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Marx, Comte, Bergson

13/9/2022

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MARX
LE CARATTERISTICHE GENERALI DEL MARXISMO
Il pensiero di Marx è irriducibile alla dimensione puramente filosofica, sociologica o
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MARX LE CARATTERISTICHE GENERALI DEL MARXISMO Il pensiero di Marx è irriducibile alla dimensione puramente filosofica, sociologica o economica, inoltre si pone come analisi globale della società e della storia. Le influenze culturali che stanno alla base del Marxismo sono: la filosofia classica tedesca (da Hegel a Feuerbach) ● l'economia politica borghese (da Smith a Ricardo) ● il pensiero socialista (da Saint-Simon a Proudhon) Vengono ripensate da Marx alla luce di una sintesi creativa che procede criticamente oltre i loro risultati, mettendo una nuova visione del mondo. LA CRITICA AL MISTICISMO LOGICO DI HEGEL Il rapporto tra Marx e Hegel è assai complesso, alcuni studiosi hanno sottolineato una relazione di continuità altri una di rottura. É innegabile che l'hegelismo abbia esercitato su Marx un notevole influsso, anche quando egli si allontanerà maggiormente da Hegel, qualcosa dell'antico maestro rimarrà sempre come sfondo. Marx si misura con Hegel nel testo Critica della filosofia di Hegel, che venne ampiamente rivalutata dagli studiosi per i suoi concetti chiave definiti appunto da Marx. In Marx possiamo definire due momenti: 1. filosofico-metodologico 2. storico-politico Secondo Marx lo "stratagemma" di Hegel consiste nel trasformare le realtà empiriche in manifestazioni necessarie dello Spirito. Marx definisce questo procedimento hegeliano come un misticismo logico, poiché le istituzioni finiscono per diventare allegorie o personificazioni di una realtà spirituale nascosta dietro esse. Egli arriva alla conclusione che essa...

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Didascalia alternativa:

è il risultato del capovolgimento idealistico tra soggetto e predicato, tra concreto ed astratto: l'idealismo fa del concreto la manifestazione dell'astratto (Feuerbach). Marx oppone al metodo mistico di Hegel il proprio metodo "trasformativo", che consiste nel capovolgere ciò che l'idealismo aveva precedentemente capovolto, ossia nel riconoscere di nuovo ciò che è veramente soggetto e ciò che è predicato. Oltre ad essere fallace il metodo di Hegel è anche conservatore, poiché porta a "santificare" la realtà esistente. L'esito del giustificazionismo di Hegel che dice ciò che è reale è razionale e viceversa, è un giustificazionismo politico, si trasforma in accettazione delle istituzioni statali vigenti e in sostegno ideologico di un atteggiamento reazionario. Marx però riconosce anche dei meriti ad Hegel: • concezione della realtà come totalità storico-processuale costruita su una serie di elementi concatenati tra loro, mossa da una serie di opposizioni. LA CRITICA ALLO STATO MODERNO E AL LIBERALISMO Alla base della teoria di Marx c'è la critica globale della civiltà moderna e dello stato liberale. Il punto di partenza è la convinzione che la categoria del moderno si identifichi con la "scissione" che prende corpo nella frattura tra società civile e stato. Nel mondo moderno l'uomo è costretto a vivere due vite: una "in terra" come "borghese", cioè nell'ambito dell'egoismo, l'altra "in cielo" come "cittadino", ovvero nella sfera dell'interesse comune. Il cielo dello stato è puramente illusorio, poiché la sua pretesa di porsi come organo che persegue l'interesse comune è falsa, infatti anziché essere lo stato ad assumere in sé la società civile innalzandosi al bene comune, essa assume in sé lo stato abbassandolo. Lo stato non fa che riflettere gli interessi particolari dei gruppi e delle classi, la società moderna rappresenta la società dell'egoismo e delle particolarità "reali" e allo stesso tempo la società della fratellanza e delle universalità "illusorie". Così come i cristiani pur essendo disuguali interra aspirano all'uguaglianza davanti a dio, gli individui dell'epoca borghese pur essendo disuguali nella società civile, si consolano pensando di essere uguali davanti allo stato. Marx, riferendosi ad Hegel che aveva descritto il sistema borghese come la società della guerra di tutti contro tutti, scorge dei tratti essenziali della civiltà moderna nell'individualismo e nell'atomismo, ossia nella separazione del singolo tessuto comunitario. Lo Stato post-rivoluzionario ha legalizzato ciò, riconoscendo tra i diritti dell'uomo la libertà individuale e la proprietà privata, esso non è altro che la proiezione politica di una società strutturalmente asociale. Questa critica è così radicata da fare in modo che Marx rifiuti tutti gli aspetti della civiltà liberale: • principio della rappresentanza • principio della libertà individuale Hegel pensa che la società, simile alla polis, si potesse ottenere con una serie di strumenti politici (es. burocrazia), ma queste espressioni come la burocrazia sono per Marx dei particolarismi della società, l'unico modo per avere una società solidale sarebbe l'eliminazione delle disuguaglianze reali, come la proprietà privata. Nella Critica del 1843 Marx propone il ricorso al suffragio universale, e fa appello all'uso dell'arma della rivoluzione sociale, il cui soggetto è il proletariato. Proprio la classe priva di proprietà deve realizzare la democrazia comunista. Marx all'idea dell'emancipazione politica che mira all'uguaglianza formale, egli contrappone l'ideale dell'emancipazione umana che mira all'uguaglianza sostanziale. LA CRITICA ALL'ECONOMIA BORGHESE | Manoscritti economico-filosofici segnano il primo decisivo approccio di Marx all'economia politica. Nei confronti dell'economia borghese egli ha un atteggiamento duplice: da una parte la considera come l'espressione teorica della società capitalistica come una sezione anatomica, dall'altra l'accusa di dare una visione falsa del mondo borghese. Egli è convinto che ciò sia dovuto ad un'incapacità di pensare in modo "dialettico", l'economia borghese eternizza il sistema capitalistico considerandolo come il sistema naturale. L'economia borghese non scorge la struttura contraddittoria del proprio oggetto, ossia la conflittualità che caratterizza il sistema capitalistico, incarnandosi nell'opposizione reale tra capitale e lavoro salariato. Il concetto di alienazione per Hegel era il movimento dello spirito che si fa altro da sé, per egli l'alienazione ha un significato positivo e negativo al tempo stesso; per Feuerbach è totalmente negativo poiché rappresenta l'uomo religioso che si scinde e si sottomette a dio. Marx si rifà alla visione di Feuerbach, intesa come condizione patologica di scissione considerandola come un fattore reale, identificandosi con la condizione storica del salariato nell'ambito della società capitalistica. L'alienazione dell'operaio viene descritta da 4 aspetti: 1. è alienato rispetto al prodotto della sua attività, egli produce un oggetto che non gli appartiene; 2. è alienato rispetto la sua stessa attività, prende forma il lavoro forzato, in cui l'uomo è strumento e si sente una bestia quando dovrebbe sentirsi uomo (nel lavoro), e si sente uomo quando dovrebbe sentirsi una bestia (nei piaceri); 3. è alienato rispetto alla propria essenza (o genere), la sua prerogativa è quella del lavoro libero, invece viene ridotto al lavoro forzato; 4. 4. è alienato nei confronti del prossimo, poichè l'altro soprattutto il capitalista è un individuo che lo trasforma in mezzo. La causa del meccanismo globale dell'alienazione, che fa sì che l'operaio sia ridotto a strumento, risiede dunque nella proprietà privata dei mezzi di produzione, in virtù della quale il possessore di fabbrica può utilizzare il lavoro dei salariati per accrescere il suo potere. Il superamento dell'alienazione si identifica con il superamento della proprietà privata e con l'avvento del comunismo, la storia si configura come il luogo della perdita e della riconquista da parte dell'uomo della propria essenza, il comunismo diviene la soluzione della storia. Così come per Hegel la coscienza dopo essersi smarrita in tante figure, esse ritrova se stessa nell'eticità dello spirito assoluto, l'uomo dopo essersi smarrito nella civiltà di classe si ritrova nel comunismo. IL DISTACCO DA FEUERBACH E L'INTERPRETAZIONE DELLA RELIGIONE IN CHIAVE SOCIALE Feuerbach gioca un ruolo fondamentale nella filosofia di Marx, appare come il vero superatore della vecchia filosofia. Nelle Tesi su Feuerbach il rapporto con il maestro appare consumato definitivamente. La principale rivoluzione di Feuerbach consiste nella rivendicazione della concretezza degli individui umani viventi e nel rifiuto dell'idealismo di Hegel, Feuerbach ha il merito di aver teorizzato il rovesciamento del soggetto-predicato. Pur avendo sottolineato la naturalità dell'uomo egli ne ha perso il riferimento storico, non rendendosi conto di come l'uomo sia più che natura, società e quindi storia. Marx sostiene che l'individuo è reso tale dalla società storica in cui vive, non esiste l'uomo astratto, ma quello figlio di una determinata società. Marx corregge Hegel con Feuerbach e viceversa, poiché contro l'uno difende la naturalità dell'uomo, e contro l'altro la sua socialità e storicità. Un altro punto che unisce e divide i due filosofi è l'interpretazione della religione, pur avendo scoperto il meccanismo generale dell'alienazione religiosa, per cui dio non ha creato l'uomo, Feuerbach non è stato in grado di cogliere le cause reali del fenomeno religioso, né di offrire i mezzi per il superamento. Per Marx le radici della religione non vanno cercate nell'uomo, ma in una determinata tipologia storica di società. Marx ha elaborato la sua teoria "oppio dei popoli" secondo la quale la religione è il sospiro della creatura oppressa, ovvero il prodotto di un'umanità alienata e sofferente a causa della società, l'unico modo per eliminarla non è con la critica filosofica (feuerbach), ma la trasformazione rivoluzionaria della società. Se la religione è il frutto malato di una società malata l'unico modo per distruggerla è quello di distruggere le strutture sociali che la producono. Un altro limite di fondo di Feuerbach consiste nel contemplativismo e teoreticismo, che lo porta ad ignorare l'aspetto pratico della natura umana. Marx oppone un nuovo materialismo che considera l'uomo come prassi, ritenendo che la soluzione dei problemi sia ricercata nell'azione: "I filosofi hanno interpretato il mondo, ora si tratta di cambiarlo". LA CONCEZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA Il materialismo storico viene trattato ne L'ideologia tedesca, qui risiede il tentativo di cogliere il movimento reale della storia, al di là delle rappresentazioni ideologiche che hanno velato da sempre la struttura effettiva. Questo approccio si basa sulla contrapposizione tra scienza reale e ideologia. L'ideologia viene intesa da Marx come una falsa rappresentazione della realtà dove i rapporti umani reali vengono sostituiti da una falsa immagine di essi. L'intento di Marx è quello di svelare la verità della storia al di là delle ideologie in modo da descrivere non come gli uomini possono apparire, ma come sono realmente. Marx si chiede allora che cos'è l'umanità? Risponde dicendo che è una specie evoluta composta da soggetti che lottano per la sopravvivenza. La storia non è quindi un evento spirituale, ma un processo materiale fondato sulla dialettica bisogno-soddisfacimento. Alla base dell'umanità vi è il lavoro, inteso come creatore di civiltà e di cultura e come ciò attraverso cui l'uomo si rende tale. Marx sostiene che in tutte le epoche storiche la base sociale è dettata dai rapporti economici. Anzi, più precisamente dalla soddisfazione di bisogni. L'essere umano ha dei bisogni (che oggi definiamo primari) e se non lo fa, muore. Insomma, prima di sviluppare le idee, deve pensare a sopravvivere. Già da questa semplice considerazione si capisce che non può essere l'idealismo a determinare la realtà. Per soddisfare i bisogni, però, deve lavorare. STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA Marx definisce poi struttura e sovrastruttura. La prima è la base reale sulla quale eleva la sovrastruttura dei rapporti giuridici e politici, la vita intellettuale, morale e religiosa, e soprattutto la coscienza sociale ed è determinata dai rapporti necessari e indipendenti che si instaurano tra gli uomini nel corso della produzione (rapporti di produzione). Marx chiama forze produttive: - la forza-lavoro (gli uomini che lavorano) - i mezzi di produzione (ciò che viene utilizzato per la produzione) - le conoscenze tecniche e scientifiche che servono per organizzare al meglio la produzione Il mix di tutte queste cose (forze produttive e rapporti di produzione) caratterizza l'ordinamento di una data epoca storica e rappresenta lo scheletro economico della società. Da qui Marx deduce che le vere forze motrici della storia non sono i rapporti di natura spirituale, ma quelli di natura socio-economica. Non sono le idee che governano i rapporti sociali e cambiano la storia, ma i rapporti di produzione e le forze produttive. E chi li determina? Chi ha i mezzi di produzione. Chi, in altre parole, ha i mezzi produttivi per soddisfare i bisogni della gente. LA DIALETTICA DELLA STORIA Forze produttive e rapporti di produzione, oltre che rappresentare la chiave di lettura della società, si configurano anche come la molla propulsiva del divenire della storia, ovvero la legge stessa della storia. Marx ritiene, infatti, che a un determinato grado di sviluppo delle forze produttive corrispondono determinati rapporti di produzione e di proprietà. Poiché le forze produttive si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione, che esprimendo delle relazioni di proprietà tendono a rimanere statici, ne segue periodicamente una situazione di contraddizione fra i due elementi, che genera «un'epoca di rivoluzione sociale»>. Le nuove forze produttive sono sempre incarnate da una classe in ascesa, mentre i vecchi rapporti di proprietà sono sempre incarnati da una classe dominante al tramonto. Di conseguenza, è inevitabile lo scontro fra esse. Alla fine di solito trionfa la classe che è espressione delle nuove forze produttive. Questo modello teorico secondo Marx, trova la sua tipica esemplificazione, per quanto riguarda il passato, nella Francia del Settecento, dove a un certo punto, vi fu uno scontro aperto fra la borghesia e l'aristocrazia. Analogamente, nel capitalismo moderno si sta delineando una contraddizione tra forze produttive (manodopera salariale) e rapporti di produzione privatistici (tendenze a oligopoli). Ma se sociale è la produzione della ricchezza, sociale deve essere secondo Marx, la sua distribuzione. Ciò significa che il capitalismo porta in sé, come esigenza dialettica, il socialismo. LA CRITICA AGLI "IDEOLOGI" DELLA SINISTRA HEGELIANA Marx ed Engels schematizzano i rappresentanti della sinistra hegeliana, come "ideologi". Con questo termine ammoniscono tali filosofi che smarrendo i contatti con la realtà finiscono per presentare le proprie idee come universalmente e sopra temporalmente valide (non rispecchiando la storicizzazione delle stesse) non rendendosi conto che le idee, rappresentando le relazioni materiali degli uomini, non hanno un'esistenza autonoma. Marx, allora afferma che tale concezione ideologica è nata dalla divisione del lavoro in teorico e manuale, che ha provocato schemi ideologici atti a occultare i reali processi della società e a mascherare l'asservimento dell'uomo. A questi traviamenti dell'ideologia, Marx sulla base della propria concezione materialistica della storia, oppone, 3 tesi: 1. Le forze motrici della storia non sono le idee bensì le strutture economico-sociali; 2. Le idee non hanno mai un valore universale e sovratemporale; 3. La vera alienazione non risiede nelle idee, ma nelle situazioni sociali concrete in cui gli uomini si trovano a vivere. IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA Una delle opere più importanti di Marx è il "Manifesto del partito comunista", all'interno del quale il filosofo analizza la funzione storica della borghesia, il concetto della storia come lotta di classe e il rapporto fra proletari e comunisti, e infine la critica dei socialismi non scientifici. La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione e tutto l'insieme dei rapporti sociali. La borghesia che intende Marx è dinamica ed è proprio questa che ha dato inizio agli scontri sociali. Le moderne forze produttive si rivoltano contro i vecchi rapporti di proprietà, generando crisi terribili. Il proletariato così non può far altro che attuare una lotta di classe volta al superamento del Capitalismo. Proprio per questo Marx individua come soggetto autentico della storia la lotta tra le classi. IL CAPITALE: ECONOMIA E DIALETTICA All'interno del Capitale, Marx mette in luce i meccanismi strutturali della società borghese al fine di svelare la legge economica che sorregge la società moderna. Non esistono leggi universali dell'economia, ma ogni formazione sociale ha caratteri e leggi storiche specifiche. L'economia deve far uso dello schema dialettico della totalità organica, studiando il capitalismo come struttura i cui elementi risultano connessi. Marx vuole studiare il capitalismo distinguendo gli elementi di fondo ed estraendoli da quelli secondari, ciò che mette in luce le caratteristiche strutturali e le tendenze di sviluppo, al fine di mettere in luce le tendenze di sviluppo e formulare delle previsioni per questo motivo possiamo dire che il Capitale sembra presentarsi come un libro di predizioni circa i destini futuri del Capitalismo. MERCE, LAVORO E PLUSVALORE Marx dice che ogni merce ha un valore d'uso ed un valore di scambio: il primo coincide con la capacità intrinseca della merce di soddisfare un determinato bisogno, il secondo coincide con la quantità di lavoro socialmente necessaria per produrre la merce. Lo stesso lavoro è considerato merce, e quindi ha una valore d'uso e un valore di scambio. Il lavoro d'uso qui coincide con il lavoro di scambio (ovvero il tempo impiegato per produrre la merce) ed il valore di scambio è il salario. Il Capitalista avendo comprato forza lavoro ha diritto ad utilizzarla per un quantitativo di ore che desidera, ad esempio 12, ma se con sei ore l'operaio riesce a produrre abbastanza merce per mantenersi, nelle sei ore restanti crea un prodotto che il Capitalista non paga. Le sei ore in più costituiscono il plus lavoro, mentre il prodotto creato in quelle sei ore costituisce il plus valore. Da qui Marx ne deduce la sua massima più importante: ovvero che i soldi guadagnati saranno sempre maggiori rispetto al Capitale investito. LA RIVOLUZIONE E LA DITTATURA DEL PROLETARIATO Il plus lavoro e la produttività del lavoro possono cambiare con la cooperazione: la lotta degli operai per il miglioramento del tenore di vita può distruggere il capitalismo, questa distruzione in realtà sarà un autodistruzione che avviene secondo due leggi: 1. Accumulazione del Capitale nelle mani di sempre pochi, il Capitale deve dare profitto all'infinito, ma lo stesso mondo è finito, quindi è impossibile svolgere un processo infinito in un qualcosa di finito. Ad un certo punto il sistema implode e si arriva alla seconda legge; 2. Progressiva proletarizzazione, se il Capitale per aumentare se stesso diminuisce la paga dei salari, il salario non sarà nemmeno sufficiente per far vivere l'operaio e si arriva allo sfruttamento del lavoro, che non riuscirà più a produrre come prima. La stessa cosa succede se si aumenta la giornata di lavoro, il Capitale inizierà a chiederà alla macchina morta quello che la macchina viva non potrà dare. Gli operai diventano disoccupati, la richiesta del prodotto si abbassa e ci sarà una spietata guerra economica, dove le aziende più piccole saranno fagocitate da quelle più grandi. Ecco qui l'autodistruzione, più diminuiscono i Capitalisti, più aumentano i proletari. Le contraddizioni che nascono all'interno della società borghese portano alla rivoluzione del proletariato, che impadronendosi del potere dà avvio alla trasformazione globale della società, attuando il passaggio dal capitalismo al comunismo. Il proletariato mira all'abbattimento dello Stato borghese e delle sue forme istituzionali, e all'instaurazione di una sua dittatura. LE FASI DELLA FUTURA SOCIETÀ COMUNISTA Nei Manoscritti, Marx distingue fra un comunismo "rozzo" e un comunismo superiore. Nel primo tipo di comunismo la proprietà viene abolita solo per essere trasformata in proprietà di tutti. La "rozzezza" culmina nella cosiddetta comunione delle donne: non c'è più il matrimonio e la donna appare come preda e serve del piacere della comunità. Qui l'idea di uguaglianza è ancora dominata dalla categoria dell'avere e dell'invidia. Il comunismo autentico invece è l'effettiva soppressione delle proprietà privata, dove l'uomo cessa di intrattenere con il mondo rapporti di puro possesso e consumo. All'uomo della civiltà proprietaria, Marx, contrappone invece un uomo "nuovo", considerato come un essere "totale" che esercita in modo creativo l'insieme delle sue potenzialità. Nella prima fase abbiamo a che fare con una società comunista che porta ancora le "macchie" della vecchia società, vige il principio (ancora imperfetto) "a ciascuno secondo il suo lavoro". Nella seconda fase vige il principio "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni". In poche parole in questo scritto si profila l'attesa società comunista: senza divisione del lavoro, senza proprietà privata, senza classi, senza sfruttamento, senza miseria, senza divisioni fra gli uomini e senza Stato. POSITIVISMO SOCIALE CARATTERI GENERALI Il positivismo si sviluppa nella prima metà dell'Ottocento in Francia, caratterizzato da una grande fiducia nella scienza e nelle forze dell'uomo. Il termine positivismo viene utilizzato soprattutto da Comte, tanto da descrivere propriamente la sua filosofia. Il termine positivo da cui deriva il movimento ha due significati principali: 1. positivo reale e viene usato in opposizione a ciò che è fittizio 2. positivo fecondo, efficace in opposizione a inutile Le caratteristiche principali sono: 1. la scienza è l'unica conoscenza possibile e il metodo scientifico è l'unico valido; il motto dell'epoca era infatti "Niente più metafisica". Questo porta anche ad una esaltazione degli scienziati (in primo luogo Darwin), dei medici, degli ingegneri, in poche parole di coloro che lavorano effettivamente con la scienza. 2. la filosofia coincide con l'enunciazione dei principi comuni alle varie scienze, la sua funzione diventa quella di riunire e coordinare i vari saperi delle scienze in un unico grande "contenitore" 3. il metodo scientifico va esteso a tutti i campi di indagine, compresi quelli umani e sociali 4. il progresso della scienza rappresenta il progresso dell'umanità e permetterà alla società di trovare un modo per uscire dalla crisi del mondo moderno Possiamo distinguere due fasi principali del positivismo: 1. prima metà ottocento: il positivismo con Comte, si pone l'obiettivo di uscire dalla crisi proponendo un'organizzazione politica anti-liberale; 2. seconda metà ottocento: si raggiunge l'apice del progresso e il positivismo sfocia in liberalismo. In sostanza possiamo definire il positivismo come una sorta di romanticismo della scienza poiché esalta il sapere scientifico, assunto come un'unica verità e come una guida per la società. Appare come la filosofia della moderna società industriale e tecnico-scientifica, non a caso, infatti, si sviluppa fin da subito nelle nazioni che all'epoca avevano già raggiunto l'avanguardia nel progresso scientifico e industriale, come Francia e Germania. POSITIVISMO E ILLUMINISMO, due facce della stessa medaglia? Il positivismo sotto certi punti di vista può essere considerato una ripresa dei principi cardine dell'illuminismo, quali la fiducia nella scienza e nelle capacità dell'uomo, l'esaltazione della scienza, la visione laica ed immanentistica della vita, ma nonostante ciò differiscono per tre importanti caratteristiche: 1. La minor carica polemica, gli illuministi avevano combattuto contro forze culturali e politiche ancora dominanti, mentre i positivisti vedono la borghesia come qualcosa di obsoleto e destinato ad essere spazzato via dalla storia, per questo si ottengono meno polemiche e rivoluzioni, queste ultime nel periodo illuminista furono fondamentali per riformare la società (vedi rivoluzione francese), mentre i positivisti sono anti-rivoluzionari. 2. Gli illuministi come obiettivo della loro filosofia si erano posti quello di legittimare il sapere scientifico, mentre i positivisti lo danno ormai per scontato e spostano il loro focus sull'unificare tutti i saperi in un unico contenitore. 3. Il rapporto con la scienza, gli illuministi utilizzavano la scienza per frenare alcune credenze metafisiche e religiose, i positivisti invece fanno ricorso alla scienza per riedificare alcune certezze assolute e presentarle come le forme moderne delle antiche religioni e della metafisica. COMTE LEGGE DEI TRE STADI La sua scoperta fondamentale è la legge dei tre stadi. Comte dichiara di aver ricavato da considerazioni storiche, oltre che dall'osservazione dello sviluppo organico dell'uomo, ciascuna branca della conoscenza umana passa successivamente attraverso tre stadi teorici differenti: lo stadio teologico o fittizio, lo stadio metafisico o astratto, lo stadio positivo o scientifico. Vi sono dunque tre metodi diversi per condurre la ricerca e tre differenti sistemi di concezioni generali: 1. Il primo è il punto di partenza necessario dell'intelligenza umana, 2. il secondo ha unicamente una funzione di transizione. 3. il terzo il suo stadio fisso e definitivo; Nello stadio teologico, lo spirito umano, dirigendo le proprie ricerche verso la natura, rappresenta i fenomeni come prodotti dall'azione diretta e continua di agenti soprannaturali il cui intervento arbitrario spiega tutte le anomalie apparenti dell'universo. Nello stadio metafisico, che è solo una modificazione del primo, gli agenti soprannaturali sono sostituiti da forze astratte corrispondenti ai diversi enti del mondo e ritenute capaci di generare da sé tutti i fenomeni osservati. Nello stadio positivo, lo spirito umano, riconoscendo l'impossibilità di raggiungere nozioni assolute, rinuncia a indagare l'origine e il destino dell'universo e si applica unicamente a scoprire, mediante l'uso ben combinato del ragionamento e dell'osservazione, le loro leggi effettive. Comte fa corrispondere a ogni stadio una specifica organizzazione politica e sociale: a. allo stadio teologico la monarchia teocratica e militare b. allo stadio metafisico la sovranità popolare c. allo stadio positivo l'organizzazione scientifica della società industriale. La legge dei tre stadi sembra a Comte evidente di per sé. Essa, inoltre, poggia sull'esperienza personale: "Chi di noi non ricorda, contemplando la sua propria storia, che è stato successivamente, rispetto alle nozioni più importanti, teologo nella sua infanzia, metafisico nella sua giovinezza e fisico nella sua virilità?” Sebbene varie branche della conoscenza umana siano ormai entrate nella loro fase positiva, la cultura umana nella sua totalità, non sono ancora completamente permeate dallo spirito positivo. In primo luogo, Comte nota che accanto alla fisica celeste, alla fisica terrestre (meccanica e chimica) e alla fisica organica (vegetale e animale) manca una «fisica sociale»>, cioè lo studio positivo dei fenomeni sociali. In secondo luogo, la mancata penetrazione dello spirito positivo nella totalità delle produzioni intellettuali della società provoca una condizione di anarchia intellettuale e la conseguente crisi politica e morale della società contemporanea. ENCICLOPEDIA DELLE SCIENZE Comte si propone perciò l'obiettivo di portare a termine l'opera iniziata da Bacone, Cartesio e Galilei, cioè di costruire un sistema di idee generali che prevalga definitivamente nella specie umana e che ponga fine alla crisi rivoluzionaria. Tale sistema di idee generali, o filosofia positiva, presuppone però che siano determinati il compito specifico di ciascuna scienza e l'ordine complessivo di tutte le scienze: presuppone cioè un'enciclopedia delle scienze, che fornisca il prospetto generale di tutte le conoscenze scientifiche. Da tale classificazione Come esclude le conoscenze applicate della tecnica e delle arti, limitandosi alle conoscenze speculative; considerando solo quelle generali e astratte, escludendo quelle particolari e concrete. CLASSIFICAZIONE DELLE SCIENZE ASTRATTE Le scienze si possono classificare in primo luogo in considerazione del loro grado di semplicità o del grado di generalità dei fenomeni che costituiscono il loro oggetto. I fenomeni più semplici sono infatti anche i più generali, e i fenomeni semplici sono anche quelli più facilmente osservabili. Graduando le scienze secondo l'ordine della semplicità decrescente o della complessità crescente del loro oggetto, si viene a riprodurre una gerarchia che rispecchia la successione con cui le varie scienze sono entrate nella loro fase positiva. Seguendo questo criterio si possono distinguere i fenomeni dei corpi semplici e inorganici (oggetto della fisica inorganica) da quelli dei corpi organizzati e organici (oggetto della fisica organica): poiché i secondi sono evidentemente più complessi e più particolari dei primi, è necessario studiare i fenomeni inorganici prima di quelli organici. La fisica inorganica si divide in fisica celeste (o astronomia) e in fisica terrestre (che a sua volta si articola in fisica propriamente detta e in chimica). Una divisione analoga tocca alla fisica organica. Vi è dunque una fisica organica fisiologica, o biologia, e una fisica organica sociale, o sociologia. CONOSCENZE UMANE PRATICHE TEORICHE ASTRATTE CONCRETE SOCIOLOGIA BIOLOGIA INORGANICA FISICA ORGANICA CHIMICA ASTRONOMIA ARGOMENTI ESCLUSI L'enciclopedia delle scienze sarà dunque costituita da cinque scienze fondamentali: astronomia, fisica, chimica, biologia e sociologia. Di questa gerarchia non fanno parte né la matematica, né la logica, né la psicologia, e i motivi di tali esclusioni sono diversi. Per quanto riguarda la matematica, Come la esclude dalla sua classificazione non perché non la consideri una scienza, ma perché ritiene che essa costituisca la base di tutte le altre scienze: essa è infatti il primo sapere a essere entrato nello stadio positivo. La logica è invece esclusa perché Comte ritiene che essa non sussista in generale e in astratto, ma si identifichi con il metodo concreto impiegato da ogni specifica branca del sapere. La psicologia, deve la propria esclusione dall'enciclopedia comtiana al fatto che non è una scienza. Comte ritiene infatti che la cosiddetta osservazione interiore sia impossibile: L'organo osservato e l'organo osservatore in questo caso essendo identici l'osservazione non potrebbe aver luogo. LA SOCIOLOGIA Dalla classificazione delle scienze appena analizzata emerge che tutte le scienze sono subordinate alla sociologia come al loro fine ultimo. La sociologia deve costituirsi nella stessa forma delle altre discipline positive e concepire i fenomeni sociali come soggetti a leggi naturali che ne rendono possibile la previsione. La sociologia è divisa da Comte in: 1. la statica sociale mette in luce la relazione necessaria («consenso universale») che lega le varie parti del sistema sociale. Tra il regime politico e il corrispondente stadio della civiltà umana vi è infatti un rapporto necessario. 2. L'idea della dinamica sociale è invece quella del progresso, cioè dello sviluppo continuo e graduale dell'umanità. Grazie a questa nozione di progresso, Comte può affermare che ciascuno degli stadi sociali consecutivi è «il risultato necessario del precedente e il motore indispensabile del seguente. L'idea del progresso spiega anche la comparsa nella storia degli uomini di genio, cioè di quelli che Hegel chiamava «individui della storia cosmica>>. Il progresso realizza infatti un perfezionamento incessante, per quanto non illimitato, del genere umano, e tale perfezionamento corrisponde a una «preponderanza crescente delle tendenze più nobili della nostra natura>>. L'intera opera di Comte è esplicitamente diretta a favorire l'avvento di una nuova società, a cui il filosofo dà il nome di sociocrazia: si tratta di un regime che, fondato sulla sociologia, si presenta come analogo e corrispondente alla teocrazia fondata sulla teologia. Comte stesso avrebbe voluto essere il capo spirituale di tale regime positivo, il quale sarebbe stato assolutistico quanto il regime teologico che avrebbe dovuto soppiantare: avverso alle idee di libertà individuale e di pluralismo, che assimilava a una forma di "disordine", il filosofo considerava infatti il mondo moderno come un «inter-regno anarchico»>, posto tra lo stadio organico dell'ordine teologico-feudale e lo stadio parimenti organico dell'ordine positivo. LA DOTTRINA DELLA SCIENZA La dottrina della scienza è l'ambito della riflessione di Comte che ha avuto più vasta e duratura risonanza nella filosofia. Come già avevano fatto Bacone e Cartesio (ai quali il filosofo dichiara di collegarsi), Comte concepisce la scienza come essenzialmente diretta a stabilire il dominio dell'uomo sulla natura. Lo studio della natura è destinato a fornire la vera base razionale dell'azione dell'uomo sulla natura, giacché solo la conoscenza delle leggi dei fenomeni, il cui risultato costante è di farceli prevedere, può evidentemente condurci nella vita attiva a modificarli a nostro vantaggio. Lo scopo dell'indagine scientifica è dunque la formulazione delle leggi, perché la legge permette la previsione, e la previsione dirige e guida l'azione dell'uomo sulla natura. Pertanto, se l'osservazione dei fatti e la formulazione delle leggi esauriscono il compito della scienza, Come insiste maggiormente sul secondo: del resto, lo scopo dell'osservazione dei fatti è quello di rendere possibile la formulazione delle leggi, poiché soltanto grazie a queste ultime è possibile prevedere il fatto stesso. E solo attraverso la previsione è concesso all'uomo di "servirsi" dei fatti, ovvero di estendere il proprio potere su di essi al fine di volgerli a proprio vantaggio. POSITIVISMO EVOLUZIONISTICO LO SPIRITUALISMO E BERGSON TEMPO E DURATA Bergson distingue il tempo della scienza e il tempo della vita. Il tempo della scienza è: ● quantitativo (lo misuriamo scegliendo un'unità di misura) e omogeneo (i suoi istanti sono sempre uguali tra loro) reversibile (possiamo fare un esperimento un numero infinito di volte, e all'istante t deve accadere sempre la stessa cosa) discontinuo (è fatto da momenti ben distinti e divisi l'uno dall'altro) Bergson paragona il tempo della scienza a una collana di perle (le perle sono gli istanti t del tempo, uguali e distinti tra loro). Il tempo della vita è: qualitativo (la percezione che abbiamo del nostro tempo cambia a seconda di quello che stiamo facendo: non sembrano lunghe le ore passate a studiare? e non sembrano sempre troppo corte quelle che passiamo a divertirci?) ed eterogeneo irreversibile (è fatto di momenti che non si possono ripetere: ogni momento è sempre diverso e non si può tornare indietro) continuo (è fatto di momenti che si sommano, non si ferma mai) Il tempo della vita è qualcosa di concreto e interiore, Bergson chiama questo tempo della vita "durata". L'immagine che usa è quella del gomitolo, cioè qualcosa che cresce continuamente su se stesso, conservandosi e mutando continuamente. Ogni momento di questo tempo (della durata) è nuovo, diverso dagli altri: è continua creazione. La vita spirituale è quindi auto-creazione e libertà. MEMORIA, RICORDO E PERCEZIONE In "Materia e memoria" Bergson distingue tra memoria, ricordo e percezione. La memoria pura è la continua registrazione (fatta dalla coscienza) di ciò che ci succede. Il ricordo è la materializzazione (fatta dal nostro cervello che costruisce un'immagine) di un fatto che ci è capitato nel passato: questa materializzazione non sempre avviene. Infatti il cervello trasforma in ricordo solo quella parte di memoria pura che può servire all'azione. La percezione è il continuo filtro dei dati, che ha lo scopo di conservare nel ricordo solo le cose che servono per agire