La filosofia di Schopenhauer e Nietzsche rappresenta uno dei più interessanti confronti nel pensiero filosofico occidentale, caratterizzato da profonde analogie ma anche da significative divergenze.
Il punto di partenza comune tra i due filosofi è la concezione della volontà come forza primordiale che governa l'esistenza. Per Schopenhauer, questa volontà è una forza cieca e irrazionale che causa inevitabilmente sofferenza, portandolo a una visione pessimistica dell'esistenza e al nichilismo. La sua filosofia si sviluppa attraverso opere principali come "Il mondo come volontà e rappresentazione", dove elabora la sua teoria del fenomeno e noumeno, riprendendo ma modificando profondamente l'impostazione kantiana. Per Schopenhauer, l'unica via di liberazione dalla sofferenza causata dalla volontà si trova nell'arte, in particolare nella musica, che considera la massima espressione della volontà stessa.
Nietzsche, inizialmente influenzato da Schopenhauer, se ne distacca progressivamente sviluppando una visione radicalmente diversa. Mentre mantiene l'idea della volontà come forza fondamentale, la trasforma nella "volontà di potenza", una forza creativa e affermativa. Il suo pensiero si evolve verso una filosofia della vita che celebra l'esistenza in tutti i suoi aspetti, anche quelli dolorosi, rifiutando il pessimismo schopenhaueriano. La concezione dell'arte diventa per Nietzsche uno strumento di trasformazione e creazione di nuovi valori, non più una via di fuga dal mondo come per Schopenhauer. Il rapporto uomo-natura viene reinterpretato in chiave dionisiaca, celebrando la vita nella sua pienezza invece di cercare vie di fuga dalla sofferenza. Questa profonda differenza si riflette anche nel loro approccio alla morale e alla religione, con Nietzsche che sviluppa una critica radicale dei valori tradizionali mentre Schopenhauer mantiene una visione più vicina all'ascetismo orientale.