, che la sofferenza è mancanza di gioia perché si può determinare anche se non abbiamo mai gioito. L'assenza di desiderio, però, porterebbe a una condizione di noia. Dopo il raggiungimento di un obiettivo infatti pensiamo già ad altri desideri. L'unico momento in cui si mette in standby la sofferenza è nella contemplazione delle opere d'arte perché annulliamo noi stessi. → Per descrivere la vita umana, Schopenhauer ricorre all'immagine di un pendolo perennemente oscillante tra il dolore suscitato dal desiderio e la noia che subentra non appena il desiderio viene soddisfatto. Friedrich Wilhelm Nietzsche • La vita Nietzsche nasce a Lipsia nel 1844 e rimane orfano di padre a 5 anni. La madre cresce sia lui che la sorella, Elisabeth. Egli è considerato un prodigio: a 12 anni componeva poesie e musica. Egli frequenta la scuola di teologia a Bon. Successivamente si trasferirà nuovamente a Lipsia in filologia moderna: egli si specializza in filologia greca. A 24 anni diventa docente universitario a Basilea. Durante gli anni della docenza universitaria stringerà amicizia con il musicista Richard Wagner che influirà sulla sua visione filosofica giovanile (viene inoltre influenzato da Schopenhauer). La prima opera giovanile più importante è "La nascita della tragedia": essa è un'opera filologica che parla della tragedia greca che verrà sviluppata anche filosoficamente. Successivamente ripudierà Wagner e Schopenhauer: questo distacco è presente nell'opera "Umano, troppo umano. Un libro per spiriti liberi". Presto inizierà ad avere problemi di salute (forti emicranie, vertigini, ecc..) e si ritirerà dalla docenza universitaria perché non riesce a portare avanti proficuamente le lezioni. Svincolato da questo impegno inizia a viaggiare in tutta Europa in cerca di climi più favorevoli: prediligerà la Svizzera, l'Italia e la Francia meridionale. Durante i viaggi continuerà a scrivere opere, ma non ebbe troppo seguito. Nel 1880 incontra Lou Salomè, una donna molto attraente di cui Nietzsche si innamora: è una donna acculturata e intelligente a tal punto che collaborerà con Nietzsche per scrivere delle opere e per fare delle ricerche, sarà amica anche di Freud, ma ella rifiuta di sposare Nietzsche e va a convivere con un altro uomo di cultura (Pauol Ree). Questa relazione con Salomè incide sulla salute di Nietzsche, infatti cade in depressione. La famiglia di Nietzsche non ha mai approvato questa relazione, e scaturiranno anche dei conflitti con la sorella e la madre. La sorella intanto intraprende una relazione con un Wagneriano ed è un antisemita (anche la sorella diventerà poi favorevole al nazismo). Intanto Nietzsche scrive delle opere molto importanti come "Così parlo Zaratustra". Egli scrive tante opere: nel 1888 scrive tantissime opere perché viene travolto dall'euforia (che prenderà il sopravvento sulla depressione). Successivamente si trasferirà a Torino, dove cadrà in preda alla follia (biglietti della follia: scriverà agli amici e ai vari regnanti e governanti, tra cui Carlo Alberto). I proprietari dell'alloggio dove vive Nietzsche avvisano un suo amico, Owerbach, che lo porterà in una importante clinica psichiatrica a Basilea. La madre si farà carico poi del figlio, ma anche lei morirà e la sorella, rimasta vedova (il marito si suicida in seguito al fallimento della sua impresa nel Paraguai), si farà carico di lui fino alla sua morte avvenuta nel 1900 a Weimar, dove la sorella aveva fondato l'archivio nel quale si propose di conservare tutta l'eredità letteraria del fratello (proprio durante il periodo della follia del fratello avviene la sua fama, infatti le sue opere verranno lette in tutto il mondo). • La follia in Nietzsche La follia ha una parte molto importante nella sua produzione filosofica, a tal punto che le sue opere all'inizio non furono considerate perché egli nasce nel periodo del positivismo (anche le discipline umanistiche devono avere le basi scientifiche secondo Comte). Le opere di Nietzsche, invece non erano caratterizzate dalla scientificità, ma dalla follia. In seguito la follia venne rivalutata come un'impronta particolaristica della filosofia di Nietzsche. Secondo questi studiosi non dobbiamo prendere in considerazione la malattia di Nietzsche (così come era avvenuto con gli altri filosofi), ma i suoi studi. La figura filosofica di Nietzsche quindi viene riabilitata e le sue opere vengono preso in considerazione in quanto filosofo da interpretare come tutti gli altri. . Le idee antidemocratiche di Nietzsche Il pensiero di Nietzsche è caratterizzato forti idee antidemocratiche. Il suo pensiero viene interpretato come "nazista". Un filosofo e storico, Ernest Nolt, ha ritenuto Nietzsche responsabile del nazismo perché ritiene che esso sia stato una sua creazione. Altri studiosi non sono d'accordo, perché ritengono che la responsabilità della nazificazione del suo pensiero sia da attribuire alla sorella. Infatti ella si preoccupò di raccogliere e conservare le opere del fratello, ma le modificò anche. → Nietzsche aveva lasciato anche degli appunti che avrebbero dovuto essere la base della "Volontà di potenza", essa però uscì postuma proprio grazie a sua sorella. Tuttavia altri filosofi hanno osservato che per tante altre opere si possono evincere delle idee totalmente antidemocratiche. Questi pensieri estremi, però davano fastidio, allora gli uomini di cultura hanno voluto responsabilizzare la sorella dei caratteri più estremi. I teorici del nazismo hanno poi preso le distanze dall'idea che fosse stato Nietzsche il creatore del nazismo. → Hitler è andato poi a visitare l'archivio di Weimar e gli venne regalato il bastone del filosofo dalla sorella. • Pensiero e linguaggio Il pensiero di Nietzsche si sviluppa durante l'ottimismo ottocentesco che fu caratterizzato da nuove scoperte e dalle rivoluzioni industriali, ma tutto ciò non è emerge nella visione Nietzsche perché egli ritiene che la vita non sia ottimistica e quindi critica la fiducia nel progresso e lo stesso ottimismo ottocentesco. La filosofia di Nietzsche, però, non è da considerare distruttiva perché propone un nuovo modo di vedere la vita attraverso l'immagine del Superuomo. → Egli ritiene che ripudiando l'attuale ottimismo attuale sia possibile ricostruire una nuova vita in una nuova umanità rinnovata. Nietzsche per scrivere le sue opere adopererà la forma dell'aforisma, caratterizzata da frasi brevi dove vengono riassunte le sue riflessioni. Oppure utilizza la forma della poesia o della prosa; inoltre usa la simbologia e le parabole (= Racconto breve il cui scopo è spiegare un concetto difficile con uno più semplice o dare un insegnamento morale). Il linguaggio di Nietzsche è quindi da interpretare. → In questo si avvicina a Platone. Il pensiero di Nietzsche inoltre è in evoluzione, al contrario di Kant ed Hegel che hanno avuto un pensiero coerente nella loro produzione letteraria. Il pensiero di Nietzsche è stato suddiviso in 4 fasi: o 1° fase (Fase giovanile): Include gli scritti giovanili e il filosofo si ispira particolarmente a Schopenhauer e a Wagner. L'opera che caratterizza questo periodo è "La nascita della tragedia". o 2 fase (Filosofia del mattino): Conosciuta anche come "Periodo illuministico genealogico", esso è caratterizzata dalle opere "Umano, troppo umano", "Aurora" e "La gaia scienza". o 3° fase (Filosofia del meriggio): Conosciuta anche come "Periodo di Zarathustra", è caratterizzata dallo scritto "Così parlò Zarathustra". o 4 fase (Filosofia del tramonto): Essa è caratterizzata dalle opere "Al di là del bene e del male", "la genealogia della morale" e "il crepuscolo degli idoli". → Fase distruttiva del pensiero di Nietzsche: vuole distruggere i valori (= i "disvalori"). • Il periodo giovanile con "La nascita della tragedia" La "Nascita della tragedia" è un'opera che si inserisce nel contesto filologico, ma il contenuto dell'opera in realtà è filosofico. → Nietzsche era anticonformista, perché prende le distanze dai filologi contemporanei, infatti verrà criticato. Quest'opera fu molto criticata nella filosofia del tempo. Secondo filologi tradizionalisti la cultura greca è pervasa da un clima di ottimismo e di razionalità, secondo Nietzsche, invece, la cultura greca è un pensiero molto pessimistico, tragico e irrazionale. All'interno della cultura greca mergono due princìpi: o Spirito Apollineo (dal dio Apollo, simbolo di perfezione, e padre della razionalità; egli è la divinità che genera tutte le divinità razionali) che è razionale. Esso si manifesta con: ▪ ▪ La scultura, infatti le sculture sono armoniose e perfette. La poesia epica (o poesia omerica), infatti i protagonisti sono razionali e virtuosi. → Lo spirito apollineo è caratterizzato dalla luce, dalla razionalità, dalla raffinatezza e dall'ordine. o Spirito Dionisiaco (dal dio Dionisio, il dio dell'ebrezza; egli caratterizza tutte le divinità che si basano sui sentimenti e sulle emozioni) che è irrazionale. Esso si manifesta con: ■ La musica ▪ La poesia lirica → E' caratterizzato dalle tenebre, dai sogni e dall'infinito. → Sono due spiriti antitetici ed opposti. GLI IMPULSI CHE REGOLANO LA NATURA UMANA manifestazioni effetti espressioni artistiche DIONISIACO istintività - passionalità - vitalità - caos - perdita dell'individualità - esaltazione della corporeità - legame con la natura può produrre dolore e morte musica e poesia lirica APOLLINEO tendenza al contenimento e all'ordine - produzione di forme e concetti - astrazione e categorizzazione tenta di dare un senso all'esistenza, rendendola più sopportabile arti figurative (scultura e architettura) e poesia epica Secondo gli studiosi contemporanei a Nietzsche la cultura greca si sviluppa in un clima di razionalità attraverso una visione apollinea del mondo; per Nietzsche, invece, la visione che sviluppano i greci inerentemente alla visione del mondo è dionisiaca e per porre ordine al mondo hanno dovuto creare le divinità. → Secondo Nietzsche lo spirito apollineo è successivo a quello dionisiaco. Vi è stato un periodo in cui lo Spirito apollineo e quello dionisiaco convivono, ossia durante la tragedia attica, in cui fanno parte Eschio e Sofocle. Questi scrittori hanno fatto emergere la tragicità dell'esistenza però hanno anche cercato di intravedere delle figure che hanno perseguito obiettivi razionali ed etici. → Vi sono gli eroi che cercano di dare senso alla tragicità della vita. La cultura greca inizia a decadere quando la tragedia attica verrà sostituita dalla tragedia di Euripide, che è uno scrittore tragico che nelle sue opere ha fatto emergere lo Spirito apollineo. → Euripide mise in prosa e in poesia la visione di Socrate, il quale esalta la ragione e ritiene che la ragione sia alla base di tutto. Egli riteneva che ognuno di noi deve farsi guidare dalla ragione per sopraffare gli istinti, che ci inducono a compiere una vita dolorosa e che ci fanno sbagliare. Anche Euripide sa che è presente uno Spirito dionisiaco legato ai sensi, alle passioni e agli eccessi, pero all'interno delle sue tragedie fa prevalere lo Spirito apollineo. → Razionalizza tutto e ciò, secondo Nietzsche, porta alla decadenza della cultura greca. → Nietzsche ritiene che Socrate abbia ucciso l'uomo perché senza le passioni e senza i sensi egli non è niente. Nietzsche afferma che la vita è caratterizzata da entrambi gli Spiriti, ma che, in verità, è lo Spirito dionisiaco che deve prevalere. → La vita per Nietzsche è tragica e dolorosa (= Trae spunto da Schopenhauer). Secondo Nietzsche se si vuole vivere una vita dignitosa vi sono solo due strade percorribili: o La fuga e quindi la conduzione di una vita ascetica attraverso la rinnegazione degli istinti (e senza perseguire i piaceri), in cui non bisogna promuovere l'amore e non bisogna avvicinarsi alle altre persone perché ciò porta a creare dei legami. (→ Applicare la noluntas). → Questa è la strada che ha scelto Schopenhauer. o Rimanere in questo mondo e quindi accettare che la vita sia dolore cercando, però, di cogliere il meglio che possa offrire seguendo lo Spirito dionisiaco. Nietzsche dice che, dato che la vita è tragica e illogica, si devono seguire i sentieri che possono far realizzare la propria felicità e, quindi, si deve godere di tutto ciò che offre la vita. → Nietzsche rifiuta la via della fuga accettando la vita in tutte le sue sfaccettature e se non trova qualcosa di buono al suo interno afferma che bisogna crearsela da sé (→ Applicare la voluntas) Secondo Nietzsche gli artisti hanno compreso tutto ciò, infatti colgono la tragicità della vita, ma hanno comunque un approccio estetico che gli fa cogliere il bello del mondo. → I dipinti, le sculture e la musica sono espressioni artistiche del bello. Nietzsche, quindi, nella fase giovanile esalta l'arte perché coglie la bellezza del mondo; inoltre afferma che il vero filosofo è l'artista perché riesce a cogliere il vero senso della vita. (= In questo periodo segue il musicista Wagner). → Nell'arte lo Spirito dionisiaco ritrova l'antico equilibrio con lo Spirito apollineo. La storia Nietzsche non è favorevole al modo in cui viene concepita la storia, infatti gli storici hanno una visione storica necessaria, proprio come Hegel e Marx. (= Raccontano degli avvenimenti che si sono compiuti e che i soggetti hanno patito. → I soggetti sono vittime della storia). Secondo Nietzsche non sono gli eventi a fare la storia, ma gli uomini, perché sennò si perderebbe tutta la creatività e la vitalità umana. Nietzsche afferma che per poter vivere meglio è necessaria la dimenticanza, ossia l'oblio, perché se ricordiamo tutte le brutture gli uomini avranno una vita misera. MAPPA L'ANALISI NIETZSCHEANA DEL DECLINO DELL'OCCIDENTE CONCETTUALE nella Nascita della tragedia è causata dal razionalismo socratico che porta al soffocamento dell'istinto vitale e alla fuga dal dolore dell'esistenza LA DECADENZA DELLA CIVILTÀ OCCIDENTALE si può contrastare mediante l'arte in cui lo spirito dionisiaco ritrova l'antico equilibrio con lo spirito apollineo nella seconda delle Considerazioni inattuali è causata dallo storicismo che porta a una paralisi creativa (incapacità di produrre nuova vita e nuova storia) si può contrastare mediante l'oblio che comporta un uso consapevole della storia, che la ponga «<a servizio della vita>> • Filosofia del mattino (o "Periodo illuministico genealogico") L'opera "di passaggio" tra il periodo giovanile e la filosofia del mattino è "Umano, troppo umano". Durante la fase della filosofia del mattino Nietzsche rinnega aveva Schopenhauer e Wagner (il 1° filosoficamente e il 2° artisticamente). Nietzsche, in questa fase, rinnega l'arte e i miti, oltre a tutto ciò che a suo avviso determina una falsa visione della realtà. → La religione falsifica la realtà, cosi come l'arte e i miti. Questa fase del pensiero di Nietzsche si chiama anche "periodo illuministico genealogico" proprio perché gli illuministi criticavano la religione che esalta l'andare oltre la ragione, inoltre le entità metafisiche vengono rinnegate perché non si possono indagare e dunque non si può arrivare alla vera realtà (→ Per fare ciò bisogna attenersi alla ragione). → Gli illuministi percepiscono la ragione come un Lume che illumina alla realtà; inoltre essi volevano togliere tutti i dubbi e gli errori. Ispirandosi a Cartesio (padre del razionalismo moderno) che aveva adottato il metodo del dubbio metodico, Nietzsche insinua il dubbio ovunque per capire se ciò che vive è la realtà o un sogno. Nietzsche, inoltre utilizza il metodo critico storico genealogico: ▪ Critico perché considera con sospetto ogni certezza. ▪ Storico genealogico perché ogni verità deve essere il risultato di un processo, perciò deve essere costruita. Lo Spirito libero e la filosofia del mattino Anche nella seconda fase del pensiero nietzschiano vi sono due figure fondamentali: o Lo Spirito libero: Colui che vuole conoscere la realtà è paragonato allo Spirito libero. → Colui che rinnega il sapere tradizionale. Esso si manifesta con il viandante che viaggia alla ricerca della verità perché non accetta le verità precostituite, ma le allontana e se ne distacca. → Egli è quindi proiettato verso il futuro piuttosto che verso il passato. o La filosofia del mattino: Simboleggia che attraverso la ricerca della verità l'uomo si allontana sempre di più da tutto ciò che è "ombra". → Si devono superare le metafore, la religione e l'arte per avvicinarsi alla scienza. La scienza viene interpretata come una "Gaia scienza", ossia una scienza gioiosa che deve guidare verso la verità. La Gaia scienza, quindi è la luce che illumina la nostra conoscenza. "Gaia scienza Per Nietzsche la menzogna più grande di tutte è la religione e, quindi, Dio. Nella "Gaia scienza" egli afferma che gli uomini costruiscono delle illusioni, come quelle religiose e delle realtà ultraterrene, perché capiscono che l'esistenza è dolore e tragica (Si ispira a Kant). Gli uomini, quindi, pensando che non possano essere felici in questa dimensione, creano un'altra dimensione in cui potranno trovare la felicità (Trae spunto da Feuerbach). Nietzsche dice inoltre che non possiamo basare a nostra vita su delle bugie, invece dobbiamo vivere realmente la nostra vita e non un sogno. Dobbiamo inoltre accettare che il nostro mondo è caos e dolore per riuscire a cambiare le cose. → Se non si rinuncia a Dio non si riuscirà a costruire nulla perché si crederà sempre che provvederà egli per noi, invece Nietzsche afferma che Dio non esiste e quindi devo essere io a provvedere per me stesso. Dio, infatti, è considerato la bugia più grande perché è la più antica e radicata nella nostra realtà, ma essa si deve estirpare. Si deve vedere il mondo così com'è, ossia sdivinizzato, quindi si deve uccidere Dio. o La morte di Dio viene celebrata nella "Gaia scienza" e la parte in cui è contenuta la morte di Dio è una delle pagine letterarie filosofiche più belle e forti della produzione mondiale: Il folle, o profeta filosofo, è il primo a comprendere che Dio non è mai esistito. Egli viene deriso dagli atei perché loro sapevano già che Dio non esiste. Il folle sta cercando Dio, ma non lo trova, quindi afferma che è morto e che lo hanno ucciso. Questo annuncio sembra scuotere il folle, ma in realtà egli rappresenta l'uomo credente alla ricerca di Dio e che si imbatte in una vita dove non vi è nessuna traccia di egli. → Il folle cerca Dio per dimostrare che non esiste. Quando il profeta afferma che abbiamo ucciso Dio, egli intende che Dio non è mai esistito e che noi stiamo rinnegando l'idea di Dio che avevamo creato. Questa uccisione è tremenda e terribile perché chi ha sempre creduto in Dio sarà scombussolato dato che ha perso l'unico punto di riferimento che aveva. → Il turbamento e lo smarrimento sono espressi nell'opera attraverso delle immagini come "vuotare il mare fino all'ultima goccia", dove l'azione di dover riconoscere Dio che non è mai esistito è così difficile da essere paragonato al bere tutto il mare, o "sciogliere la catena (=La fede) tra la terra e il sole (= Dio)". in cui la catena è la fede e il sole è Dio. L'uomo, quindi, non ha più nessun punto di riferimento e nessuna direzione: egli è disperso nelle tenebre. Inoltre gli uomini sentono la puzza del cadavere di Dio. Colui che riuscirà ad accettare che Dio non esiste è un Superuomo (→ Chi ha ucciso Dio è una divinità). → I Superuomini sono dotati di una consapevolezza e una spiritualità molto al di sopra del comune. Il profeta vuole far intendere che non tutti accettano la consapevolezza della morte di Dio. → Chi non la accetta annichilisce. Ad un certo punto il folle butta la lampada che si frantuma affermando che è venuto troppo presto per annunciare la morte di Dio. Nietzsche vuole dire che al momento l'uomo è in una fase in cui non accetterebbe mai la morte di Dio, infatti gli atei lo avevano deriso perché non hanno mai creduto in Dio, mentre i credenti ascoltando la notizia lo credono folle. Il folle, allora, inizia a visitare le chiese, che sono i sepolcri di Dio (con questa immagine probabilmente Nietzsche allude al fatto che nella modernità c'è una decadenza della religione), recitando l'eterno riposo. L'annuncio della morte di Dio contiene due fondamentali significati: il fatto che Dio non esiste e l'emergere di un nuovo uomo, il Superuomo. → Il superuomo si determina proprio quando accetta la morte di Dio. Egli è libero dalle catene che rappresentano le false credenze. L'uomo comune, invece, senza Dio è disperato. Nella "Gaia scienza" Nietzsche dà l'immagine di un Superuomo che guida la sua barca nell'infinito del mare, per far capire che il Superuomo può andare dove vuole. → L'orizzonte del Superuomo è incerto, però almeno è lui che guida l'imbarcazione. Il Superuomo è libero di impostare la sua vita dionisicamente, ossia decide di seguire gli istinti. → Nietzsche ritiene che l'uomo è soprattutto corpo. Il mondo di Nietzsche è, quindi, sdivinizzato e ciò vuol dire credere a una realtà materiale, infatti l'uomo deve esplorare a fondo questa realtà e non creare altre verità o divinità surrogate. (Secondo Nietzsche la scienza, il progresso, il socialismo marxista sono dei miti, come anche credere nell'umanità). Il mondo trascendente e l'evoluzione della sua interpretazione Il primo a inventare le divinità e il mondo trascendente e che ha additato il nostro mondo come una copia fu Platone e, quindi, Nietzsche lo critica per questo motivo. Dopo Paltone vi è stato il cristianesimo in cui il mondo vero diventa una promessa (→ Il Paradiso). Dopodiché Kant parla dei tre postulati (l'esistenza di Dio, l'esistenza di un mondo trascendente e l'esistenza dell'anima), quindi il mondo vero diventa un postulato. Nell'Ottocento, invece, con il Positivismo, vi è il "canto del gallo", che simboleggia lo svegliarsi dalle tenebre, in cui il mondo vero diventa qualcosa di inconoscibile. In fine vi è la Filosofia del Mattino di Nietzsche in cui ci rendiamo conto che il mondo trascendente è falso e non esiste. Con la Filosofia di Zarathustra di Nietzsche, invece, si ha il superamento del dualismo tra il mondo vero e il mondo falso, perché vi è la sconfitta il mondo vero. → Il mondo vero, quindi è quello che stiamo vivendo noi, mentre il mondo falso è quello platonico. • Filosofia del meriggio (o "Periodo di Zarathustra") L'opera in cui si parla in modo approfondito del Superuomo è "Così parlò Zarathustra, un libro per tutti e per nessuno". In quest'opera vi è l'emergere dell'uomo nuovo, il quale si distacca completamente dall'uomo vecchio. L'uomo nuovo e l'uomo vecchio sono contemporanei, perché il Superuomo è colui che supera l'uomo per cui se non vi fosse l'uomo vecchio non vi sarebbe neanche l'uomo nuovo. → Zarathustra non è il Superuomo, ma è il profeta. Zarathustra (o Zoroastro) è il profeta del Zoroastrismo, religione professata nell'antica Persia (attuale Iran). È una religione molto antica ed è da collocare tra il 1000 e il 600 a.C. Potrebbe sembrare strano che come protagonista prenda un profeta religioso: Zarathustra è stato il primo profeta a tradurre in termini religiosi la morale, facendoli dipendere da Dio, però è stato anche il primo a ricredersi e a smentire se stesso e proprio per questa autocritica diventa protagonista dell'opera di Nietzsche. Nell'opera sono presenti molte simbologie, ma è molto più scorrevole rispetto ad altre sue opere ed è una delle più accessibili. Esso è un poema in prosa dove vi sono anche delle immagini e delle parabole. L'opera narra di Zarathustra che aveva condotto una vita ascetica nella riflessione. All'età 30 anni egli decide di isolarsi ulteriormente recandosi in alta montagna dove rimarrà da solo a riflettere per 10 anni. A 40 anni il profeta scende dalla montagna per incontrare la gente comune nelle piazze dove propone le sue verità, ma nessuno lo ascolta. Allora si ritira nuovamente per poi ritornare nuovamente per cercare un contatto con le persone singolarmente, che però fallisce. Così si ritira nuovamente e al suo ritorno qualcuno inizia ad ascoltarlo e così profetizzerà ciò che è riuscito a comprendere nella sua solitudine: le verità che egli espone sono la nascita del Superuomo, l'eterno ritorno e la volontà di potenza. La nascita del Superuomo Il Superuomo ("Ubermensch" in tedesco) è un concetto filosofico (e non politico): esso è un modello ideale di uomo che deve avere delle caratteristiche molto precise. Egli deve accettare e prendere coscienza della dimensione tragica della vita (la vita è insensata e tragica) scegliendo la visione dionisiaca della vita, deve inoltre accettare e superare la morte di Dio (non ne esce stravolto), deve accettare l'eterno ritorno e deve superare e rinnegare la morale. Secondo Nietzsche in passato non vi è stato nessuno che incarna il Superuomo (→ Alcuni che hanno assunto delle caratteristiche affini possono essere gli aristocratici antichi o alcuni umanisti). Il Superuomo quindi non può trovare espressione nel passato, ma si erge nell'orizzonte del futuro (egli si deve ancora realizzare). Il concetto del Superuomo è stato molto interpretato, a volte anche in modo sbagliato: o Secondo Gianni Vattimo il Superuomo è, in verità, "oltreuomo" (l'uomo che ha superato l'uomo comune). o Alcuni filosofi hanno interpretato il Superuomo come l'evoluzione darwiniana dell'uomo. o L'ambiguità di questo concetto vi è anche in D'Annunzio (ne "Il Piacere" e "La vergine delle rocce"): esalta l'istinto e le passioni, l'artista che guida le masse, il disprezzo della mediocrità, delle masse e della democrazia, la critica della morale. D'Annunzio non prende, però, in considerazione la parte più importante dello Spirito dionisiaco di Nietzsche, ossia il fatto che il mondo non abbia un senso e sia senza punti di riferimento. Per D'Annunzio, invece, vi sono dei punti di riferimento, come la guerra e il fascismo. Il Superuomo D'Annunziano, quindi è un esteta parzialmente dionisiaco. Il Superuomo D'Annunziano è rappresentato dal "Poeta Vate" (ossia intriso di sacralità). Per Marx tutti hanno la capacità di determinare la propria libertà (attraverso la rivoluzione e l'istaurazione del comunismo), mentre per Nietzsche solamente pochi possono ambire a diventare Superuomini. → Sono figure antitetiche: il Superuomo è agli antipodi del comunismo. Il Superuomo è una persona creativa che si crea la propria moralità, egli inoltre si considera come corpo e cerca di soddisfare tutti gli istinti per vivere al meglio questa vita (perché non pensa che ci siano altre dimensioni e altre vite). L'uomo deve liberare se stesso dai falsi valori e dalle illusioni: questa liberazione la descrive attraverso la metafora delle tre metamorfosi, in cui inizialmente l'uomo è paragonabile a un cammello (perché con le due gobbe rappresenta il peso delle tradizioni morali e religiose che l'uomo deve sopportare), successivamente è paragonabile al leone (non ha più la pesantezza delle tradizioni: è un uomo che si è liberato, ma non ha ancora realizzato la piena libertà), dopodiché è paragonabile a un fanciullo (l'individuo che vive senza valori morali e religiosi, e ricerca nella vita il gioco che porta il divertimento e la felicità. Egli è al di sopra del bene e del male perché tende al divertimento al di là della morale). → Il fanciullo è amorale. Il Superuomo, quindi, è unico (per questo ce ne sono pochi), ma è importante anche il gregge, sennò verrebbe meno la condizione di Superuomo (che deve guidare, dominare e governare il gregge). Questa visione filosofica, è stata scambiata come una visione politica, ma essa non è un ideale politico: Nietzsche disdegna la democrazia parlamentare, il nazionalismo militaristico, il socialismo, ecc... Il Superuomo, quindi, rimane un ideale filosofico. L'eterno ritorno Per "eterno ritorno" si intende la concezione del tempo. Secondo Nietzsche il tempo non si svolge da un inizio che tende verso una fine (concezione rettilinea del tempo) come Hegel e Marx. Per Nietzsche il tempo è concepito come "eterno ritorno", ossia come un movimento circolare in cui l'inizio coincide con la fine (concezione degli antichi greci: Eraclito, Anassimandro, Stoici). Nella "Gaia Scienza" aforisma 341, Nietzsche fornisce una prima immagine dell'eterno ritorno: Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello di polvere!». Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: «Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina»? Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi, e forse ti stritolerebbe; la domanda per qualsiasi cosa: «Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?» graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun'altra cosa che questa ultima eterna sanzione, questo suggello?" (da La gaia scienza, Libro IV, n. 341). In un momento di solitudine si presenta un demone che afferma che la vita (passato, presente e futuro) si rivivrà per l'eternità esattamente così com'è, senza possibilità di cambiamento. Proprio per questo motivo il Superuomo vuole cambiare la propria vita (è creativo, si crea i valori, ecc...): egli vuole vivere al meglio per l'eternità. → L'accettazione dell'eterno ritorno è la separazione tra il Superuomo e l'uomo comune. In "Così parlò Zarathustra" ne "La visione e l'enigma" il profeta parla di una sua visione in cui si trova alla base di una montagna dove incontra uno gnomo. Entrambi percorrono un sentiero per salire la montagna. A un certo punto incontrano una porta carraia su cui è scritto "attimo" (rappresenta il presente) e dove confluiscono due vie: il passato e il futuro. Allora Zarathustra chiede al nano se queste due strade saraano destinate a incontrarsi, ed egli risponde che "tutte le strade rettilinee sono false", infatti la verità risiede nel circolo. → Nietzsche afferma che non esiste uno sviluppo rettilineo di passato, presente e futuro, ma essi si sviluppano in modo circolare (l'inizio coincide con la fine). Per esprimere la circolarità del tempo in "Così parlò Zarathustra" Nietzsche utilizza anche un'altra immagine: Vidi un giovane pastore rotolarsi, soffocato, convulso, stravolto in viso, cui un greve serpente nero penzolava dalla bocca. Avevo mai visto tanto schifo e livido raccapriccio dipinto su di un volto? Forse, mentre dormiva, il serpente gli era strisciato dentro le fauci e lì si era abbarbicato mordendo. La mia mano tirò con forza il serpente, tirava e tirava - invano! non riusciva a strappare il serpente dalle fauci. Allora un grido mi sfuggì dalla bocca: "Mordi! Mordi! Staccagli il capo! Mordi!", così gridò da dentro di me: il mio orrore, il mio odio, il mio schifo, la mia pietà, tutto quanto in me - buono o cattivo - gridava da dentro di me, fuso in un sol grido. -Voi, uomini arditi che mi circondate! Voi, dediti alla ricerca e al tentativo, e chiunque tra di voi si sia mai imbarcato con vele ingegnose per mari inesplorati! Voi che amate gli enigmi! Sciogliete dunque l'enigma che io allora contemplai, interpretatemi la visione del più solitario tra gli uomini! Giacché era una visione e una previsione: - che cosa vidi allora per similitudine? E chi è colui che un giorno non potrà non venire? Chi è il pastore, cui il serprente strisciò in tal modo entro le fauci? Chi è l'uomo, cui le più grevi e le più nere fra le cose strisceranno nelle fauci?- Il pastore, poi, morse così come gli consigliava il mio grido: e morse bene! Lontano da sé sputò la testa del serpente -; e balzò in piedi. - Non più pastore, non più uomo - un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva! Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise! giovane pastore (che indica l'uomo comune) cerca di liberarsi da un serpente, che indica l'eterno ritorno (nell'immagine classica il serpente indica la circolarità). L'uomo a cui viene detto che deve rivivere la sua vita per sempre si sente soffocare proprio come il pastore si sente soffocare a causa del serpente che lo soffoca. → L'uomo vecchio, quindi, si lascia soffocare dal "serpente", il Superuomo, invece, affronta e vince il serpente. • Filosofia del tramonto I valori e i "disvalori": la transvalutazione dei valori Secondo Nietzsche bisogna cogliere il senso della vita nella vita stessa, ossia bisogna viverla nel migliore modo possibile perché essa si ripeterà in eterno, per questo motivo il Superuomo cerca di vivere in mondo creativo, come se la vita fosse un gioco che deve portare divertimento. Nell'ultima fase (fase crepuscolare o Filosofia del tramonto) Nietzsche ritiene che per diventare Superuomo, e per poter essere individui entusiasti della vita, l'uomo deve rinnegare i valori che lo hanno limitato nella vita (= I valori morali, religiosi ed etici). Nell'ultima fase del suo pensiero filosofico Nietzsche rinnega tutti i valori, infatti le opere che compongono questa fase sono "Il crepuscolo degli idoli", "Al di là del bene e del male", "Ecce Homo" ("Questo è l'uomo" = il Superuomo) e "La genealogia della morale", in cui afferma che i valori che hanno caratterizzato la vita degli uomini devono essere annientati e annullati → Nietzsche parla di transvalutazione dei valori, in cui i valori vengono svalutati e gli venne portato via il senso. Nietzsche critica i valori dicendo che non hanno una origine metafisica, infatti questi sono stati creati dagli uomini (la famiglia, gli insegnati, i sacerdoti, la società). Nietzsche, come Freud, afferma che i valori sono delle invenzioni umane e come tali possono non essere condivisi. In passato (al tempo dell'antica aristocrazia cavalleresca) vi erano dei valori accettabili come la fierezza, la forza, il coraggio, la salute, la bellezza, la gioia, ecc... Successivamente, però, questi valori sono stati annientati dalla morale cristiana che esalta la povertà, l'abnegazione, la malattia, la sofferenza, gli infermi, i deformi, i peccatori. → Nietzsche chiama questi valori "disvalori" perché non esaltano la vita (= Si distacca dalla visione di Schopenhauer). Secondo Nietzsche le persone più frustrate sono proprio i cristiani (i vescovi, i preti, i frati, le suore, ecc...) perché abbattono gli istinti naturali e vitali. → Egli però non critica Gesù (la considera una figura rivoluzionaria) perché egli si è ribellato ai sommi sacerdoti che hanno inventato la morale attribuendola a Dio. I valori che persegue Gesù, però, vengono comunque rinnegati. Nietzsche definisce Cristo un "santo anarchico", anche se persegue una "morale idiota". Il Superuomo quindi deve essere la guida del popolo e il legislatore perché è egli che conosce la vera morale. • La Volontà di potenza La volontà di potenza è da intendere in tre modi: o La potenza come vita: Il Superuomo tende alla vita. Nietzsche non parla solamente dell'autoconservazione dell'uomo, ma di una vita piena: la vita deve essere un'autoaffermazione, insaziabile e essere vissuta felicemente. o Potenza come creatività: Nella vita non vi sono valori, ma dei "disvalori" che annientano la vita. Quindi il Superuomo inventa nuovi valori per poter godere al massimo di questa vita. Nietzsche presenta un mondo che si auto-crea: egli esalta la figura dell'artista perché interpreta e ricrea il mondo nelle sue opere in senso estetico (dà un'immagine vitale del mondo). o La potenza come dominio: è la volontà di sopraffazione e oppressione, di sottomissione dei deboli e di violenza. Il Superuomo deve essere un dominatore di un governo tirannico. → Nietzsche è antidemocratico e anti-egualitario. Nichilismo Non tutti riescono a sviluppare le caratteristiche del Superuomo perché nel momento in cui il mondo perde "l'aura mitica", esso rimane sdivinizzato e la maggior parte degli uomini si trovano disorientati perché non hanno più punti di riferimento. L'uomo quindi si sperde e viene inghiottito dalle tenebre. Essa è la condizione nichilista. Il nichilista è colui che non ha più orientamento, direzioni e punti di riferimento, obbiettivi da perseguire e conseguire: egli è una persona sperduta. Il suo orizzonte sono le tenebre e sprofonda nel buio più totale dell'anima. Nietzsche ritiene di aver attraversato anche egli questa fase quando ha scoperto della morte di Dio. Tutti, quindi, attraverseremo questa fase, perché tutti hanno dei punti di riferimento. → Nietzsche è stato il primo a dare il nome a questa condizione. Nichilismo deriva dal greco "nighil" (= Niente). Allude al fatto che non vi sono delle entità metafisiche di riferimento, dei valori, ecc... Sebbene Nietzsche sia stato il primo a dare il nome a questa condizione, essa esisteva già in precedenza (es. Gorgia, Scetticismo). Nietzsche in qualche modo, quindi, riesce a superare il nichilismo: prima della follia quindi sente di aver affrontato e superato il nichilismo, tant'è che ha creato il Superuomo. Chi non riesce a superare il nichilismo resta nel vuoto: si cadrà sempre più nel vuoto che è senza fondo. Alcuni nichilisti si suicidano (non trovando più il senso della vita ritengono che non debbano vivere), altri si creano nuove divinità (il bue d'oro, l'ombra di Buddha) fuggendo all'idea che il mondo è insensato. I nichilisti di solito sono coloro che credevano di più perché la delusione è maggiore per loro. Nietzsche ritiene che proprio grazie al nichilismo si ha una rinascita: dunque è fondamentale perché l'uomo deve attraversarlo e diventare Superuomo (→ Il nichilismo è necessario). Grazie ad esso l'uomo si risolleva e deve diventare creativo, crearsi nuovi valori, che gli faranno vivere una vita felice (valore estetico, approccio all'arte); questa condizione deve servire inoltre a responsabilizzare l'uomo.