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Platone

26/11/2022

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Platone
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Un faticoso cammino al servizio della città
Il noto filosofo greco Platone nacque nel 427 a.C. in una delle famiglie più imp

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Platone Platone Un faticoso cammino al servizio della città Il noto filosofo greco Platone nacque nel 427 a.C. in una delle famiglie più importanti di Atene. Fin da subito parve destinato ad un incarico politico di primo piano e per questa ragione iniziò studi filosofici prima presso il filosofo Cratilo, e poi, intorno ai vent'anni, presso Socrate. Collaborò con il regime oligarchico dei Trenta tiranni, guidato da suo zio Crizia, ma rimase deluso dal clima di violenza e repressione che esso instaurò. L'abbandono definitivo di ogni prospettiva di carriera politica avvenne però quando Socrate venne condannato a morte. Curiosità! In realtà il suo vero nome è Aristocle, mentre Platone (dal greco platýs, che significa "ampio") è solo il soprannome. Secondo alcuni questo soprannome gli venne attribuito a causa dell'ampiezza della sua fronte, secondo altri invece per via della larghezza delle sue spalle. Platone infatti, come tutti i giovani aristocratici seguiva un maestro di ginnastica e praticava il Pancrazio, un misto di lotta e pugilato. L'amarezza e il disgusto per la condanna del suo maestro, Socrate, da lui considerata un' ingiustizia imperdonabile, portarono Platone a dedicarsi completamente alla filosofia, con lo scopo di riscrivere le basi della convivenza umana e condurre l'uomo alla giustizia. 1 Platone Dopo la morte di Socrate, i filosofi non venivano più visti di buon occhio, dunque...

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Didascalia alternativa:

Platone è costretto all'esilio: si recò a Megara (dove fu accolto da Euclide), poi in Egitto e a Cirene, sulle coste libiche. Da lì si spostò nell'Italia meridionale, prima a Taranto e poi nella Siracusa del tiranno Dionisio il Vecchio. Presso di lui, Platone si illuse di poter mettere in pratica alcune sue idee filosofiche e politiche, diventando il filosofo consigliere del re, ma suscitò presto il sospetto di Dionisio: egli decise che dovesse essere imprigionato e venduto come schiavo, ma fortunatamente fu riscattato dal filosofo Annicèride (discepolo di Socrate) e tornò ad Atene. Anniceride compra a Platone un giardino all'esterno delle mura della città e proprio qui Platone fonderà la propria scuola: l'Accademia. L'Accademia era una scuola filosofica di alta formazione, modellata sulle sette dei pitagorici, che ben presto cominciò ad essere frequentata da numerosi giovani e uomini illustri, grazie alla presenza non solo del maestro fondatore, ma anche di numerosi insegnanti di matematica, astronomia, medicina e filosofia. Lo scopo di questa scuola era quello di insegnare l'arte del governo, che Platone chiama scienza regale, per formare così una nuova classe dirigente che sappia governare lo Stato nella giustizia. Dopo la morte di Dionisio il Vecchio, Platone tornò diverse volte a Siracusa alla corte di Dionisio il Giovane, nella speranza di poterne influenzare le scelte politiche. Anche questa volta i rapporti con il nuovo tiranno si fecero piuttosto tesi, e dopo un periodo trascorso in prigionia, Platone rientrò definitivamente ad Atene, dove si dedicò all'insegnamento fino alla sua morte. Gli scritti platonici Platone è il primo filosofo dell'antichità di cui ci siano rimaste tutte le opere, ossia 35 dialoghi e 13 lettere. Alcune opere, tuttavia, non sono considerate puramente autentiche, tra cui, ad esempio, un'ampia raccolta di Definizioni. Particolare attenzione va dedicata, invece, alla Settima Lettera, che ricostruisce una vera e propria autobiografia del filosofo: è soprattutto grazie a questa lettera se oggi conosciamo la vita e il pensiero di Platone. I periodi dell'attività letteraria di Platone sono 3: ● primo periodo scritti giovanili/socratici: comprendono tutti e 35 i dialoghi; scritti caratterizzati dalla difesa della figura e degli insegnamenti di Socrate e polemica contro i sofisti. • secondo periodo scritti della maturità: Platone espone il suo pensiero vero, non influenzato da quello di Socrate, ma delineando la propria personale filosofia. Repubblica primo testo di filosofia politica 2 Platone • terzo periodo → scritti della vecchiaia: Platone avrà una vita molto lunga, infatti si dice che sia vissuto fino a circa 80 anni Alcune fonti antiche riferiscono che Platone tenne anche alcuni corsi, intitolati Intorno al Bene ed ispirati alle dottrine metafisiche apprese nella scuola pitagorica, che però decise di non mettere per iscritto perché riteneva più opportuna la dimensione orale per il loro insegnamento. Una risposta alla crisi della società Dal punto di vista politico l'età in cui Platone svilupperà il proprio pensiero filosofico è caratterizzata dal tramonto dell'età d'oro di Pericle: Atene aveva subito la sconfitta nella guerra del Peloponneso e dopo il fallimentare governo dei trenta tiranni e la condanna di Socrate, cadde in una grande decadenza politica e sociale. Per Platone Socrate era una vera e propria luce nelle tenebre, in quanto simboleggiava la speranza del superamento della crisi dell'essere umano nella sua totalità, e non soltanto della politica. Era possibile ottenere un rinnovamento etico soltanto condannando la sofistica e operando In virtù della giustizia: perciò era necessaria una rifondazione filosofica della politica, alla luce del sapere. Quella di Platone, che rappresenta un vero e proprio pilastro della filosofia occidentale, è una filosofia teoretica e verticale: il suo era un pensiero completo, globale, che andava dalle cose terrene fino a quelle aspaziali e atemporali. I tratti generali della filosofia platonica Platone e Socrate I tratti e gli strumenti principali del filosofare di Platone sono: • La fedeltà all'insegnamento di Socrate, seppure adeguatamente reinterpretato inoltre bisogna ricordare che nonostante egli abbia svolto un ruolo determinante nella filosofia platonica, non tutte le dottrine filosofiche di Platone sono di Socrate! • Il dialogo come forma scritta privilegiata e come mezzo ideale per trasmettere il significato della filosofia quale ricerca inesauribile → anche lui, come il suo maestro Socrate, riteneva la filosofia un sapere “aperto”, una ricerca infinita mirata a raggiungere la verità. Filosofia e mito 3 Platone • Il ricorso frequente ai miti, racconti fantastici attraverso cui vengono esposti concetti e dottrine filosofiche. Platone ricorre ai miti per 2 motivi fondamentali: 1. per utilizzarli come espedienti didattici, cioè per comunicare in maniera più semplice le proprie dottrine → infatti molti miti sono proprio inventati dallo stesso Platone. 2. per parlare di realtà che non erano accesibili a tutti, utilizzandoli come modalità espositiva capace di trattare argomenti difficilmente affrontabili entro i limiti della sola ragione. Gli scritti giovanili: La difesa di Socrate e la polemica contro i sofisti L'Apologia di Socrate e i primi dialoghi L'Apologia di Socrate e il Critone descrivono l'atteggiamento di Socrate assunto durante il processo e la condanna per empietà, e il suo rifiuto di sottrarsi alla morte con la fuga. L'Apologia di Socrate esalta l'ideale socratico di una vita dedicata alla ricerca filosofica, perchè secondo il filosofo "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta". Dunque Socrate dichiara che non abbandonerà mai il suo dovere divino di filosofo, insegnando agli altri la virtù e aiutandoli a condurre la via del sapere. • Il Critone mostra Socrate che accetta la morte per il rispetto che l'uomo giusto deve alle leggi della propria città. Per Socrate la ricercadella verità è talmente importante che eglinon può cercare di tradirla fuggendo e svuotandola, così di significato. Nei Dialoghi, invece, Platone ribadisce i capisaldi dell'insegnamento socratico, ovvero: • la concezione della virtù come scienza la scienza del bene ● e dunque come unica, insegnabile e strumento di felicità • e la concezione del bene come unico e sommo valore Il Protagora e la nozione di "virtù" Nel Protagora Paltone: • critica la concezione sofistica della virtù come insieme di abilità acquisite involontariamente attraverso l'esperienza, e che quindi, in quanto tali, non possono essere insegnate e trasmesse agli altri → secondo Portagora le virtù sono tante, ma in realtà ne è una sola e si identifica con la scienza; solo se è congruente alla scienza la virtù può essere comunicata. 4 Platone • nega che gli insegnamenti impartiti dai sofisti abbiano un valore realmente formativo → perciò, per contrasto, esalta gli insegnamenti di Socrate. L'Eutidemo e la polemica contro l'eristica Nell'Eutidemo polemizza invece contro l'eristica, ossia l'arte di combattere a parole senza tenere in alcun conto la verità o la falsità di ciò che si dice. L'eristica si fonda sull'idea che l'errore in realtà non esiste, e quindi che qualsiasi cosa si dice è vera. A quest'idea Socrate ribatte che se tutto fosse vero non ci sarebbenulla da insegnare e da apprendere, perciò l'eristica sarebbe inutile. L'unica cosa che si può insegnare, per Socrate, è la sapienza: secondo Platone, infatti, che parla per bocca del suo maestro, il vero compito della filosofia non è soltanto quello di apprendere conoscenze, ma insegnare ad utilizzare il sapere avantaggio dell'essere umano. Il Gorgia e la polemica contro il relativismo morale Nel Gorgia, infine, attaccala retorica, ossia l'insieme delle tecniche persuasive impiegate dai sofisti, definendola una pura pratica adulatoria. In questo stesso dialogo, Platone condanna il relativismo morale dei sofisti, derivante dalla loro tendenza a considerare la giustizia come il frutto di una semplice convenzione umana. Egli inoltre comincia a delineare la concezione del bene come capacità di imporre una “misura” razionale agli istinti e le passioni umane. Al discorso sul bene si legano non soltanto questa ripresa e rielaborazione dell'intellettualismo etico socratico, ma anche la difesa dell'eudemonismo tipico della mentalità greca in generale: questo viene sviluppato da Platone in modo originale, ovveroin direzione di un'etica "dell'aldilà”, in cui la felicità possa essere intesa come la giusta remunerazione del bene, di cui l'uomo ha la certezza di godere, se non in vita, almeno dopo la morte. Il Cratilo e il problema del linguaggio Il Cratilo è dedicato al problema del linguaggio e della sua origine, in cui Platone si oppone sia all'idea che esso sia puramente convenzionale, sia alla convinzione che dipenda in maniera diretta dalla natura delle cose. Secondo Platone, infatti, il linguaggio è sì una produzione umana, ma non del tutto arbitraria, poichè, per quanto è possibile, è diretta ad avvicinare l'uomo alla conoscenza delle "essenze", cioè alla vera e profonda natura delle cose Dalle idee allo stato: i dialoghi della maturità 5 La teoria delle idee Il pensiero platonico si fonda sulla teoria delle idee → la sua elaborazione segna l'inizio del secondo periodo di analisi filosoficadi Platone, ossia quello della maturità, in cui egli si libera del peso morale di Socrate e comincia ad elaborare il proprio pensiero. Platone La genesi della teoria Secondo Platone, la scienza (epistemè → verità scientifica dimostrabile) è immutabile e perfetta; quindi, non potendola associare alla realtà a noi circostante, sensibile e mutabile, egli perviene alla concezione di: • idea → entità ontologica a sè stante, immutabile ed eterna, che funge da modello perfetto delle cose mutevoli e imperfette di questo mondo (secondo il filosofo, infatti, le cose sono copie imperfette delle idee). Le idee soggiornano nell'iperuranio. ● iperuranio questo termine, dal greco, significa letteralmente "al di là del cielo": esso perciò rappresenta una zona dell'essere diversa da quella in cui noi viviamo, a-spaziale e immateriale (siccome per gli antichi il cielo racchiudeva tutto lo spazio), dove soggiornano le idee. → L'impianto dualistico La teoria delle idee ha un impianto dualistico (dualismo → prospettiva che spiega il mondo o la realtà utilizzando 2 principi diversi, spesso opposti), in quanto Platone non solo suddivide l'essere in cose sensibili e idee (dualismo ontologico → tra essere delle cose e essere autentico), ma distingue 2 gradi distinti della conoscenza (dualismo gnoseologico sensibilità e ragione): → tra 1. l'opinione (doxa) → mutevole e imperfetta, perchè rispecchia le cose che percepiamo mediante i sensi, che sono mutevoli e imperfette. 2. la scienza (epistemè) → duratura, stabile, immutabile e perfetta, perchè si rivolge alle idee, essenze stabili e modelli perfetti delle cose sensibili Platone riprende da: • Eraclito il fatto che il nostro mondo sia il regno della mutevolezza • Parmenide la convinzione che l'essere autentico sia immutabile Tuttavia, il filosofo afferma che il molteplice non è altro che una diversa manifestazione dell'essere stesso. Il rapporto tra le idee e le cose 6 Platone Il rapporto tra le idee e le cose, e dunque tra l'iperuranio e il mondo sensibile, è duplice → infatti le idee sono: • il criterio di giudizio delle cose → cioè i criteri per conoscere e pensare tutte le cose • la causa delle cose → cioè la condizione di esistenza delle cose (la loro ragion d'essere) Il rapporto tra le idee e le cose, perciò, viene definito come un rapporto di: 1. mimesi → le cose imitano le idee 2. metessi le cose partecipano alle idee 3. parusia → le idee sono presenti nelle cose Le idee: quali sono Platone distingue due tipi principali di idee: 1. le idee-valori principi supremi e universali di carattere etico, morale, estetico e politico (il bene, la bellezza, la giustizia...) 2. le idee matematiche → entità e principi dell'aritmetica e della geometria (quadrato, cerchio, numero, uguale...) Oltre che queste due, Platone definisce anche: 3. le idee di cose naturali (uomini, animali...) 4. le idee di cose artificiali (tutto ciò che è prodotto dall'uomo) Le idee sono organizzate in oridne gerarchico-piramidale, con le idee-in alto e al vertice la cosiddetta: • idea del Bene → l'idea delle idee, il supremo valore da cui tutte le altre idee dipendono. Il Bene non si identifica con un Dio personificato, poichè egli non crea le idee (siccome esse sono eterne), ma si limita a comunicare loro la sua perfezione, rimanendo comunque "superiore" ad esse. Le idee: dove e come esistono DOVE: Le idee sono trascendenti → esistono al di là della mente e delle cose, infatti soggiornano nell'iperuranio (paragonabile all'empireo dantesco o al paradiso cristiano). COME: Bisogna ammettere che la qustione è molto problematica... → alcuni studiosi del Novecento hanno ipotizzato che le idee di Platone siano soltanto dei criteri mentali attraverso cui pensiamo gli oggetti, e che il mondo platonico delle idee non debba necessariamente 7 Platone essere considerato come un universo empirico, ma soltanto come un ordine eterno di forme o valori ideali. Le idee: come si conoscono Per Platone le idee sono l'oggetto di una visione della mente, che il filosofo spiega mediante ladottrina-mito della reminescenza o anamnesi (ricordo): prima di calarsi nel corpo, l'anima vive, disincarnata, nel mondo delle idee, dovepuò contemplare i midelli perfetti delle cose; una volta discesa nel nostro mondo, essa conserva un ricordo sopito di quanto ha visto e il contatto con le cose sensibili le fornisce lo stimolo per richiamarlo alla memoria. Per Platone, dunque, conoscere è ricordare. • L'innatismo platonico teoria che individua l'origine della conoscenza in delle idee o dei concetti innati, presenti da sempre nell'uomo perchè connaturati ad esso. Opposta all'innatismo è la teoria dell'empirismo, secondo cui la fonte della conoscenza è da ricercarsi nell'esperienza sensibile. → Celebre è l'aneddoto che racconta di un ignorante muratore che, viene spronato da Socrate con domande maieutiche a ricordare le sue conoscenze passate e riesce, così, ad affermare il teorema di Pitagora probabilmente il muratore in un'altra vita era stato un importante matematico. L'immortalità dell'anima All'immortalità dell'anima (che Platone riprende dalla scuola pitagorica) è dedicato il Fedone, dialogo in cui Platone esprime anche la propria concezione di filosofia come preparazione alla morte. Le prove dell'immortalità dell'anima sono 3: 1. prova dei contrari → in natura ogni cosa è generata dal suo contrario: il caldo nasce dal freddo, la vita è generata dalla morte, e viceversa; perciò l'anima è costretta a rivivere dopo la morte del corpo. 2. prova della somiglianza → l'anima, essendo simile alle idee che sono eterne, dev'essere anch'essa tale. 3. prova della vitalità → l'anima è un "soffio vitale", perciò, partecipando all'idea di vita, non può accogliere in sè la morte. L'anima e il destino: il mito di Er Nel mito di Er, invece, contenuto nella Repubblica, Platone spiega che il destino individuale è il frutto di una scelta effettuata dall'anima prima di incarnarsi nel corpo. 8 Platone Er era un giovane guerriero, morto valorosamente in battaglia, che resuscita dopo 12 giorni e racconta ai suoi compagni che cosa li attende dopo la morte (dato che ha potuto constatarlo in pirma persona): alle anime malvagie spettano mille anni di sofferenza, mentre a quelle virtuose mille di felicità. La possibilità delle anime di scegliere il proprio destino liberamente, indipendentemente dalle divinità, rende questo mito il simbolo della libertà dell'uomo platonico. Per Platone la felicità dipende dalla saggezza individuale, cioè dalla capacità di saper guardare criticamente il proprio passato per migliorare se stessi (esercizio della conoscenza salvezza). Un antidoto al relativismo sofistico Il cuore della dottrina delle idee è l'opposizione al relativismo sofistico (credevano che la verità assoluta e oggettiva, unica, non esistesse) Platone, infatti, lo generalizza, perchè esso nega qualunque punto di vista stabile sulle cose: basti pensare a Protagora, che credeva esistessero tante verità, e a Gorgia, che riteneva che la verità fosse tutta un'illusione, irraggiungibile. Proprio per questo, si parla di assolutismo platonico: il filosofo, infatti, mediante l'elaborazione della teoria delle idee, riesce a restaurare delle certezze assolute, ossia le idee, strutture perfette e ideali che hanno validità oggettiva e universale. Così, nel platonismo, si supera la concezione relativistica (sofistica) e umanistica (socratica): adesso non è più l'uomo a misurare la verità, ma è la verità (le idee) a formare l'uomo → l'uomo, infatti, non conosce la verità, ma se essa viene percepita dall'essere umano, lo trasforma e lo rende migliore. Tipici esempi sono: 1. le idee matematiche il linguaggio matematico è universale per tutti 2. le idee-valori → verità assolute, indipendenti dalle opinioni personali o dai costumi dei vari popoli 3. il linguaggio rivela l'essere e la verità. La finalità politica della teoria delle idee Secondo Platone, il relativismo non fa altro che portare diversità e violenza nella società → perciò il filosofo, con la teoria delle idee, mette a disposizione di tutti uno strumento con cui si è capaci di uscire dal caos delle opinioni e dei costumi e per sottrarsi dalle lotte e dalle violenze in cui la molteciplità dei punti di vista li ha fatti dere. idea della filosofia al potere: gli uomini conoscono le idee si fonda una scienza politica universale pace e giustizia fra gli uomini - - 9 Platone La teoria dell'amore e della bellezza A muovere gli uomini verso la conoscenza delle idee è l'amore, anche chiamato: • eros → per i Greci, la forza unificatrice e armonizzatriche che costituisce il fondamento non soltanto dell'amore sessuale, ma anche dell'amicizia, della concordia politica e, in Platone, del desiderio di conoscere. Platone parla dell'amore in due opere: 1. il Simposio scandisce i gradi gerarchici della bellezza, ossia l'oggetto dell'amore. 2. il Fedro definisce l'amore come aspirazione dell'uomo alla bellezza e elevazione progressiva al mondo delle idee. Il Simposio Il simposio era il momento conclusivo del banchetto, durante il quale i commensali bevevano il vino e celebravanola poesia e l'amore (ricordiamo che a questi banchetti potevano partecipare soltanto gli uomini, non comprendevano anche le donne). In quest'opera, scritta in forma dialogica, Platone descrive un simposio a cui partecipano Socrate, Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane e Agatone: essi pronunciano a turno una macrologia (discorso lungo) per celebrare Eros, in una sorta di competizione retorica. 1. Fedro, allievo di Socrate → Eros è il più antico degli dei, che dona agli uomini l'amore, il più nobile tra i beni, il quale incoraggia ad assumere atteggiamenti corretti e a provare vergogna per quelli volgari. 2. l'avvocato Pausania → distingue un eros volgare (amore prettamente fisico) e un eros celeste (amore spirituale, che educa alla virtù). 3. il medico Erissimaco → l'amore è una forza cosmica generatrice che determina tutti i fenomeni, sia umani che naturali. 4. Aristofane → mito degli androgini: un tempo gli esseri umani avevano la forma di una sfera, composta da 2 esseri uniti insieme e che non potevano separarsi lìuno dall'altro. Perciò i generi umani erano tre: maschio (maschio-maschio), androgino (maschio- femmina) e femmina (femmina-femmina). Gli androgini erano molto bellicosi e d erano alti più di due metri. Zeus, intimorito dalla forza di queste creature, decise di separarli: da allora, ogni essere umano va l'uno alla ricerca della propria metà. Perciò l'amore si configura nella forma di incompletezza, di mancanza di qualcuno che prima era unito a noi. 5. il padrone di casa Agatone il più giovane, bello, felice e buono di tutti gli dei. 10 Platone 6. Socrate l'amore è mancanza, desiderare qualcosa che non si ha. Eros è un semi-dio immortale, dagli aspetti sia umani che divini, che personifica l'amore; è rappresentato come un bambino alato → Cupido, che scaglia frecce contro gli uomini per farli innamorare; per la precisione, è un demone figlio di Penia (dea della povertà) e di Poros (dio dell'abbondanza, della ricchezza) ciò significa che l'amore non è soltanto positivo, ma può anche essere scalto, bugiardo. L'amore è desiderio della bellezza, che si distingue in diversi gradi (i quali corrispondono, perciò, ai gradi dell'amore): 1. bellezza fisica di un singolo corpo 2. bellezza corporea in generale 3. bellezza dell'anima 4. bellezza delle leggi 5. bellezza delle scienze 6. bellezza in sè grado più alto, che corrisponde all'amore per la sapienza Amore platonico è un modo usuale di definire una forma di amore priva della dimensione passionale (romantica). Infatti Platone considera l'attrazione fra i corpi il primo dei vari livelli di amore, benché egli aggiunga che questo livello vada abbandonato per giungere a quelli superiori. Il Fedro Nel Fedro Platone analizza il tema dell'anima che secondo il filosofo è composta da tre parti: 1. La parte razionale (cervello saggezza) attraverso la quale l'uomo domina i suoi istinti 2. La parte concupiscibile o desiderante (ventre → temperanza) attraverso la quale l'uomo desidera e brama le cose sensibili 3. La parte irascibile (petto coraggio) attraverso la quale l'uomo lotta per ciò che la ragione ritiene buono e giusto. Per illustrare questa teoria Platone utilizza il mito della biga alata. L'anima è paragonata a una piccolissima biga alata, guidata da un auriga, che rappresenta la parte razionale, e trainata da una coppia di cavalli, uno bianco che rappresenta la parte irascibile al servizio della ragione che spinge per andare verso l'alto (verso l'iperuranio), e uno nero che rappresenta la parte concupiscibile, ovvero gli impulsi irrazionali e istintuali, 11 Platone che invece tira la biga verso il basso (il mondo sensibile). L'auriga cerca di condurre la biga verso l'alto, dove riesiede, nell'iperuranio, l'essere autentico. La teoria dello Stato e il compito del filosofo Lo Stato ideale Una delle opere più importanti di Platone è la Repubblica (res publica → cosa pubblica), in cui emerge il suo pensiero politico e dove descrive uno Stato ideale, una comunità perfetta. Il titolo originale dell'Opera era Politeia, un vocabolo greco che significa costituzione → comunità politica di cui ogni individuo faceva parte in quanto cittadino. La giustizia Secondo Platone la giustizia è la condizione fondamentale della nascita e della vita dello Stato. Lo Stato ideale ipotizzato da Platone è costituito da tre classi sociali chiuse, ognuna caratterizzata dalla propria virtù: 1. governanti saggezza 2. guerrieri coraggio 3. lavoratori → temperanza Una particolare attenzione è dedicata da Platone al compito dei governanti: questi devono essere scelti tra i filosofi, ovvero tra quanti hanno saputo elevarsi ai gradi più alti della conoscenza e proprio per questo motivo sono capaci di renderne partecipi i loro simili. Lo Stato potrà dirsi giusto quando ogni cittadino svolgerà nel miglior modo possibile il compito che gli spetta. L'origine delle classi sociali Platone ritiene che lo Stato debba per forza essere suddiviso in classi, poiché in uno stato si sono compiti diversi che devono essere esercitati da individui diversi. Ciò che fa che un individuo appartenga a una classe piuttosto che a un'altra è la loro inclinazione naturale. Secondo il premito delle stirpi, infatti, come i vasi, così gli uomini possono essere d'oro, d'argento, di bronzo e di coccio e, a seconda del metallo di cui sono fatti, devono occupare un ben preciso gradino della scala sociale. Generalmente, genitori d'oro generano figli d'oro, ma potrebbe verificarsi anche l'eccezione alla regola, cioè quando genitori d'oro potrebbero perfino generale dei figli di coccio! 12 Platone Il contenuto del mito, dunque, è anti-aristocratico: l'aristocrazia non è quella della nascita o della ricchezza, ma quella fornita da attitudini che ci sono date, e che possono essere in contrasto con la classe sociale che ci ha generato. I bambini, che vengono prelevati dalle famiglie dallo Stato, vengono cresciuti prima dalle bambinaie e poi dai pedagoghi, rimanendo con la mamma soltanto per un anno. Sin dalla nascita ogni bambino ha un compito ben preciso, che viene scelto in base alla loro indole: gli infanti, infatti, non dipendono dai genitori perché appartengono allo Stato. Il comunismo platonico Affinché lo Stato possa funzionare bene, secondo Platone è necessario che per le classi superiori dei governanti e dei guerrieri venga eliminata la proprietà privata e si viva in una condizione di comunanza di beni, così che essi si possano occupare della collettività e del bene comune senza essere distolti da interessi individuali. In quest'ottica lo Stato platonico è una forma di comunismo, anche se non riguarda l'intera società. Platone pretende che la classe al potere non abbia famiglia: infatti afferma che i governanti debbano avere in comune anche le donne e i figli (abolisce anche il concetto di matrimonio). Queste ultime, tuttavia, sono poste su un piano di completa uguaglianza rispetto agli uomini → Questo sarà il suo pensiero nella prima redazione della Repubblica, ma nelle Leggi, scritte durante il periodo della vecchiaia, rivaluterà l'importanza del nucleo familiare e del matrimonio Le degenerazioni dello Stato Lo Stato ideale descritto da Platone è un aristocrazia → società in cui il potere è esercitato dai migliori, gli aristoi, ossia i filosofi. L'aristocraticismo, infatti, era la forma di governo da lui prediletta, perché era un aristocratico. Il filosofo elenca anche le possibili degenerazioni dello Stato: 1. timocrazia → è il governo di uno solo, un re saggio, che persegue solo l'affermazione personale 2. oligarchia governo dei pochi, gli oligoi, ma non dei migliori: pensano prima al proprio arricchimento e poi al bene del popolo 3. democrazia → è il governo del popolo; è un'arma a doppio taglio, che va bene fin quando i doveri di ciascuno vengono controllati, ma non quando si trasforma in anarchia e a ognuno è concesso di fare quello che vuole. 4. tirannide → è la forma di governo più spregevole perché il tiranno sale al potere facendo promesse al popolo che poi non vengono mantenute, nonché governando con 13 Platone l'uso della forza. Egli ha paura di venire ucciso, dunque è l'uomo più infelice di tutti, perché prima o poi viene abbattuto dal popolo: per questo si circonda di guardie, un esercito di individui senza scrupoli a lui fedeli, che commettono vari crimini per difendere il proprio padrone, fin quando il popolo non si solleva in massa. Dopo la morte del tiranno ricomincia tutto il ciclo dei governi. I tratti peculiari dell'aristocraticismo platonico Platone ritiene che la politica non sia un'arte destinata a tutti, ma soltanto alla parte aerea della città. Platone è classista, in quanto vuole che i poveri siano al servizio dei potenti. Lo stato di Platone è uno stato forte è chiuso, ma diverso dalla dittatura è una sofocrazia, ossia il governo dei sapienti. Il re filosofo aveva solo un incarico temporaneo, che durava 5 anni, e anch'egli era al servizio dello Stato → doveva essere incorrutibile, sia dai soldi che dalla famiglia. Chi custodirà i custodi? Per essere sicuri che i governanti agiscano davvero per il bene comune della città e non per il proprio personale interesse, Platone attribuisce una grandissima importanza al sistema educativo: lo Stato è una vera e propria scuola per i governanti, che vengono educati al sapere e alla virtù. Questi ultimi sono una prerogativa delle classi sociali superiori, in quanto la massa deve soltanto imparare un mestiere. I governanti, essendo saggi filosofi, sanno già come comportarsi: sono incorruttibili → non hanno bisogno di essere controllati. I gradi della conoscenza e il compito dei filosofi La conoscenza si divide in due gradi principali: l'opinione o la doxa, che si rivolge al mondo sensibile, e la scienza o epistemè, che si rivolge al mondo intelligibile. Questi 2 gradi si suddividono a loro volta in altri 2 sottogradi: 1. eikasia → immaginazione → è il grado diconoscenza più basso,cheha come oggetto le immagini delle cose sensibili 2. pistis credenza ha come oggetto le cose del mondo così come ci vengono testimoniatedai sensi 3. dianoia pensare, ragionare → ha come oggetto le idee matematiche (per Platone la filosofia è superiore alla matematica, perchè quest'ultima presenta ancora troppi appigli al mondo sensibile) 4. noesis → intelligenza → è il grado più alto di conoscenza, che ha come oggetto le idee valori (la filosofia è la scienza di tutte le scienze, in quanto racchiudeva il sapere 14 Platone universale e conduceva al Bene assoluto) I gradi dell'educazione • I giovani tra i 7 e i 18 anni studiano musica (arti delle Muse: musica strumentale, canto, poesia...) e ginnastica (danza, scherma, tiro con l'arco... → tutti gli sport che si fanno anche alle olimpiadi) • 2 anni di formazione militare per fortificare il corpo e il carattere • Gli uomini più ingegnosi, dai 20 ai 30 anni, si dedicano alle scienze matematiche. Le scienze matematiche più importanti vengono elencate nella Repubblica: 1. aritmetica → teoria del numero ● 2. geometria piana e geometria dei solidi 3. astronomia → studio del movimento dei corpi celesti 4. musica teoria dell'armonia → studio dei rapporti numerici fra i suoni (acustica matematica) Il loro studio era propedeutico a quello della filosofia, a cui si dedicavano gli uomini dai 30 ai 35 anni. • Coloro che abbiano superato con successo il corso di filosofia, dai 35 e 50 anni, affronteranno un tirocinio pratico nelle cariche militari e civili. • Solo a 50 anni, i migliori potranno diventare dei governanti, dei re filosofi. Il mito della caverna Il mito della caverna è uno dei miti più noti della Repubblica di Platone, contenuto nel settimo libro dell'opera. Il mito della caverna è la descrizione narrativa del percorso conoscitivo del filosofo è anche conosciuto come mito della conoscenza. perciò 1. La caverna è un luogo angosciante, dove i prigionieri, incatenati fin da fanciulli, scorgono soltanto alcune ombre proiettate sulla parete che sta loro di fronte. Essi ritengono che le ombre siano l'unica e vera realtà esistente e non possono immaginare ciò che accade alle loro spalle. (caverna → metafora dell'interiorità dell'uomo, della sua parte cosciente = è la conoscenza che abbiamo nel profondo) Dietro di loro, infatti, c'è un muretto da dove dei portatori di statuette proiettano le immagini, le ombre di tutte le cose, grazie alla luce di un focolare che si trova ancora più indietro. 15 Platone 2. Nella seconda parte del mito, Platone immagina che uno schiavo venga liberato dalle catene (è il prescelto, Socrate) e trascinato all'esterno della caverna. Dopo aver scoperto che né le ombre che vedeva quando era incatenato, né le statuette costituiscono la vera realtà, egli viene abbagliato dalla luce del sole (sole → verità) e non riesce subito a distinguere gli oggetti perciò cerca di guardarli riflessi nell'acqua di una pozzanghera; e solo poco per volta, prima guardando le costellazioni e il firmamento durante la notte, e poi guardando direttamente il sole, riesce a distinguere bene le cose reali. → 3. Invece di rimanere a contemplare in solitudine il sole e il mondo reale, cioè il Bene e la verità, lo schiavo liberato decide di tornare nella caverna, per comunicare agli altri prigionieri (imprigionati → gli ignoranti, incatenati dalle catene deipregiudizi alle cose false, alla misconoscenza) ciò che ha visto e per aiutarli a liberarsi a loro volta della prigionia. I suoi occhi, però, saranno offuscati dal buio ed egli sarà deriso dagli altri schiavi, che si convinceranno che la luce esterna gli abbia rovinato gli occhi e quindi non gli crederanno. E alla fine, infastiditi dal suo tentativo di scioglierli e di portarli alla luce del sole, lo uccidono (uccisione diSocrate, del filosofo → era un uomo scomodo). 4. Platone ricorda che l'impegno del filosofo verso i suoi simili è accolto il più delle volte con diffidenza, poiché chi ha raggiunto i più alti gradi della conoscenza fatica a riadattarsi al buio, e cioè a tornare ad occuparsi delle cose ordinarie della vita (ritrono nella caverna): egli apparirà "ridicolo" a chi è immerso totalmente nella vita sensibile. Perciò, solo se lo Stato sarà governato da schiavi liberati potrà essere guidato da gente sveglia, e non gente che sogna, che vive nell'illusione. La concezione platonica dell'arte Nel decimo libro della Reubblica emerge anche la concezione platonica dell'arte, disciplina che non viene insegnata ai filosofi. • L'arte è l'imitazione della realtà, che a sua volta è imitazione delle idee: ergo, è troppo distante dal vero. Essendo costituita solo da immagini possiede il valore della conoscenza più basso di tutti. (Questa critica non vale per la musica) • L'arte corrompe gli animi, perchè incatena l'anima alle emozioni, alle passioni, agli istinti bassi e terreni. • Platone rifiutava la poesia, una forma d'arte, che doveva essere sotituita dalla filosofia. Il rifuto dell'arte non coinvolge i miti, in quanto essi sono dei tentativi di rappresentare alla mente contenuti che vanno al di là dell'empiricità. Così come non coinvolge tutta l'arte, ma solo i suoi usi distorti e impropri (come quella dei sofisti, manipolatrice e illusoria) → se l'arte rappresenta una facilitazione per giungere alle 16 Platone idee, un'espressione della verità, un mezzo di espressione filosofico, allora non è condannata. Platone supporta la kalokagathia → la bellezza esteriore è sinonimo di bontà d'animo, e quindidibellezza interiore → la bellezza sensibile aiuta a conoscere la bellezza superiore del mondo idelae. Gli scritti della vecchiaia Le nuove riflessioni sul mondo delle idee Il Teeteto: la conoscenza e l'errore Il Teeteto si sofferma sul tema della conoscenza. Il giovane Teeteto, d'accordo con Protagora, afferma che la conoscenza è sensazione; Socrate, invece, afferma che deve esistere per forza una verità assoluta, che non dipenda dal giudizio altrui, ma che rifletta oggettivamente come sono le cose → perciò i sensi non sono ciò che conosce, ma solo il mezzo mediante cui l'anima conosce. Platone definisce la conoscenza opinione vera. Nel Teeteto il vero non viene definito direttamente, ma solo per opposizione a ciò che è falso. Il falso consiste in un errore nella coordinazione degli elementi, originato dai limiti della memoria umana → siccome la conoscenza si basa sui dati passati, e dunque sul ricordo, è possibile ricordare male e cadere nell'errore. Fin quando non si conosce il vero, è impossibile sapere di aver affermato il falso. Il Parmenide: la sfida della concezione eleatica dell'essere Nel Parmenide Platone riflette su alcune difficoltà riguardanti la teoria delle idee, cardine di tutto il suo pensiero filosofico: 1. come fa l'unicità dell'idea a contenere la molteciplità delle cose 2. come fa l'idea a essere unʼinsieme, una molteciplità di oggetti (es. tutti gli uomini) considerati nella loro unità (es. idea di uomo) se si considerano tutti gli uomini + l'idea dell'uomo si ottiene l'idea di un terzo uomo, e così via all'infinito. 3. bisognava risolvere la questione della molteplicità dell'essere che Parmenide aveva lasciato aperta. L'essere è unico, diceva il filosofo di Elea, perché se lo si pensasse molteplice, ciò implicherebbe il non essere, ma il non essere non è → la soluzione si trova nel Sofista. Il Sofista: la nuova concezione dell'essere 17 Platone • Platone per risolvere il problema della molteciplità dell'essere elabora la teoria dei 5 generi sommi dell'essere attributi fondamentali delle idee. 1. l'essere ogni idea è, esiste. 2. l'identico ogni idea è identica a se stessa 3. il diverso ogni idea è diversa dall'altra 4. la quiete le idee possono starsene in se stesse 5. il movimento le idee possono entrare in relazione con le altre idee • Nel Sofista il filosofo attua un vero e proprio parmenicidio (parricidio, omicidio ideale di Parmenide) secondo Platone il non essere rappresenta una diversa - manifestazione dell'essere stesso. Infatti l'essere non può essere completo senza l'incompletezza del molteplice. Dunque anche l'errore non può non esistere, come affermavano gli eleati, ma consiste nell'affermare le cose in modo diverso da come effettivamente stanno. La dialettica Secondo Platone l'essere è possibilità esiste tutto ciò che è capace di entrare in relazione con qualcos'altro. Alla luce di questa definzione, emerge una nuova nozione di: • dialettica → la suprema scienze delle idee, che stabilisce quali idee si connettono e quali no, e in che modo. Platone afferma che la dialettica di Socrate era limitante e inconcludente per 2 motivi: 1. è una dialettica aperta con Socrate non si finisce mai di discutere 2. è una dialettica negativa → si giunge solo a delle negazioni, e mai alla soluzioen positiva del problema iniziale Per Platone il filosofo non è più colui che sa di non sapere, ma colui che sa e che proprio per questo può interrogare, dialogare e insegnare (Repubblica) Il metodo dialettico Essendo una scienza, la dialettica ha un proprio metodo specifico, che si articola in 2 momenti: 1. ascensivo o sinagogico unificazione di una molteciplità di cose sotto un'unica idea 2. discensivo o diairetico → divisione di un'idea nelle sue articolazioni interne 18 Platone ● il momento diairetico avviene grazie a un procedimento dicotomico → (dicotomia = divisione) consiste nel partire da un'idea e suddividerla in altre 2 idee;tra queste 2, una sarà abbandonata el'altra si dividerà ulteriormente in due, e così via fin guando si giungerà ad un'idea non ulteriormente divisibile, che definisce il concetto iniziale. Il Timeo: la visione cosmologica Il Timeo affronta il problema cosmologico dell'origine e della formazione dell'universo. Il mito del demiurgo Platone delinea la figura del demiurgo in greco significa artefice, artigiano → è un'intelligenza ordinatrice che risponde all'essere, riordinando il caos e dandogli le fattezze dell'universo. Egli è letteralmente un divino architetto, che progetta la realtà materiale, riordinando la materia informe, priva di vita, caotica (la chora) a immagine e somiglianza delle idee, per dare origine a quello che è il mondo sensibile. Nel dare forma alla materia, il demiurgo le dona la vita, dotando la realtà sensibile di quella che Platone chiama anima del mondo è una sorta di soffio vivificante, impresso dal demiurgo platonico alla materia, che trasforma il cosmo in un immenso organismo vivente. Il demiurgo genera anche il tempo, che Platone definisce come immagine mobile dell'eternità: esso, infatti, è un concetto umano, una convenzione, ma in realtà l'unico tempo che esiste è l'eternità stessa. In quest'opera c'è anche un primo accenno alla soluzione al male nel mondo: il male non dipende da Dio, ma dall'incapacità dell'uomo di essere perfetto, dalla disarmonia della materia. La visione matematica delle cose L'universo plasmato dal demiurgo è contrassegnato da una struttura matematica e da un armonico in rigoroso ordine geometrico → ritorno al pitagorismo: i numeri sono sostanza di tutte le cose. ● La parziale rivalutazione dell'arte Nel Timeo Platone ha fatto anche una parziale rivalutazione dell'arte: quest'ultima non è un ostacolo al raggiungimento della verità, in quanto può collegarsi al mondo intelligibile. Il filosofo suddivide la mimesis in due categorie: icastica, che produce copie della realtà e quindi delle idee → è l'unica che può essere un effettivo mezzo per giungere alla verità (es. il teatro → imitazione della realtà) 19 Platone • fantastica, che si discosta dalla realtà e che quindi produce solo illusioni Come l'artista crea un'opera imitando il suo modello mentale, anche il demiurgo plasma l'universo imitando il modello del mondo delle idee perciò il cosmo formato dal demiurgo è una vera e propria opera d'arte. La concezione della storia Le radici del mito di Atlantide affondano in un passato lontano: nientemeno che Platone, tra i suoi miti, si è occupato di inserire quello di questo misterioso regno → presenti nel Timeo e nel Crizia Novemila anni prima si estendeva al di là delle Colonne d'Ercole un'isola enorme, chiamata Atlantide, creata da Poseidone, il dio del mare. Poseidone e Clito generarono cinque coppie di figli maschi: il primogenito, Atlante, ricevette l'onere di regnare sulla regione dell'impero che ospitava la casa materna; a ognuno degli altri venne affidata una differente regione. Ad accomunarli era la devozione al tempio di Poseidone, internamente rivestito di oricalco, ma soprattutto il rispetto delle leggi che il padre aveva imposto ai figli. I re abbellirono Atlante con canali, porti, monumenti e sapevano governare con saggezza, forti della loro virtù divina. Le discendenze, tuttavia, causarono il mescolarsi della natura divina e di quella umana, notoriamente debole nella sua smania di potere. Fu così che "nei tempi che seguirono, a causa di tremendi terremoti e catastrofi naturali, nell'arco di un solo giorno e di una sola notte" l'esercito ateniese e la stessa Atlantide sprofondarono, inghiottiti dalla terra. Poseidone, evidentemente, non era soddisfatto del comportamento delle discendenze regali nei confronti del suo lascito e del resto delle terre. L'oceano divenne impraticabile a causa delle melme emerse dopo lo sprofondamento di Atlantide e della celebrata vittoria ateniese restò solo il ricordo. Oggi si ipotizza che il continente scomparso, che Platone non vide mai inprima persona, sia collocato tra il Mediterraneo e l'Oceano Atlantico. Il Filebo: il bene per l'essere umano Nel Filebo Platone stabilische che il bene, per l'uomo (bene soggettivo), sta nella giusta misura del piacere e dell'intelligenza. In quest'opera, inoltre, vengono anche definiti i concetti di: • limite ciò che è incompiuto, imperfetto (es. intelligenza) illimitato ciò che è compiuto, perfetto (es. piacere) Platone suddivide ipiaceri in puri ed impuri, e afferma che la vita umana, ovviamente, deve sempre tendere ai piaceri puri. Sulla base di questadistinzione egli stila una tavola di valori: 20 Platone 1. ordine, misura grado più basso 2. proporzione, bellezza, compiutezza 3. intelligenza 4. scienza e opinione 5. piaceri puri grado più alto Il problema delle leggi Il Politico e le Leggi Nel Politico Platone paragona l'arte regia (arte del reggere i popoli) all'arte della tessitura → come questa consiste nel tessere insieme, armonicamente, una serie di fili diversi, cosìla buona politica consiste nell'armonizzare nel "tessuto" della città le diverse capacità e competenze dei cittadini. A questo fine i politici devono ricorrere all'arte della misura, individuando ciò che in base alla situazione è più giusto. In questo contesto le leggi, a cuiè dedicata un'opera a loro stante (le Leggi) nonostante non siano specifiche ma si riferiscano a casistiche generali, sono comunque necessarie per stabilire cos'è meglio per tutti e per educare e persuadere i cittadini ad una vita virtuosa, che si identifica con la felicità. Differenze e analogie tra la Repubblica e le Leggi Nelle Leggi Platone rivaluta l'ideale della famiglia, del matrimonio (entrambi oppressi nella Repubblica), viene parzialmente reintrodotta la proprietà privatae non vi sono più distinzioni in rigide classi sociali. Viene creato il cosiddetto Consiglio notturno → sostituisce i re filosofi, in quanto è un'organizzazione di supervisori generali della vita collettiva. La nuova concezione della religione Per Platone l'educazione, che deveformare un individuo che sappia vivere nella comunità, ha come fondamento la religione, che a sua volta deve fornire i valori morali deve educare alla virtù e al rispetto delle leggi; dunque la religione è alla basedello Stato. La religione descritta nelle Leggi, però, si configura come una sorta di teologia astrale: Platone riprende ancora una volta il pensiero pitagorico, identificando le divinità negli astri e nel loro armonioso movimento → esiste un cammino cosmico, matematico, dove ogni cosa è al posto giusto al momento giusto, con i suoi significati e relazioni. 21 Platone Le dottrine non scritte Da delle fonti molto antiche, e inparticolare da Aristotele, apprendiamo che dopo aver terminato la stesuradei suoi dialoghi, Platone elaborò anche delle dottrine non scritte, che tramandò solo oralmente. Erano costituite da una sorta di metafisica asfondo pitagorico, che poneva alla base di tutto l'Uno e la Diade: • l'Uno → il sommo Bene, principio limitante e determinante • la Diade grande-e-piccolo, elemento materiale illimitato → 22