Il pensiero di Marx rappresenta una critica fondamentale al sistema filosofico hegeliano e all'economia politica classica.
La Critica di Marx a Hegel si concentra principalmente sul concetto di misticismo logico, dove Marx accusa Hegel di invertire il rapporto tra realtà e pensiero, facendo derivare il concreto dall'astratto. Questa critica al giustificazionismo hegeliano evidenzia come Hegel abbia mistificato la realtà, trasformando le determinazioni astratte in entità reali e autonome. Marx sviluppa anche una profonda critica allo Stato moderno e al liberalismo, sostenendo che lo Stato borghese non rappresenti l'interesse generale ma sia piuttosto uno strumento di dominio della classe dominante.
Sul piano economico, Marx elabora la sua teoria del valore-lavoro partendo dalle analisi di Smith e Ricardo ma superandole criticamente. Mentre la teoria del valore Ricardo si limitava a considerare il lavoro come misura del valore, Marx sviluppa una teoria più complessa che distingue tra valore di scambio e valore d'uso, introducendo i concetti di plusvalore e sfruttamento. La sua critica all'economia borghese mette in luce le contraddizioni del sistema capitalistico, in particolare il carattere feticistico della merce e l'alienazione del lavoro. Marx analizza come la borghesia, pur avendo svolto un ruolo storicamente rivoluzionario nello sviluppo delle forze produttive, abbia creato un sistema basato sullo sfruttamento del proletariato. Le sue critiche al liberalismo evidenziano come le libertà formali garantite dallo Stato liberale nascondano in realtà profonde disuguaglianze materiali e rapporti di dominio economico.