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Domande : Kant, Romanticismo, Hegel e Kierkegaard

14/9/2022

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Domande: Kant, Romanticismo, Hegel e Kierkegaard
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Domande: Kant, Romanticismo, Hegel e Kierkegaard 1) Contestualizza e spiega che cosa ha voluto fare Kant, sul piano delle possibilità della conoscenza umana, a partire dall'analisi del seguente passo, tratto dalla Prefazione alla seconda edizione della Critica della Ragion Pura. "Sinora si è ammesso che ogni nostra conoscenza dovesse regolarsi sugli oggetti; ma tutti i tentativi di stabilire intorno ad essi qualche cosa a priori, per mezzo di concetti, coi quali si sarebbe potuto allargare la nostra conoscenza, assumendo un tal presupposto, non riuscirono a nulla. Si faccia, dunque, finalmente la prova di vedere se saremo più fortunati nei problemi della metafisica, facendo l'ipotesi che gli oggetti debbano regolarsi sulla nostra conoscenza: ciò che si accorda meglio con la desiderata possibilità di una conoscenza a priori, che stabilisca qualcosa relativamente agli oggetti, prima che essi ci siano dati." In questo passo, tratto dalla Critica della Ragion Pura, Kant parla di come, secondo lui, la filosofia debba modificare il suo oggetto d'indagine poiché arriva a capire che, analizzando prima la realtà sensibile, non si comprende appieno quale sia quel meccanismo che permette agli uomini di realizzare dei concetti che vengono creati subito dopo la conoscenza sensibile. Kant si domanda quali siano le forme a priori che permettono la conoscenza, ancora prima dell'entrata in contatto con la realtà sensibile contingente. Ci dice...

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dunque, che non siamo noi con le nostre strutture conoscitive che ci adattiamo alla realtà, ma è la realtà stessa che si manifesta in maniera differente per ogni individuo e, perciò, di questa ne possiamo percepire solo ciò che ci appare (il fenomeno) e non ciò che realmente è nella sua essenza (il noumeno). Questo pezzetto del suo pensiero ci mostra quale sia stato il ruolo di Kant nella filosofia : lui è stato in grado di mettere in atto una vera e propria rivoluzione filosofica, infatti non a caso, la sua filosofia viene definita una "rivoluzione copernicana" proprio perché sposta il centro dell'osservazione dall'oggetto al soggetto conoscente. C'è secondo Kant, una tendenza dell'uomo ad andare oltre i limiti della conoscenza sensibile? Dove e come ne parla? Si, Kant parla della tendenza dell'uomo di andare oltre i limiti della conoscenza sensibile, finendo così nel voler conoscere il noumeno, nella Dialettica Trascendentale. La Ragione infatti è spinta per natura a voler raggiungere il noumeno nonostante la conoscenza della vera essenza sia impossibile e quindi questo tentativo si rivela un errore. In questa parte della sua filosofia viene spiegato come il tentativo di elevarci al di sopra del mondo sensibile, per raggiungere delle idee, sia illusorio poiché lui stesso ammette che l'uomo non ha la capacità di compiere questo tipo di ragionamenti in quanto essere limitato che non vedrà mai la realtà totalizzante: il termine idea quindi si contrappone al concetto in quanto, durante la produzione della prima la nostra Ragione non produce dei ragionamenti sui dati che ci appaiono. Kant va contro le filosofie della metafisica tradizionale che hanno cercato di spiegare idee come quella di Anima, Mondo e Dio attraverso ragionamenti che passavano da un piano logico ad uno ontologico. Romanticismo. 2) Qual è la nuova concezione che hanno i romantici della natura, così diversa da quella propria della filosofia moderna? Durante il secolo del Romanticismo (1800) nasce un nuovo movimento di pensiero anti illuminista che si pone contro un tipo di razionalità arida, riscoprendo il sentimento profondo di ciascun individuo. La maggior parte degli intellettuali romantici di questo periodo sviluppa una visione organicistica della natura, secondo cui si cerca di concepire il mondo come un essere vivente e dando uno sguardo unitario della natura. Novalis esemplificherà questa concezione della natura in una frase celebre: "L'uno nel tutto e tutto nell'uno. L'immagine di Dio nell'erba e nelle pietre, lo spirito di Dio negli uomini e negli animali di questo dobbiamo compenetrarci". Vuole chiaramente esprimere il fatto che si possa cogliere l'infinità in ogni cosa, anche in un sasso, così come nelle forme della bellezza. Hegel. 3) Illustra quelle che sono le caratteristiche esistenziali, per quanto riguarda la conoscenza, della "coscienza infelice", così come intesa da Hegel nella Fenomenologia dello Spirito. La coscienza infelice corrisponde al momento storico del Medioevo, in cui mai come in quel momento si è sentita la distanza da Dio in maniera così sofferente. Infatti essa corrisponde al momento in cui l'anima prende padronanza e consapevolezza di sé ma si rende conto immediatamente della propria lontananza da Dio, che viene concepito come un ente distante, giudice e punitore. 4) Contestualizza e spiega il passo seguente tratto dalla Scienza della logica di Hegel. «La scienza pura presuppone la liberazione dall'opposizione della coscienza. Essa contiene il pensiero in quanto è insieme anche la cosa in se stessa, oppur la cosa in se stessa in quanto è insieme anche il puro pensiero. (...) Il contenuto della scienza pura è appunto questo pensare oggettivo. (...) La logica è perciò da intendere come il sistema della ragione pura, come il regno del puro pensiero. Questo regno è la verità, come essa è in sé e per sé senza velo. Ci si può quindi esprimere così, che questo contenuto è l'esposizione di Dio, com'egli è nella sua eterna essenza prima della creazione della natura e di uno spirito finito.>> Hegel parla in questo passo, dell'Assoluto nel momento della tesi, ovvero, quando può essere definito idea o lògos. Questo particolare momento della conoscenza dell'Assoluto viene studiato dalla Logica, che si interessa dell'idea ancora pura, cioè in sé, in cui è astratta, vuota e come citato nel passo sopra riportato, paragonabile a Dio prima della creazione. Dalla coscienza, l'Assoluto, inizia il suo viaggio verso la conoscenza della sua vera essenza, passando dai gradi più bassi. Kierkegaard. 5) Quali sono le peculiarità della cosiddetta "riflessione soggettiva" sulla verità, di cui parla Kierkegaard nella Postilla conclusiva non scientifica alle "Briciole di filosofia"? Nella propria filosofia, Kierkegaard riesce a conferire una dignità all'individuo che quindi ha un ruolo fondamentale rispetto a quanto diceva Hegel sul fatto che esso nella sua essenza singola non valesse niente ma trovasse senso solamente in relazione ad una collettività. Perfino gli individui cosmico-storici di Hegel in realtà seguivano il volere dell'Assoluto, mentre per Kierkegaard tutti gli individui sono dotati di una propria autonomia. Kierkegaard ha rifiutato di costruire un sistema filosofico dopo aver sentito le lezioni di Hegel a Berlino, infatti la sua filosofia viene definita come una briciola rispetto a quella di Hegel che, invece, sarà l'ultimo grande sistema filosofico ad essere creato. 6) Chiarisci qual è la posizione di Kierkegaard rispetto alla conoscenza, a partire dal passo che segue, tratto dal Diario. «Ciò che confonde tutta la dottrina sulla "essenza" nella logica è il non badare che si opera sempre con il "concetto" di esistenza. Ma il concetto di esistenza è una idealità, e la difficoltà sta appunto nel vedere se l'esistenza si risolva in concetti. (...) Ma l'esistenza corrisponde alla realtà singolare, al singolo (ciò che già insegnò Aristotele): essa resta fuori, ed in ogni modo non coincide con il concetto. Per un singolo animale, una singola pianta, un singolo uomo, l'esistenza (essere-o non essere) è qualcosa di molto decisivo;un uomo Singolo non ha certo un'esistenza concettuale. >> Kierkegaard dice che il concettualizzare qualcosa di esistente mette in crisi la dottrina dell'essenza del singolo individuo perché la realizzazione di un concetto riguardo qualcuno o qualcosa non coincide con la sua essenza reale, con la sua singolarità. Infatti la concettualizzazione porta solamente ad un'idealizzazione dell'individuo che lo priva della sua vera valenza e unicità: fare la descrizione di qualcuno non riesce a includere nel concetto ciò che è realmente, di per sé, quell'individualità particolare. Così allo stesso modo la teorizzazione di Dio attraverso connotati quali l'essere necessario non corrisponde ad una descrizione adeguata della sua essenza. Quindi la conoscenza di qualcosa attraverso concetti non è completa o minimamente comparabile all'individuo in sé.